La Società Del Diavolo - Ben Midland 7 стр.


“Perché?”

“Perché è la prima. Inoltre contiene un codice."

"Che codice?"

"Un segreto, racchiuso in un testo nascosto. Questo è tutto quello che so anche io. L'ho letto da qualche parte ma ora lo vedo io stessa. Incredibile."

"Incredibile?"

Lo guardò interrogativamente.

“Non importa. Il tuo volto mi dice che non ne sei ancora consapevole e questo mi dice che sei all'oscuro di tutto. Mi dispiace sia stato coinvolto nella morte di mio zio."

"Va bene, aspetta! Perciò sapevi di tuo —"

"Della sua morte? Sì. É stato ucciso. Sei stato da lui, vero?"

Sandwell rivide il corpo nel seminterrato. Il pensiero dell'effetto devastante che avrebbe fatto su di lei il vedere suo zio, fu abbastanza per riportarlo alla realtà. Il fatto che lei sapesse che lui aveva visto il suo corpo non era un motivo per restare stupito più a lungo.

"Sì,’ confermò. “Un patologo ha certificato che è stato —"

"Avvelenato," disse lei con calma.

La sua risposta lo stupì. "Come fai a sapere tutto questo? Dopo tutto, non eri lì."

Lei alzò le spalle. “L'avvelenamento è il modo con cui un cardinale uccide un altro cardinale. Nessuno a Città del Vaticano è abbastanza sacro per sfuggire alla possibilità di essere eliminato."

Un'idea degna di nota, pensò Sandwell. Questa donna parlava una lingua che non era abituato a sentire e non era solamente l'italiano. Il fatto che lei stessa fosse coinvolta in questo genere di cose era degno di nota.

Ricordò qualcosa.

"Forse questo significa qualcosa per te? L'ho trovato dentro al libro."

Prese la carta e gliela diede.

"Si tratta di scrittura allo specchio," rispose lei sorpresa. "Sai cosa dice?"

"No, mi dispiace. Non capisco o leggo molto bene l'italiano. Lasciamo perdere se è al contrario."

Raffaella prese uno specchietto per il trucco dalla sua borsetta e lo piegò ad angolo contro la carta.

"Ecco qui. É in inglese."

Sandwell si animò.

"Un testo molto stimolante," rise. "Farebbe meglio a leggerlo."

Le prese la carta e lo specchietto e lesse:

‘Epochal dips: A Satan is us!’

Riprese il foglio da Sandwell che la fissò completamente stupefatto.

Datemi un momento e mi sveglierò da questo sogno.

"Qual è il problema?" chiese. "Qualcosa non va?"

"No, non del tutto," rispose laconicamente. "Forse una lieve forma di pazzia che non avevo visto arrivare."

Ripetendo le parole alcune volte glielo restituì.

"Mi dispiace. Non ho idea di cosa significhi ma se me lo chiede mi sembra piuttosto apocalittico, come la fine di un'era perduta. Sembra che Satana giochi un ruolo in tutto questo."

"Ne sei sicura? Personalmente lo considero un avvertimento per qualcosa che avverrà presto,” replicò. “come una predizione, come l'arrivo di un profeta come Nostradamus, annunciata dall'arrivo di Satana, Baal, anti-dio o come le persone chiamavano il male. Nonostante questo, non credo che si sistemi in un posto diverso da quello che attualmente occupa l'Onnipotente."

"Al posto di, intendi?"

"Che altro? Lui, Satana, lottava per mettersi al posto di Dio cercando di gettarlo dal suo trono."

"In tal caso spero abbia torto. Deve rendersi conto che è stato un gesuita di quarto grado che ha scritto questo."

Lui la guardò incredulo. "Come lo sai? Voglio dire, come sai che è stato scritto da un gesuita? E cosa è un quarto grado?"

Lei sorrise misteriosamente. "Semplice. Conosco questa scrittura. É di mio zio. Nessuno scrive come lui. Guarda, le lettere sono proprio come note musicali. Vede la ‘R’? Molto arricciata. Senza dubbio opera di mio zio. Se non per —"

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"Cosa?"

