«Ma se le cose dovessero mettersi male, alle prime avvisaglie, scappa sulle colline e nasconditi.»
«C'è questa possibilità? Tancred e Roul dicono che le cose andranno come sono andate finora Vinceremo e porteremo a casa lauti compensi.»
«E hanno ragione non c'è nulla di cui preoccuparsi. Il nostro è un mestiere difficile, è vero, ma sappiamo il fatto nostro. E poi, guai a portare sconforto tra i soldati!»
Così Rabel aveva rincuorato il figlio.
Era già mezzogiorno e per laccampamento si respirava tutta lapprensione per quellattesa snervante. Ogni tanto qualcuno tornava dal campo per venire a dare notizia circa landamento della battaglia. Qualcuna tra le ragazze della servitù piangeva, per certo affezionata a qualche soldato con cui era nata una tresca. Poi un prete da campo avvicinò Conrad, il quale se ne stava ancora seduto sullo sgabello sotto il sole, e gli disse:
«Figliolo, tuo padre non tornerà anzitempo se te ne resti qui a fissare il fondo della strada.»
Cornrad lo guardò dal basso verso lalto.
«To un pezzo di pane!» completò sempre quello.
Quindi il ragazzo lafferrò e laddentò.
«Se hai bisogno di qualcosa per tenere occupata la mente oltre che lo stomaco, vieni con me.»
Lo portò su una collina spoglia di vegetazione e dalle tonalità dorate poiché arsa dal sole. La cima era scoperta di terra, cosicché una grande roccia di grigia ardesia affiorava frastagliata. La fronda di un ulivo, lunico presente, radicato a lato della formazione rocciosa, era occupata da un piccolo gregge di capre e da un vecchio pastore che in viso dimostrava di avere più rughe che anni. Il prete girò dietro e sinfilò per un apertura della roccia. Conrad restò sbalordito nel vedere che linterno della spelonca era abbastanza spazioso da permettere la presenza di almeno venti uomini ed era completamente dipinto con colori vivaci, essendo riportate tutto attorno alle pareti immagini di storie bibliche e di vite di santi; lo stile era tipicamente quello delle pitture sacre dOriente. Un piccolo inginocchiatoio in fondo ed una croce al muro indicavano il luogo in cui ci si prostrava.
«Padre, voi siete forestiero, partito al seguito dellesercito; come conoscete questo posto?»
«I frati di rito greco vi si riuniscono per pregare da secoli. Sono stati loro a dirmelo. Ma adesso prega il Signore e la Madonna, affinché tuo padre ritorni sano e salvo.» concluse il religioso prima di lasciarlo solo.
Fu così che Conrad si ritrovò da solo, inginocchiato, ad occhi chiusi, stringendo il crocifisso al petto, a pregare perché Dio riportasse indietro suo padre.
Quando tornò allaccampamento era già sera. Corse non appena si avvide che alcuni uomini a cavallo erano tornati dalla battaglia. Dunque accelerò quando si accorse che uno di quelli era il grosso Roul; il sangue sulla sua ascia danese e sulla sua cotta di maglia era ancora fresco.
«Ragazzo, doveri?» chiese il guerriero non appena Conrad fu su di loro.
«Un prete mi ha condotto sulle rupi» spiegò laltro, tuttavia non volle rivelare cosa ci fosse andato a fare per paura che la sua intimità venisse derisa.
Quindi si stranì in viso se suo padre fosse tornato incolume per certo sarebbe stato in prima fila tra quegli uomini. Tutto dun tratto il viso di Roul gli apparve triste, come se la sua furia fosse stata mortificata da un evento nefasto. Solo adesso razionalizzò cosa si nascondesse dietro quella coltre umana di soldati del nord di cui Roul era lapri fila.
«Dovè mio padre?» chiese, pur immaginando già la risposta.
«Abbiamo vinto, figliolo.» si fece avanti Tancred, un altro tra i più vicini a Rabel, forse nel tentativo di controbilanciare il dispiacere del ragazzino; questi brandiva ancora la sua lunga picca e vestiva di un mantello rosso.
«Sì, quelli che sono rimasti li abbiamo messi in fuga.» sintromise un altro.
