Se qualcuno fosse stato nella stanza con lui, avrebbe notato le differenze. Gli occhi di Michael avevano iniziato a brillare di un ametista scuro e la sua anima divenne lentamente visibile, sovrapposta alla sua forma fisica.
Michael poteva sentire una parte di sé nel corpo del puma...che scorreva nel suo sangue. Sospirò di sollievo quando lâodore dellâinfezione svanì lentamente dalla stanza. Non poteva vedere sotto le bende per esserne sicuro, ma vide i lividi e le ferite sul volto di Micah guarire e poi scomparire completamente.
Ritraendo la mano, Michael barcollò allâindietro. Portandosi una mano agli occhi per alleviare la vertigini, fu sorpreso nel sentire delle lacrime sulle ciglia e sulla guancia. Si fermò per un momento, ricordando di aver pianto anche quando Dean aveva afferrato la sua mano e lâaveva posata sul corpo moribondo di Kane.
Era questo che intendeva Syn per desiderare fortemente? Il suo cuore e la sua mente dovevano essere esattamente nello stesso posto perché ciò potesse accadere?
Michael si guardò le mani e sospirò. Quanto desiderava che Syn fosse lì per rispondere alle sue nuove domande. Adesso Syn era sveglio ma, per quanto ricordava, lui non restava mai nello stesso posto...si muoveva sempre. Una volta aveva chiesto a Syn cosa stesse cercando, ma Syn gli sorrise con uno sguardo lontano negli occhi e rispose âAlcuni segreti sono destinati a rimanere tali.â
Forse lo avrebbe scoperto abbastanza presto...per ora sarebbe andato a casa a riposarsi. Guarire il puma lo aveva provato e aveva bisogno di riposare e riprendere le forze. Guardando Micah, Michael decise che doveva fare ancora una cosa per coprire le proprie tracce e riunire i fratelli.
Mettendo una mano sulla guancia di Micah, sussurrò il suo nome, costringendo il puma a svegliarsi per ascoltare le sue parole. Quando le palpebre di Micah sbatterono, Michael gli disse che avrebbe tenuto Alicia nascosta finché lui non sarebbe stato in grado di andare da lei.
*****
Trevor fermò lâauto davanti al Moon Dance prima di entrare nel parcheggio. Vedere Envy ferita gli aveva tolto dieci anni di vita...o almeno così si sentiva. Vederla ferita in quel modo gli aveva solo confermato di aver fatto bene a nasconderle la verità sul mondo paranormale e sul suo coinvolgimento per così tanto tempo. Mantenendo i suoi segreti, lâaveva tenuta lontana dal pericolo.
âCasa dolce casa.â mormorò senza guardarli. Scendendo dallâauto, Trevor girò intorno per aprire lo sportello ad Envy ma Devon lo precedette.
Devon lanciò a Trevor unâocchiata perfida mentre lâaltro uomo li seguiva, ma non disse nulla. Devon odiava essere debitore a Trevor per aver salvato Envy...ma odiava ancora di più che fosse proprio Trevor quella persona.
âNon câè bisogno che vieni con noi.â disse Envy, cercando di allentare la tensione tra i due. Sorrise lievemente a Trevor e gli fece un cenno per fargli capire di non essere cattiva, ma che aveva davvero apprezzato il suo aiuto.
Gli occhi di Trevor si intenerirono quando incrociò quelli di Envy. âMi sentirei meglio se sapessi che si prenderanno cura di te.â
Envy tremò dentro di sé...era una cosa del tutto sbagliata da dire.
âStai dicendo che non sono in grado di occuparmi di Envy?â chiese Devon, fermandosi quando raggiunsero le scale che portavano agli alloggi.
âNon esplicitamente.â disse Trevor mentre seguiva Envy su per le scale.
Gli occhi di Devon si spalancarono, corse dietro Trevor e lo spinse bruscamente contro il muro. âAllora spiegamelo, Orsetto del Cuore.â
Trevor strinse le spalle contro il muro âSicuro, Thundercat...Sei uno stronzo!â
âVaâ allâinferno!â ringhiò Devon ad alta voce.