Raffaella aveva girato la carta fissando l'immagine.

"Nulla. Mi domando solamente perché abbia usato una carta dei tarocchi. Questa carta simbolizza il lato nascosto, la Papessa. Cosa potrebbe aver voluto intendere inserendo questa carta?"

"La Papessa? Il Papa, no? É un'immagine di un papa. Guarda a cosa c'è scritto sotto. Dice, ‘Il Papa.’"

Lei girò la carta e gliela mise sotto il naso.

"Ne sei sicuro?"

Con sua grande sorpresa diceva ‘La Papessa’ e non ‘Il Papa’.

"Hm. Strano. Potrei giurare che prima diceva—"

"Qualcos'altro?” sogghignò lei. “Credo che tu soffra di un eccesso di immaginazione. Una volta capitava anche a me. La tua immaginazione corre più veloce del tuo cervello. Le lettere non cambiano improvvisamente nel corso di una notte, lo sai? Questa è chiaramente una femmina. Quindi è ‘La Papessa’ e non ‘Il Papa’ come sostieni tu. La Papessa è femminile, un papa donna. Perché mai ti ha dato questo?"

Sandwell non era in grado di ricordare di aver mai visto degli occhi così splendenti e carichi di energia.

“Speravo potesse darmi tu una risposta a questa domanda."

La donna scosse la testa. "Quelle parole non mi dicono nulla. Mio zio, però le conosceva, ne sono sicura. Deve averlo fatto con qualche scopo specifico. Tipico di lui. Suggerisco di andare a casa sua, ispezionare il suo ufficio. Forse troviamo qualcosa. É davanti alla Basilica. Non lontano da qui, dovremmo essere in grado di arrivarci senza essere visti."

"Faremmo meglio ad andarci subito," propose Sandwell. "Dobbiamo arrivare lì prima che ci pensi De Angelis."

La facciata chiara dell'edificio che stava davanti a loro sembrava quasi quella di una caserma dei vigili del fuoco. Nulla dimostrava che fosse la casa di una persona con un incarico di poco inferiore a quello del Papa.

Aprendo la porta molto alta, Raffaella notò il disappunto sul volto di Sandwell.

"Sì, può sembrare povera dall'esterno ma non ti dimenticare una cosa: è un palazzo costruito nel quinto secolo. Nei primi tempi sembrava più bello, ma le rivolte e le guerre hanno dato all'edificio un aspetto più dimesso."

All'interno aleggiava l'odore di una corsia di ospedale. Il grande studio, il corridoio e l'ingresso stesso erano ricoperti di ebano. A metà dello studio c'era una enorme scrivania antica. Era chiaro che il lavoro occupava un posto fondamentale nella vita del cardinale.

Entrambi cominciarono a farsi largo tra pile di riviste, numeri di periodici cattolici, cartelline piene di appunti, circolari e libri.

"Ma in realtà cosa stiamo cercando?" domandò Raffaella. "In questo modo non faremo grandi progressi."

"Qualunque cosa possa aiutarci a rintracciare il suo assassino. Quello che stava facendo o in che cosa era coinvolto. Appunti recenti sulla sua scrivania per esempio.”

Raffaella si sedette alla scrivania dello zio, rovistando i cassetti uno a uno.

"Scusami, quanti anni aveva tuo zio?" chiese Sandwell.

"Dunque, vediamo...credo ottantatré. Ne aveva ventuno quando è stato ordinato sacerdote nel 1954, l'anno della santificazione di Pio X.”

Sandwell annuì. "Come pensavo. Lo stile datato, la sua calligrafia, tuo zio deve essere stata una persona molto istruita. Non conosco nessuno con tali capacità o qualcuno che scriva ancora in questo modo."

Lei sorrise. "Al giorno d'oggi credo che una persona del genere sia chiamata un fossile. Lo era, sotto molti punti di vista. Ed era più conservatore della cantina sotto al Vaticano. Inoltre spesso dicevano che era un paranoico morboso e sull'orlo della nevrastenia. Ora capisco il perché, voglio dire, so che era mio zio, ma per quanto riguarda la frase sul retro della carta: chi scriverebbe qualcosa del genere?"

