«Sì, l'ho detto. E non ho cambiato idea.»
«Monty Ajax non lo avrebbe accusato se non avesse pensato di avere una causa eccezionale» disse Dale.
«Io… suppongo di sì» disse Frank. Dalla sua espressione era chiaro che non aveva mai pensato alla possibilità che Hask fosse colpevole.
«Se il suo alieno è colpevole, probabilmente verrà dichiarato tale» disse Dale. «Questa non è la Los Angeles di Perry Mason. In questa città il procuratore distrettuale vince nel novanta per cento dei casi.»
La sorpresa attraversò di nuovo il viso di Nobilio. «Pensavo… pensavo fosse la metà delle volte.»
«Siamo noi a eleggere i procuratori distrettuali, dottore. Lei pensa che gli elettori continuerebbero a votare per qualcuno se di solito non vince? Se accetto questa causa, le sue aspettative devono essere realistiche. Se è stato il suo alieno, e se ha premeditato il crimine, allora sarà probabilmente dichiarato colpevole di omicidio di primo grado.»
«No. Bisogna che sia liberato.»
«Non posso garantirlo. E se è colpevole, se la polizia non ha violato i suoi diritti — cosa da non dare per scontata, mi creda — non c'è motivo per cui dovrebbe essere liberato.»
«Qui c'è in ballo ben di più del sapere semplicemente chi ha ucciso Cletus Calhoun. Questo è il nostro primo contatto con gli alieni, Dio santo. Se qualcosa va storto, le ripercussioni potrebbero andare ben oltre l'immaginabile. Senta, mi ha colto alla sprovvista prima. Non sono venuto da lei perché è un nero. Sonò venuto per la carriera che ha alle spalle. Lei segue casi che implicano sempre questioni più grandi — cause per i diritti civili, contro le leggi ingiuste. È per questo che sono qui. È per questo che voglio lei.»
Dale ci pensò su. Mantenne un'espressione impassibile; l'unico rumore nella stanza era il leggero soffio del suo respiro. «Naturalmente la mia razza non dovrebbe essere un fattore… e ammettiamo che non lo sia. Ma una realtà rivolta a gente di tutte le razze deve ancora realizzarsi. Lei è un uomo abbastanza giovane, dottor Nobilio, ma io ho quasi settant'anni. Ho una casetta in Georgia dove intendo ritirarmi. Questa causa potrebbe essere estremamente complessa e lunga.»
«Non posso negarlo» disse Frank. «E non posso dire che lei abbia bisogno di questa causa come coronamento; lei sarà ricordato per una decina di grandi processi.»
La voce di Dale fu secca. «Solo una decina?» Rimase per un po' in silenzio, poi aggiunse: «Richiedo un anticipo di cinquantamila dollari. Il mio onorario è di cinquecento dollari per ogni ora del mio tempo, più duecento dollari l'ora per i miei associati, più le spese.»
«Ah, questo è il problema?»
«Credeva che avrei lavorato gratis?»
«No, no. Lei merita di essere pagato, lo capisco. Ma i Tosok non hanno soldi, e naturalmente il mio ufficio non può essere coinvolto.»
«Che cosa propone?»
«Ovviamente la tecnologia Tosok verrà introdotta nella società terrestre; il capitano Kelkad ha accettato di concedere la licenza per la tecnologia a bordo della nave, e di pagare per i suoi servizi un onorario pari a un quarto dell'uno per cento di tutte le entrate che deriveranno dalla cessione della licenza per la tecnologia.»
«In perpetuo?» disse Rice. «E indipendentemente dall'esito della causa?»
«In perpetuo» accettò Frank. «Sia che perda, sia che vinca.» Sorrise. «Prima di rendersene conto, potrebbe ritrovarsi più ricco di Bill Gates.»
«Non bramo il denaro, dottor Nobilio, ma…»
«Ma pensi a tutto il bene che potrebbe fare.»
Dale annuì. «Va bene.»
«Accetta l'incarico?»
«Sì.»
«Grazie. Grazie. Quando può vedere Hask?»
«Dov'è? Al Parker Center?»
Frank annuì.
«Dirò a Karen di cancellare i miei impegni per il pomeriggio.» Si alzò di nuovo, lentamente, pesantemente. «Andiamo.»
Frank si alzò. «Dovremo vedere il suo alibi, naturalmente.»
