Peter girò a destra sul San Fernando Mission Boulevard e continuò a pedalare. Pali telefonici erano distanziati sporadicamente lungo i lati della strada; molti erano stati abbattuti per farne legna da ardere. Mentre passava, vide parecchie persone lavorare nei loro orti. Avrebbero probabilmente continuato a impegnarsi in quelle sciocchezze fino al giorno in cui lacqua avrebbe smesso di uscire dai loro rubinetti. Peter rabbrividì pensando al panico che stava covando sotto la superficie, come uno spirito maligno in attesa del giorno inevitabile in cui si sarebbe liberato.
Passò sotto un cavalcavia autostradale, attraversò una strada principale e arrivò in unarea che una volta era stata un parco. Era grande tre isolati in lunghezza e uno in larghezza. Anche qui era stato fatto un tentativo di coltivarlo a mais, ma era fallito a causa della folla che si era spostata a viverci. Il parco era pieno di vecchie auto scassate che le persone avevano portato lì e stavano usando come alloggi. Allinizio, Peter si chiese che cosa li avesse spintile abitazioni erano lultima delle cose che mancavano in quel momento. Poi vide che cosa cera davanti al parco.
Era la Missione di San Fernando, una degli edifici di culto fondati nel diciottesimo secolo da Padre Junipero Serra lungo quello che era stato poi chiamato El Camino Real. In quanto chiesa cattolica, rappresentava una delle poche organizzazioni ancora operative nel mondo contemporaneo. La missione operava come un punto di distribuzione di cibo, e considerava come uno dei suoi compiti principali quello di sfamare gli indigenti. Era questo il motivo per cui moltitudini di poveri si erano stabiliti nel parcheggio sullaltro lato della strada.
Peter provava sentimenti contrastanti nei confronti delle chiese. Non essendo religioso, tendeva a non fidarsi di loro. Era vero che ora stavano facendo un lavoro molto buono, provvedendo non solo ai bisogni materiali come la distribuzione di cibo ma anche curando i bisogni spirituali e tenendo alto il morale. Con il peggioramento della situazione, le persone si sarebbero sempre più rivolte alla religione come fonte di conforto. Questo andava bene per il momento ma Peter non poteva fare a meno di ricordare la Chiesa medievale fosse cresciuta fino a diventare un monolite paralizzante, che incoraggiava la superstizione e schiacciava senza pietà ogni individualità. Se lUmanità fosse riuscita a risollevarsi e a crescere ancora, la libertà di pensiero avrebbe dovuto essere unaassoluta necessità. Peter temeva che le chiese stessero portando un sollievo a breve termine e unoppressione di lunga durata.
Sì fermò davanti alla missione e scese dalla bicicletta. Quello sembrava il posto migliore dove passare la notte. Poteva sfamarsi alla missione e poi dormire appoggiandosi al muro. Le notti potevano essere fresche a Los Angeles ma di solito non erano fredde in modo insopportabile. Uno dei suoi pochi averia parte il denaro, che era utile solo in modo occasionaleera la coperta che teneva nascosta nello zaino. Sarebbe stata più che sufficiente per tenerlo al caldo quella notte.
Cominciò a camminare, spingendo la bici verso la missione quando notò che stava accadendo qualcosa in una stradina laterale a ovest del muro delledificio. Un nero con una motocicletta era stato assalito da una banda di giovani bianchi.
Penso sia da Pacoima, stava dicendo uno dei teppisti. venuto qui a spiarci, a cercare dove sono i nostri punti deboli. Forse lui e i suoi compari vogliono attaccarci per rubarci la benzina questa notte. Dolcezza, dove hai preso questa moto?
Il nero era giovane, alto e spigoloso; in momenti più felici avrebbe potuto essere un giocatore universitario di pallacanestro. Indossava una canottiera rossa, pantaloni blu e una bandana rossa intorno alla fronte. Il suo volto era adornato da un pizzetto e da baffi neri crespi, e da una criniera di capelli corti e ricci. Aveva unespressione di ribollente dignità. Toccate quella motocicletta, disse, e vi intaglierò il discorso di Gettysburg su quel vostro culo candino come un giglio. La sua voce era così bassa da risultare quasi impercettibile, ma trasmetteva un senso di forza.