«È stata una grande vittoria!» esclamò qualcuno nel gruppo.
«Pure il vento ci è stato favorevole oggi ma il vento più micidiale labbiamo portato ancora una volta noi della compagnia normanna.» aggiunse Tancred.
Tuttavia Conrad, proprio mentre lultimo parlava, si aprì un varco tra gli uomini.
Rabel se ne stava disteso al suolo. La sua gola era segnata da una grossa macchia di sangue, presumibilmente lì dovera stato inferto il colpo mortale; un colpo che doveva essere stato eseguito con incredibile potenza visto che aveva trapassato la cotta di maglia. La bionda chioma era scoperta, poiché evidentemente qualcuno laveva liberato dellelmo e dal cappuccio.
Conrad rimase a fissarlo immobile, senza avere il coraggio di avvicinarsi. La sua mente non aveva mai concepito che tutto questo potesse succedere veramente.
A questo punto Roul gli poggiò una mano sulla spalla e gli disse:
«Lesercito si è dato allinseguimento altri di noi giacciono caduti sul campo e aspettano che andiamo a raccoglierli ma noi noi, mio caro Conrad, non potevamo darci al saccheggio o metterci a pensare agli altri morti quando il figlio di uno di noi attende suo padre con ansia.»
«Non me lo avreste portato con questa urgenza se il suo respiro fosse stato già assente sul campo di battaglia.» fece Conrad, mentre le prime due lacrime rigavano i suoi zigomi.
Roul allora si chinò e cercò di rincuorarlo.
«No, Conrad, no tuo padre è caduto davvero in battaglia!»
Mentiva per non colpevolizzarlo, ma Conrad non era così stupido da crederci. Rabel aveva esalato il respiro finale lì allaccampamento nella speranza di vedere per lultima volta il viso del suo ragazzo; la pezza intrisa di sangue posta sul collo indicava che avevano provato a prolungare la sua agonia in attesa che Conrad tornasse.
«Tocca a te chiudere i suoi occhi.» lo spinse alle spalle Roul.
A tu per tu con quegli occhi azzurri, Conrad non seppe trattenere la sua disperazione. Intanto le donne, i frati, la riserva che difendeva laccampamento e la servitù avevano formato un cerchio intorno alla scena. Conrad colse come una sorta di delusione negli occhi di suo padre, ma ovviamente era solo la voce della sua testa a suggerirglielo, il suo senso di colpa per non esserci stato.
«Padre!» urlò prima di gettarcisi al petto.
«Non c'è niente da guardare!» urlò più forte ancora Roul, rivolgendosi alla folla.
«Maledetti greci!» sentenziò quindi a bassa voce.
Con questa frase Roul evidenziava tutto il suo disprezzo per la gente del luogo, ovviamente i cristiani, ritenuta greca per via della religione di rito orientale. Tuttavia quellesclamazione di intolleranza includeva pure Giorgio Maniace e le truppe regolari al suo seguito, visti i cattivi rapporti del generale con gli uomini dei contingenti ausiliari.
La gente si diradò impaurita dalla reazione di Roul. Conrad invece scappò, intento a trovare il prete che laveva dissuaso dalla sua fedele attesa.
Roul seguì il ragazzo, mentre questi cercava come un dannato il religioso tra le tende.
«Figliolo, fermati! Chi diamine cerchi?»
«Quel prete che mi ha convinto a salire sulle rupi.»
«Chi è?»
«Parlava la nostra lingua.»
Poi pensò di cercarlo direttamente nella chiesa rupestre, quindi corse per inerpicarsi sulla collina. Giunto in cima udì il belato delle capre ma non vide il pastore... poi entro dentro. Essendo che la luce del crepuscolo stava per scomparire, i colori vivi che lavevano colpito a mezzogiorno erano svaniti e allinterno della grotta era percepibile a stento una sorta di penombra. Roul tuttavia lo seguiva con una torcia e quando mise piede nella grotta tutto riprese luce. Conrad in quel momento se ne stava a gettare pugni di terra contro il dipinto del Cristo e contro quello della Madonna, non avendo altro con cui offendere quelle mura di pietra. Piangeva a dirotto e adesso la rabbia contro il gesto benintenzionato del prete aveva lasciato il posto allira verso Dio e verso quelle preghiere inascoltate.