Dale si era spostato da dietro la sua grande scrivania di quercia. Piazzò una gigantesca mano sul braccio di Frank. «Niente 'noi', figliolo.»
Frank batté gli occhi. «Prego?»
«Lei non è un avvocato. Non può essere con Hask quando parlerò con lui.»
«Cosa? Perché?»
«Perché le conversazioni tra me e lui sono confidenziali — ma solo se sono in privato. Se non lo sono, allora chiunque partecipi — lei, ma anche lui o io — è sotto mandato di comparizione.»
«Ma io voglio essere presente. Diavolo, il presidente vuole che lo sia.»
«Capisco… ma non può.»
«Non potrebbe — non so — farmi una delega? Qualcosa del genere?»
«Farla diventare agente, intende dire. No, non posso farlo — dopo tutto ci sono buone probabilità che venga chiamato a deporre come testimone da una delle parti.» Dale cominciò a muoversi verso le porte di mogano del suo ufficio.
«Mi spiace, figliolo, ma ora mi ha ingaggiato e deve fidarsi di me.»
10
Hask era stato messo in una cella speciale al Parker Center, diviso da tutti gli altri prigionieri. Ma quella fu l'unica concessione al suo stato particolare. La cella era sudicia, e piena di graffiti scarabocchiati sul muro. C'erano una latrina e un lavandino, entrambi a vista. C'era anche una sedia, ma non era adatta a un Tosok, perciò Hask era in piedi da ore, con la mano posteriore aggrappata a una delle sbarre per sostenersi.
Frank Nobilio e Dale Rice si avvicinarono e la guardia li fece entrare.
«Frank!» disse Hask, con il ciuffo che si muoveva per l'eccitazione. «Grazie per essere tornato.»
«Hask, mi scuso per tutto questo» disse Frank. «Queste persone — la polizia — hanno ovviamente commesso un terribile errore. Sistemeremo tutto.» Una pausa. «Lascia che ti presenti al tuo avvocato. Dale Rice, questo è Hask.»
«Il nome di nuovo?» disse Hask.
«Rice» disse Frank. «R-I-C-E. Dale. D-A-L-E.» Guardò l'altro umano. «A volte i Tosok hanno dei problemi a sillabare i nomi umani.»
«Piacere, Mr. Rice» disse Hask. «Lei è la persona che può portarmi fuori di qui?»
«Puoi chiamarmi Dale. E farò tutto quello che posso.»
«Ti sarò grato. Lascia che…»
«Aspetta. Frank, ora deve andare.»
Frank aggrottò le sopracciglia. «Va bene. Hask, ho altre questioni di cui devo occuparmi, comunque, ma tornerò a parlare con te quando tu e Dale avrete finito.»
«Ti voglio qui» disse Hask.
«Impossibile» disse Dale. «Hask, secondo la nostra legge le conversazioni private tra un procuratore e il suo cliente sono confidenziali. Questo significa che non possono mai essere presentate in tribunale, ma solo se le conversazioni sono private. Incontrerai il mio associato, la signora Katayama, al più presto; oggi è in tribunale, ma la porterò domani. Però solo le conversazioni da solo con lei o con me sono protette dalla legge.»
«Andrà tutto bene» disse Frank ad Hask. «Dale è uno dei più famosi avvocati del pianeta.» Frank uscì, e Dale prese una sedia, che protestò forte sotto il suo peso massiccio.
«Ti dirò, Dale, io…»
«Zitto.»
Hask fece mezzo passo indietro. «Prego?»
«Zitto. Zitto. Stavi per dirmi se sei innocente o colpevole, vero? Non dirmi niente che io non ti chieda. La Corte Suprema ha stabilito che posso portarti a testimoniare per la tua innocenza se mi hai già detto che sei colpevole; equivale alla subornazione.»
«Subornazione.»
«Indurre un testimone a giurare il falso su se stesso.»
«Ma…»
«Nemmeno una parola, se non chiedo io. Capito?»
Il ciuffo di Hask si mosse perplesso. Ma alla fine disse «Sì».
«Come ti stanno trattando?»
«Non ho una sedia che posso usare.»
«Manderò qualcuno dal mio ufficio per portarne una dalla USC.»
«Voglio lasciare questo posto» disse Hask.