Il gruppo di teppisti rimase sorpreso per un attimo, poi tutti cominciarono a ridere nervosamente. Erano nove contro uno. Chi pensi di essere, negro, per venire qui e darci ordini? chiese il capo, avvicinandosi di un passo. Il resto del branco fece lo stesso.
Con un movimento rapido, lo straniero infilò una mano nella tasca dei pantaloni, estrasse un coltello a serramanico e fece scattare la lama. Cominciò a muovere la mano facendo un piccolo cerchio davanti a sé, dando quasi l'impressione che la lama si stesse muovendo da sola. Nessun ordine, disse. Solo un consiglio.
I teppisti si fermarono ancora. La situazione si era fatta più seria, ed erano incerti sul da farsi. Il capo era nella posizione peggiore e non osava perdere la faccia davanti ai suoi scagnozzi. Così, dopo aver dato per un momento unocchiata al coltello, raggiunse con calma la sua cintura ed estrasse la sua arma, una baionetta dellesercito montata su un manico di legno. Se vuoi giocare duro, possiamo farlo anche noivero, ragazzi? Incoraggiati dal suo comportamento, gli altri estrassero i loro coltelli.
Peter si guardò intorno. Nessuno nel parco era in una posizione adatta per vedere quello che stava succedendoo, se lo era, stava facendo di tutto per ignorarlo. Sentì una sensazione di nausea nello stomaco e la saliva in bocca diventò acida e amara. Controllò che il suo coltello fosse libero nel fodero, nel caso fosse stato necessario usarlo.
La banda stava circondando la sua preda, ma con meno sicurezza di quanto era logico aspettarsi. La vittima potenziale non era un qualche straniero indifeso spaventato dalle loro minacce, ma un uomo forte con un coltello affilato e, in apparenza, in grado di usarlo bene. Il gruppo cominciò ad avvicinarsi con cautela.
Il nero mantenne la posizione girandosi lentamente per non perdere di vista sia quelli dietro di lui sia quelli che gli erano di fronte. La mano col coltello si muoveva agile e restava puntata direttamente alla gola del capo.
Con un muggito simile a quello di un toro, il capo attaccò. Il nero lo schivò agevolmente e mosse il polso con un movimento apparentemente naturale e senza sforzo, Quando il capo si raddrizzò, Peter poté vedere che cera un profondo squarcio sul suo orecchio sinistro e che stava sanguinando copiosamente. Il prossimo, disse il nero, ridendo.
In tre lo attaccarono da direzioni diverse. Uno ricevette un rapido calcio allinguine che lo fece piegare in due; il secondo si trovò a colpire laria mentre la vittima che si era girata di scatto abbassava con forza la lama sulla mano del terzo. Forza, urlò il capobanda. Cosa siamo? Un gruppo di polli? Facciamolo fuori!
Attaccarono tutti contemporaneamente, pur mostrando un gran rispetto per la forza dellavversario. Il nero aveva braccia più lunghe della maggior parte di loro e riuscì a tenerli momentaneamente a bada con i suoi fendenti, ma non poteva farcela a lungo contro un numero maggiore di persone.
Peter non era un combattente molto bravo anche se aveva dovuto fare molta pratica nel corso dellanno precedente. Di solito, se poteva, evitava le risse, ma questa era una di quelle situazioni che non poteva ignorare se voleva continuare a vivere in pace con la propria coscienza. Estraendo il suo coltello ed emettendo un urlo, si gettò nella mischia.
La banda fu colta di sorpresa da questo attacco proveniente da un'altra direzione e per un attimo si fermò, dando a Peter un vantaggio di cui aveva gran bisogno. Ne mise fuori combattimento uno con una rapida pugnalata al fianco, sotto le costole. Passando al successivo, lo colpì in faccia, appena sopra il sopracciglio. Il sangue zampillò dal taglio e finì nellocchio, accecando il ragazzo e facendogli credere di aver perso locchio. Cadde a terra, urlando.
