«Lynda! Per cortesia!», la sgridò Jack. Poi rivolgendosi ai giapponesi chiese un minuto per parlare con la ragazza. Uscirono dalla sala.
«Devo farti una cortesia? E per che cosa, scusa? Lo hai sentito che cosa ha detto quel bifolco? Vuole parlare con un uomo, non con me!».
«E cosa ci posso fare io Lynda, è insito nella loro cultura, dovresti saperlo! Sono giapponesi, vivono di apparenze e di regole sociali! E un paese dove le leggi son fatte dagli uomini, che cosa pretendi?».
«No Jack, io non so proprio nulla e nulla voglio sapere. Io sono entrata in contatto con loro, io sono la persona che ha sviluppato il progetto e io lo presenterò a questi signori. Che gli stia bene oppure no! Non è vero Jack?», disse Lynda fissandolo dritto negli occhi fin quando lui non li abbassò per guardarsi le scarpe. «Vero Jack? Dico bene? Ti prego Jack!», gridò Lynda con le lacrime che cominciavano a riempirle gli occhi e che a stento riusciva a trattenere.
«Lynda, gli interessi dellazienda vengono prima di tutto e di tutti. Tu lo sai quanto ti sono amico e quanti stimi il tuo lavoro e il tuo operato qui dentro. Avrai la tua promozione comunque, non preoccuparti per questo. In fin dei conti il lavoro è comunque tutto tuo. Vogliono che sia un uomo a presentare? Un uomo avranno!».
«Ma non mi puoi fare questo! Io non voglio la tua elemosina, questa promozione me la sono cercata, ho combattuto per averla e penso di essermela meritatamente guadagnata. Voglio portare avanti tutto io fino alla fine. Jack, per favore! Fa che sia io a presentare il mio lavoro! Sono sicura che puoi convincerli», replicò Lynda, senza distogliere lo sguardo da quello delluomo che, però, non aveva armi a sua disposizione per difendere ed esaudire la richiesta della giovane. Riusciva a capirla perfettamente, era passato anche lui in una situazione simile e sapeva quanto fosse frustrante e difficile da accettare. Ma come lui aveva capito a suo tempo, era sicuro che anche lintelligentissima Lynda lo avrebbe fatto. Ripensò alle parole che gli disse il suo capo in quella occasione e decise di riciclarle in quella occasione.
«Lynda, ora vai in bagno a sistemarti il viso, te lo sto chiedendo come tuo capo. Non puoi presentarti in questo stato davanti a queste persone. La presentazione del progetto la farà Gregory».
«Chi scusa? Gregory? Quel viscido verme raccomandato?».
«Lui. E pur sempre il nipote del Presidente della nostra società, quindi ti chiedo di mantenere un tono di rispetto quando parli di lui. Vai in bagno ora, veloce! E cerca di rientrare in aula il prima possibile, non possiamo aspettare ancora spazientire i nostri ospiti più di quanto non abbiamo già fatto», rispose Jack appoggiandole in segno amichevole una mano sulla spalla.
«Non mi toccare Jack, mi fai schifo anche tu come loro! Tutti qui dentro mi fanno schifo! Anche quelle piante vicino alla finestra, mi hanno sempre fatto schifo! Ma non ho mai detto nulla, ho sempre inghiottito il rospo in attesa di questo giorno! E ora che è arrivato sono io quella che viene tagliata fuori dai giochi, perché sono donna e non mi è permesso partecipare. Ma che scherzo è mai questo?».
«E quindi hai scelto proprio questo momento per parlare Lynda? Proprio ora che sei ad un passo dal raggiungimento del tuo obiettivo? Cosaltro vuoi dire?», replicò Jack con un leggero sorriso, nel tentativo di rassicurala. Ma Lynda non fu dello stesso avviso.
«Cè ancora una cosa che vorrei dire Jack», continuò Lynda, scura in volto, «Andate tutti a farvi fottere, tu compreso Jack. Io mi licenzio, vedetevela voi uomini qui dentro!».
«Lynda ti prego di ragionare, per favore! Non fare la bambinetta insolente! Dai vieni qui, ti aspetto dentro, muoviti! Ne parleremo meglio dopo, quando il contratto sarà stato firmato e io avrò il piacere di ufficializzare la tua promozione!», implorò Jack alla volta della ragazza che, invece di dirigersi verso i bagni per darsi una sistemata, aveva imboccato la rampa delle scale, in preda ad uno sfrenato sfogo di pianto.
