Un cantico per Leibowitz - Miller Walter Michael 8 стр.


L'istruzione che Francis aveva ricevuto all'abbazia non aveva nessun valore pratico in un mondo buio, ignorante, che viveva giorno per giorno, in cui la cultura non esisteva e in cui un giovane letterato non era di alcun valore per una comunità, a meno che non sapesse anche coltivare la terra, combattere, cacciare o mostrare qualche speciale attitudine per il furto intertribale e per la rabdomanzia dell'acqua o del metallo lavorabile. Persino nei rari domini in cui esisteva una forma di ordine civile, la cultura di Francis non gli sarebbe stata di molto aiuto, se doveva vivere al di fuori della Chiesa. Era vero che qualche barone di poco conto aveva qualche volta alle sue dipendenze uno scriba o due, ma quei casi erano abbastanza rari da essere trascurabili; e quei posti erano occupati altrettanto spesso da monaci quanto da laici istruiti in un monastero.

L'unica richiesta di scribi e segretari era creata dalla stessa Chiesa, la cui tenue rete gerarchica si stendeva su tutto il continente, e qualche volta fino a lidi lontanissimi, sebbene i capi delle diocesi lontane fossero virtualmente autorità autonome, soggetti alla Santa Sede in teoria ma di rado in pratica, poiché erano separati da Nuova Roma non tanto da scismi quanto da oceani attraversati molto di rado. Questa organizzazione poteva essere tenuta insieme soltanto da una rete di comunicazioni. La Chiesa era divenuta, per caso e senza nessuna intenzione di diventarlo, l'unico mezzo per trasmettere le notizie da un luogo all'altro, attraverso tutto il continente. Se a nord-est scoppiava una pestilenza, il sud-ovest ne veniva presto informato, come effetto secondario delle storie dette e ridette dai messaggeri della Chiesa, che andavano e venivano da Nuova Roma.

Se l'infiltrazione dei nomadi nel lontano nord-ovest minacciava una diocesi cristiana, ben presto a sud e a est veniva letta dai pulpiti una enciclica che avvertiva della minaccia ed estendeva l'apostolica benedizione agli "uomini di ogni condizione sociale, che fossero abili nell'uso delle armi, che avessero i mezzi di compiere il viaggio, fossero piamente disposti a farlo, per giurare fedeltà al Nostro diletto figlio, N., legittima autorità di quel luogo, per il periodo di tempo che possa sembrare necessario per il mantenimento di guarnigioni in difesa dei Cristiani contro la minacciosa orda di infedeli, la cui spietata ferocia è nota a molti e che, con Nostro profondissimo dolore, torturarono, assassinarono e divorarono quei sacerdoti di Dio che Noi mandammo fra loro a portare la Parola divina, affinché entrassero come agnelli nel grembo dell'Agnello, del cui gregge Noi siamo il Pastore sulla Terra: perché, mentre Noi non abbiamo mai disperato né cessato di pregare che quei nomadi figli delle tenebre possano essere condotti alla Luce e introdotti in pace nel Nostro regno (perché non è da pensare che gli stranieri pacifici debbano essere respinti da una terra così vasta e deserta: no, essi sarebbero i benvenuti se venissero in pace, anche se fossero estranei alla Chiesa Visibile e al suo Divino Fondatore, purché obbedissero alla Legge Naturale che è scritta nel cuore di tutti gli uomini, legandoli in ispirito a Cristo, anche se essi ignorano il Suo Nome), è tuttavia opportuno e prudente che la Cristianità, pur pregando per la pace e per la conversione degli infedeli, si accinga alla difesa del nord-ovest, dove le orde selvagge si raccolgono e gli incidenti provocati dalla ferocia degli infedeli sono recentemente aumentati; e su ognuno di voi, dilettissimi figli, che può portare le armi e che si dirigerà a nord-ovest per arruolarsi tra coloro che si preparano giustamente a difendere le loro terre, le loro case e le loro chiese, Noi estendiamo e con la presente concediamo, come pegno del Nostro particolare affetto, l'Apostolica Benedizione."

Francis aveva pensato per un po' di andare a nord-ovest, se non fosse riuscito a trovare una vocazione per l'Ordine. Ma, sebbene fosse forte e abbastanza abile nel maneggiare il coltello e l'arco, era piuttosto basso e non molto robusto, mentre — secondo le voci — gli infedeli erano alti tre metri. Non poteva garantire che quelle voci fossero vere, ma non vedeva alcuna ragione per considerarle false.

