Durante i momenti in cui la mia mente si riposava dai flashback che la memoria gli sparava, mi capitava di incrociare lo sguardo di molti dei miei ex colleghi. Non so se mi riconoscessero o meno, sta di fatto che proseguivano per la loro strada come nulla fosse, senza nemmeno lasciarmi un euro. Come riuscivano a essere così indifferenti? Come riuscivano a cancellare tutte le esperienze trascorse assieme con un semplice colpo di spugna? Se sino ad ora la stima e il rispetto per quelle persone era calato precipitosamente, considerata la loro indifferenza per la mia situazione, ora queste due emozioni venivano cancellate via per ognuno di loro a ogni loro passaggio. Ora esisteva solamente una persona, me stesso. Cominciai a pensare di cosa avevo bisogno, e la risposta fu piuttosto banale e veniale, di soldi, e molti, e di certo stando seduto come un barbone alcolizzato non avrei risolto il problema. Ero già con le mani posate a terra, pronto a rialzarmi, quando notai avvicinarsi alla scatolina una persona. Calzava dei sandali usurati, con un paio di jeans tuttaltro che alla moda. Man mano che il mio sguardo si alzava, analizzavo labbigliamento grossolano indossato da quelluomo magnanimo. Dalla cintura gli usciva una camicia a quadretti rosso e bianca, assomigliava un po alla mia, non di pari bellezza, però alla moda. La vestiva leggermente aperta allestremità superiore, facendone fuoriuscire un ciuffetto di peli neri. I miei occhi si fermarono sui suoi, lasciandomi per un attimo spiazzato; sensazione esternata anche da lui, considerato che aveva fatto un mezzo passo indietro. Tentai di mascherare il mio disagio, ma non so quanto ci riuscii, sebbene normalmente la cosa mi veniva spontanea, ma con lui accadde qualcosa di anomalo. Guardare nei suoi occhi era come guardare in quelli di un bambino. Nessuna cattiveria o pregiudizio, e massima trasparenza. Mentire a quegli occhi era come mentire a una persona immacolata, a un parroco al momento della confessione. Il mio imbarazzo, ipotizzavo fosse nato dalla stima che versavo nei suoi confronti, perché non aveva la capacità di mentire, e se lo faceva chiunque avesse avuto di fronte se ne sarebbe accorto immediatamente. Era una situazione tuttaltro che semplice, ma che lui riuscì a spezzare con un semplice sorriso. Sfilò dalla tasca dei jeans la mano e dopo essersi piegato leggermente in avanti posando unaltra moneta, questa volta da due euro, nella mia piccola creazione architettonica, mi chiese:
Ti spiace se ti faccio un po di compagnia?
Con la mano spazzai via le cartacce che si erano depositate accanto a me portate dal vento. Non ricordavo da quanto tempo non lo vedevo, ma caspiterina era intatto, dal taglio di capelli, ai vestiti. Sin da quando lavevo conosciuto, lavevo sempre visto in quelle vesti, come fosse un super eroe con la sua tenuta speciale, e mai avevo trovato il suo odore sgradevole, a parte magari quello dellalito, tendente molte volte allaglio.
La nostra conoscenza era stata del tutto causale, per non dire dettata dal destino, anche se a queste stupidaggini non ci credevo profondamente. A volte imboccavo questo sentiero per giustificare certi avvenimenti della vita, dei quali non riuscivo a dare una spiegazione plausibile, ma con i quali ci dovevo convivere giorno dopo giorno, ora dopo ora. Credere che certe cose siano già scritte nella lavagna della vita, fa sperare che un capitolo venga chiuso al più presto e che allo stesso tempo ne venga aperto un altro, capace di mutarla completamente. Era una mera speranza, unidea nata e accantonata nel profondo dei miei pensieri, la quale però maiutava ad andare avanti e affrontare un giorno alla volta senza aspettarmi nulla dal futuro, solo avvenimenti positivi per migliorare e stimolare la mia esistenza.
La prima volta che lo conobbi mi venne subito alla mente, come un riflesso naturale. Entrò nel nostro ufficio, o meglio, ex ufficio della narcotici dove lavoravo, accompagnato da un altro nostro collaboratore, e suo connazionale. Era la prima volta che lavorava con quella mansione, però lamicizia con la persona che ce laveva presentato valeva più di mille parole. Infatti con lavanzare dei giorni la sua esperienza cresceva sempre più, come la confidenza con noi, e lentamente, con garbo e educazione, esprimeva la sua mera impressione su ciò che sentiva e traduceva, facendoci capire che sebbene quelle persone dicessero una cosa, ne volevano intendere unaltra, insomma stava diventando uno sbirro. La cosa che più lo faceva arrabbiare e per la quale aveva accettato il lavoro come interprete, era lantipatia verso i suoi paesani, ovvero verso quelle persone che si ritenevano più furbi e scaltri degli extracomunitari che vivevano in Italia rispettando le leggi e le regole presenti, e farceli arrestare per lui era una grossa soddisfazione. Certo per lui non era una bella reputazione, lavorava si per la polizia di stato, e per noi era un grosso vantaggio, ma visto dallaltra parte, lo ritenevano un infame, un Giuda traditore, e per questo sia nellentrare che nelluscire dalla questura era sempre molto discreto e cercava di mimetizzarsi tra le persone per non essere notato da qualche passante.
