A Ferrari poco mancò per rovesciare il caffè sul tavolo.
<<Lei ha visto troppi film. Lultima offerta sono venticinque milioni di sterline, subito, sullunghia. Naturalmente se vuole glieli posso accreditare in qualche società off shore. Prima di rispondermi le consiglio di parlane con i suoi clienti>>.
Tancredi era visibilmente stufo della spacconeria di Ferrari e si appoggiò gomiti al tavolo guardandolo fisso negli occhi.
<<Mi spiace amico mio ma non ci siamo. La mia proposta per la Salus è questa: trenta milioni di sterline e il quindici per cento sui ricavati. A voi passa il diritto in perpetuo sul prodotto di Alvarado e noi rinunciamo a qualsiasi azione legale>>. Tancredi raccolse in fretta i fogli e si alzò dal tavolo diretto alla porta.
Ferrari pensò avesse finito ma sulla soglia Tancredi, come per un ripensamento si girò.
<<Dimenticavo, sarò ancora qui a Napoli fino a venerdì. Riporti la proposta ai suoi clienti e mi faccia sapere. E se crede che i fogli che ha visto siano furto industriale aspetti di vedere come verrà additata la Salus quando avrò fatto avere quei documenti a tutti i maggiori giornali, scientifici e non, del globo terrestre. Sono sicuro che qualcuno di questi ridefinirebbe il concetto di furto del brevetto>>.
Senza aggiungere altro si voltò e uscì.
Capitolo 7
Faccia a faccia
(Ferrari)
Immaginate di vivere fuori città, in un piccolo quartiere dove non c'è molto da fare. Quando nasci in una periferia malfamata la tua vita è condizionata da due scelte: o diventi un delinquente o un poliziotto. Io ho deciso di diventare un avvocato penalista. Non è stata una scelta dettata dal fatto che sono figlio di due avvocati. Bensì, la scelta è nata da fattori impulsivi. Ho sempre amato le storie di avvocati di successo, desideravo e immaginavo di diventare da grande un grosso avvocato newyorchese, un avvocato conosciuto soprattutto per la sua retorica e per la lotta a favore dei più deboli. Un gentile e ricco avvocato vincitore di innumerevoli class action.
Durante gli anni universitari alternavo a letture di testi universitari di diritto, tantissimi legal thriller di qualsiasi autore mi capitasse a tiro. Mi davano la carica per non arrendermi alle difficoltà della materia e mi facevano sognare. Meraviglia delle meraviglie, sembrava che avessi attratto quel mondo. Ora ero un protagonista di un legal thriller.
Fu così che il giorno dopo l'incontro scontro con Tancredi dovetti informare i miei clienti dell'accaduto per lavorare sul da farsi.
Anche se è sabato mattina devo informare Saveri e tutto il Consiglio di Amministrazione. Abbiamo poco tempo e dobbiamo decidere il piano di attacco. Fino ad ora abbiamo giocato in difesa aspettando cosa avevano da proporci gli inglesi. È venuto il momento di agire. Prendo di corsa il cellulare e compongo il numero di Saveri.
<<Dott. Saveri? Buongiorno. Sono l'avvocato Ferrari. Mi scusi che è sabato mattina, ma avrei urgente bisogno di parlare con lei e col suo Consiglio di amministrazione... Come? No, non posso parlarle per telefono... No, non si preoccupi, nulla di preoccupante, solo un contrattempo... Perché non viene a prendere un caffè al mio studio questo pomeriggio con i suoi soci? Bene, vi aspetto verso le 17:30 allora... Buona giornata>>.
È meglio non parlare troppo al cellulare quando si fa questo lavoro. Ad essere intercettati non ci vuole nulla. Indosso la tuta e vado a correre con Lucky, correre mi aiuta a pensare meglio.
Alle 17 e 30 in punto squillano al citofono. Sono arrivati. Li faccio accomodare.
<<Allora, di cosa ci voleva parlare di così urgente avvocato Ferrari?>>, dice un po preoccupato Saveri.
<<Signori, ci sono delle novità. Non so se mi avete nascosto qualcosa o gli inglesi avevano un asso nella manica, ma l'avvocato Tancredi, nella discussione di ieri mattina, mi ha mostrato il trial clinico del medicinale e ha velatamente minacciato di riferire tutto alla stampa se non accettiamo la loro offerta di trenta milioni di sterline subito, più il quindici per cento sui ricavati della vendita del prodotto ultimato>>.
<<COOOSA? Quelli della Dreddson devono essere impazziti. Se pubblicano quei documenti segreti li porteremo dritti in Tribunale! Dannazione!>>, tuona Saveri, mentre sul volto degli altri compare un'espressione di autentico terrore.
