Conferenze tenute a Firenze nel 1896 - Various 5 стр.


Conforme allo spirito classico, la politica si trattava da lui astrattamente, isolando un dato semplice accessibile all'occhio e generalizzandolo.

Non han bisogno dopo ciò i suoi seguaci di studiare per far leggi. La volontà del popolo basta, e un po' di Contratto sociale. Nè v'era commesso di negozio che avendo letto il contratto sociale non si credesse capace di fare una costituzione. Siamo noi (dicevano i Giacobini) che siamo i monarchi legittimi. Grégoire giunge a dire: Potremmo, volendo, cambiar la religione ai Francesi, ma non lo faremo, e lo fecero invece; e in nome della rivoluzione, cambiarono perfino i nomi dei giorni e dei mesi. E non uno solo ripeteva: Perano venticinque milioni di Francesi, ma resti la repubblica una e indivisibile!

Era una scolastica di pedanti, declamata con enfasi da energumeni, e quel che è peggio messa in pratica colla più bestiale violenza (Taine).

E qui ci pare un altro lato dannoso dell'educazione classica, quell'adorazione della violenza che fu il punto di partenza di tutti i ribelli, da Cola da Rienzi fino a Robespierre.

Tutta l'educazione classica, scrive Guglielmo Ferrero (Riforma sociale, 1894), che altro è se non una glorificazione continuata della violenza, in tutte le sue forme? che comincia dalla apoteosi degli assassinii commessi da Codro o da Aristogitone, per arrivare ai regicidi di Bruto. E tutta la storia del medio evo e tutta la storia moderna, e la storia stessa del nostro risorgimento, come la insegnano oggi, quasi dovunque, che altro è se non la glorificazione, fatta da un punto di vista speciale, di atti brutali e violenti? Non ha forse potuto un poeta, che tutti considerano come il rappresentante morale dell'Italia nuova, scrivere tra gli applausi generali:

Ferro e vino voglio io

Il ferro per uccidere i tiranni,
Il vin per celebrarne il funeral?

In questo punto, tanto il vizio è profondo, tutti i partiti sono d'accordo: i clericali grideranno urrah alla pugnalata di Ravaillac; i conservatori alle fucilazioni in massa dei comunardi del 1871; i repubblicani alle bombe di Orsini; ma tutti sono d'un pensiero, nel celebrare la santità della violenza, quando torna utile ad essi. Il nuovo eroe di questi ultimi anni del secolo non è nè un grande scienziato, nè un grande artista, ma Napoleone I.

Chi può meravigliarsi, dopo ciò, se in una società così satura di violenza, la violenza scoppia fuori di tempo in tempo, da ogni parte, in lampi e tempeste? Non si può impunemente dichiarare santa la violenza, con il sottinteso che essa debba essere applicata solo in un modo determinato; presto o tardi arriva chi trasporta il Vangelo della forza da un credo politico ad un altro.

E siccome dalla violenza al delitto il passo è breve, e siccome la passione politica trascina anche il senso morale e fa dimenticare, e noi ne abbiamo prove non poche, il ribrezzo del crimine anche agli onesti, così accadeva che anche la maggioranza di questi pur di veder trionfare le nuove bandiere politiche tolleravano di vederle in mano ai malvagi.

E non s'accorgevano che non soffrivano essi soltanto, ma anche il loro principio, perchè nulla di buono esciva dal delitto. E perfino di quel grande criminale di genio che fu Napoleone non restò al suo paese che l'odio e il sospiro di tutti i popoli.

S'aggiunga a spiegare la strana dedizione dei molti onesti ai pochi malvagi (poichè i Giacobini non oltrepassavano i 6000 in Parigi, e nelle piccole città non erano più di 14 o 15), che costoro erano una banda organizzata, contro una folla inerme, inorganica. E in uno Stato, chi ha la testa ha il corpo; grazie a quella strana acquiescenza che ci fa inclini a credere ad occhi chiusi, ad idolatrare, quanto emana dall'alto. Per cui quando uno è al governo, nelle miserabili nostre razze latine, per malvagio e ignorante che sia, trova mille che credono e che giurano sulla sua saviezza e onestà.