«Lo capisco — e stiamo lavorando per questo. Oggi ci sarà un'udienza per la cauzione. Se va bene, potrai andare.»
«E tutto questo sarà finito?»
Dale scosse la testa. «No, no, non lo sarà. Ma potrai tornare con gli altri Tosok, e avere la tua libertà fino al processo.»
«E quando si svolgerà?»
«Questa è la prima questione che dobbiamo affrontare. Hai diritto a un processo per direttissima, ma io ti voglio chiedere di rinunciare. Avremo bisogno di tempo per preparare la tua difesa.»
«Se, come mi dicono, si presume che io sia innocente, allora perché devo mettere su una difesa?»
Dale annuì. «Tecnicamente, non dovresti. Ma l'Accusa presenterà la versione più convincente possibile. Se non tentiamo di contrastare i loro argomenti, probabilmente vinceranno.»
«Ho già dichiarato pubblicamente la mia innocenza. Quale altra difesa è possibile?»
«Be', la difesa più semplice è questa — dire che non sei stato tu. Ma questo significa che deve essere stato qualcun altro. La sicurezza alla USC era schierata in modo tale che nessuno poteva entrare senza essere visto. Questo significa che qualcuno che si trovava dentro ha ucciso il dottor Calhoun. Deve essere stato uno dei sette Tosok, oppure uno dei diciotto umani che avevano accesso all'edificio, inclusi i membri dell'entourage e gli ufficiali del dipartimento di Polizia. Se è possibile provare che non è stato nessuno degli altri, allora la tua semplice affermazione non basta per dichiararti innocente.»
«Allora dobbiamo trovare l'assassino.»
Dale si accigliò. «Non è una nostra responsabilità provare chi sia stato, e normalmente non tenterei nemmeno — ma con così pochi sospetti possibili, è certamente nel nostro interesse considerare la questione. Senza indicare in nessun modo se sei stato tu, conosci qualcun altro che poteva avere motivo di uccidere Calhoun?»
«No.»
«L'Accusa punterà molto sul provare che il crimine è stato commesso da un Tosok piuttosto che da un umano. Credi sia possibile che sia stato uno degli altri Tosok?»
«Non siamo assassini.»
«In generale non lo sono neanche gli umani. Ma è morto un uomo.»
«Sì.»
«A un certo punto un mio uomo chiederà la stessa cosa a tutte le persone nel residence: hai mai visto qualcuno litigare o discutere con Calhoun?»
«No.»
Dale emise un sospiro come un uragano. «Va bene. Abbiamo sicuramente un lavoro per noi. Ora sarà meglio prepararci per quando saremo chiamati in giudizio.»
Frank Nobilio percorse i due isolati fino al Tribunale Penale della Contea di Los Angeles, all'angolo tra Temple e Broadway. Era un grosso cubo di cemento, con i lati come cialde. Appena passata l'entrata principale, Frank attraversò un metal detector con due guardie in uniforme. Sulle pareti erano appese delle decorazioni natalizie.
Nel grande atrio scuro c'era lo stand di un lustrascarpe con quattro postazioni. Davanti si trovava una lavagna bianca su cui era scritto con un pennarello marrone:
Frank si guardò i mocassini marroni. Stava sudando un bel po'; la camminata non era stata problematica (anche se leggermente in salita), ma a L.A. c'era un'ondata di caldo.
Oltrepassò il bancone delle informazioni — che sembrava specializzato nella distribuzione di piantine dell'autobus ai giurati — e trovò un elenco dell'edificio. La stanza che cercava era la 18-709. Premette il pulsante per chiamare un ascensore che arrivasse a quel piano.
Entrò nell'ascensore e sentì dietro di lui un rumore di tacchi. Allungò una mano per non far chiudere la porta, ed entrò una donna bianca con i capelli castani corti e lo sguardo severo. Frank sentì i suoi stessi occhi che si spalancavano quando la riconobbe: Marcia Clark, il maggiore esponente dell'Accusa nel caso Simpson. Clark doveva essere lì solo per una visita, dato che ormai era un personaggio televisivo più che un membro dell'ufficio del procuratore distrettuale — Frank si chiese se ricevesse lo stesso tipo di critiche dai colleghi professionisti che riceveva Cletus Calhoun. Premette un pulsante, Frank premette quello del 18° piano e tentò di non guardarla. Un cartello in ascensore diceva 'Tutti verranno perquisiti al 9° piano'. L'avviso era ripetuto in spagnolo.