Oltre a morire in battaglia, c'erano ben poche cose che poteva pensare di fare della sua vita — ben poche cose che sembrassero degne di essere fatte — se non poteva dedicarla all'Ordine.

La certezza nella sua vocazione non era stata spezzata, ma solo lievemente piegata, dalla bruciante lezione impartitagli dall'abate, e dal pensiero del gatto diventato ornitologo quando la Natura l'aveva chiamato soltanto ad essere un ornitofago. Quel pensiero lo rese abbastanza infelice da permettergli di lasciarsi sopraffare dalla tentazione, così che, la Domenica delle Palme, il Priore Cheroki udì da Francis (o dal suo residuo disseccato e bruciato dal sole, in cui l'anima di Francis era rimasta in qualche modo incapsulata) pochi brevi gracidii che costituivano ciò che era probabilmente la confessione più succinta che Francis avesse mai fatto o che Cheroki avesse mai udito:

— Beneditemi, Padre, ho mangiato una lucertola.

Il Priore Cheroki, che era stato per molti anni il confessore di penitenti che praticavano il digiuno, scoprì che l'ambiente gli aveva dato, come al becchino delle favole, una particolare e tranquilla disinvoltura, così che rispose con perfetta equanimità, senza batter ciglio: — Era giorno di astinenza, ed è stata artificialmente preparata?

La Settimana Santa sarebbe stata meno solitaria delle precedenti settimane di Quaresima, se gli eremiti non fossero stati ormai ridotti in tali condizioni da non provarne più alcun interesse; perché in parte la liturgia della Passione veniva portata fuori dalle mura dell'abbazia per toccare i penitenti nei loro eremitaggi: due volte fu portata l'Eucarestia, e il Giovedì Santo fu l'abate a fare personalmente il giro, accompagnato da Cheroki e da tredici monaci, per compiere il Mandato ad ogni eremitaggio. Le vesti dell'Abate Arkos erano nascoste sotto una tonaca da frate, e il leone riuscì quasi a sembrare un umile gattino mentre si inginocchiava e lavava e baciava i piedi dei sui sudditi digiunanti con la massima economia di movimenti e con la minima retorica, mentre gli altri cantavano le antifone.

— Mandatum novum do vobis: ut diligatis invicem.

Il Venerdì Santo la Processione della Croce portò un crocifisso velato, fermandosi a ogni eremitaggio per svelarlo gradualmente davanti al penitente, sollevando il drappo un centimetro dopo l'altro per l'Adorazione, mentre i monaci cantavano i Rimproveri:

— O mio popolo, che ti ho fatto? O in quale tempo ti ho afflitto? Rispondi… Io ti ho esaltato con il potere della virtù; e tu mi hai appeso al patibolo della croce…

E poi, il Sabato Santo.

I monaci riportarono i novizi all'abbazia uno alla volta… affamati e deliranti. Francis era di 15 chili più leggero e immensamente più debole di quanto lo fosse stato il Mercoledì delle Ceneri. Quando lo misero in piedi nella sua cella, barcollò, e prima di raggiungere la branda, cadde. I fratelli ve lo deposero, lo lavarono, lo rasarono, e unsero la sua pelle screpolata, mentre Francis balbettava in delirio, parlando di qualcosa avvolta in un telo di sacco e alla quale si indirizzava talvolta come a un angelo e talvolta come a un santo, invocando spesso il nome di Leibowitz e cercando di scusarsi.

I suoi confratelli, cui l'abate aveva proibito di parlare di quell'argomento, si limitarono a scambiarsi occhiate significative e cenni misteriosi.

Qualche rapporto filtrò fino all'abate.

— Conducetelo qui — brontolò a un archivista, non appena seppe che Francis era in grado di camminare. Il suo tono mise le ali ai piedi all'archivista.

— Neghi di aver detto queste cose? — grugnì Arkos.

— Non ricordo di averle dette, Monsignor Abate — disse il novizio, sogguardando il righello dell'abate. — Può darsi che delirassi…

— Assumendo che tu delirassi… le ripeteresti, adesso?

— Dovrei dire che il pellegrino era il Beato? Oh, no, Magister meus!

— E allora afferma il contrario.

— Non penso che il pellegrino fosse il Beato.

— Perché non dici chiaro: non lo era?