Brutta storia la tua. Esordì ma ora cosa fai? Mica potrà finire tutto così?
Non credo siano fatti tuoi. Ero uno sbirro e ora non lo sono più, quindi vedi di farti gli affari tuoi.
Non volevo mancarti di rispetto. Lo sai che ho sempre avuto grandissima stima di te e vedrai che tutto questo si sistemerà, abbi fiducia nello Stato, la verità viene sempre a galla.
La verità, seeeeela verità, a chi diavolo gliene frega della verità? A nessuno! E anche se fosse? Tutta questa faccenda si risolverà tra un anno o più, ed io sino ad allora che dovrei fare, dormire sotto un ponte? Eh me lo spieghi tu come faccio a campare per un anno senza lavorare, dopo quindici anni che faccio lo sbirro e lo stipendio mi bastava solo per arrivare a fine mese?
Tu sei una persona intelligente e non credo che la polizia sia il tuo unico mondo, apri gli occhi, allarga i tuoi orizzonti e vedrai che riuscirai in tutto ciò che vorrai. Questo è il mondo, il tuo mondo, ci sono persone che dal nulla diventano qualcuno solo perché hanno la volontà e la caparbietà di credere in loro stessi e la forza di non buttarsi giù alla prima difficoltà. Prendi tutto questo come la rinascita dello spirito e della persona, un capitolo nuovo ed entusiasmante della tua vita, della tua nuova vita.
Belle parole le tue, ma senza nulla non si va da nessuna parte.
Anche su questo ti do ragione, ma ora che hai intenzione di fare, di rimanere qui per il resto della giornata? Non rispondere nemmeno, prendi su i tuoi stracci e vieni a casa mia, se ti accontenti di un materasso buttato per terra, sei il ben venuto.
In altre circostante avrei rifiutato o almeno tentato di farlo, però accetto volentieri, e appena posso levo le tende. Ma con chi vivi? Anzi non me ne frega un accidenti, fai strada, e visto che ci siamo, che si mangia per cena?
Quasi me ne pento di averti invitato.
La prima volta che lo conobbi mi venne subito alla mente, come un riflesso naturale. Entrò nel nostro ufficio, o meglio, ex ufficio della narcotici dove lavoravo, accompagnato da un altro nostro collaboratore, e suo connazionale. Era la prima volta che lavorava con quella mansione, però lamicizia con la persona che ce laveva presentato valeva più di mille parole. Infatti con lavanzare dei giorni la sua esperienza cresceva sempre più, come la confidenza con noi, e lentamente, con garbo e educazione, esprimeva la sua mera impressione su ciò che sentiva e traduceva, facendoci capire che sebbene quelle persone dicessero una cosa, ne volevano intendere unaltra, insomma stava diventando uno sbirro. La cosa che più lo faceva arrabbiare e per la quale aveva accettato il lavoro come interprete, era lantipatia verso i suoi paesani, ovvero verso quelle persone che si ritenevano più furbi e scaltri degli extracomunitari che vivevano in Italia rispettando le leggi e le regole presenti, e farceli arrestare per lui era una grossa soddisfazione. Certo per lui non era una bella reputazione, lavorava si per la polizia di stato, e per noi era un grosso vantaggio, ma visto dallaltra parte, lo ritenevano un infame, un Giuda traditore, e per questo sia nellentrare che nelluscire dalla questura era sempre molto discreto e cercava di mimetizzarsi tra le persone per non essere notato da qualche passante.
Brutta storia la tua. Esordì ma ora cosa fai? Mica potrà finire tutto così?
Non credo siano fatti tuoi. Ero uno sbirro e ora non lo sono più, quindi vedi di farti gli affari tuoi.
Non volevo mancarti di rispetto. Lo sai che ho sempre avuto grandissima stima di te e vedrai che tutto questo si sistemerà, abbi fiducia nello Stato, la verità viene sempre a galla.
La verità, seeeeela verità, a chi diavolo gliene frega della verità? A nessuno! E anche se fosse? Tutta questa faccenda si risolverà tra un anno o più, ed io sino ad allora che dovrei fare, dormire sotto un ponte? Eh me lo spieghi tu come faccio a campare per un anno senza lavorare, dopo quindici anni che faccio lo sbirro e lo stipendio mi bastava solo per arrivare a fine mese?
Tu sei una persona intelligente e non credo che la polizia sia il tuo unico mondo, apri gli occhi, allarga i tuoi orizzonti e vedrai che riuscirai in tutto ciò che vorrai. Questo è il mondo, il tuo mondo, ci sono persone che dal nulla diventano qualcuno solo perché hanno la volontà e la caparbietà di credere in loro stessi e la forza di non buttarsi giù alla prima difficoltà. Prendi tutto questo come la rinascita dello spirito e della persona, un capitolo nuovo ed entusiasmante della tua vita, della tua nuova vita.
