Damiano aveva fatto voto di non spiccarsi mai dal fianco di Cosma. Si spogliò in fretta anche lui, e tenne dietro al compagno.
Dove andate, voi altri? chiese l'almirante, maravigliato di tanta, fretta dei due genovesi.
Ma!.. Io non lo so; rispose Damiano nell'atto di tuffarsi a sua volta. Cosma va in acqua, ed io lo seguo. Egli ha un occhio di lince e l'altro di falco; due animali che vedono molto lontano. Ma io ho due braccia e due gambe che vanno più svelte delle sue.
Cosma, per altro, aveva otto o dieci bracciate di vantaggio sull'amico, e Damiano lo raggiunse quando egli aveva già afferrato l'oggetto per cui si era tuffato nell'acqua.
Oh bello! gridò Damiano, vedendo la preda che Cosma teneva sollevata fuor d'acqua. E per me nulla?
Vedi? C'è dell'altro laggiù; rispose Cosma. Mi pare una canna.
Ah, si! ed anche qualcos'altro di più nero, disse Damiano, nuotando verso il punto che gli era stato indicato da Cosma.
Questi, frattanto, ritornava verso il bordo della Santa Maria, nuotando sul fianco destro, per poter tenere in alto, agitandola davanti agli occhi dell'equipaggio, la sua bellissima preda.
Non è alga, per bacco! gridò, come fu sotto al capo di banda. Non è neanche erba, che si possa scambiare per alga. Gettatemi un cavo, da poter tirarmi a bordo, senza guastare questo raro presente. È destinato al signor almirante.
E a me, perdiana! un cavo anche a me; gridò Damiano, a cinque o sei braccia più indietro, non vengo neppur io con le mani vuote.
Il cavo era stato gittato, Cosma vi si era aggrappato, anzi attorcigliato con tutta la persona, ed era stato issato a bordo. Con la stessa manovra, fu pronto a seguirlo Damiano.
Ebbene, che cos'è? disse Cristoforo Colombo, verso di cui s'inoltrava Cosma, tutto grondante d'acqua salata.
Signor almirante, gridò Cosma, levando nel pugno un bel ramo di spino fiorito, questo è il presente che manda a voi una bella sconosciuta.
Cristoforo Colombo prese il ramo di spino fiorito dalle mani di Cosma, ammirò i bei fiori del color dell'oro che ne adornavano le vette, e sorridendo rispose:
Conosco la bella dama, quantunque non abbia ancora avuto l'onore di vederla.
Ma ella, signor almirante, replicò prontamente Cosma, vi dice con questo ramo fiorito che voi la scoprirete fra poco. Fregiatevi intanto dei colori di lei, come suo cavaliere.
Così farò; rispose Cristoforo Colombo. Ma ecco dell'altro; soggiunse, vedendo Damiano, che si avanzava anch'egli col suo donativo. Questo non è un presente della dama. Potrebb'essere del marito, figliuoli miei, ed ammonir tutti noi a guardarci ben bene.
Damiano, infatti, oltre una canna verde, offriva un lungo bastone di legno, di colore tra il rosso e il nero, tutto tagliato a rozzi disegni geometrici. Cristoforo Colombo osservò lungamente anche questo, e poi lo concesse alla curiosità de' suoi ufficiali di bordo.
La terra è vicina, signori; diss'egli poscia. Con un ramo di spino ella si annunzia; ma con questi altri segni ci ammonisce che dove ella è, possono anche trovarsi i frangenti. Non ci stanchiamo di gettar lo scandaglio, per conoscere quando saremo finalmente atterrati; ma sopra tutto raddoppiamo di vigilanza nella notte.
Piloti e gentiluomini di poppa risposero con vivi segni di approvazione; i marinai, grandemente mutati da quelli dei giorni innanzi, batterono le mani.
L'almirante si ritirò nella sua cameretta; e là, deposto il ramo di spino fiorito a piè d'una immagine di Maria Vergine, che pendeva dell'assito, stette lungamente raccolto nella muta preghiera dell'anima.