Roul era un uomo bruto, per certo profano nei modi, ma quando vide il sacrilegio di Conrad, vuoi per reale timore, vuoi per superstizione, lo bloccò da dietro sollevandolo con un solo braccio.
«No, Conrad, loro non c'entrano niente.»
«Non mi hanno ascoltato!» gridò il ragazzino con tutto il suo fiato, ma lambiente chiuso gli ruppe sordamente la voce.
«Ti aspettavi i miracoli?»
«Me lo ha detto quel prete!»
A ciò lo mollò giù e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
«Stammi a sentire, figliolo tuo padre mi ha fatto giurare che mi sarei preso cura di te, e il mio onore mi vieta di mancare alla promessa fatta ad un amico morente. Fino a che non ti avrò condotto a Rougeville dai tuoi parenti così mi ha fatto giurare.»
«Non li conosco i miei parenti.» rispose Conrad, singhiozzando e piangendo, adesso ad occhi chiusi poiché la luce della torcia li bruciava arrossandoli.
«Poco mi importa, non mancherò a questo giuramento in cui è implicato il mio onore e il sangue di tuo padre soltanto perché tu hai qualcosa da ridire.»
«Che altro vi ha detto?»
«Che dovevi farti forza, figliolo. Quindi adesso scendi allaccampamento e abbi il coraggio di guardarlo in faccia. Gli uomini della nostra stirpe sono soliti essere indomiti guerrieri sprezzanti della morte. E se sei arrabbiato è una cosa buona... avrai più fervore in battaglia. Ma non prendertela con i santi prenditela con i vivi!»
«Per questo cercavo quel prete.»
«Lascia perdere anche il prete È coloro che hanno ucciso tuo padre che devi odiare, è verso quelle bestie che devi trovare la tua vendetta.»
«Chi?»
«Siamo in questa terra da due anni e mi domandi chi? Non hai visto gli occhi di quella gente dAfrica? Non hai visto come il loro sguardo mediti nefandezze nei tuoi confronti? Perfino la gente di Akal, che ci è alleata, ci guarda con odio. Quelli hanno ammazzato, hanno violentato le donne della gente che c'era prima di loro, e l'hanno costretta ad inchinarsi al loro Dio. Hanno insozzato il sangue di questa gente rendendolo spregevole quando hanno ingravidato queste fanciulle. Loro, quei barbari maomettani, loro hanno ucciso tuo padre!»
«Voi avete detto di combattere soltanto per il compenso, e che i motivi di questa guerra non vi interessano.»
«Figliolo, se non odii il tuo nemico non puoi sopravvivere in battaglia.»
«Significa che mio padre non abbia odiato abbastanza?»
«Tuo padre aveva lanimo di un re sarebbe stato giusto che lui comandasse e non che scendesse in battaglia. Però tu, giovane Conrad, quellodio che proverai pensando al suo sacrificio ti servirà. Diventerai un ottimo guerriero, ne sono certo. Tuttavia, per questa sera non pensare alla vendetta, pensa soltanto ad onorare tuo padre. Verrai allaccampamento per chiudergli gli occhi?»
Conrad si asciugò con una mano il viso e rispose:
«Verrò.»
Perciò Roul, guardandosi attorno, commentò:
«Seppelliremo tuo padre qua dentro, sotto gli occhi vigili del Signore e di tutti questi santi. Non vedo posti migliori qui attorno.»
«I frati di rito greco ci vengono a pregare.»
«Significa che saranno felici di vegliare per questo martire della cristianità.»
Scesero fino allaccampamento, e quindi, una volta chiusi gli occhi al povero Rabel e preparata la salma, risalirono in solenne corteo fino a dentro la chiesa rupestre. Adagiarono il corpo sotto la croce dellinginocchiatoio e vegliarono, i religiosi, le donne e i nobili soldati, stringendosi attorno al ragazzino per tutta la notte.