2
Sentì sbattere forte la porta dingresso e sobbalzò, raddrizzando le orecchie e prestando la massima attenzione ad ogni singolo rumore che percepiva. Puh non si aspettava di veder rincasare la sua padroncina così presto, quando ancora la forte luce del sole filtrava attraverso le enormi vetrate dellappartamento che dai piani alti si affacciavano sulla città. Le corse incontro abbaiando e saltando sulle quattro zampe come sempre faceva ogni giorno, pronto a giocare con lei e a ricevere le carezze dalle sue mani morbide come la seta. Ma il suo cuore di cane intuì che qualche cosa in lei non andava come al solito: smise di abbaiare, lo scodinzolio della sua coda rallentò e si accucciò, appoggiando il musetto sulle zampette unite ma senza togliere gli occhi di dosso alla sua padroncina. Immobile in quella posizione, la seguiva con gli occhi in ogni suo movimento. Lynda, ancora in preda al pianto e alla tristezza che provava nel cuore, si chinò per accarezzarlo e per ringraziarlo di quella sua complicità che le offriva senza chiedere mai nulla in cambio. Puh era davvero il suo unico, vero amico. Poco importava che si trattasse di un cane, era lunico essere in grado di donarle un po di serenità.
«Caro il mio Puh! Sai, a volte invidio il tuo stato dessere, la tua libertà. Vorrei essere come te, libero, spensierato. Vorrei poter correre felice rincorrendo una palla, come facevo da bambina quando mamma e papà mi portavano in vacanza dai nonni e dalla zia Beth, in Cornovaglia. Cara zia Beth! Insisteva nel volermi insegnare a preparare la marmellata! Ed ero diventata anche brava, sai Puh?». Le lacrime di Lynda continuavano a solcarle il viso già arrossato, deformato dai due occhi blu come loceano, gonfiatisi come due meloni per il troppo pianto. Una lacrima trovò un nuovo percorso sul volto di Lynda, una parte rimasta ancora stranamente asciutta, e terminò la sua corsa sul naso di Puh. Il cane la sentì, la leccò via e poi si alzò per leccare il viso della ragazza che cominciò a ridere come sempre faceva quando il suo cane la trattava in quel modo.
«Dai Puh, smettila!», diceva mentre finalmente il pianto si diradava, lasciando emergere nuovamente il suo bel sorriso.
«Ti voglio bene, mio dolce campione!», disse diretta al cane che, compiaciuto, si lasciava accarezzare la pancia ben volentieri, «Riesci sempre a tirarmi su. Come farei senza di te?». Puh rispose ancora con un timido lamento, per indicarle che aveva capito e che, fin quando gli sarebbe stato possibile, non lavrebbe mai lasciata.
«Dai forza, scendiamo e facciamo una passeggiata allaria aperta!». Il cane non se lo fece ripetere due volte! Non capiva il perché di quel fuori programma, ma gli piaceva e voleva approfittare di quellirripetibile momento di fortuna.
Il sole splendeva alto nel cielo, Lynda lo notava filtrare tra un palazzo e laltro, disegnando sullasfalto il profilo ombrato delle anonime facciate. Non era solita passeggiare in settimana a quellora nelle strade della città, lei avrebbe dovuto essere in ufficio come sempre in quel momento. Invece la rabbia che laveva corrosa quel mattino le aveva poi suggerito di regalarsi un momento di evasione, tutto per lei e per il suo fedele Puh che zampettava felice accanto a lei. Si lasciava trafiggere dai raggi del sole, sperando di trarne beneficio per portare un po di calore al suo animo congelato. Comera diversa la città vista con quegli occhi, ora che sentiva il vuoto dentro di lei accompagnare lassenza totale di aspettative! Quella passeggiata clandestina le ricordava le volte in cui, da piccola, aveva saltato la scuola per spassarsela con le compagne al parco o nelle città vicine! Si, quando succedeva le furbacchione prendevano i mezzi pubblici e si allontanavano dalla città, per evitare di essere scoperte dal fornaio, dal lattaio o dal droghiere. Quelli si che erano tempi belli! Tempi che a Lynda sembravano ormai così lontani, come facenti parte di una vita passata e per lei ormai definitivamente conclusa. Una macchina accostò e Puh cominciò ad abbaiare.