Quella sera, in coperta, dopo che fu recitata la Salve Regina, l'almirante fece il gesto di voler parlare, e trattenne tutta la sua marinaresca davanti al castello di poppa. Fecero cerchio intorno a lui, religiosamente silenziosi ed intenti, tutti quegli uomini che pochi giorni addietro avevano fatto il proposito di buttarlo a mare, e ancora un giorno prima s'erano levati contro di lui a tumulto.
Ma egli non ricordava più quelle brutte scene, e generoso le aveva perdonate. Parlò con semplice dignità, come uomo di alti spiriti, che non ha nulla a temere dagli altri uomini, neanche la loro invidia, nulla a sperare, neanche il loro amore, tutto avendo il suo conforto in sè stesso ed aspettando il suo giudizio da ben altro giudice che non sia la moltitudine sciocca.
Notò, incominciando, come la bontà divina, scortandoli con dolci e propizi venti sovra il mare tenebroso, da lei fatto limpido e cheto, avesse ad ogni tratto con nuovi indizi ravvivato il loro coraggio, moltiplicando quei segni in proporzione dei folli terrori da cui erano così spesso agitati, e conducendoli quasi per mano in una nuova terra promessa. Rammentò l'ordine da lui dato alle navi, prima di salpare dalle Canarie, di mettere in panna alla notte, dopo che avessero fatto il cammino di settecento leghe a ponente. Le recenti apparenze comandavano di attenersi oramai a quella precauzione, essendo probabile che in quella notte medesima si ritrovassero in vista di quella terra sospirata. Conchiudeva raccomandando di stare attentamente alle vedette sull'alto del gavone di prora, promettendo a chiunque scoprisse primo la terra, non solo la pensione assicurata dai Reali di Castiglia, ma ancora una cappa di velluto, ch'egli avrebbe pagata del suo.
Il vento aveva soffiato abbastanza fresco per tutto quel giorno. Anche il mare si vedeva più mosso. Le caravelle fendevano i flutti con una rapidità meravigliosa, veleggiando al gran largo, e precedendo al solito la Pinta, miglior veliera di tutte. Regnava a bordo della Santa Maria una animazione straordinaria: nessuno chiuse occhio per tutta la notte; ognuno aspettando di vedere la terra.
Verso le dieci di sera, Cristoforo Colombo stava sul cassero di poppa, esplorando ancora con gli occhi fissi il buio orizzonte. Tutto ad un tratto, gli parve di vedere in lontananza risplendere un lume. Era piccino e tremolante, come il lumicino della favola; e l'almirante credette a tutta prima di aver traveduto.
Gutierrez! gridò egli, volgendosi a quello dei gentiluomini di poppa, che era rimasto ultimo a vegliare con lui.
Pedro Gutierrez, gentiluomo di camera del re, e ragionier generale della spedizione, si avvicinò prontamente.
Signor almirante, son qua; rispose egli, facendosi al fianco di lui. Che cosa volete da me?
Dite, Gutierrez; non vedete voi laggiù, sulla nostra sinistra, un lumicino che sembra danzare sulle acque?
Pedro Gutierrez si fece a guardare laggiù, dove l'almirante accennava; stette un poco in silenzio, aguzzando gli occhi nel buio, per rintracciare quel lume; finalmente esclamò, con accento di convinzione profonda:
Ah, sì, eccolo là. Avete ragione, mio signore. E si muove, difatti. Pare il lume di una barca peschereccia.
O una fiaccola di viandanti, lungo la costiera d'un monte; rispose l'almirante. Ma vi prego, don Pedro, chiamate qualchedun altro. Non vorrei che c'ingannassimo in due.
Chiamo don Rodrigo Sanchez? domandò Pedro Gutierrez. Poc'anzi, per l'appunto, egli passeggiava con me; non può essersi già addormentato.
Sì, chiamate don Rodrigo; rispose Cristoforo Colombo. È il nostro ispettore d'armamento, uomo di buon giudizio, e non facile a travedere.
Pedro Gutierrez discese dal cassero ed entrò nel gavone di poppa. Cristoforo Colombo rimase solo al suo posto, non potendo spiccar gli occhi dalla fiamma lontana, che brillava veramente a guisa di fiaccola, agitata da persona che corresse. Ma tutto ad un tratto la fiamma disparve, e il mare e l'orizzonte non furono più che tenebre fitte davanti agli occhi di lui.