âMi sembra di vedere i cartoni animati del sabato mattina.â mormorò Envy e si strofinò la fronte. âChe ne dite di smettere di schizzare testosterone ovunque e comportarvi bene per una volta? Ho un gran mal di testa, il braccio mi fa un male cane, e lâultima cosa che mi serve è vedervi combattere per chi è il migliore.â Guardò Trevor. âO la smetti o vai a casa, e non mi interessa quale delle due scegli.â
Devon sorrise finché Envy non guardò anche lui. âE tu... Ho il diritto di rinnegarti, gattino bello. Continua così e finirai per ululare nel vicolo.â
Tabatha era in attesa di sentire qualcosa quando sentì Devon mandare Trevor allâinferno. Aprì la porta appena in tempo per vedere Envy rimproverare entrambi e non poté fare a meno di ridere. Almeno adesso non era più sola.
âI ragazzi fanno ancora i cattivi?â chiese Tabatha.
âNon ne hai idea.â brontolò Envy mentre entrava nellâufficio di Warren con Trevor e Devon in silenzio dietro di lei.
Envy si tolse la giacca dalle spalle e gli occhi di Tabatha si spalancarono per la benda intrisa di sangue intorno al braccio di Envy. Ebbe un flashback di lei ed Envy ostaggio di Raven e della sua banda di sanguisughe, ma respinse con forza lâimmagine nel cassetto della sua mente.
âUno di voi vuole prendere il kit di pronto soccorso?â chiese Tabatha guardando Envy, per assicurarsi che la sua spalla fosse lâunica parte ferita.
âVado io.â rispose Devon, e andò nel bagno di Warren.
âCosâè successo?â chiese Tabatha mentre scioglieva la benda e vide dove la pallottola aveva colpito il braccio della sua amica.
âMi hanno sparato, ringhiato contro, quasi graffiata e coinvolta in unâesplosione.â disse Envy con un sorriso, che però scomparve quando vide lo sguardo sul viso della sua amica. âSto bene, davvero.â aggiunse rapidamente.
Ignorando Envy, Tabatha si limitò a fissare Devon quando tornò nella stanza. âDove diavolo eri quando Envy è stata ferita?â Non poté farne a meno. âLei è la mia migliore amica e dovresti prenderti cura di lei!â
Trevor sorrise tra sé, felice che qualcuno, oltre a lui, desse finalmente a Devon una più che meritata sgridata.
âA lottare per le nostre vite.â disse Devon in sua difesa. âNon ho potuto raggiungerla, ma Winnie the Pooh qui lâha portata in salvo.â
âSì, dopo che Hello Kitty ha lasciato che si allontanasse da lui.â concluse Trevor, cercando di non ridere al pensiero che Devon credeva ancora che fosse un orso mannaro...Se solo Devon sapesse la verità su ciò che era realmente. La voglia di ridere svanì quando il suo sguardo tornò su Envy. Se Devon avesse saputo la verità , allora lo avrebbe saputo anche Envy ed era stanco di farsi sorprendere a mentire.
Tabatha ed Envy si scambiarono uno sguardo rassegnato ed Envy mimò la parola âaiutoâ sapendo che Tabby avrebbe capito.
âEhi Trevor, puoi darmi uno strappo a casa?â chiese Tabatha, cercando di allontanare Trevor dalla stanza prima che Devon gli staccasse la testa...o che Envy desse i numeri con entrambi.
Trevor sospirò ed infilò le mani in tasca. âCerto, scendo e metto in moto lâauto.â
Dopo che Trevor se ne andò, Envy diede a Tabby uno sguardo di sollievo. âGrazie!â
Tabatha sorrise. âNon ringraziarmi perché adesso mi dovete un favore.â
âTi darò tutto quello che ho!â esclamò Devon con un sorriso.
âCompresa Envy?â chiese Tabatha, con gli occhi scintillanti.