— Ecco, non avendo mai visto personalmente il Beato Leibowitz, io non vorrei…

— Basta! — ordinò l'abate. — È troppo! Non voglio più vederti o sentirti per molto, molto tempo! Fuori! Un'altra cosa… non aspettarti di professare i voti con gli altri, quest'anno. Non ne avrai il permesso.

Per Francis fu come se un tronco l'avesse colpito allo stomaco.

6

Il pellegrino rimase un argomento di conversazione proibito, nell'abbazia, ma rispetto alle reliquie e al rifugio la proibizione fu, per necessità, gradualmente allentata… tranne che per il loro scopritore, il quale aveva tuttora l'ordine di non discuterne, e preferibilmente di pensarvi il meno possibile. Eppure, non poteva evitarsi di udire qualche voce, ogni tanto, e sapeva che in uno dei laboratori dell'abbazia i monaci erano al lavoro sui documenti, non soltanto sui suoi ma anche su altri che erano stati scoperti nell'antica scrivania, prima che l'abate ordinasse di richiudere il rifugio.

Richiuderlo! Quella notizia sconvolse frate Francis. Il rifugio era stato appena toccato. A parte la sua avventura, non vi erano stati tentativi di addentrarsi ulteriormente nei segreti del rifugio, ad eccezione dell'apertura della scrivania che lui aveva tentato di aprire, senza successo, prima di notare la cassetta. Richiuderlo! Senza tentare di scoprire ciò che poteva esservi oltre la porta interna contrassegnata dalla scritta PORTELLO DUE, senza aver investigato l'"Ambiente Sigillato". Senza neppure rimuovere le pietre o le ossa. Richiuderlo! L'investigazione era stata interrotta bruscamente, senza un motivo.

Poi cominciò a spargersi la voce.

«Emily aveva un dente d'oro, Emily aveva un dente d'oro, Emily aveva un dente d'oro.»

Era verissimo, in realtà. Era una di quelle sciocchezze storiche che in qualche modo riescono a sopravvivere a fatti importanti che qualcuno avrebbe dovuto prendersi il disturbo di ricordare, ma che non venivano documentate, fino a che qualche storico di un monastero era costretto a scrivere: "Né i contenuti dei Memorabilia né alcuna fonte archeologica finora scoperta ci hanno rivelato il nome del dominatore che occupava il Palazzo Bianco durante la seconda metà degli anni Sessanta, benché frate Barcus abbia sostenuto, senza alcune prove a sostegno, che il suo nome era…".

Eppure, era chiaramente documentato nei Memorabilia che Emily aveva avuto un dente d'oro.

Non era sorprendente che il Signor Abate avesse ordinato di sigillare la cripta. Ricordando come aveva sollevato l'antico teschio e come l'aveva voltato verso la parete, frate Francis cominciò improvvisamente a temere l'ira celeste. Emily Leibowitz era scomparsa dalla faccia della Terra all'inizio del Diluvio di Fiamma, e soltanto dopo molti anni il suo vedovo aveva ammesso che era morta.

Si diceva che Iddio, per mettere alla prova l'umanità gonfia di orgoglio come ai tempi di Noé, aveva ordinato agli uomini saggi di quell'epoca, fra i quali era il Beato Leibowitz, di inventare grandi macchine belliche, quali non erano mai state viste sulla Terra, armi tanto potenti che avrebbero potuto contenere lo stesso fuoco dell'Inferno, e che Dio aveva permesso a quei maghi di porre le armi nelle mani dei prìncipi e di dire a ogni principe: «Soltanto perché i nemici sono in possesso di una simile arma, noi abbiamo costruito questa per te, affinché essi sappiano che tu pure la possiedi, ed abbiano in tal modo timore di colpire. Fai in modo, o mio Signore, di temerli quanto essi ora ti temono, perché nessuno possa scatenare questo flagello che noi abbiamo forgiato.»

Ma i prìncipi, negligendo le parole dei loro saggi, avevano pensato: "Se io colpisco abbastanza in fretta, e in segreto, distruggerò gli altri nel sonno, e non rimarrà nessuno per combattere. La Terra sarà mia."

Tale fu la follia dei prìncipi, e ne conseguì il Diluvio di Fiamma.