Rodrigo Sanchez di Segovia, capitano generale d'armamento della spedizione Oceanica, giungeva allora sul cassero, insieme con Pedro Gutierrez.
Troppo tardi, ahimè! disse l'almirante, con accento di tristezza. Il nostro bel lume è sparito.
Sparito! esclamò Pedro Gutierrez. Ma io spero che ricomparirà, e don Rodrigo potrà goderne anche lui.
Voglia il cielo! disse Cristoforo Colombo. Ma noi certamente lo abbiamo veduto; non è vero, Gutierrez?
Sul mio onore; rispose Gutierrez. E non mi sono neanche fidato dalla prima apparenza; ho voluto distinguerlo bene, averlo bene negli occhi. Ma pensate, signore, che quel lume, se è d'una barca peschereccia, può esserci nascosto ora da un cambiamento momentaneo di direzione della barca. Se poi è una fiaccola a terra, può esserci nascosta la fiamma da qualche fitto di piante; ricomparirà alla prima radura del bosco.
Pedro Gutierrez non aveva ancor finito di parlare, che il lume ricomparve difatti.
Ah, eccolo nuovamente! gridò l'almirante, che non aveva perduto di vista quel punto dello spazio donde gli era apparso la prima volta il lume.
Guardate, don Rodrigo, laggiù, sulla nostra sinistra; per ritrovarlo, non avete che da calare una linea perpendicolare dalla cima del pennone di maestra. Ci siete?
Sì, sì, ho veduto; disse Rodrigo Sanchez. Lo distinguo benissimo. E non è un fuoco fatuo, per sant'Jago, quantunque saltelli la sua parte anche lui. Ma è vivissimo, veramente di fiaccola, come di legno resinoso, o d'altra materia combustibile di quella specie.
Magari d'olio d'oliva, non è vero? disse ridendo il Gutierrez.
Eh, che cosa ne so io? rispose il Sanchez. Per essere olio d'oliva veramente, domanderebbe un lucignolo enorme, a giustificare una luce così viva. Sia quel che vuol essere, voi siete fortunato, signor almirante. Oggi la bella sconosciuta vi manda il ramo di spino fiorito; questa notte vi mette il lumicino sul davanzale. Bisogna andare, da buon cavaliere; anzi, bisogna correre, come un paggio innamorato.
E si corre, come vedete; disse l'almirante. Le vele portano tutte maravigliosamente. Incomincio a temere che siamo già troppo vicini alla meta.
Il lume frattanto era sparito da capo, e per non ricomparir più nel corso della notte. Dopo qualche altra celia sul fare di quelle che abbiamo udite, don Rodrigo Sanchez se ne ritornò nel suo covo; e poco stante gli tenne dietro il Gutierrez. Ma non si mosse Cristoforo Colombo dal suo osservatorio. Vegliava sempre, nella notte, e quasi quasi non si sapeva dire, a bordo, quando trovasse l'ora per chiudere un occhio: ma quella volta doveva vegliar più che mai.
Immaginate, del resto, con quale ansia egli aspettasse il mattino. Ma erano a mala pena le undici di sera, e l'alba doveva farsi aspettare un bel pezzo. L'almirante passeggiava convulso in quel piccolo spazio del cassero di poppa; ma ad ogni tanto si fermava, aguzzando lo sguardo verso l'orizzonte, immerso tuttavia nelle tenebre.
Intanto la Santa Maria procedeva gloriosa, fendendo i flutti, col vento in fil di ruota, e al fioco lume delle stelle baluginavano nell'ombra tutte le sue vele gonfiate. Veniva di conserva la Nina, che le sue vele quadre, sostituite alle latine nel forzato soggiorno alle Canarie, avevano resa più svelta. Precedeva di buon tratto la Pinta, la gran veliera della spedizione, a cui questa sua qualità e l'umore del suo comandante Martino Alonzo Pinzon avevano fatto dare i soprannomi d'impaziente e di smaniosa. «Sì, dite, dite quel che vi pare» rispondeva Martino Alonzo Pinzon, quando sentiva celiare sulla andatura frettolosa della sua caravella. «Se la Pintamangia più leghe di voi altri, ogni giorno, è segno che ci ha buono lo stomaco. E senza bere; notate, senza bere! quantunque il suo nome gliene darebbe quasi il diritto.»