âNeanche per sogno.â rispose Devon, facendole lâocchiolino.
âTi darò tutto quello che ho!â esclamò Devon con un sorriso.
âCompresa Envy?â chiese Tabatha, con gli occhi scintillanti.
âNeanche per sogno.â rispose Devon, facendole lâocchiolino.
Tabatha si finse delusa. âBeh, questo toglie tutto il divertimento.â
Envy ridacchiò quando Tabatha uscì impettita dalla stanza, fingendo di sbattere la porta nel mentre.
Capitolo 2
âMettimi giù, succhiasangue impazzito!â gridò Alicia, graffiando la schiena di Damon dalla spalla su cui lui lâaveva issata. Nel momento in cui si era resa conto che non erano diretti al Night Light voleva che lui si fermasse...ovviamente volere ed ottenere erano due cose diverse. âVoglio andare da Micah!â
âMichael mi ha detto di riportarti qui e qui resterai.â ordinò Damon, entrando con calma nella stanza di Alicia. La gettò sul letto e sussultò quando le sue unghie gli lasciarono lunghi segni sulla schiena. Ringhiando aggiunse âNon credo che il tuo ragazzo rimarrà troppo deluso se arriverai con ritardo nel suo...letto.â
Alicia sbuffò e cercò di precipitarsi giù dal letto, ma Damon la afferrò immediatamente con le mani ben salde sulle spalle.
Damon guardò verso di lei, cercando ancora una volta di lanciarle il suo incantesimo addomesticante. âDannazione, ti ho detto di fermarti!â
âNon sono un cane, io sono un gat...â La mente di Alicia si svuotò per un attimo mentre lo fissava, guardando il modo in cui i suoi capelli pendevano lungo quel viso perfetto. Sentì qualcosa nella bocca dello stomaco risvegliarsi con desiderio. Abbassando lo sguardo sulle sue labbra, ricorse allâunica cosa a cui riuscì a pensare per scacciare dalla mente il pensiero di baciarlo...lâaggressione.
âTu non sei il mio padrone!â Alicia lo colpì al petto, ma se ne pentì quando Damon chiuse gli occhi per il dolore e si chinò verso di lei.
âTi hanno mai sculacciata per farti crescere?â ringhiò Damon tutto sudato. Si rotolò via da lei per sdraiarsi supino.
âTi piacerebbe.â Alicia aggrottò la fronte, chiedendosi come fosse possibile che lâavesse appena portata dallâaltra parte della città come un uomo di Neanderthal, e ora sembrava che stesse per svenire solo perché lei lo aveva colpito. âStai bene?â chiese lei con sospetto, non volendo sentirsi in colpa per la propria reazione.
Damon aprì gli occhi solo per trovarsi faccia a faccia con un stupido orsacchiotto. I suoi occhi di ametista si limitarono a leggere il collare che esso indossava...câera scritto âMicahâ...
âSto alla grande...e tu?â le rispose mentre si metteva a sedere, chiedendosi perché finiva sempre per essere coinvolto con gli esseri umani...soprattutto le donne. Portano solo guai. Alzandosi, si diresse verso la porta sperando di non fare qualcosa di patetico, come svenire. âSe provi a lasciare questa casa prima che torni Michael ti farò mangiare quellâorsacchiotto.â
Alicia guardò la porta finché non se ne fu andato, poi alzò un sopracciglio verso il suo innocente orsacchiotto âBeh, io so quello che ho fatto...ma tu che hai fatto per farlo incazzare?â
Roteò gli occhi e si allungò per accendere la lampada. Damon lâaveva gettata sul letto così in fretta che non avevano nemmeno acceso la luce. Stava per prendere lâorsacchiotto ma si bloccò quando qualcosa sul letto attirò la sua attenzione. Proprio lì dove Damon era steso câera una macchia rossa recente. Allungò la mano e stava per toccarla quando si ritrasse.
Alzandosi dal letto, Alicia uscì sul balcone e scivolò verso lâaltra porta a vetri che conduceva in camera di Damon. Quello che vide le fece crollare il cuore sul pavimento.
