Quando si ritrovò in quella casa che aveva lasciata colla ferma decisione di mai più ritornarvi, un secondo singhiozzo gli rumoreggiò in fondo alla gola.
Ah! esclamò egli. La Tigre della Malesia sta per tramontare!
LA CACCIA ALLA TIGRE
Quando, ai primi albori, il lord venne a bussare alla porta, Sandokan non aveva ancora chiuso occhio.
Ricordandosi della partita di caccia, in un baleno balzò dal letto, si passò fra le pieghe della fascia il fedele kriss ed aprì la porta, dicendo:
Eccomi, milord.
Benissimo disse linglese. Non credevo di trovarvi così pronto, caro principe. Come state?
Mi sento tanto forte da rovesciare un albero.
Allora affrettiamoci. Nel parco ci aspettano sei bravi cacciatori, i quali sono impazienti di scovare la tigre che i miei battitori hanno cacciata in un bosco. Sono pronto a seguirvi; e lady Marianna verrà con noi?
Certamente, anzi credo che ci aspetti.
Sandokan soffocò a stento un grido di gioia.
Andiamo, milord disse ardo dal desiderio dincontrare la tigre.
Uscirono e passarono in un salotto, le cui pareti erano tappezzate dogni specie di armi. Fu colà che Sandokan trovò la giovane lady, più bella che mai, fresca come una rosa, splendida nel suo costume azzurro, che risaltava vivamente sotto i suoi capelli biondi.
Nel vederla, Sandokan si arrestò come abbagliato, poi muovendole rapidamente incontro le disse, stringendole la mano:
Anche voi della partita?
Sì, principe; mi hanno detto che i vostri compatrioti sono valentissimi in simili cacce e voglio vedervi.
Io inchioderò la tigre con il mio kriss e vi regalerò la sua pelle.
No! No! esclamò ella con ispavento. Vi potrebbe toccare qualche nuova disgrazia.
Per voi, milady, mi farei sbranare, ma non temete, la tigre di Labuan non mi atterrerà.
In quel mentre il lord si avvicinò, porgendo a Sandokan una ricca carabina. Prendete principe disse. Una palla talvolta vale meglio del kriss più temperato. Ora andiamo che gli amici ci aspettano.
Discesero nel parco dove erano aspettati da cinque cacciatori; quattro erano coloni dei dintorni, il quinto era invece un elegante ufficiale di marina, Sandokan, nel vederlo, senza sapere precisamente il perché, provò subito per quel giovanotto una violenta antipatia, però represse quel sentimento e porse a tutti la mano.
Allincontro, lufficiale lo fissò lungamente ed in istrana guisa, poi, approfittando del momento in cui nessuno faceva a lui attenzione, si avvicinò al lord, che stava esaminando la bardatura di un cavallo, dicendogli a bruciapelo:
Capitano, credo di aver veduto ancora quel principe malese.
Dove? chiese il lord.
Non mi rammento bene, ma ne sono certo.
Bah! Vingannate, amico mio.
Lo vedremo in seguito, milord.
Sia pure. In sella, amici, che tutto è pronto! Badate che la tigre è molto grossa e che ha potenti artigli.
La ucciderò con una sola palla e offrirò la pelle a lady Marianna disse lufficiale.
Spero di ucciderla prima di voi, signore disse Sandokan.
Lo vedremo, amici disse il lord. Orsù, in sella!
I cacciatori inforcarono i cavalli che erano stati condotti colà da alcuni servi, mentre lady Marianna saliva su un bellissimo poney dal mantello candido come la neve.
Ad un segnale del lord tutti uscirono dal parco, preceduti da parecchi battitori e da due dozzine di grossi cani.
Appena fuori, il drappello si divise, dovendo frugare un grande bosco che si prolungava fino al mare.
Sandokan, che montava un focoso animale, si cacciò in uno stretto sentiero, spingendosi audacemente innanzi onde essere il primo a scovare la belva; gli altri presero differenti direzioni ed altri sentieri.
Vola, vola! esclamò il pirata, spronando furiosamente il nobile animale, che seguiva alcuni cani abbaianti. Bisogna che io mostri a quellimpertinente ufficiale, di quanto io sia capace. No, non sarà lui che offrirà la pelle della tigre alla lady, dovessi perdere le braccia o farmi sbranare.