Lindomani allalba il prete che Conrad aveva odiato, il quale scoprì chiamarsi Jacob, officiò il funerale, quindi seppellirono Rabel in una fossa scavata allinterno della grotta e in mezzo ad un recinto fatto con lastre di ardesia. Coprirono il cadavere con lo scudo che gli era appartenuto, quello lungo terminante con una punta in basso tipico della gente normanna, e gettarono della terra come sigillo finale.
Conrad restò a vegliare quel luogo per un giorno intero anche dopo il funerale. Dormì rannicchiato presso linginocchiatoio, non mangiò nulla e pianse parecchie volte. Fuori da quella grotta lattendeva la vita, la vita senza suo padre, e lui era sicuro che non ce lavrebbe fatta mai e poi mai da solo. Daltronde Rabel era lì, sepolto sotto i suoi piedi, e lui lavrebbe atteso fedelmente; questa volta senza farsi distrarre da nessuno. Moriva dentro tutte le volte che pensava che le ultime parole che suo padre avrebbe voluto rivolgergli gli erano morte in bocca. Poi fissava i santi sulla parete rocciosa e, al contrario di quanto Roul gli aveva detto, non riusciva a non odiare anche loro.
Capitolo 9
Inverno 1060 (452 dallegira), Raba di Qasr Yanna e dintorni
Umar invitò tutte le donne della casa a ritirarsi nelle proprie stanze. Spinse delicatamente Ghadda per le spalle, inducendola a recarsi in camera sua, ed elargì una carezza al viso di Jala.
Solo Nadira se ne stava ancora sullingresso, desiderosa di spiegazioni.
«Umar, dimmi chi era quelluomo.»
«Solo un ricco mercante di passaggio che aveva voglia di provocarmi.»
«Non ti sembra strano che si sia messo in viaggio da Qasr Yanna proprio a questora, e che non abbia passato la notte lassù?»
«Evidentemente per vedere il cielo di Nadira non si può aspettare lalba.» rispose sarcastico Umar, pieno ancora di malcelata gelosia.
«Faresti bene ad informare il Qāid allalba! Mi è sembrato di sentire un certo dissenso verso in mio signore Ali.»
Umar la guardò con aria di sufficienza e le disse:
«Adesso timmischi anche nelle questioni di sicurezza del Raba? Ladhān della notte è passato già da un pezzo va in camera tua, sorella!»
Nadira a quel punto, mentre laltro si allontanava infastidito, si ritrovò a fissare largilla cotta delle mattonelle.
Pian piano ogni braciere, ogni lume e ogni candela della casa venne spenta, dando fine a quel lungo giorno.
Corrado, ancora legato al palo, aveva smesso già da un pezzo di dare segni di conoscenza, e Apollonia, rannicchiata tra le ginocchia, si era assopita; lei infatti aveva dormito ancor meno del fratello.
Idris, più in là, se ne stava perso ad osservare il cielo stellato, aspettando il momento in cui avrebbe potuto liberare il prigioniero e tornarsene a casa.
Una sorta di botto rombò per il cortile; lo scoppiettio di quello che pareva un fuoco seguì il primo rumore. Apollonia aprì gli occhi e vide un insolito bagliore provenire da presso le stalle. Idris allora cominciò ad urlare, dimenandosi come un pazzo per richiamare lattenzione di altri. Mezyan intanto scendeva a rotta di collo per le scale del terrazzo, annunciando al compagno di sotto:
«Le stalle hanno preso fuoco!»
«Chiama Umar!»
«Chiama gli altri!»
Mezyan prese a battere come un forsennato sulla porta, mentre Idris corse via per chiamare gli uomini che facevano da sentinelle allingresso del villaggio; era stato proprio il Qāid, infatti, a consigliare ad Umar di far montare la guardia nei punti strategici del Raba.
Apollonia si mise in piedi e, nel silenzio che precede la tempesta, nel frattempo che Mezyan se ne stava a bussare sulla porta, si guardò attorno. Ombre scure come i demoni dellAverno si muovevano attorno alla casa e per le strade del villaggio. Aguzzò la vista per rendersi conto se si trattasse degli abitanti del Raba accorsi per lemergenza, tuttavia concluse che i compaesani non sarebbero stati così silenziosi e guardinghi nellavvicinarsi. Si strinse perciò a Corrado, e questi, sentendo il tocco sulla sua pelle, aprì gli occhi.