Lei sorrise. "Al giorno d'oggi credo che una persona del genere sia chiamata un fossile. Lo era, sotto molti punti di vista. Ed era più conservatore della cantina sotto al Vaticano. Inoltre spesso dicevano che era un paranoico morboso e sull'orlo della nevrastenia. Ora capisco il perché, voglio dire, so che era mio zio, ma per quanto riguarda la frase sul retro della carta: chi scriverebbe qualcosa del genere?"

"La tua domanda è retorica," sogghignò Sandwell. "ti sei risposta da sola."

Senza entrare nei dettagli Sandwell raccontò a Raffaella delle telefonate anonime, del modo particolare con cui gli era stata consegnata la busta, della chiave e della scoperta della sua carta d'imbarco vicino al corpo dello zio.

"Capisco. Quindi è per questo che hai lasciato il tuo palchetto così all'improvviso," esclamò lei. "Prima che mi rendessi conto che te ne eri andato."

"Dopo di che mi hai seguito," replicò Sandwell. “Non ti ho notata all'inizio. Bel lavoro! Tuo zio mi ha chiamato parecchie volte. Ora mi rendo conto che lo ha fatto per farmi uscire dal teatro per essere sicuro che fossi lì al momento giusto. Piuttosto intelligente devo dire, altrimenti non sarei qui proprio ora. Quello che però ancora non capisco e che speravo fossi in grado di dirmi è il motivo per cui ha scelto me, un completo sconosciuto per lui? Non conoscevo il Cardinale e non avevo mai sentito parlare di lui. E all'improvviso appari tu, sua nipote che entra in scena in modo così spettacolare esattamente al momento giusto per impedirmi di essere arrestato. Un'azione fulminea e pericolosa. Nel complesso una situazione molto strana, mi domando ancora cosa ci sia dietro a tutto questo".

"Chi," disse lei bruscamente. "É stato mio zio a essere stato ucciso. Ha cercato di mettersi in contatto con te anche se troppo tardi. E perché sei così sicuro del fatto che non ti conoscesse? Magari a causa del tuo lavoro? Il motivo per cui ti ha mandato questo libro è qualcosa che non siamo in grado di capire al momento. Rivelare questo reperto è una cosa rischiosa da fare in questa città. Nessuno dovrebbe fare una cosa del genere in questo modo."

"Giusto. Credo che quello che ho fatto è insolito, forse anche pericoloso?"

"Non per me, ma per il suo proprietario. Gli causerà un sacco di problemi. Non importa. I Gesuiti lo possedevano. Ho sempre desiderato vedere soffrire questi bastardi, così a lungo da desiderare di vederli sterminati."

“Forse non è un buon piano per il momento. Ma come facevi a sapere chi ero?"

Lei sospirò profondamente. "Per l'ultima volta, non lo sapevo. Dopo che ti ho seguito alla stazione ti ho visto prendere qualcosa dall'armadietto che aveva usato mio zio. Motivo sufficiente perché ti seguissi."

“Capisco. E la carta d'imbarco?"

"Non ne ho idea. In qualche modo deve aver scoperto qualcosa sulla tua identità. Farlo per un gesuita di quarto grado era un gioco da ragazzi."

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Sandwell rimase senza parole. Questa bella italiana sapeva molto di più di quello che voleva dire. E ora che aveva perso il suo aereo e che, grazie a De Angelis, non si sarebbe potuto presentare all'aeroporto molto presto, aveva parecchio tempo per provare la sua innocenza.

"Voglio che cominci a dirmi alcune cose, in particolare sui Gesuiti," chiese. "Il mio unico modo per uscire da questo casino è scoprire chi c'è dietro all'omicidio. Se l'assassino è un membro della Società di Gesù Cristo, qualcosa che faccio fatica a immaginare, devo trovare un modo per mettere qualcuno come De Angelis sulle sue tracce."