<<Si calmi Dott. Saveri. Ho già provveduto a respingere l'offerta, ma Tancredi voleva, a ragione, che ne parlassi prima con tutti voi. Capirete bene che se quei documenti finissero in mano alla stampa la successiva pubblicità negativa che ne potrebbe derivare non gioverebbe affatto alla commercializzazione del farmaco...>>.
<<Maledizione, come diamine hanno fatto quei documenti ad uscire dalla società!>>, dice Fazio appena ritrova l'uso delle parole.
<<Quando scoprirò chi è stato il traditore...la pagherà cara ... Ma, che mi venga un colpo...>>, impreca Raia alzandosi subito in piedi, <<l'unico che aveva la possibilità di far uscire quei documenti dalla Salus era il dottor Alvarado, quel maledettissimo figlio di una buona donna...>>.
<<Aspettate un attimo, mi state dicendo che Alvarado adesso si sta mettendo a fare il doppio gioco anche con noi?>>. Ora inizio a non capirci più niente.
<<Il triplo gioco vorrà dire, avvocato! Se prima ha lasciato la Dreddson per noi della Salus e adesso vuole mercanteggiare nuovamente per tornare dai suoi vecchi padroni, beh, mi sa che ha capito male stavolta. Qui siamo a Napoli e non a Londra. Ora ci penso io...>>, aggiunge frettolosamente Saveri senza, evidentemente, pensare troppo a ciò che sta dicendo. L'ira lo ha completamente accecato.
<<Signori un po' di contegno, vi prego, manteniamo la calma e non saltiamo a conclusioni affrettate. Le nostre sono solo ipotesi e non provano proprio nulla. Prima di additare qualcuno ragioniamo bene perché, poi, si potrebbe non tornare più indietro se non con perdita di stima reciproca e voi volete continuare a lavorare con Alvarado, se non erro>>, aggiungo cercando di calmare gli animi.
<<Non con questi presupposti, avvocato. Se scoprissimo che Alvarado sta facendo il doppio gioco, stia sicuro che non solo non lavorerebbe più con noi, ma con nessun'altra azienda farmaceutica. Glielo posso assicurare>>, dice Fazio.
<<O potrebbe capitargli improvvisamente un grosso guaio... come una radiazione dall'albo... Noi rispondiamo al male col male...>>, sghignazza Raia.
<<Stop! Basta così. Ci stiamo lasciando trasportare troppo. Ora, ragazzi, sentiamo cosa ci suggerisce l'avvocato Ferrari>>. A questo punto Saveri sembra aver ritrovato tutta la lucidità che lo contraddistingue e che lo ha fatto diventare portavoce e punto di riferimento imprescindibile del Consiglio di amministrazione.
<<Sì. Ho pensato bene a questo. E, semplicemente, la mia proposta è di andare a colloquio da Alvarado con l'avvocato Tancredi. Magari a casa di Alvarado, così da non farlo spaventare>>.
<<Grandiosa idea! Ma perché dobbiamo portarci anche l'avvocato Tancredi?>>, rispose perplesso Saveri.
<<Beh, perché se lui fosse d'accordo con Alvarado, insieme si potrebbero tradire e, in più, sarebbe più facile smascherarli e farli addivenire a più miti consigli>>, suggerisco prontamente prima che possano sorgere altri dubbi.
<<Bene!>>, rispondono quasi all'unisono i tre. <<Andata! Si occupi lei degli appuntamenti e ci faccia avere notizia del giorno e dell'ora. La passeremo a prendere noi>>.
Detto ciò, come è ormai consuetudine per quei tre grossi uomini di affari, si alzano e si accomiatano frettolosamente da me.
La palla ritorna al sottoscritto. Devo chiamare Tancredi e notiziarlo. La cosa mi infastidisce non poco, dato che potrebbe scorgere in ciò qualche punto a suo favore. E a me non piace perdere. Non mi piace perdere mai e, quando non posso proprio evitare un litigio, mi piace avere l'ultima parola. Anche stavolta andrà così. Gli farò credere di avere quel piccolo vantaggio, il punto in più per la vittoria. Una volta abbassata la guardia gli darò il colpo di grazia.
<<Avvocato Tancredi? Salve, Ferrari... Sì, bene grazie. Sì, ho parlato con i miei clienti e vorrebbero incontrarla con Alvarado presso la sua abitazione. Lei è disponibile?.... Ma naturalmente, come vuole. Le farò sapere il giorno e l'ora precisi>>. Riaggancio.
Lho in pugno.
Capitolo 8
La spia
(Tancredi)
Da qualche parte ho sentito dire che dormire poco fa male al cervello. Se questo è vero ho paura che le mie sinapsi neuroniche abbiano chiuso bottega circa un decennio fa. Non ho mai avuto labitudine di rimanere nel letto molte ore consecutive, anche se il letto in questione è uno dei più comodi nella storia dei materassi ortopedici.