E anche qui ripetesi in un'altra direzione, quell'errore che emana dall'uomo quando la ignoranza e la ignavia di ciascuno è moltiplicata dal fatto dell'appartenere a una folla, si chiami pur questa Senato, Parlamento od Accademia, e peggio una plebe.

Migliaia e forse milioni di persone, nell'animo loro, avran dubitato della bontà, della saviezza dei governi Giacobini come ora della saviezza dell'impresa africana; ma, radunatisi insieme, ogni dubbio loro svaniva, sembrava fino una colpa che si scontava con nuove e più vigliacche dedizioni e idolatrie, e quello che è più strano con una più calda e fanatica convinzione di esser nel vero, salvo a dissiparsi alla loro completa rovina.

Così certo, le pecore, cadute nel baratro dietro al pastore, fino al momento in cui sentono il cranio frangersi sul duro fondo, opinano di andare per la via diritta.

MESMER E IL MAGNETISMO

CONFERENZADIAngelo Mosso

I

Su Mesmer e sul magnetismo animale si scrissero tanti libri che se ne farebbe una biblioteca. La libreria di Washington, che serve ai medici militari, conteneva, nel 1887, venti giornali tra vivi e morti, e duecento dieci tra libri e memorie che discorrono esclusivamente del magnetismo animale.[10] Ciò s'intende senza tener calcolo delle riviste di medicina, di filosofia e di letteratura e tanto meno dei giornali quotidiani dove gli articoli su Mesmer sono così strabocchevoli che sarà difficile dare l'inventario anche solo dei migliori.[11] Dieci anni or sono, quando venne in Italia il celebre magnetizzatore Donato, feci io pure qualche studio su tale argomento e scrissi due articoli nella Nuova Antologia.[12]

Invitato da questa onorevole Società Fiorentina di pubbliche letture, a parlare dinanzi a voi su Mesmer e il magnetismo animale, cercai nei periodici italiani del secolo scorso, ed alcuni amici benevoli intrapresero altre indagini negli Archivi di Torino, di Firenze e di Venezia. Non avendo trovato documenti abbastanza importanti per fare una conferenza sul magnetismo nella vita italiana durante la rivoluzione e l'impero, rifiutai l'invito fattomi.

Mesmer fu come una meteora che sorse e scomparve rapidamente poco prima che scoppiasse la più grande tempesta che ricordi la storia moderna. L'anarchia, la rivoluzione e la conquista dell'Italia per parte dei francesi, seguirono con tale prontezza che la dottrina di Mesmer non ebbe tempo di metter radice fra noi. Un dottore di Torino, certo Giraud, cercava a quel tempo di farsi strada col magnetismo, ma il pubblico aveva tutt'altro da pensare.[13]

E però mi scusai di non poter accettare; ma era per me un onore così grande l'entrare a far parte di questo ciclo giustamente rinomato di conferenzieri: era per me una fortuna così inaspettata di ritornare a Firenze dove ho passato due anni come studente, che ho finito col cedere alle cortesi insistenze. Mi affidai alla vostra benevolenza e pensai che mi avreste compatito sapendo che sciolgo un voto di gratitudine verso questa città nella quale è cominciata la mia carriera di fisiologo e dove mi sorridono sempre tante felici ricordanze della giovinezza.

Mesmer fu un mistico.  In questo momento nel quale per cause eguali a quelle del secolo scorso, va riaccendendosi il misticismo, non sarà inutile studiare la vita di questo medico che tentò fondare una nuova filosofia della Natura, che mise in evidenza alcuni fenomeni singolari che può presentare il sistema nervoso, e dimostrò colle sue esperienze quanto sia instabile l'equilibrio della ragione umana e quanto sia cieca la credulità del pubblico.