Belle parole le tue, ma senza nulla non si va da nessuna parte.
Anche su questo ti do ragione, ma ora che hai intenzione di fare, di rimanere qui per il resto della giornata? Non rispondere nemmeno, prendi su i tuoi stracci e vieni a casa mia, se ti accontenti di un materasso buttato per terra, sei il ben venuto.
In altre circostante avrei rifiutato o almeno tentato di farlo, però accetto volentieri, e appena posso levo le tende. Ma con chi vivi? Anzi non me ne frega un accidenti, fai strada, e visto che ci siamo, che si mangia per cena?
Quasi me ne pento di averti invitato.
CAPITOLO DUE La risalita
Non so se un nuovo capitolo stava iniziando o mi celavo a scoprire la fine della mia storia, fatto sta che presi quellaiuto di buon auspicio e mincamminai seguendo il mio nuovo coinquilino.
Eccoci, siamo arrivati.
Dopo aver cambiato tre autobus e aver fatto quasi un miglio a piedi arrivammo in quella specie di palazzo. Da fuori era tuttaltro che accogliente e di sicuro laffitto non doveva essere stato molto alto, considerato lintonaco che si sgretolava.
Non male questa zona, servita bene poi. Dissi in modo ironico. Ma giusto per curiosità, visto che mi devo guardare un po attorno, quanto paghi daffitto?
Affitto? E chi lo paga laffitto, è mio lappartamento, ogni santo mese ho la rata del mutuo, è come una martellatacome dite voi? Sui maroni giusto? Ogni dieci del mese.
Beh, però, almeno è casa tua, un affare, no?
Vero? Lho pensato pure io quando lho comprata.
Ma me lo fai vedere questappartamento o rimaniamo fuori a parlare?
Linterno era decisamente conciato meglio dellesterno. Dopo aver salito le scale sino al primo piano, ad accoglierci fuori dalluscio cera un banale tappetino con la scritta Benvenuti. Mi bastò quel semplice zerbino per riscaldarmi il cuore e farmi sentire in un luogo famigliare. Non appena avevo varcato quella porta, era stato come entrare in una finestra astro temporale. La sciattaggine e il degrado rimasero fuori. Le pareti erano in condizioni perfette e incipriate di colori vivi e solari. Allingresso vi era un piccolo disimpiego seguito da unampia tavola in mogano ben intagliata, che di sicuro avrebbe lasciato senza parole chiunque lavesse osservata per la prima volta, come il sottoscritto. Questa era contornata da otto sedie, degne di accessoriare tale bellezza; come una parure di gioielli decora il collo di una bella donna. Sulla destra e sulla sinistra vi erano due porte a vetri. La prima custodiva la toilette, mentre una piccola e ordinata cucina si scopriva aprendo la seconda. Continuando ad avanzare e lasciando alle spalle la seconda porta, unapertura senza infisso lasciava intravvedere a qualsiasi invitato una camera degli ospiti, anche se a dire il vero sembrava un piccolo disimpegno per rimanere un po appartati. Continuando con la perlustrazione visiva, mentre mi accingevo ad accomodarmi in un piccolo e morbido divano, almeno allapparenza, unaltra porta annunciava lingresso a due camere da letto, le quali, ipotizzavo dalla luce dello specchio che ne rifletteva, condividessero il bagno.
Tralasciando questi vani, che dal mio punto di vista non erano il punto forte della casa, lasciandomi la tavola alla mia destra, potevo accedere a un piccolo disimpiego e a un grande salone. Queste stanze non erano separate tra loro, sebbene di primo acchito si avvertiva il distacco tra gli ambienti. Tale sensazione era creata dal diverso colore delle pareti e da una leggera gessatura finemente decorata, dando allambiente unaurea regale.
Nel primo ambiente, quello più piccolo, erano posizionati due divani a tre posti, luno di fronte allaltro, con al centro un piccolo tavolino. Questultimo aveva il ripiano in vetro dal quale si poteva notare una riproduzione del corano a dimensioni reali. Era aperto a metà e completamente rifatto in argento. Era stupendo e incastonato in quel mobile nero risaltava in tutta la sua magnificenza. Laltra stanza, due volte più grande, anchessa contornata da dei divani piatti. A dire il vero non sapevo come definirli, perché erano composti solamente dalla parte sottostante e al posto dei poggia schiena cerano dei giganteschi e morbidosi cuscini. Anche qui in mezzo cera un piccolo tavolino, ma a differenza dellaltra stanza qui cerano dei quadri. Erano tutti quadri religiosi. Uno riportava delle scritte del corano. Uno rappresentava la copertina del testo sacro. Un altro, che non riuscivo a comprendere, era linsieme di molte lettere sino a rappresentare quasi una fiamma ardente, ma forse era solo una mia misera e inesperta interpretazione.