In quellistante uno squillo di trombi echeggiò in mezzo al bosco.
La tigre è stata scoperta mormorò Sandokan. Vola, destriero, vola! Attraversò come un lampo un lembo di foresta irta di durion, di cavoli palmisti, di arecche e di colossali alberi della canfora e giunse addosso a sei o sette battitori che fuggivano.
Dove correte? chiese.
La tigre! esclamarono i fuggiaschi.
Dovè?
Presso lo stagno!
Il pirata discese di sella, legò il cavallo al tronco di un albero, si mise il kriss fra i denti e afferrata la carabina si spinse verso lo stagno indicato.
Si sentiva nellaria un forte odore di selvatico, odore particolare ai felini e che dura qualche tempo anche dopo il loro passaggio.
Guardò sui rami degli alberi dai quali la tigre poteva balzargli addosso e seguì con precauzione le rive dello stagno, la cui superficie era stata smossa.
La belva è passata di qui disse. La furba ha passato lo stagno per far perdere le tracce ai cani, ma Sandokan è una tigre più astuta.
Tornò al cavallo e risalì in arcione. Stava per ripartire, quando udì a breve distanza uno sparo seguito da una esclamazione il cui accento lo fece trasalire. Si diresse rapidamente verso il luogo ove era echeggiata la detonazione e in mezzo ad una piccola radura scorse la giovane lady, sul suo bianco poney e la carabina ancora fumante in mano. In un baleno le fu vicino, mandando un grido di gioia.
Voi qui sola! esclamò.
E voi, principe, come vi trovate qui? chiese ella arrossendo.
Seguivo le tracce della tigre.
Anchio.
Ma su chi avete fatto fuoco?
Sulla belva, ma è fuggita senza essere stata toccata.
Gran Dio! Perché esporre la vostra vita contro simile fiera?
Per impedirvi di commettere limprudenza di pugnalarla col vostro kriss.
Avete avuto torto, milady. Ma la fiera è ancora viva e il mio kriss è pronto a squarciarle il cuore.
Nol farete! Siete coraggioso, lo so, lo leggo nei vostri occhi, siete forte, siete agile come una tigre, ma una lotta corpo a corpo colla belva potrebbe esservi fatale.
Che importa! Io vorrei che mi causasse tali crudeli ferite, da averne per un anno intero.
E perché mai? chiese la giovanetta sorpresa.
Milady disse il pirata, avvicinandosi vieppiù. Ma non sapete che il mio cuore scoppia, quando io penso che verrà il giorno in cui io dovrò lasciarvi per sempre e non rivedervi mai più? Se la tigre mi dilaniasse, almeno rimarrei ancora sotto il vostro tetto, godrei unaltra volta quelle dolci emozioni provate, quando vinto e ferito giacevo sul letto di dolore. Sarei felice, assai felice, se altre crudeli ferite mi costringessero a rimanere ancora presso di voi, a respirare la vostra medesima aria, a riudire ancora la vostra deliziosa voce, a inebriarmi ancora dei vostri sguardi, dei vostri sorrisi!
«Milady, voi mi avete stregato, io sento che lontano da voi non saprei vivere, non avrei più pace, sarei un infelice. Ma cosa avete fatto di me? Cosa avete fatto del mio cuore che un tempo era inaccessibile ad ogni passione? Guardate; al solo vedervi io fremo tutto e sento il sangue bruciarmi le vene.» Marianna, dinanzi a quellappassionata ed improvvisa confessione, rimase muta, stupita, ma non ritirò le mani che il pirata le aveva prese e che stringeva con frenesia.
Non irritatevi, milady riprese la Tigre, con una voce che scendeva come una musica deliziosa nel cuore dellorfana. Non irritatevi se io vi confesso il mio amore, se vi dico che io, quantunque figlio duna razza di colore, vi adoro come un dio, e che un giorno anche voi mi amerete. Non so, dal primo momento in cui mi appariste, io non ebbi più bene su questa terra, la mia testa si è smarrita, vi ho sempre qui, fissa nel mio pensiero giorno e notte. «Ascoltatemi, milady, tanto è potente lamore che mi arde in petto, che per voi lotterei contro gli uomini tutti, contro il destino, contro Dio! Volete essere mia? Io farò di voi la regina di questi mari, la regina della Malesia! Ad una vostra parola, trecento uomini più feroci delle tigri, che non temono né piombo, né acciaio, sorgeranno e invaderanno gli stati del Borneo per darvi un trono. Dite tutto ciò che lambizione vi può suggerire e lavrete. Ho tanto oro da comperare dieci città, ho navi, ho soldati, ho cannoni e sono potente, più potente di quello che possiate supporre.»