«Signorina Lynda!».
«James!», rispose Lynda altrettanto sorpresa di vedere il fedele tassista.
«Signorina, non dovrebbe essere in ufficio con i giapponesi ora?», chiese James sorpreso nel vedere la ragazza a piedi per strada in una situazione tanto insolita. Capì che qualche cosa non doveva essere andato per il verso giusto. Ritirò quindi il suo grosso corpo allinterno dellauto, facendo cenno a Lynda di salire in auto.
«Non posso James, non ho soldi con me. Sono uscita distrattamente e ho lasciato il mio portafogli in casa, mi devi scusare. E poi cè il mio cucciolo Puh qui con me, non so se è il caso».
James guardò il cane e prese le sue misure ad occhio:
«Beh, son pur sempre più grosso io di lui, non ti pare? E per quanto riguarda la corsa, diciamo che sono in pausa e che quindi è gratis!», rispose per concludere il suo invito. Lynda sorrise aprì la portiera e guardò Puh che accolse lintesa e balzò subito allinterno della vettura. Lynda si aspettava un po di domande da parte del suo amico James. Per lei era più di un semplice tassista. James era stato quasi come un padre per lei fin da quando era piccola. Quel padre mancato capace di ricoprire la ragazza di attenzioni e cure, dandole ciò che il suo vero padre biologico non era stato in grado di darle per via del suo attaccamento al lavoro, così morboso da avergli fatto perdere qualunque interesse per le emozioni vissute in famiglia. Forse lui le riteneva meno importanti delle gratificazioni che la sua prestigiosa carica di Senatore poteva offrirgli. E così che non visse mai gli anni leggeri e spensierati di una Lynda bambina, di quellunica figlia arrivata per caso e alla quale non era mai stato capace di dire davvero ti voglio bene piccola. E Lynda, da parte sua, non chiedeva nulla. Non sentiva nulla sgorgare dal cuore di quelluomo, perché mai doveva provare il desiderio di sentirsi amata come una figlia da lui? Ma, nonostante tutto, si chiedeva spesso il perché ciò non accadesse. Riceveva dalla mamma e da James tutto ciò che le serviva, laffetto e ogni cura nei suoi confronti provenivano da loro, perché preoccuparsi quindi di quellaltro uomo che non era mai stato veramente presente in occasione delle sue decisioni, dei suoi pianti e dei suoi momenti di gioia? Dai comportamenti del padre Lynda aveva dedotto il significato di quella forma di sentimento che tutti chiamano comunemente indifferenza.
Ma con James era tutto diverso! James lavorava stabilmente per la loro famiglia da tanto tempo. Era la persona che ogni mattina la accompagnava a scuola e andava a riprenderla al termine delle lezioni, era la persona che per prima veniva a conoscenza degli avvenimenti accadutile durante la giornata, i voti presi nei compiti e nelle interrogazioni, le discussioni fatte con le amiche, i litigi, i primi innamoramenti. James conosceva i suoi sogni e nella sua posizione di semplice dipendente agli occhi di tutti avrebbe donato la sua anima per aiutarla a realizzarli. Un giorno dopo essere stata lasciata a scuola, qualcuno la vide allontanarsi dal cancello dentrata con le sue solite amiche e informò il padre e la madre. Quella sera il Senatore chiamò James per chiedergli un chiarimento e per verificare se quanto gli era stato raccontato corrispondeva a realtà. Una punizione esemplare per Lynda era già pronta, la parola di James sarebbe stata quella decisiva.
«No Senatore Grant. La signorina Lynda questa mattina è andata a scuola regolarmente come fa ogni giorno. Io personalmente sono rimasto qualche minuto fermo sulla strada per assicurarmi di vederla entrare, fino alla chiusura dei cancelli. A questa età i ragazzi vanno controllati, lei mi capisce non è vero? Forse chi le ha raccontato di aver visto la signorina con le sue amiche in giro al parco deve essersi confuso con altre persone», mentì spudoratamente. La madre di Lynda lo capì subito e sorrise. Il Senatore invece, troppo impegnato per pensare alla punizione che aveva preparato, non aveva nemmeno notato che nessuno prima aveva accennato che le ragazze sarebbero state viste nel parco della città! Il Senatore rilasciò luomo che si diresse subito verso la porta di casa. Aprì la porta con la mano tremante mentre con laltra riposizionava il cappello della sua divisa di autista diplomatico sopra la sua testa. Sarah, la moglie del Senatore lo anticipò, gli aprì la porta e lo ringraziò con un sorriso e con parole di riguardo mentre gli dimostrava la sua complicità.