Alle otto del mattino, del giorno dopo la prima azzannata con Ferrari esco dalla suite dellExcelsior e mi dirigo a lunghi passi verso il lungomare. Ieri la serata si è chiusa in bellezza. Dopo la semi rissa a colpi di ricatti e minacce con Ferrari, ho chiamato i miei genitori e passato con loro il resto della giornata tra lacrime e ricordi. Un figlio oltremanica lascia inevitabilmente un vuoto fatto di lontananza.
Immagino che questo sia il prezzo da pagare per aver desiderato qualcosa che questa città non poteva offrirmi. Lo scorcio di paradiso dato da un mare allombra di un vulcano mi ridona una certa energia. Non sono un tipo atletico come Ferrari, ma amo camminare, spesso senza una direzione. Le persone sole lo fanno spesso e, per quanto il mio guardaroba possa far pensare diversamente, è esattamente quello che sono.
Una persona sola.
Quando sono atterrato allaeroporto non ho chiamato nessuno per una semplice ragione. Non cera nessuno da chiamare.
Qualunque anima si potesse definire mia amica è stata lasciata alle spalle da una decisione che non aveva senso per nessuno, eccetto che per me.
Un passo dopo laltro sul suolo di una città che non sono mai riuscito a sentire come una patria. Incrocio passanti, coppiette, famiglie, ognuno con un bagaglio da portare, ma apparentemente felici di ciò che li circonda.
<<Perché te ne vai?>>
<<Credi che stiano aspettando te?>>
<<È questa la tua città!>>
Parole affrettate e recriminazioni continue mi hanno fatto salire su un aereo prima che potessi seriamente guardarmi alle spalle.
Giunto ad un incrocio scelgo di lasciare la via principale e deviare per alcuni vicoli che, da bambino, adoravo esplorare insieme a mio fratello. Ricordo che le prime volte, speravo quasi che in quegli anfratti si trovasse una porta magica oltre la quale avrei trovato un nuovo mondo pieno di belle avventure.
Naturalmente non ho mai trovato quella porta, ma in compenso ci ho trovato un paio di spacciatori che volevano assoldarmi come corriere. Le meraviglie di un infanzia in questa città.
Non so come, la camminata procede spedita e di punto in bianco mi ritrovo a falcare verso il lungo vialone dove troneggia la mia vecchia facoltà di legge della Federico II di Napoli.
La stessa università che probabilmente avrà frequentato Ferrari.
È strano pensarci adesso, ma ad occhio e croce direi che abbiamo quasi la stessa età. È probabile che in un passato neanche troppo lontano abbiamo calcato gli stessi corridoi negli stessi momenti. Magari siamo stati anche compagni di corso. Chissà quante volte ci siamo incrociati in quelle aule senza prestare attenzione luno allaltro. Senza sapere che un giorno ci saremmo trovati sui lati opposti di un tavolo a darci battaglia.
Daltronde le prospettive del futuro sono sempre diverse tra i banchi di scuola. Rimembro perfettamente di quante buone intenzioni intrise di etica era costellata la mia idea del domani. Di quanta ingenuità si condensasse nellanimo di un ventenne abituato a macinare libri e ignorare la vita reale. Una vita che ti viene sbattuta in faccia con enorme violenza una volta lasciate quelle mura fatte di esami e teorie.
Riccardo Ferrari. Non lo confesserei ad alta voce neanche in un deserto a notte fonda, ma ho invidia di lui.
Non riesco a pensarlo senza vederci quello che avrei potuto diventare se fossi rimasto. Senza vederci qualcuno che ha avuto il fegato di restare e lottare in questa giungla. Senza vederci qualcuno che si è rifiutato di fuggire come ho fatto io.
Un uomo capace, testardo come me, ma con una differenza.
Nella scia del suo cammino ha deciso di conservare unanima. Nonostante abbia tentato di farlo cadere in mille provocazioni e minacce è riuscito a mantenere il controllo dei propri metodi. Ha scelto di preservare un etica che a me sarebbe mancata.
Immagino non sarebbe molto contento di sapere che il foglio che gli ho messo davanti ieri mattina non era altro che un bluff ben orchestrato. Non ho e non ho mai avuto il trial clinico della Salus. Limportante era solo che Ferrari credesse che ce lavevo.
Lovvia risposta a questo gioco non potrà essere che la convocazione degli Stati Generali della Salus per individuare la mela marcia responsabile del finto trapelamento di informazioni. Si scanneranno tra di loro alla ricerca di un uomo che non esiste e tra una tensione e laltra, lidea di un accordo si farà man mano più plausibile nelle loro menti. Inizialmente restii cercheranno di prendere tempo, di investigare, ma alla fine troveranno un pugno di mosche. Allora cercheranno di salvare il salvabile e scenderanno a miti consigli.