I figli dell'aria - Emilio Salgari 11 стр.


 Non credevo che fosse ancora in così buono stato disse il capitano, nel momento in cui lo «Sparviero» la superava, tenendosi a unaltezza di trecento metri. Si vede che i cinesi erano maestri in fatto di costruzioni.

 E che torri poderose disse Rokoff, il quale guardava con viva curiosità quelle solide bastionate.

 Ma che soldati paurosi aggiunse Fedoro. Vedo là alcune guardie che fuggono come se avessero le ali ai piedi. Queste non valgono i manciù di Tschang-pin.

Un gruppo di montagne, non troppo alfe e dai fianchi boscosi, si estendeva al di là della grande muraglia.

Il capitano le indicò al macchinista, dicendo:

 Andremo a riposarci lassù; nessuno verrà di certo a disturbarci.

 Prenderemo terra? chiese Fedoro, meravigliato.

 E perché no? rispose il capitano. «La notte è stata creata per dormire» dicono i cinesi, e quando il sole tramonta tutti gli uccelli interrompono i loro voli e si cercano un rifugio. Noi, che siamo i figli dello «Sparviero», faremo altrettanto, signore. Il paese daltronde mi sembra deserto e le guardie della muraglia non oseranno venirci a cercare.

Lo «Sparviero», aiutato dalle due eliche orizzontali, sinnalzava gradatamente, volando sopra folte boscaglie di pini, di querce e di lauri, e a profondi burroni in fondo ai quali si udivano scrosciare impetuosi torrenti.

Giunto sulla prima vetta, che appariva piana e ingombra solamente di cespugli assai bassi, che loscurità non permetteva bene di discernere, descrisse un ampio giro, poi cominciò ad abbassarsi lentamente, tenendo le immense ali alzate e lasciando solamente funzionare le eliche orizzontali.

Cinque minuti dopo il fuso si coricava dolcemente fra le piante, senza alcuna scossa.

 Ditemi se con un aerostato si sarebbe potuto discendere in questo modo disse il capitano.

 No, signore risposero a una voce Fedoro e Rokoff.

 Ciò vuol dire, dunque, che il mio «Sparviero» è superiore a tutti i palloni più o meno dirigibili e a tutte le macchine volanti finora inventate.

 Dobbiamo ammetterlo senza riserve disse Rokoff, con entusiasmo.

 Verrete con me? Mi annoiavo di essere solo o quasi.

 Non vi lasceremo, se così vi piace.

 Macchinista, accendi il fuoco in mezzo a questi cespugli profumati e preparaci un buon pranzo. Abbiamo ancora alcune bottiglie di brodo di coda di canguro che abbiamo preparato in Australia e che ci daranno una zuppa eccellente.

 Del brodo che viene dallAustralia! esclamò Fedoro.

 Gelato a quaranta gradi sotto zero rispose il capitano, ridendo. Sarà squisito, ve lo assicuro, quantunque messo nella mia ghiacciaia venticinque giorni or sono. Abbiamo anche dei pasticci, della carne di montone, del bue, dei puddings e anche dello champagne, che salterà ben alto. Ah! Sapete signori dove si è adagiato il mio «Sparviero»? In mezzo a una piantagione di tè! Signor Fedoro, voi sapete di certo prepararlo. Ne faremo una buona provvista, visto che i cinesi non vogliono lasciarci avvicinare.

Mezzora dopo i quattro aeronauti, seduti presso un allegro fuoco, essendo la temperatura assai fredda, cenavano con un appetito invidiabile, facendo buona accoglienza alla zuppa di coda di canguro, ad un pasticcio di gamberi preparato chissà in quale città dellAmerica o dellAustralia, a un cosciotto di montone e a un superbo grappolo di banane ottimamente conservate.

Il capitano fece servire delleccellente vino di California, poi una bottiglia di champagne, il cui vetro era incrostato di ghiaccioli.

 Signor Rokoff disse il comandante, messo in buon umore da quel delizioso vino bianco. È laria delle alte regioni o la mia tavola che vi mette in appetito?

 Luna e laltra rispose lufficiale, che aveva divorato per due e che da vero cosacco faceva gli occhi dolci a una veneranda bottiglia di whisky recata dal macchinista. Voi, signore, avete una dispensa ammirabile.

 Che cercheremo di vuotare presto per rinnovarla con qualche cosa di meglio. Entriamo in una regione ricca di selvaggina e il mio macchinista è un cuoco famoso.

 Siete anche cacciatore?

 Mi vedrete presto, alla prova. Nel deserto di Gobi gli yacks selvaggi abbondano e anche le lepri sono numerose. Faremo delle belle battute.