«La prossima volta faccia più attenzione James. Lei lo sa meglio di me, fornire troppi dettagli non porta lontano! John è poco attento in queste situazioni ma non è stupido», disse accarezzando la spalla delluomo con la sua mano profumata e carica di gioielli.
Comera elegante e bella quella donna! A James piaceva da sempre, fin dal primo giorno che laveva vista per accompagnare lei e la signorina Lynda al suo primo giorno di scuola. Le sue labbra erano ricoperte da un bel rossetto di un intenso colore rosa e i suoi vestiti rilasciavano nellaria un delicato profumo di mughetto. Quando la donna scendeva dallauto, laria nellabitacolo rimaneva satura di quel profumo per ore e James se le godeva tutte, traendone un enorme piacere. Era la donna che amava, ma era anche la moglie del Senatore John Grant, il suo datore di lavoro! Si costrinse quindi a soffocare il suo sentimento, amando quella donna in segreto nei suoi pensieri ma anche concretamente attraverso le sue azioni e attenzioni. E amava la piccola Lynda alla follia, una bambina troppo simile alla madre e che man mano che cresceva, tendeva ad assomigliarle sempre di più.
Ma quella prossima volta non arrivò mai. Uno scandalo coinvolse il Senatore che fu immediatamente allontanato dal suo incarico. La sua immagine per tanto tempo coltivata e abituata a prevalere su quella degli altri fu compromessa al punto da farlo apparire ridicolo agli occhi delle persone. Il padre si rinchiuse in casa senza uscire mai e sfogava la sua rabbia sulla madre e su Lynda ogni volta che si vedeva beffeggiato in televisione, nei notiziari o nei talk show. Era riuscito ad emergere come personaggio dellanno ma sotto una valenza estremamente negativa. Gli fu tolta la scorta ed ogni tipo di beneficio assegnato ai personaggi come lui, compresa lauto governativa e, di conseguenza, il suo autista. James quindi li salutò, era commosso mentre lo faceva e non trattenne le lacrime quando la piccola Lynda abbracciandolo gli disse:
«Tornerai presto a trovarci zio James, vero? Io e la mamma ti aspetteremo, ci mancherai tanto». Lynda lo chiamava zio proprio perché la presenza di un padre biologico non le permetteva di chiamarlo papà, come forse lei avrebbe desiderato. Ed ogni volta James si scioglieva in lacrime come la neve al sole e assaporava la dolcezza di quella bambina fino in fondo, regalandole in cambio tenere carezze. Anche la madre lo abbracciò ricordandogli che era davvero un buon uomo e senza trattenere lacrime di commozione. Tra i due esisteva una chiara sintonia, era visibile a tutti, forse anche al Senatore. Un giorno si sarebbero incontrati nuovamente, ne erano entrambi convinti. Nel momento del saluto, la donna più che mai profumava di unintensa fragranza di mughetto fresco.
Il Senatore John Grant si tolse la vita in una fredda mattinata dinverno, pochi giorni dopo quello del triste saluto daddio con James. Fu la moglie a sentire uno sparo proveniente dal salotto e quando accorse vide il corpo del marito disteso a terra, immerso in una pozza di sangue. Chiamò subito aiuto ma quando arrivarono i soccorsi era già troppo tardi, suo marito era già morto. Sul tavolo luomo aveva lasciato una lettera che Sarah lesse attentamente, più volte, senza poter trattenere le lacrime. Si fermò solo quando arrivò la polizia che lei aveva chiamato in precedenza. James apprese la notizia dalla televisione e chiamò Sarah per porgere le sue condoglianze e farsi comunicare quando e dove si sarebbero tenute le esequie funebri. Anche se in corrispondenza di un evento così triste, James fu felice di rivedere a distanza di poco tempo Sarah e la figlia Lynda. Si abbracciarono, ma quel giorno James non sentì profumo di mughetto provenire dal suo corpo ma solo una anonima fragranza di fiori misti, di quelle che si sentono di solito ai funerali. Sarah gli mostrò la lettera del marito. James la lesse con attenzione, poi abbassò gli occhi e abbracciò la donna e infine Lynda prima di abbandonarsi a sua volta alle lacrime.