Sul mezzogiorno; ella è mattiniera come una allodola. Io dunque verrò da te alle dieci: ti vesti, andiamo ad asciolvere insieme, e poi, a piccoli passi, verso il tempio della diva. Addio, dunque, e rammenta i miei consigli
Abbandonarsi all'ignoto disse Fenoglio.
Sicuro; soggiunse Magnasco, lasciare operare il caso
E ragionar co' piedi; conchiuse l'altro. Non dubitare, Felicino, ti imiterò fedelmente, servilmente, e comincierò a ragionare in tal guisa, facendo il tuo elogio alla bella cugina.
Se' arguto, per un mandarino!
A-ing-fo-hi! rispose con piglio di umiltà reverente Roberto Fenoglio, A-ing-fo-hi.
Che in cinese significa
Amico, te ne ringrazio di cuore.
La si tira per tutti i versi, quella tua frase
Ah, che vuoi? la è una delle prerogative della lingua cinese.
E così, giostrando a sciocchezze, si separarono.
Stattene a tuo bell'agio sdraiato, disse Felicino a Roberto, che voleva alzarsi per accompagnarlo in anticamera: conosco la strada; tirerò l'uscio dietro di me.
Fiat voluntas tua! rispose Roberto, a cui in quell'ora la posizione orizzontale era dolce come a Magnasco il pensiero di sposar sua cugina, o, per dir meglio, le sue cinquecento mila lire.
Alle quali cose pensando, e al soccorso che gli avrebbe prestato
Fenoglio contro la ostinata resistenza della cuginesca cittadella,
Magnasco se ne andò col cuore contento e il piè leggiero.
E andandosene, trasse l'uscio dietro a sè, siccome aveva detto a Fenoglio; ma non badò punto a sincerarsi se la stanghetta della toppa a sdrucciolo, che chiudeva la porta del suo amico, avesse battuto nell'orlo della bocchetta, per modo da cacciarvisi dentro e chiuder davvero.
Oh dio Caso, eccone delle tue!
II
Roberto Fenoglio, come vi ho detto, era rimasto sdraiato sul suo canapè; un soffice canapè foderato di velluto, dal quale io, se ci fossi stato, non mi sarei mosso neanco per andare a nozze, e metto pegno non vi sareste mosso voi, cortese lettore, neanco per mandare a comperare il libro che mi dà modo di ragionare con voi.
L'annoiato mandarino stava fantasticando, tra la veglia e il sonno, intorno ai consigli di Felice Magnasco.
Vedete mo che ingegno ha quel capo ameno di Felicino! Egli è giunto a sciogliere un problema, pel quale io mi vo beccando da dodici anni il cervello. Abbandonarsi all'ignoto, lasciar operare il dio Caso, ragionare co' piedi, equivale a sfuggire il tran tran della vita. L'equazione è perfetta, e un matematico non ci troverebbe nulla a ridire. Applichiamola dunque!.. E prima di tutto, che cosa farò io tra dieci minuti? che bestia! cominciavo a ragionare! non debbo, non voglio sapere, che cosa farò tra dieci minuti Auf! che sonno! andiamo a dormire; sarà la miglior cosa che io possa fare. Felicino dovrà tornare stamane per condurmi dalla sua bella cugina, e non posso andare da lei morto dal sonno. E da capo! No, io non debbo andare a dormire; la è cosa troppo usuale; io ricasco nella consuetudine, e questa io debbo sfuggirla ad ogni costo. Eccomi qui, su questo canapè Ci sono a caso Chi ardirebbe asserire che io non ci sono per mero caso? Che cosa mi accadrà egli di nuovo su questo canapè? L'ardua sentenza ai posteri. Che sonno! andrei volontieri a letto Ma via, Fenoglio, non lasciarti così vilmente sopraffare dalla ragione! Si direbbe che hai paura dell'ignoto. Chi è questo signor ignoto?.. È brutto o bello? E la cugina di Felice, è bella davvero come ei la dipinge? O non l'ama piuttosto per le sue ricchezze? Già, volere o non volere, il denaro si ficca sempre dappertutto. Diciamo di no; sacramentiamo che non è vero; ma la ricchezza comanda agli occhi del nostro corpo, come a quelli della nostra ragione Ma chi sa? potrebbe anco esser bella, questa cugina!..