Mesmer fu un mistico.  In questo momento nel quale per cause eguali a quelle del secolo scorso, va riaccendendosi il misticismo, non sarà inutile studiare la vita di questo medico che tentò fondare una nuova filosofia della Natura, che mise in evidenza alcuni fenomeni singolari che può presentare il sistema nervoso, e dimostrò colle sue esperienze quanto sia instabile l'equilibrio della ragione umana e quanto sia cieca la credulità del pubblico.

Pochi anni di storia dell'ipnotismo alla fine del secolo scorso bastano per far comprendere la natura del magnetismo animale. Ricucirò insieme i documenti che ho raccolti intorno al breve periodo che passa tra il 1774 e il 1784, e vi aggiungerò pochissimo del mio.

II

La tendenza di Mesmer al misticismo apparve evidente fino dal suo primo scritto, nella sua dissertazione di laurea trattando dell'influenza che i pianeti esercitano sul corpo umano.[14]

Nel 1774 Mesmer curava a Vienna una signorina di ventinove anni, per nome Esterlina. Una fanciulla isterica che soffriva di convulsioni, con dolori, delirii e sincope.

A quel tempo era a Vienna un gesuita, il padre Hell, professore di astronomia, il quale credeva, come altri avevano creduto prima di lui, che la calamita esercitasse una influenza sull'organismo umano. Le prime osservazioni intorno a questo argomento, tanto dibattuto ancora oggi, le troviamo nelle opere del medico e filosofo Cardano, uno degli umanisti e delle menti più vaste della Rinascenza. Cardano nel libro settimo del suo trattato De subtilitate, al paragrafo Magnes, racconta di alcuni esperimenti fatti da un empirico a Milano il quale per mezzo della calamita rendeva insensibile il braccio. Cardano provò sopra sè stesso e vide che poteva piantare nella pelle un ago magnetizzato senza sentire alcuna molestia. Sappiamo però che Cardano era un neuropatico, il quale poteva ipnotizzarsi da sè medesimo quando voleva. Nel libro decimottavo del medesimo trattato, Cardano scrisse tali cose intorno alla potenza dei sogni e alla telepatia da metterci in dubbio sulla attendibilità delle sue esperienze intorno ad un'azione qualsiasi della calamita. Egli però intravide le applicazioni che potevano farsi della calamita contro il dolore e disse se questo è vero, quale guadagno se ne potrà fare? ma le sue speranze non si verificarono. L'ultimo lavoro su questo argomento[15] fu scritto da uno dei più celebri fisiologi della Germania, l'Hermann. Nel titolo il professore di Königsberg si fa la domanda: Ha il campo magnetico delle azioni fisiologiche dirette? e la risposta che risulta da tutte le esperienze diligentemente raccolte, è negativa.

Mesmer racconta che si fece prestare delle calamite dal padre Hell.[16] Applicati tre di questi ferri calamitati l'uno sul petto e due sulle gambe della damigella Esterlina, questa disse che sentiva delle correnti dolorose, come di una materia sottile che scorresse sotto la pelle, e dopo vari giri questa corrente si dirigeva verso la parte inferiore del corpo, di dove uscitane scomparivano gli accessi e per parecchie ore essa poteva riposare tranquilla. Dopo qualche giorno Mesmer comunicò questi risultati al padre Hell. Mesmer soggiunge che il padre Hell, abusando della sua celebrità nell'astronomia, pubblicò subito nei giornali la scoperta attribuendola a sè.

Il padre Hell ed il Baldinger[17] scrissero parecchie memorie sull'azione che il magnete esercita sopra alcune malattie. Mesmer combattè questi scritti dicendo che il magnetismo animale era cosa diversa dal fluido magnetico della calamita, e che in tale distinzione stava l'importanza della scoperta sua.