"Ne sei sicuro?" chiese Raffaella, schioccando le labbra. "Deve rendersi conto in che cosa ti stai cacciando. A loro non piace che gente esterna si immischi dei loro affari."

"É un rischio che dovrò correre. Se posso provare la mia innocenza sono pronto a qualsiasi cosa. Da dove cominciamo?"

Una ruga apparve sulla fronte di Raffaella.

"Con la differenza tra il bene e il male. Tutti i membri sotto il quarto grado sono fratelli innocenti. É lo stadio dove resta la maggior parte dei fratelli gesuiti dopo aver fatto il giuramento di primo grado, un posto dove restano per il resto delle loro vite. É un terreno fertile dove novizi, sacerdoti, insegnanti e cappellani militari con una vocazione possono prosperare. Devi capire che non è altro che una copertura. Come tutte le istituzioni religiose della chiesa cattolica i membri anziani della Società di Gesù Cristo fanno i tre giuramenti tradizionali di povertà, castità ed obbedienza. Questi uomini si impegnano anche in un quarto giuramento, un'espressione del carisma della congregazione. A quel livello possono avere accesso alla società segreta a cui appartengono solo alcuni vescovi cardinali e diaconi. Sono gli pseudo cattolici romani con una lingua biforcuta, obbligati a seguire senza condizioni il Papa secondo il quarto giuramento. Per gli esterni è un campo minato invisibile, il quarto giuramento è come un libro con all'interno qualcosa che non sembra nulla se non delle pagine vuote. Solo chi è all'interno, solo i Gesuiti di alto rango dell'Ordine hanno accesso a un circolo esclusivo e sanno cosa c'è dentro. Chiunque abbia dei piani per distruggerli o non rientri nei loro piani sarà eliminato con il veleno o avrà un incidente, compresi coloro che vogliono lasciare l'Ordine."

"Eliminati? Intendi dire che sono ...”

"Assassini?"

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Raffaella lanciò a Sandwell un'occhiata carica di dolore.

"Conosci il loro motto? INRI. ‘Iustum Necar Reges Impios´ e significa ‘é permesso distruggere o sradicare re, governi e governanti eretici ed empi.’ Ora lascia che ti si imprima nel cervello. É stato mio zio, un cardinale che ha dato la sua vita per essere sicuro che il segreto dietro a questo libro, insieme con il messaggio sulla carta dei tarocchi raggiungesse il mondo esterno. Attraverso te. Devo sillabartelo di nuovo?"

Sandwell ebbe un'idea.

"Tuo zio aveva una cassaforte, una cassetta di sicurezza o qualcosa del genere?"

"No, che io sappia, ma è possibile.”

“Allora dobbiamo cercarla."

Esaminando l'intero ufficio, i quadri furono rimossi dal loro posto e gli armadietti spostati.

"Nulla," sospirò Sandwell, dopo aver cercato ininterrottamente per circa mezz'ora. "Abbiamo guardato ovunque per due volte. Se è qui, è nascosta dannatamente bene."

"Forse è logico, ripensandoci," disse lei. "Un cardinale non dovrebbe avere nulla da nascondere."

"Sbagliato!"

Sandwell, che aveva esaminato per la terza volta i cassetti della scrivania estrasse un foglio da sotto una pila di lettere.

"Cosa abbiamo qui? Sembra che tuo zio nascondesse qualcuno dei suoi affari loschi."

"Vediamo."

Raffaella venne a controllare le sue scoperte sporgendosi sopra alla sua spalla, permettendo a Sandwell di cogliere l'aroma del suo profumo.

"Acqua di Parma."

"Scusa?"

"Il mio profumo. Noto sempre quando le persone cercano di indovinare cosa indosso."

Sandwell arrossì. Senza dubbio il suo profumo era molto meno pericoloso dell'Acquetta di Napoli che aveva ucciso suo zio.

"É una lettera," indicò col capo. “Scritta da mio zio al capo del clero, la gestione giornaliera della Società. C'è —"

Alla luce della lampada da tavolo vide le sue pupille allargarsi.

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