Non Resta Che Ricominciare - Emmanuel Bodin


Emmanuel Bodin

Non resta che ricominciare

Romanzo

Tradotto dal francese da Roberta Solazzo

© Emmanuel Bodin, 2014 - 2018 Versione originale francese

Oaristys Édition

© Roberta Solazzo, 2018 Traduzione italiana

Ilustración: MaddyZ / Shutterstock

Tutti i diritti di riproduzione, adattamento e traduzione, riservato totale o parziale per tutti i paesi.

«È molto raro che nella vita si abbia una seconda possibilità; è contro tutte le leggi.»

Michel Houellebecq

A Dacha

1  Capitolo 1

2  Capitolo 2

3  Capitolo 3

4  Capitolo 4

5  Capitolo 5

6  Capitolo 6

7  Capitolo 7

8  Capitolo 8

9  Ringraziamenti

1.

Da poco più di quattro anni, non mettevo piede in Francia ed ecco che stavo ritornando a Parigi per lavoro. Diversamente dalla prima volta non si trattava di un lavoretto estivo ma di un lavoro che avevo scelto con piena convinzione. Questa volta sono tornata per andare avanti nella vita, stabilizzarmi e stabilirmi una volta per tutte.

La prima volta, ero venuta per vendere borse alle Galeries Lafayette per soli tre mesi, vi avevo visto una favolosa occasione per esercitare il mio francese e perfezionare la conoscenza della lingua. Poi era accaduto qualcosa che non avevo previsto: un appuntamento con lamore. Quattro anni dopo mi capitava ancora di pensare alluomo che avevo conosciuto. Dopo il ritorno al mio paese di origine, in Russia, avevamo provato a mantenere una corrispondenza. Nel giro di pochi mesi non cera la minima speranza di rivederci. Io, mi ero improvvisamente innamorata di un altro ragazzo e col tempo anche a lui era successa la stessa cosa.

Non sapeva nulla del mio ritorno a Parigi e del lavoro di traduttrice che avevo appena ottenuto. Era un contratto di due anni. Ho esitato a contattarlo perché avevo paura di rivederlo.

Ero cosciente che cera mancato il tempo di costruire una solida relazione. Tre mesi appena sono un periodo troppo breve per amarsi ragionevolmente, soprattutto dato che non condividevamo la quotidianità. Mi aveva chiesto due volte se volessi trasferirmi a casa sua per risparmiare soldi. Dato che era single da poco tempo, avevo paura di trasformarmi, a suo vantaggio, in una compagna di riserva, come un kleenex per dimenticare la sua ex. Inoltre, temevo di perdere la mia libertà. E se dopo una discussione mi avesse buttato in mezzo alla strada, dove sarei andata, dopo aver lasciato per lui il pensionato per giovani lavoratori in cui vivevo?

Le vie del destino sono infinite, a volte incomprensibili: con tutte le case vuote a Parigi mi ritrovavo a risiedere allo stesso indirizzo di Montparnasse e nello stesso edificio. Solo la stanza era diversa, così come lo era il pavimento. Dal quarto piano ero scesa al terzo. Era un segno che la nostra storia sarebbe ricominciata dove si era più o meno interrotta?

Parigi, ne ero davvero innamorata, come un colpo di fulmine che ti travolge in un istante. Probabilmente lincantesimo non era solo dovuto al fascino della capitale; avevo, forse, semplicemente ceduto alla magia, alla vitalità della Francia? Da adolescente, sognavo di visitare questo paese. Il sogno era stato esaudito, si era avverato. Anche se avevo visitato soltanto Parigi, la sua eco mi aveva mostrato unatmosfera così diversa dalla mia città natale in Russia! Ero stata sopraffatta da un forte senso di libertà, come un vento di pazzia passeggera, unindipendenza inebriante, unemozione che non avevo mai provato prima. Questa impressione era stata al tempo stesso strana e piacevole. Stavo così bene su questo suolo francese, liberata da ogni costrizione; come se delle ali mi fossero spuntate sulla schiena. Pur tuttavia, il tempo era trascorso così rapidamente senza che percepissi la clessidra che distillava le giornate più velocemente di quanto io non avessi voluto. Dopo questo soggiorno, una trasformazione si era operata in me: non mi ero sentita più la stessa donna. Qualcosa di nuovo era germogliata e mi avrebbe segnata per gli anni a venire. Ero tornata a casa con il cuore pieno di ricordi, diversi gli uni dagli altri. Per tre mesi, la mia vita era stata molto movimentata, segnata per sempre. Mi ero evoluta per avvicinarmi alla maturità. Tuttavia, cera ancora molto lavoro da fare per realizzare me stessa e molte cose da imparare. La vita, lavrei capito più tardi, se ne sarebbe fatta carico velocemente.