Erano le due dopo la mezzanotte, e Cristoforo Colombo passeggiava ancora sul cassero, quando da prora via gli venne un lampo negli occhi, e dopo il lampo negli occhi uno scoppio rumoroso, uno schianto agli orecchi. Era la Pinta, la precorritrice della squadra, che traeva un colpo di cannone, il lieto segnale della terra veduta.
Un'altra volta la Pinta aveva fatto quel colpo di cannone, e di testa. Se n'era pentita, e non c'era più ricascata. Se questa volta si arrisicava a sparare, doveva averlo fatto con buon fondamento.
Tutta la marinaresca della Santa Maria, tutti gli ufficiali di poppa, saltarono dai ranci e furono tosto in coperta.
I marinai di guardia alle vele avevano già data la voce, da prora e dalle gabbie. Era la Pinta che aveva sparato; la Pinta che aveva scoperta la terra. Infatti, dopo quel colpo di cannone, imbrogliava le vele, rallentava il suo corso. Così almeno pareva di vedere, nella penombra della notte stellata.
La Santa Maria proseguiva intanto il suo cammino. Raggiunse la Pinta, mentre questa compieva la manovra per mettersi in panna.
Terra! terra! gridò Martino Alonzo Pinzon, appena vide accostarsi la Santa Maria, La terra, signor almirante, la terra!
E tutti, dal bordo della Pinta, ripetevano il grido. Tutti lo ripetevano con eco formidabile, dalla Santa Maria e dalla Nina, che si avanzava a gonfie vele pur essa.
Cristoforo Colombo aspettò che si chetasse il clamore; poi ad alta voce domandò:
Chi è stato che l'ha scoperta?
Un marinaio di guardia, Rodrigo di Triana.
A che ora?
Un'ora fa; subito abbiamo sparato il cannone, per darvene l'avviso.
Anche il signor almirante l'ha scoperta, e quattro ore prima; gridò a sua volta Pedro Gutierrez. Erano le dieci di sera, quando egli ha veduto un lume che brillava alla spiaggia.
Così ricambiate le notizie tra le due caravelle, tutti si diedero ad osservare la lingua di terra, che incominciava a vedersi distintamente, come una massa nera, sulla superficie del mare, a due leghe di distanza.
Lesti a serrar le vele; gridò l'almirante.
Le vele furono prontamente serrate, sulla Santa Maria. La Nina non fu lenta a seguitare l'esempio. Bisognava mettersi tutti in panna, per evitare il pericolo, dato che ci fossero frangenti, o bassi fondi, in prossimità della riva. Per muoversi da capo, per accostarsi all'approdo, si aspettava il sorger dell'alba.
Cristoforo Colombo era profondamente agitato. Avrebbe voluto pregare, ma non poteva; il turbamento dello spirito, oppresso da mille pensieri affollati, il tremito di tutte le fibre convulse, gli negavano, oltre l'uso della parola, l'ordinata connessione delle idee. Temendo di dare spettacolo della sua commozione, discese dal cassero; discese a stento, sentendo che male lo reggevano le gambe; rientrò nella sua cameretta, e là finalmente, gittatosi con le braccia in croce sulla sponda del suo giaciglio, davanti allo spino fiorito e all'immagine di Maria, non pregò, non ringraziò, diede in uno scoppio di pianto. E furono molte le lagrime, prima che si sciogliesse il nodo che i singhiozzi gli facevano alla gola, come i pensieri alla mente. Tutti gli affanni sostenuti, gli stenti fisici, i patimenti morali, i dubbi, le delusioni, le paure di tanti anni infelici, si sfogavano in quella abbondanza di lagrime, che occhio umano non doveva vedere. Che sollievo, quel pianto! e quante cose diceva, che la lingua non avrebbe mai saputo ripetere! che elevazione di spirito, in quella prostrazione di nervi! che effusione riconoscente di un cuore onesto, che amava confessare la sua pochezza, ripetendo intieramente dal cielo quella fortunata virtù, per cui egli, oscuro marinaio, deriso e disprezzato, era fatto ministro di una grande opera, della più grande a cui creatura umana potesse raccomandare il suo nome nel tempo!