Per far capire meglio le idee di Mesmer, racconterò le esperienze da lui fatte col celebre medico e fisiologo Ingenhousze.[18]

Ecco una delle esperienze fatte insieme a Mesmer sulla damigella Esterlina.[19] L'ammalata dopo un accesso di convulsioni era caduta in sincope. Ingenhousze si avvicinò al letto mentre Mesmer se ne allontanò: poi questi gli disse di toccare l'ammalata; Ingenhousze lo fece, ed essa non si mosse. Mesmer allora disse ad Ingenhousze di avvicinarsi a lui, lo toccò e gli strinse le mani per comunicargli il magnetismo. Dopo, essendosi Ingenhousze diretto un'altra volta verso l'ammalata ed avendola toccata, si manifestò in essa un forte accesso di convulsioni.

Si ripetè l'esperienza, e sempre nelle parti che Ingenhousze toccava si produceva dopo il contatto un forte movimento che prima non c'era.

Mesmer propose una seconda esperienza. Magnetizzò una tazza di porcellana scelta da Ingenhousze tra sei che erano nella stanza. Fatte applicare queste sei tazze sulla mano della malata, quando giunse quella che egli aveva toccata, essa fece un movimento dando segno di dolore.

Questa fanciulla isterica non aveva neppure bisogno che un corpo magnetizzato la toccasse. Mettendosi Mesmer alla distanza di otto passi e puntando verso di lei le dita, producevasi egualmente l'insulto delle convulsioni.

Quest'ultima esperienza è la sola importante di quelle che ho qui ricordato. Molti credono ancora oggi all'esistenza di un fluido magnetico col quale una persona può magnetizzarne un'altra. Questo fluido non esiste. Per convincersene basta ricordare che alcuni, come Cardano, riescono a magnetizzarsi da soli guardando un oggetto luminoso o pensando semplicemente al sonno ipnotico.

Pochi giorni dopo Ingenhousze disse agli amici che tutto era una farsa ed una soperchieria ridicola e combinata.

Mesmer si rivolse alla Facoltà medica di Vienna, perchè nominasse una commissione: ma la signorina Esterlina aveva preso marito, le convulsioni erano scomparse e non volle più sentir parlare di Mesmer.

III

Nel febbraio del 1778 Mesmer arrivò a Parigi. Quale sia l'ambiente nel quale ora vedremo aggirarsi la figura di Mesmer, quale il fondo del quadro che presentava allora la città di Parigi, non sono io che possa dire. Le pagine immortali del Taine nelle Origines de la France contemporaine hanno rappresentato quella società nelle sue metamorfosi, quando passò dallo stato feudale alla vita moderna con delle convulsioni che parvero mortali e dalle quali si è risvegliata più forte.

Mesmer aprì subito a Creteil una casa di salute. Quando uno arriva a Parigi dalla strada di Lione vede a destra Creteil guardando verso la Marna. È in una di queste case che Mesmer aveva raccolto i suoi primi malati quando due mesi dopo il suo arrivo invitò l'Accademia di Medicina a prendere conoscenza del suo nuovo metodo di cura. Non accennerò le lotte che Mesmer sostenne a Parigi coll'Accademia di Medicina e colla Facoltà medica:[20] racconterò solo come cominciarono le sue peripezie.

Tutti i Commissari si erano riuniti ed erano pronti a partire in carrozza per andare a Creteil quando fu loro rimessa una lettera la quale diceva che i malati del signor Mesmer avevano ricevuto qualche giorno prima la visita di un gran principe e che ciò aveva fatto in essi un grande effetto; che la visita dei Commissari faceva temere un altro sconvolgimento, che i malati erano tutte persone di condizione e non potevano essere trattati come la feccia del popolo. Mesmer sperava volesse la Società reale di medicina rimandare la sua visita fino a che non vi fosse un miglioramento.[21]

Questa lettera era accompagnata dai certificati di quattro persone guarite, e Mesmer soggiungeva che questi documenti tenevano luogo della visita progettata.

Malgrado il dissenso che subito scoppiò tra Mesmer ed i medici di Parigi, la clientela del medico tedesco diveniva ogni giorno più numerosa. Mesmer prima si stabilì all'Hôtel Bouret sulla piazza Vendôme e poi trasportò la sua clinica all'Hôtel Bullion vicino alla Borsa.

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