Ora che sono nuovamente in questo paese, la Francia, ne voglio approfittare al meglio. Ad esempio, voglio partire alla scoperta di altre città, odorare la lavanda in Provenza, ammirare le scogliere di Etretat, bagnare i piedi nellAtlantico In due anni dovrei trovare il tempo per visitare queste regioni e molto altro ancora.

Sembra che quando si provino sentimenti damore, non sempre ci sene renda conto nellimmediato. Si crede di non aver alcun sentimento mentre questi fluttuano in aria, come in attesa, proprio vicino al nostro cuore. Se non si sono ancora pienamente integrati è per lasciarci la possibilità di accettare questo fatto o rifiutarlo. Amare non è qualcosa di ovvio. Ѐ un dono di sé, un abbandonarsi allaltro. Ѐ un tumulto che trasforma una vita, che unisce due anime vagabonde, a cui una scintilla ha dato fuoco, spingendole in un nuovo spazio-tempo isolato, inaccessibile e incomprensibile al resto degli uomini. Ѐ un intero universo, che appartiene solo a due esseri che si sono amati. Come non rimanerne sconvolti? Ѐ al tempo stesso una follia che si cerca e che si sfugge.

Quando conobbi Franck, era disoccupato. Fotografo di formazione, non era riuscito a far apprezzare il suo lavoro, a esporre le sue foto. Tuttavia, ricordo che aveva uno sguardo interessante, piuttosto personale. Oramai, lavora nel cinema e si guadagna da vivere molto meglio. Talvolta, non bisogna ostinarsi a perseverare in una direzione se questa risulta essere completamente sbarrata ed esclusiva. Prendendo una strada diversa, le cose possono risolversi da sé e ripresentarsi con un aspetto più gradevole, procurandovi piaceri inattesi fino ad allora. Questa evoluzione corrisponde un po' a quello che ho vissuto io. In Russia, volevo lavorare come interprete. Ѐ tuttavia difficile farsi notare se non si diventa il migliore e soprattutto se uno non ha seguito buoni studi che consentono di accedere facilmente a questo lavoro. Ho amato larte in tutte le sue forme, quindi lho studiata per me stessa. Sì, però... quali porte ci aprono le formazioni artistiche? Mi sono accorta, un po' tardi, che bisognava sfondarle tutte! Ma come sventrarle quando sono cosi ferocemente blindate? Senza conoscenze già infiltrate che vi possano permettere di sceglierne una, non cè nulla in cui sperare. Mi ero bloccata. Cosa mi restava da fare allora? Dei lavoretti occasionali per mantenermi per il resto della mia vita? Non potevo accettare una simile prospettiva. Avevo ancora troppe ambizioni.

Con il senno di poi, mi sembra che con Franck ci siamo incontrati prematuramente. Questo è ciò che accade spesso nella vita: incontriamo una persona che si lega a noi troppo presto o troppo tardi. A causa di questa intempestività, ci sfugge una felicità che era a portata di mano. Ci si interroga anche sul futuro e abbiamo paura di dover rinunciare a tutto. Sia in un caso che nellaltro, non rimane che ununica soluzione: la fuga!