L'ascensore si fermò. Marcia Clark uscì. La cabina riprese a muoversi, e un momento più tardi Frank uscì. Trovò la porta con la targa 'Montgomery Ajax, procuratore distrettuale', si fermò ad aggiustarsi la cravatta e i capelli, poi entrò.
«Sono Frank Nobilio» disse. «Ho un appuntamento con il signor Ajax.»
La segretaria annuì, prese il ricevitore e parlò brevemente. Poi premette un pulsante sulla scrivania, aprendo la porta dell'ufficio privato di Ajax. «Può entrare» disse.
Frank entrò con la mano tesa nel grande ufficio dalle pareti rivestite in legno. «Mr. Ajax,» disse «grazie per aver accettato di vedermi.»
La faccia volpina di Ajax non stava sorridendo. «Francamente» disse «non sono sicuro di doverlo fare. Precisamente in che veste è qui, dottore?»
«Un cittadino privato, tutto qui.»
«Perché se Washington sta interferendo…»
«Nessuno sta interferendo, Mr. Ajax, mi creda. Ma Cletus Calhoun era mio amico — ci conoscevamo da quasi vent'anni. Mi creda, nessuno vuole che sia fatta giustizia più di me.»
«Bene, allora» disse Ajax sedendosi. La vista su L.A. dalle finestre toglieva il fiato.
Frank si mise a sedere. «Ma anche Hask è mio amico» disse. «Ho difficoltà a credere che abbia ucciso Clete. Si ricordi che io ho passato con i Tosok più tempo di chiunque altro — chiunque altro sia ancora in vita. Non ho mai visto alcun segno di malevolenza in loro.»
«Quindi?»
«Quindi mi chiedo — è solo una domanda — mi chiedo, Mr. Ajax, se magari non sia stato un po' troppo affrettato nell'accusare uno dei Tosok.»
Ajax si irrigidì visibilmente. «Sta cercando di dire che dovremmo lasciar stare?»
«Potrebbe essere prudente» disse Frank con un tono gentile. «Dopo tutto, questo è il primo contatto tra umani e alieni. I Tosok sono molto più avanzati di noi. Potrebbero rivoluzionare la nostra scienza e la tecnologia. Noi non vogliamo inimicarceli.»
«Noi?» disse Ajax. «Noi chi?»
«Be'… tutti noi. L'umanità.»
«Si direbbe che i Tosok si siano inimicati noi, e non il contrario.»
«Ma questo caso ha un impatto sul mondo intero.»
«Può darsi. Ma il fatto è che uno dei suoi alieni ha commesso un omicidio. Quel crimine dev'essere punito.»
Frank cercò di non alzare la voce. «No, signore. Il fatto è che un Tosok potrebbe aver commesso un omicidio. Ma d'altra parte potrebbe essere assolutamente innocente. E se lo è…»
Ajax allargò le braccia; Frank notò che aveva un Rolex. «Se lo è verrà prosciolto e non gli sarà fatto alcun male. Ma se è colpevole…»
«Se è colpevole, lei sarà considerato come il grande cavaliere bianco nella battaglia contro il male, il crociato, il procuratore distrettuale che non fa mai marcia indietro.»
Gli occhi azzurrini di Ajax brillarono di rabbia, ma non disse niente.
«Mi spiace» disse Frank. «Non avrei dovuto dirlo.»
«Se non c'è altro, dottore…» il procuratore indicò con un gesto la porta del suo ufficio.
Frank pensò per un attimo se andare avanti. «Si dice in giro che lei si candiderà come governatore della California.»
«Non ho fatto nessun annuncio ufficiale.»
«Certamente potrebbe usare ogni tipo di supporto.»
«Dottore, sta cercando di corrompermi per farmi rinunciare a questo caso?»
«Niente affatto. Sto solo precisando che le implicazioni sono profonde.»
«Dottor Nobilio, se mi candiderò come governatore sarà perché credo nella legge e nell'ordine. Credo che non dovremmo lasciare i criminali in libertà. E credo che l'America può essere orgogliosa del fatto che una delle sue istituzioni funziona come dovrebbe, come il grande giustiziere baluardo della verità.»