Damon sbatté la porta della camera da letto e si strappò via la camicia nera, lanciandola nella stanza. Così facendo, alcuni proiettili rimasti allâinterno della camicia colpirono il pavimento e le pareti. Il suo corpo li stava costantemente spingendo fuori dalla sua carne nel tentativo di guarire. Lui fece un respiro profondo e guardò le ferite sanguinanti con doloroso disgusto. Erano i proiettili ancora in espulsione ad impedire alle ferite di chiudersi.
Vedendo un proiettile fuori a metà dal petto, lo estrasse completamente. Con lâaltra mano strinse il palo del letto così forte che il legno cominciò ad incrinarsi e rompersi. Se non fosse per il sangue del licantropo che aveva prosciugato prima, adesso sarebbe inginocchiato ad urlare come un dannato. A pensarci bene, probabilmente non sarebbe affatto uscito da quella villa.
Il sangue di un essere paranormale era più potente del sangue umano, ma era ovvio che, se voleva guarire più velocemente, allora doveva trovare altro sangue. Nessuno lâaveva mai accusato di essere paziente.
Con un grugnito, Damon lasciò cadere sul pavimento il proiettile che aveva appena estratto e andò allâarmadio per prendere unâaltra camicia. Tutto quello che trovò furono alcuni pullover...ne prese uno nero dalla gruccia e lo indossò prima di dirigersi verso il balcone.
Alicia teneva la mano sulla bocca per non piangere, vedendo le numerose ferite sul petto di Damon. Alcuni fori di proiettile erano ancora sanguinanti e alcuni stavano effettivamente spingendo i proiettili fuori dalla sua pelle. Non câera da stupirsi che si fosse contorto quando lei lâaveva colpito. Sentì un lampo di dolore afferrare il proprio petto. Come poteva essere stata così crudele?
Fece per aprire la porta ma si fermò quando Damon si voltò, afferrò un maglione dallâarmadio e lo infilò. Voleva piangere davvero quando vide la sua schiena insanguinata, che era messa peggio del suo torace. Quante volte lei lo aveva colpito sulla schiena prima che entrassero nella sua stanza. Alicia sentì le ginocchia indebolirsi a quel pensiero.
Quando lui si diresse verso il balcone, lei si spostò rapidamente e si girò, appoggiandosi al muro di mattoni tra le due camere. Portandosi una mano sul proprio petto illeso, trattenne il fiato e sperò che lui non uscisse e la sorprendesse a spiarlo.
Il panico cedette rapidamente il posto al dolore...poi alla rabbia e alla confusione. Damon le aveva mentito alla villa...tutto quel sangue era suo. Perché lo aveva fatto? Perché lâaveva protetta e non le aveva detto di essere ferito? Avrebbe potuto essere ucciso...e per cosa? Per salvarla?
Gli occhi di Alicia si spalancarono quando il balcone improvvisamente si aprì e Damon saltò sulla balaustra della terrazza guardando la strada sottostante. Era in equilibrio sulla solida ringhiera ma, prima che potesse saltare, sentì la sua presenza dietro di sé. Poteva sentire tutte quelle emozioni nella sua aura e sospirò...era stanco e ferito e non aveva più voglia di lottare con lei stasera.
âMichael ha cancellato il loro ricordo di te lì stasera. Se torni da Micah prima che ti chiamino...annullerai tutto quello che lui ha fatto per aiutarti. Se non vuoi restare per me...allora fallo per Michael, almeno.â Detto questo, Damon saltò giù dal balcone sullâerba.
Alicia sussultò e corse alla ringhiera di pietra, guardando giù mentre lui cadeva ciecamente. I suoi occhi si spalancarono e si aggrappò alla pietra quando capì che la cieca caduta di Damon non era così cieca come pensava. Le sue braccia si allargarono e sembrò che stesse attirando le ombre intorno a sé, avvolgendole strette...poi svanì prima di colpire il suolo.