Non era affatto responsabile. Si era sentito pronto e mi voleva vicino a lui. Io, invece, appena uscita dalladolescenza avevo una voglia pazza di scoprire la vita e di divertirmi. Ma ecco che, incontrando Franck, lamore era sbucato fuori dal nulla. Ero subito rimasta abbagliata e accecata. Era cosi bello, tranne per il fatto che era troppo presto. Ho cercato di reprimere i miei sentimenti perché sapevo che non ci sarebbe stato un lieto fine. Trascorsa lestate, sono dovuta ritornare a casa per terminare i miei studi. Era molto più facile stare lontano. Quattro anni dopo, non vedo più la mia vita sentimentale allo stesso modo. Quando guardo indietro, come in uno specchietto retrovisore, rifletto sul copione che recitavamo. In certe occasioni, potremmo persino chiederci se non ci fossimo persi qualcosa durante il tragitto. Quando le speranze non vengono appagate, i rimpianti sono lì a ricordarci che unaltra strada forse sarebbe stata più adatta.

Franck ha quasi dieci anni in più di me. La sua età non mi aveva mai turbata. Al contrario, mi era piaciuto immediatamente. Il suo fisico era abbastanza comune: bruno con un pizzetto ed esile. La sua semplicità, la sua cortesia, le sue piccole attenzioni ed il suo umore equilibrato, di cui avevo assolutamente bisogno per sentirmi serena, avevano fatto colpo su di me. Mi lasciai sedurre e trasportare dalle onde di questa storia. A distanza di poche settimane, non riuscivo ancora a capire cosa volesse da me, se volesse impegnarsi seriamente o no, il che probabilmente aveva suscitato in me un po' di diffidenza e sentimenti contrastanti. Sembrava che fosse ancora innamorato della sua ex. La loro storia, tuttavia, non era stata altro che una breve avventura rispetto alla nostra relazione in erba. Dalla precedente, Franck ne era uscito annientato. Era stato il nostro incontro a risollevargli il morale. Mi trovava splendente come un raggio di sole che illuminava loscurità della sua vita e io adoravo le parole dolci che mi sussurrava, anche se la paura mi frenava per la stessa ragione.

Una volta tornata in Russia, a Irkutsk, già dopo alcuni giorni, mi mancava. Il fatto di vivere lontano dalla Francia, ne era la causa o forse i sentimenti che avevo respinto riaffioravano in me? Volevo proteggermi, non soffrire, entrambi sapevamo che la nostra storia avrebbe avuto una fine, una scadenza inevitabile e necessaria. La nostra unione non poteva in alcun modo durare. Avevamo giocato a fare gli innamorati con una relazione di cui entrambi conoscevamo lepilogo. Dovevamo chiudere questa parentesi per costruire un nuovo presente senza la presenza dellaltro. Come mi aveva detto chiaramente Franck, vivevamo un amore improbabile... Eppure, era stato proprio lui che aveva voluto crederci di più. Non aveva voluto mettere un punto alla nostra storia. Non voleva permettere che la nostra unione cadesse nelloblio, diventasse passato. Aveva sognato di vivere il nostro amore nel presente, quando questo presente non aveva nulla da offrire. Per diversi mesi, eravamo rimasti in contatto per non perderci di vista. Mi chiamava regolarmente e mi suggeriva gli studi che avrei potuto intraprendere in Francia. Mi vedeva bene a iniziare un master in lingua o letteratura francese ma non gli importava davvero, voleva solo che tornassi il prima possibile. Non so se fosse la solitudine sentimentale ad avere influenzato il suo comportamento o se gli mancassi davvero. Mi aveva colpita, comunque, sentire che desiderasse tanto la mia presenza.