Non irritatevi, milady riprese la Tigre, con una voce che scendeva come una musica deliziosa nel cuore dellorfana. Non irritatevi se io vi confesso il mio amore, se vi dico che io, quantunque figlio duna razza di colore, vi adoro come un dio, e che un giorno anche voi mi amerete. Non so, dal primo momento in cui mi appariste, io non ebbi più bene su questa terra, la mia testa si è smarrita, vi ho sempre qui, fissa nel mio pensiero giorno e notte. «Ascoltatemi, milady, tanto è potente lamore che mi arde in petto, che per voi lotterei contro gli uomini tutti, contro il destino, contro Dio! Volete essere mia? Io farò di voi la regina di questi mari, la regina della Malesia! Ad una vostra parola, trecento uomini più feroci delle tigri, che non temono né piombo, né acciaio, sorgeranno e invaderanno gli stati del Borneo per darvi un trono. Dite tutto ciò che lambizione vi può suggerire e lavrete. Ho tanto oro da comperare dieci città, ho navi, ho soldati, ho cannoni e sono potente, più potente di quello che possiate supporre.»
Dio mio, ma chi siete voi? chiese la giovanetta, stordita da quel turbinio di promesse e affascinata da quegli occhi che pareva mandassero fiamme.
Chi sono io! esclamò il pirata, mentre la sua fronte si ottenebrava. Chi sono io!
Egli si avvicinò sempre più alla giovane lady e, guardandola fissamente, le disse con voce cupa:
Vi sono delle tenebre attorno a me che è meglio non squarciare, per ora. Sappiate che dietro queste tenebre vi è del terribile, del tremendo, e sappiate pure che io porto un nome che atterrisce tutte le popolazioni di questi mari non solo, ma che fa tremare il sultano del Borneo e perfino gli inglesi di questisola.
E voi dite di amarmi, voi, così potente mormorò la giovanetta con voce soffocata.
Tanto che per voi mi sarebbe possibile ogni cosa; vi amo di quellamore che fa compiere miracoli e delitti insieme.
«Mettetemi alla prova: parlate e io vi ubbidirò come uno schiavo, senza un lamento, senza un sospiro.
«Volete che diventi re per darvi un trono? Io lo diventerò. Volete che io, che vi amo alla pazzia, ritorni a quella terra dalla quale sono partito, io vi ritornerò, dovessi martirizzare il mio cuore per sempre; volete che io mi uccida dinanzi a voi, io mi ucciderò. Parlate, la mia testa si smarrisce, il sangue mi brucia, parlate, milady, parlate!»
Ebbene amatemi mormorò ella, che si sentiva vinta da tanto amore.
Il pirata gettò un grido, ma uno di quei gridi che di rado escono da una gola umana. Quasi nello stesso tempo echeggiarono due o tre colpi di fucile.
La tigre esclamò Marianna.
È mia! gridò Sandokan.
Cacciò gli sproni nel ventre del cavallo e partì come un fulmine, cogli occhi sfavillanti dardire e il kriss in pugno, seguito dalla giovanetta che si sentiva attratta verso quelluomo, che giuocava così audacemente la propria esistenza, per mantenere una promessa.
Trecento passi più oltre, stavano i cacciatori. Dinanzi a loro, a piedi, si avanzava lufficialetto di marina col fucile puntato verso un gruppo di alberi. Sandokan si gettò darcioni, gridando:
La tigre è mia!
Pareva una seconda tigre; spiccava salti di sedici piedi e ruggiva come una fiera.
Principe! gridò Marianna, che era discesa da cavallo.
Sandokan non udiva nessuno in quel momento, e continuava ad avanzarsi correndo.