La banda fu colta di sorpresa da questo attacco proveniente da un'altra direzione e per un attimo si fermò, dando a Peter un vantaggio di cui aveva gran bisogno. Ne mise fuori combattimento uno con una rapida pugnalata al fianco, sotto le costole. Passando al successivo, lo colpì in faccia, appena sopra il sopracciglio. Il sangue zampillò dal taglio e finì nellocchio, accecando il ragazzo e facendogli credere di aver perso locchio. Cadde a terra, urlando.
Il nero non aveva avuto esitazioni come gli aggressori. Il suo coltello aveva continuato a tenerli lontani, lasciandoli sulla difensiva. Ora, però, si erano ripresi dalla sorpresa dellattacco di Peter, e stavano a loro volta lanciando una controffensiva. Peter si trovò ad affrontare due grossi tipi minacciosi dallo sguardo assassino. Senza poter contare sull'effetto sorpresa, gli altri due erano senza dubbio due combattenti migliori. Peter lentamente indietreggiò per allontanarsi da loro finché si trovo con la schiena appoggiata al muro della missione. Gli altri due continuarono ad avvicinarsi a lui, con un ghigno feroce sui loro volti.
Quello alla sua sinistra si scagliò contro di lui. Peter cercò di scansarlo, ma non fu abbastanza veloce il coltello dell'aggressore lo colpì sulla parte superiore del braccio sinistro, il dolore si irradiò su tutto il suo corpo. Il sangue cominciò a uscire dalla ferita, macchiando la sua camicia già sporca, ma Peter non aveva tempo per preoccuparsene stava lottando per la sua vita.
La sua giravolta lo aveva messo in una cattiva posizione, perché ora aveva il suo lato sinistro verso l'esterno e quello destro con la mano che teneva il coltelloverso il muro. Fu costretto ad abbassarsi rapidamente perché il secondo aggressore, vista la possibilità, stava mirando alla sua testa. La lama sibilò a pochi millimetri dai capelli di Peter.
Nel tentare quel colpo, però, il teppista aveva aperto la guardia. Peter si lanciò in avanti e piantò il suo coltello nello stomaco dellaggressore. Luomo si lasciò sfuggire un grido di dolore e si accasciò lentamente. Peter estrasse velocemente la lama, si gettò a terra e rotolò lontano dal primo aggressore che stava tornando di nuovo da lui.
Quando si rialzò, vide che luomo lo stava affrontando in posizione raccolta, pronto ad attaccarlo. Si studiarono per un lungo momento, poi luomo attaccò. Peter provò a imitare un torero, spostandosi di lato, cercando di schivare la carica e parare il colpo, ma ci riuscì solo parzialmente. Il coltello dellaltro gli lacerò la camicia e gli graffiò le costole sul lato sinistro. Peter si voltò e indietreggiò di nuovo.
Laltro, percependo la possibilità di ucciderlo, attaccò ancora. Percorse solo metà della strada che lo separava da Peter, però, prima di urlare e cadere in avanti. Un coltello a serramanico era piantato nel suo collo.
Peter si guardò intorno, osservando il campo di battaglia. Sette corpi erano sparsi sul terreno la maggior parte di loro vivi ma feriti gravemente. I restanti due membri della banda erano in fuga lungo la strada. Nel mezzo di questo disastro, il nero ammirava con calma la sua opera. Sembrava illeso. Sorrise a Peter, si avvicinò ed estrasse il coltello dalla gola della sua ultima vittima, lo pulì sulla camicia delluomo, lo piegò e lo ripose nella tasca. Poi si diresse verso la moto, pronto a partire.
Ehi, disse Peter, non ti sembra il caso di ringraziarmi?
L'altro si voltò. Ringraziarti? Per cosa? Per aver fatto qualcosa che avrebbe fatto chiunque con un minimo di palle?
Qui non parliamo di chiunque, ma di me, e sto sanguinando.
Il nero si avvicinò con calma, prese rudemente il braccio ferito di Peter e lo esaminò. Calma, amico, è solo una ferita superficiale. Guarirà, a meno che non si infetti. Si fermò, come se gli fosse venuta in mente unidea. Vivi da queste parti?