La nostra corrispondenza era durata fino a quando non incontrai un ragazzo che viveva nella mia stessa città. Il presente aveva avuto ragione sul mio attaccamento a lui, che era affogato nel virtuale. È bello sognare, ma la vita non può essere costruita su un futuro incerto. Ero così giovane, il mio corpo desiderava vivere. È inumano essere soli per troppo tempo. Franck, molto attento, mi aveva chiesto di non passare troppo tempo con questo ragazzo. Gli avevo allora spiegato che la distanza tra di noi aveva spento i miei sentimenti; non sapevo cosa volessi davvero. Dopo averlo estromesso completamente, avevo ricevuto solo rimproveri fino a quando il suo dolore non era stato spazzato via da un nuovo idillio. Anche se la tristezza che si prova dopo un fallimento amoroso di cui siamo consapevoli fa nascere una delusione, che non potrà scomparire completamente. Qualche tempo dopo, anche nelle sue e-mail pacate, cera sempre in sottofondo una forma di rancore e di forte disappunto.

Il nostro ultimo dialogo era stato allinizio dellanno, quando lavevo chiamato per il suo compleanno. Sarei stata un anno più vecchia, a mia volta, poche settimane dopo e Franck mi avrebbe chiamata per farmi gli auguri per i miei venticinque anni... Per me, tutto sarebbe dovuto ripartire da qui e già mi vedevo a condividere questo giorno al suo fianco! Mi trovavo ora nella stessa città di una persona che amo e tuttavia mi sentivo così distante, anche più lontana di quando vivevo a settemila chilometri da Parigi.

Posso considerare la mia storia come una specie di insegnamento, fatto di esperienze e di molte sfide. Eccone le vicissitudini.

2.

Che tempo meraviglioso! Che lestate volgesse al termine, non era poi così evidente; la stagione si prolungava, piacevolmente, ideale per le passeggiate. Ma uscire da sola... Brrr... Ho sempre preferito uscire in compagnia, sia per fare quattro chiacchiere o soltanto per passare il tempo.

Quel pomeriggio, avevo deciso di andare al Jardin du Luxembourg. Da Montparnasse, era abbastanza vicino per cui avevo preferito fare una deviazione a Denfert-Rochereau, allungando considerevolmente il percorso, al solo scopo di dare una spintarella al destino. Tuttavia, quando il destino pianifica per voi un programma diverso né luogo né tempo concedono favori, qualsiasi tentativo è destinato allinsuccesso. Indugiavo in quel quartiere, dando unocchiata ai negozi e ai grandi magazzini e sperando stupidamente di incontrare Franck. Sicuramente, mi stavano scambiando per una turista smarrita, che non sa bene cosa cercare, ma nessuno si sarebbe meravigliato per cose del genere. Guardavo in ogni direzione ma non ero interessata né al sapone profumato al gelsomino dellerboristeria né al cornetto caldo e profumato del panificio accanto. Speravo solo in unapparizione. Il mio cuore batteva allimpazzata nel pensare alla sua casa così vicina, a pochi isolati di distanza. Sarebbe bastato che suonassi alla sua porta per sorprenderlo, per ritrovarmi davanti a lui come prima, quando ci frequentavamo. Ma stavolta, nulla giustificava unazione del genere.

Oltrepassai i numerosi caffè della piazza di Denfert-Rochereau, rallentai, vi guardai dentro, ciondolavo per cercare di vedere chi vi si trovasse allinterno. Di lui nemmeno lombra. Allimprovviso sentii qualcuno chiamarmi. A più riprese, dei Playboy da strapazzo mi invitavano a bere qualcosa. Più o meno lo stesso tipo di persone che avevo intorno quando lavoravo nei bar. Camminavo dritto per la mia strada. I miei occhi pensosi, delusi, sinceri fissavano i miei piedi. Attraversai la piazza, percorsi il viale Denfert-Rochereau e poi il boulevard Saint-Michel. Osservavo i passanti; gli uomini mi guardavano, mi sorridevano allegramente, altri sembravano intimoriti e abbassavano lo sguardo. Anchio abbassavo gli occhi, affranta. Andai per la mia strada. Arrivata vicino al parco, mi sistemai sulla terrazza di un caffè. Da qui, avevo una bella vista su uno degli ingressi. Vedevo le coppie tenersi per mano, abbracciarsi, ridere... La felicità stringeva in un forte abbraccio quelle persone. La mia felicità, invece, sembrava perduta, smarrita, persino scomparsa.

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