In poche settimane — qualcuno diceva in pochi giorni — tutto era finito, dopo il primo scatenamento del fuoco infernale. Le città erano diventate mucchi di vetro, circondati da vaste distese di pietre spezzate. Mentre le nazioni erano scomparse dalla Terra, il suolo era cosparso di cadaveri d'uomini e di carogne di animali domestici e di bestie d'ogni genere, insieme agli uccelli dell'aria e a tutti gli esseri che volavano, che nuotavano nei fiumi e strisciavano fra l'erba o si annidavano nelle buche; essendosi ammalati ed essendo periti, essi coprirono la terra, eppure dove i demoni del Fallout coprivano la campagna, i corpi non si corrompevano, per molto tempo, se non erano a contatto con il suolo fertile. Le grandi nuvole della collera divina sommersero le foreste e i campi, facendo avvizzire gli alberi e morire i raccolti. E vi furono grandi deserti là dove un tempo c'era la vita, e in quei luoghi della Terra in cui vivevano ancora gli uomini, essi si ammalavano per colpa dell'aria avvelenata, così che, mentre alcuni sfuggivano alla morte, nessuno rimaneva intatto; e molti morirono anche in quelle terre che le armi non avevano colpito, a causa dell'aria avvelenata.

In tutte le parti del mondo, gli uomini fuggivano da un luogo all'altro, e vi fu una confusione di lingue. Molta ira si levò contro i prìncipi e i servitori dei prìncipi e contro i maghi che avevano costruito le armi. Passarono gli anni, eppure la Terra non si era purificata. Così era chiaramente documentato nei Memorabilia.

Dalla confusione delle lingue, dal mescolarsi dei resti di molte nazioni, dalla paura, nacque l'odio. E l'odio disse: Lapidiamo e sventriamo e bruciamo coloro che fecero questo. Facciamo olocausto di coloro che compirono questo crimine, insieme ai loro mercenari e ai loro saggi; e bruciando essi periscano, e con loro le loro opere, i loro nomi e persino il loro ricordo. Distruggiamoli tutti, e insegniamo ai nostri figli che il mondo è nuovo, che essi possono ignorare i fatti che avvennero prima. Facciano una grande semplificazione, e allora il mondo ricomincerà.

E così, dopo il Diluvio, il Fallout, le pestilenze, la follia, la confusione delle lingue, il furore, cominciò la singuinaria Semplificazione, quando superstiti dell'umanità avevano fatto a pezzi altri superstiti, uccidendo regnanti, scienziati, condottieri, tecnici, insegnanti e ogni persona che i capi della folla inferocita indicavano come meritevoli di morire per aver contribuito a fare della Terra ciò che era. Nulla era stato tanto odioso al cospetto di quelle folle quanto gli uomini sapienti, dapprima perché avevano servito i prìncipi, ma più tardi perché essi rifiutavano di unirsi ai massacri e tentavano di opporsi alle folle, che chiamavano "semplicioni assetati di sangue".

Le folle accettarono gioiosamente quel nome e si levò il grido: «Semplicioni! Sì, sì! Io sono un semplicione! Sei un semplicione, tu? Costruiremo una città e la chiameremo Simple Town, perché allora tutti i furbi bastardi che hanno provocato tutto questo saranno morti! Semplicioni! Andiamo! Questo gli insegnerà! Qui c'è qualcuno che non è un semplicione? Prendete il bastardo, se c'è!»

Per sfuggire al furore delle schiere dei semplicioni, i dotti superstiti correvano ad ogni rifugio che si offrisse loro. Quando la Santa Chiesa li accolse, li vestì di abiti monacali e cercò di nasconderli nei monasteri e nei conventi che erano rimasti in piedi e che erano stati rioccupati, perché i religiosi erano meno disprezzati dalla folla, tranne quando la sfidavano apertamente e accettavano il martirio. Qualche volta questo rifugio era efficace, ma più spesso non lo era. I monasteri venivano invasi, i documenti e i libri sacri venivano bruciati, i rifugiati venivano catturati e impiccati o arsi, sommariamente. La Semplificazione aveva cessato di avere un piano o uno scopo poco tempo dopo il suo inizio, ed era diventata una insana frenesia di sterminio di massa e di distribuzione, quale può verificarsi soltanto quando sono scomparse anche le ultime tracce dell'ordine sociale. La follia fu trasmessa ai figli, ai quali veniva insegnato l'odio, e manifestazioni di furore popolare si ripeterono sporadicamente anche durante la quarta generazione dopo il Diluvio. A quei tempi, il furore era rivolto non contro i dotti, perché non ve ne erano più, ma contro coloro che sapevano semplicemente leggere e scrivere.

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