 Attraverseremo il deserto?

 Tale è la mia intenzione.

 E poi? chiese Fedoro.

 Il Tibet mi tenta colle sue montagne spaventevoli, coi suoi altipiani immensi, coi suoi lama e il suo Buddha vivente. Tutto però dipende da certe circostanze.

 E quali, se è lecito conoscerle?

Il capitano, invece di rispondere, caricò flemmaticamente la sua pipa, laccese, poi cambiando bruscamente tono, disse:

 Signor Fedoro, voi che dovete aver viaggiato molto pei vostri commerci, siete mai stato a Kiakta?

 No, signore rispose il russo.

 Meglio così mormorò il capitano.

 Perché dite questo?

 Ah! Voi conoscete molto bene la preparazione del tè?

 Ma disse Fedoro, sorpreso da quel continuo cambiamento di discorso.

 Come negoziante

 Questo è vero.

 Ne troveremo da raccogliere in questa piantagione?

 Uhm! Ne dubito, capitano. La stagione è ancora troppo fredda.

 Mi rincrescerebbe, perché la mia provvista è finita ed i cinesi non vogliono saperne di avvicinarsi a noi.

 In tutte le case se ne trova qui disse Rokoff. Mi hanno detto che il cinese rinuncia piuttosto al riso anziché al tè.

 E che cosa volete concludere?

 Che la prima fattoria che troveremo la metteremo a sacco rispose Rokoff. Da noi si fa così, quando i soldati mancano del necessario.

 È vero disse il capitano, sorridendo. Mi dimenticavo che voi siete cosacco. Signori, è tardi e le nostre cabine hanno dei buoni letti.

 Andremo a dormire a bordo? chiese Fedoro.

 Ah! Voi non avete ancora veduto linterno della mia aeronave. Macchinista, una lampada.

 E vi fidate a dormire senza sentinelle?

 Chi volete che di notte vada a passeggiare sulle montagne? Andiamo. Prese la lampada che il macchinista aveva acceso e condusse i suoi ospiti a bordo, facendoli scendere pel piccolo boccaporto situato dinanzi alla macchina. Linterno dellimmenso fuso di metallo era disposto con cura estrema e anche con molto lusso.

Vi era un bellissimo salotto lungo quattro metri e largo quanto lintera aeronave, due gabinetti da toletta, quattro cabine con soffici letti e un salottino da lavoro ingombro di carte geografiche e di strumenti di varie specie.

Le due estremità erano occupate dalle ghiacciaie riboccanti di viveri dogni specie e dalle macchine destinate alla riproduzione dellaria liquida.

 Buona notte. Domani faremo una lunga volata al disopra del Gobi e andremo a pescare le trote nei laghetti del Caracorum.

UN UOMO SEPOLTO VIVO

Quando Rokoff e Fedoro, dopo una tranquilla dormita, uscirono dal fuso, videro il capitano che stava esaminando attentamente le piante del tè che coprivano tutta la sommità della montagna, prolungandosi anche lungo i fianchi, fino al margine dei boschi.

Era una splendida piantagione, tenuta con somma cura, composta di migliaia e migliaia di piante, coperte da ammassi di paglia per ripararle dal freddo notturno. Le ricerche del capitano dovevano però essere vane, perché le foglioline non erano peranco spuntate. I rami avevano appena cominciato a mettere le gemme le quali non dovevano svilupparsi che molto più tardi. Quelle piante erano tutte basse e somigliavano a cespugli, alti appena un metro od un metro e mezzo.

Era una splendida piantagione, tenuta con somma cura, composta di migliaia e migliaia di piante, coperte da ammassi di paglia per ripararle dal freddo notturno. Le ricerche del capitano dovevano però essere vane, perché le foglioline non erano peranco spuntate. I rami avevano appena cominciato a mettere le gemme le quali non dovevano svilupparsi che molto più tardi. Quelle piante erano tutte basse e somigliavano a cespugli, alti appena un metro od un metro e mezzo.

 Ebbene signore, avete fatto la vostra raccolta? chiese Fedoro, ridendo.

 Nemmeno una foglia rispose il capitano, facendo un gesto desolato.

 Ve lo avevo detto che era troppo presto.

 Eppure mi avevano assicurato che anche in questa stagione si fa raccolta.

 Nelle provincie meridionali e non qui, signore. Nella Cina settentrionale si comincia nellaprile, mai prima, poi si fa la seconda raccolta nel maggio, quindi nel luglio, poi in agosto che è lultima, ma anche quella che dà una qualità più scadente.