Peter scosse la testa.
Ah, uno stoner, vero? Peter odiava quellespressione. Da quando era iniziato il Collasso, molte persone avevano lasciato le loro case e iniziato a vagabondare, cercando un posto migliore di quello che avevano lasciato. Si credeva che il termine stoner fosse nato perché queste persone erano descritte come rolling stones, ma Peter aveva più di qualche sospetto che la parola derivasse da un gioco sul suo nome.
Senti, continuò luomo, ti piacerebbe stabilirti in un posto tranquillo, dove non ci sono pericoli di carestie e tutti lavorano assieme?
Peter lo guardò attentamente. Certo, chi non lo vorrebbe? Solo che dove si trova un posto come questo? Nel tuo cortile?
Non fare lo spiritoso, amico, ti ho fatto una domanda ragionevole.
E io ho risposto di sì.
Come ti chiami?
Peter Smith. Ormai le bugie gli venivano da sole.
Il nero gli tese la mano. Kudjo Wilson. Si batterono il cinque invece di stringersele. Ascolta, se realmente vuoi qualcosa di meglio di tutto questo, e indicò il parco pieno di auto sfasciate, Penso tu faresti bene a fare una chiacchierata col mio capo.
Peter alzò le spalle. Non penso possa farmi male. Dovè?
Oh, è a poche miglia da qui. Se vuoi, puoi salire qui dietro e ti porterò subito da lui.
Peter scosse il capo. Mi dispiace, ma ho una bicicletta e preferirei non lasciarla quie non possiamo trasportarla facilmente con noi su quella moto.
Hai ragione. Il nero pensò per un attimo. Ti dico che cosa faremo. Andrò avanti e gli parlerò di te. Passerà comunque di qui, o molto vicino. Perché non ci aspetti lungo la superstrada, quella laggiù. Indicò un punto a est. È a un paio di isolati in quella direzione. Aspettaci prima del ponte del cavalcavia sulla corsia verso sud. Hai un orologio?
Peter scosse di nuovo la testa. Mi è stato rubato un mese e mezzo fa.
In ogni caso, sarà qui in un paio dore. Sarà dopo il tramonto, se questo non ti crea problemi.
Veramente.. cominciò Peter.
Fatti trovare lì, lo avvisò. Mise in moto la motocicletta. Noi non aspetteremo. E se ne andò.
Tenendosi il braccio sinistro dolorante, Peter tornò alla sua bicicletta. Dopo la lotta con quei tipi, la missione, alla fine, poteva non essere il miglior posto dove passare la notte, avrebbero potuto tornare con i loro amici per cercare di vendicarsi. Il suo stomaco si stava lamentando perché non aveva mangiato nulla da colazione, ma era meglio restare vivi piuttosto che sperare in un po di cibo gratis ed essere poi ucciso nel sonno.
Pedalò verso est lungo il San Fernando Mission Boulevard e, alla fine, arrivò al cavalcavia di cui gli aveva parlato Kudjo Wilson. Il sole era appena tramontato e il cielo stava diventando minacciosamente buio. Si fermò sotto il ponte e lo guardò. Avrebbe dovuto fidarsi di quello che gli aveva detto il nero? Aveva smesso da tempo di credere alle favole, e quella storia sembrava sospettosamente troppo simile a un moderno El Dorado. Un posto di pace e ricchezza era molto difficile da trovare e un invito ad andarci non poteva capitargli così fortunosamente. Inoltre, come poteva un nero avere le chiavi di Utopia? Non aveva senso. Se esisteva un posto del genere, che ci stava facendo Kudjo Wilson qui?
Ma, dopo tutto, cosa aveva da perdere? Se fosse stata unimboscata cosa avrebbero potuto rubargli al di là della sua bicicletta, di una coperta e del denaro praticamente senza valore? Sarebbe stato un bottino troppo misero per una trappola studiata in modo così elaborato. Inoltre, Wilson avrebbe potuto rubargli tutto lì sul posto se solo avesse voluto farlo. Lintera faccenda era molto sconcertante.