Lufficiale di marina che lo precedeva di dieci passi, udendolo avvicinarsi, puntò rapidamente il fucile e fece fuoco sulla tigre che si teneva ai piedi di un grosso albero, colle pupille contratte, i potenti artigli aperti, pronta a slanciarsi. Il fumo non si era ancora dissipato che la si vide attraversare lo spazio con impeto irresistibile e rovesciare limprudente e maldestro ufficiale. Stava per riprendere lo slancio per gettarsi sui cacciatori, ma Sandokan era lì. Impugnato solidamente il kriss si precipitò contro la belva, e prima che questa, sorpresa da tanta audacia, pensasse a difendersi, la rovesciava al suolo, serrandole la gola con tale forza da soffocarle i ruggiti.
Guardami! disse. Anchio sono una Tigre.
Poi, rapido come il pensiero, immerse la lama serpeggiante del suo kriss nel cuore della fiera, la quale si distese come fulminata.
Un urrah fragoroso accolse quella prodezza. Il pirata, uscito illeso da quella lotta, gettò uno sguardo sprezzante sullufficialetto che stava rialzandosi, poi, volgendosi verso la giovane lady, rimasta muta pel terrore e per langoscia, con un gesto di cui sarebbe andato altero un re, le disse:
Milady, la pelle della tigre è vostra.
IL TRADIMENTO
Il pranzo, offerto da lord James agli invitati, fu uno dei più splendidi e dei più allegri che fossero stati dati fino allora nella villa.
La cucina inglese rappresentata da enormi beefsteaks e da colossali puddings, e la cucina malese rappresentata da schidionate di tucani, da ostriche gigantesche dette di Singapore, da teneri bambù, il cui sapore rammentava gli asparagi dEuropa e da una montagna di frutta squisite, furono da tutti gustate e lodate.
Non occorre dire che il tutto fu innaffiato da gran numero di bottiglie di vino, di gin, di brandy e di whisky, le quali servirono a ripetuti brindisi in onore di Sandokan e della gentile, quanto intrepida «Perla di Labuan».
Al thè la conversazione si fece animatissima discorrendo di tigri, di cacce, di pirati, di navi dellInghilterra e della Malesia. Il solo ufficiale di marina si teneva silenzioso e pareva occupato unicamente a studiare Sandokan, poiché infatti non lo perdeva un solo istante di vista, né si lasciava sfuggire una delle sue parole o un solo dei suoi gesti.
Ad un tratto però indirizzandosi a Sandokan che stava parlando della pirateria, gli chiese bruscamente:
Scusate, principe, è molto tempo che voi siete giunto a Labuan?
Mi trovo qui da venti giorni, signore rispose la Tigre.
Ma per quale motivo non si è veduta la vostra nave a Vittoria?
Perché i pirati mi rapirono i due prahos che qui mi conducevano.
I pirati! Voi siete stato assalito dai pirati? Ma dove?
Nei pressi delle Romades.
Quando?
Poche ore prima del mio arrivo su queste coste.
Vingannate di certo, principe, poiché appunto allora il nostro incrociatore navigava in quei paraggi e nessun colpo di cannone pervenne a noi.
Forse il vento soffiava da levante rispose Sandokan, che cominciava a tenersi in guardia, non sapendo dove volesse finire lufficiale.
Ma come siete giunto qui?
A nuoto.
E non avete assistito ad un combattimento fra due legni corsari che si dice fossero guidati dalla Tigre della Malesia ed un incrociatore?
No!
È strano.
Signore, mettereste in dubbio le mie parole? chiese Sandokan, scattando in piedi.
Dio me ne guardi, principe rispose lufficiale, con leggera ironia.
Oh! oh! esclamò il lord, intervenendo. Baronetto William, vi prego di non avviare dispute in casa mia.
Scusate, milord, non ne avevo lintenzione rispose lufficialetto.
Non se ne parli più adunque, assaggiate invece un altro bicchiere di questo delizioso whisky, poi leviamo la mensa che la notte è calata e le foreste dellisola non sono sicure, quando fa oscuro.
I convitati fecero unultima volta onore alle bottiglie del generoso lord, poi tutti si alzarono e discesero nel parco, accompagnati da Sandokan e dalla lady.
Signori disse lord James. Spero che voi mi verrete a trovare presto.