 È la prima che fornisce la qualità migliore?

 Sì, capitano, essendo allora le foglie piccole, coperte ancora da una leggera peluria, però è la meno abbondante.

 E le foglie non subiscono qualche operazione prima di essere messe in commercio? chiese Rokoff.

 Anzi molte rispose Fedoro. Appena raccolte si espongono allaria ed al sole per parecchie ore, entro canestri di bambù, poi si pongono entro padelle di ferro e si torrefanno leggermente, mescolandole e spremendole con forza, onde ne esca tutto il succo che contengono.

Si mettono quindi in vassoi, lasciandovele per qualche tempo, poi una nuova torrefazione a lento fuoco che si ripete varie volte, quindi si fa la scelta.

 E perché? chiese il cosacco.

 Non tutte le foglie sono uguali, quindi si creano vari tipi di tè che sono più o meno pregiati. Il verde, che ha invece una tinta un po azzurrognola è il migliore e si profuma con fiori darancio, con mo-li che sono una specie di gelsomini, con rose di tsing-moi e con kwei-hoa che assomigliano alle nostre gardenie.

Questo tè si chiama shang-hiang ed è il più pregiato. Vi sono poi altre specie: il tè nero di Bohea, il pekoe ossia dei capelli bianchi perché le sue foglie hanno una leggera peluria; il kiai-shan, e lyang-lin-tung, poi il ma-chu o perla di canape e finalmente il tha-chia o fiore di perla.

 Io ho udito vantare una qualità che non avete nominato disse il capitano.

 Il «tè polvere da cannone» è vero?

 Sì, signor Fedoro.

 Che strano titolo disse Rokoff. Forse che somiglia alla polvere?

 È uno dei migliori e la sua preparazione è lunga e non facile disse Fedoro. Per ottenerlo bisogna prima far seccare del tè nero, poi arrotolarlo colle mani e coi piedi, quindi torrefarlo in un piatto esposto ad un fuoco vivo di carbone di legna. Ciò fatto, si stende su bacili di bambù e lo si pulisce del tritume e delle code, quindi si chiude in sacchetti di tela che vengono calpestati e rotolati in tutti i sensi e per parecchie ore, da vigorosi facchini. Ridotto in granelli, si passa in setacci di varie grossezze, quindi subisce unultima torrefazione.

 Con tutto ciò noi non avremo il piacere di bere né una tazza di «polvere di cannone», né di tè comune disse il capitano. Bah! Andremo a chiederne ai nomadi del deserto.

Stava per tornare allo «Sparviero», quando verso il margine della foresta si udirono dei canti monotoni.

 To! esclamò il capitano, arrestandosi. Vi sono degli abitanti qui?

 Ecco una bella occasione per rinnovare la vostra provvista di tè disse Rokoff.

 Quale accoglienza ci faranno? Voi che siete ancora vestiti da cinesi non avrete nulla da temere, ma io?

 Ci armeremo ed in caso di pericolo ci ripiegheremo sullo «Sparviero» e riprenderemo il volo.

 Macchinista, dei fucili e tieni la macchina pronta disse il capitano. Dopo tutto non ci mangeranno.

Intanto i canti, sempre più monotoni, continuavano verso il bosco e si udivano delle donne gridare lamentosamente.

Il capitano ed i suoi ospiti si armarono di fucili Mauser portati dal macchinista e attraversarono la piantagione di tè, avanzando però con prudenza.

Lodio contro gli stranieri non doveva essersi ancora estinto, essendo troppo recente la presa della capitale da parte delle truppe europee ed americane e lespugnazione sanguinosa di Tient-Tsin. Non bisognava quindi fidarsi troppo dei coduti figli del Celeste Impero, specialmente in una regione così lontana ormai da Pechino.

 Pare che piangano disse il capitano, fermandosi presso i primi pini. Che abbiano fumato troppo oppio?

 Si vedono disse Rokoff, il quale si era avanzato dalcuni passi.

 Non sono che una ventina di persone e le donne formano la maggioranza. Non avremo quindi da temere un attacco da parte loro.

 Che cosa fanno? chiese Fedoro.

 Non lo so.

 Venite disse il capitano.

Dinanzi a loro si estendeva una roccia, la quale dominava un burrone coperto da pini e da grosse querce.

Il capitano e i suoi amici si arrampicarono sulla rupe, tenendosi nascosti fra fitti cespugli di noccioli selvatici.

In quel momento sinoltrava nel burroncello una strana processione, la quale si dirigeva precisamente verso la roccia, dove si vedeva una buca che pareva scavata di recente.

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