«Non più da molti anni, ma rivivo ogni giorno il ricordo della mia prediletta scrutando il viso somigliante di mia figlia Faiza.»
Effettivamente la ragazza doveva somigliare maggiormente alla defunta madre; la tonalità della pelle e i tratti facciali erano differenti sia dal padre che dai suoi fratelli. Yasir, pur senza mai indagare, giunse alla conclusione che quelluomo avesse avuto tutti gli altri figli da una moglie diversa.
«Qual è il tuo mestiere?» domandò ancora Giordano.
«Vedilo tu... mio Signore!» rispose Kamal, presentandogli una stupenda collana di coralli rossi intagliata a piccoli dadi disposti in sette fili d'oro intessuti in parallelo.
«Per certo hai una signora a cui puoi regalarla.» cercò di accattivarselo l'artigiano.
Giordano allungò una mano e afferrò la collana per osservarla meglio da vicino.
«Davvero splendida!» esclamò.
«Le fai tu queste?» chiese poi incuriosito.
«Ho due barche che i miei figli, Salman e Talal, sanno governare a dovere e condurre fino alle foreste di corallo della zona. Ma io sono anni che non prendo il largo, in quanto preferisco rimanere nella mia bottega a dar vita a questi splendidi monili.»
Dunque Kamal cambiò espressione e tono.
«Riguardo a questa collana, mio Signore, considerala un dono all'amicizia che lega da qualche giorno le nostre genti. E poi, mio Signore, se non è troppo, vorrei mostrarti quali altre meraviglie custodisco nella mia bottega.»
«Non è stato già abbastanza ricco il bottino?» rispose con sufficienza Giordano, il quale chiaramente aveva compreso lo scopo delle lusinghe dell'altro.
«Guarda nel tuo bottino allora, e vedi se riesci a trovare qualcosa come ciò che tieni in mano. Non credere, mio Signore, che le mani dei soldati siano arrivati dovunque... io ho saputo ben custodire i gioielli della mia bottega.»
«Il prossimo!» urlò Yasir, comprendendo che la presenza dell'artigiano stesse diventando molesta.
Kamal sconfortato guardò per l'ultima volta Giordano e gli disse:
«La collana che tieni in mano, mio Signore... sappi che era destinata ad una donna che tu conoscevi bene, e che le doveva essere consegnata per mano di un uomo che conoscevi altrettanto bene.»
Giordano valutò immediatamente l'ipotesi che quel tizio fosse chi cercavano, quindi chiese:
«A cosa ti riferisci?»
«Non era tuo padre Rabel di Rossavilla?»
Giordano si alzò e domandò ancora:
«Come fai a sapere il suo nome?»
E Kamal, sorridendo e cambiando il tono della voce, rispose:
«Te ne parlerò se sarai mio ospite.»
Giordano non seppe proferire altro, impietrito da quelle parole lo vide andarsene senza poter ricevere spiegazioni.
«Credete che sia lui?» domandò Yasir, fissando dal basso il volto inquieto dellaltro.
«Oppure è solo uno che sa il fatto suo e che vuole ottenere prestigio per mezzo del regalo e della lusinga.»
«Conosceva il nome di vostro padre però...»
«Quanto ci metteresti tu a conoscere l'ascendenza di uno qualsiasi dei nostri baroni?»
«Beh... non è una cosa difficile. A questo punto mi chiedo se non sarebbe meglio bandire il nome di ibn Abbād e promettere lauti compensi ai suoi discendenti.»
«Se lo facessimo saremmo circondati da gente che si spaccia per chi cerchiamo... e quel tale Kamal sarebbe il primo a ripresentarsi, vantando un sangue che non è il suo.»
Giordano allora riprese a guardare il dono lasciato sul tavolo.
«A Corcira ho acquistato una schiava molto bella... una fanciulla che era la figlia di un notaio dell'isola. Una ragazzina talmente intelligente da sapere leggere e scrivere, e che ha imparato il latino di Sicilia in pochissimi mesi. Sono sicuro che questa collana le starà d'incanto!»
«E di quel Kamal che ne facciamo?»
«Accettiamo il suo invito. D'altronde per adesso non abbiamo altre strade da percorrere.»
«Non temete che uno sconosciuto possa rivelarsi un nemico?»
«Lo temo, Yasir... Manderò perciò questo pomeriggio stesso un manipolo di soldati a perquisire la sua abitazione e a spogliare la sua bottega di questi magnifici gioielli. Vedremo se gli starà ancora a cuore la mia amicizia!»
«È questo che vogliamo, Signore?» chiese il ragazzo, più perplesso che mai.
«Giovane Yasir, non sempre ciò che è saggio è anche la cosa giusta da fare. Lascia la pratica del bene ai religiosi e scegli quello che è risolutivo per la causa.»
Con quella lezione di pragmatico cinismo, Giordano concludeva la questione dellintagliatore di coralli. Lavrebbe rimandata a quando si sarebbe presentato al suo cospetto dicendogli di aver accettato l'invito.
Intanto Kamal aveva lasciato il segno, un tarlo nella mente di Giordano che non l'avrebbe reso sereno. Dal momento che conosceva suo padre, era davvero lui l'uomo che cercavano? Oppure tutto era solo dovuto al fatto che l'artigiano cercasse una comoda via per il successo? La stessa sera il nobile siciliano si convinse che non avrebbe aspettato altro tempo e che l'indomani avrebbe bussato alla porta di Kamal... proprio a quella dimora che tanto si era preoccupato di far devastare dai suoi sottoposti.
Capitolo 5
Inizio luglio 1148, Mahdia
Il due del mese i siciliani entravano a Susa senza colpo ferire. La città era stata abbandonata al proprio destino dal suo governatore, uno dei figli di Hasan, e, non avendo più né guida né anima, i cittadini avevano aperto le porte ai conquistatori. La fortuna di Giorgio dAntiochia sembrava non conoscere fine!
Chi probabilmente avrebbe faticato ad aprire le sue porte era Kamal. Quando Giordano, la mattina successiva al primo incontro, si presentò in casa dell'artigiano vestito alla maniera dei funzionari reali, trovò la porta spalancata e ogni cosa rivoltata per aria come se lì dentro vi fosse entrata la burrasca. Era comunque lampante, nonostante il disordine e la devastazione, che Kamal fosse un uomo benestante. La casa era ben pavimentata e le mura erano intonacate e perfino affrescate con motivi floreali lì dov'erano più in vista. Il palazzo, tutto imbiancato a calce, era strutturato su due livelli e insieme alla bottega occupava un intero isolato. Le ante delle finestre erano di un azzurro intenso e la porta, avente la forma di un arco a ferro di cavallo, era proprio del colore dei coralli. Dal momento che lì attorno le altre abitazioni avevano simili caratteristiche, si evinceva che la dimora di Kamal fosse ubicata nella parte di città abitata dalla gente più ricca. Una splendida terrazza, per metà coperta, rendeva più attraente ciò che già era piacevole alla vista; da lì si potevano osservare le fronde delle palme e il vicino mare.
La bottega accanto era divisa in due ambienti, uno sul retro funzionale al tipo di mestiere e allingresso il negozio in cui esporre la merce. Anche qui i soldati inviati da Giordano non avevano avuto rispetto per niente e nessuno.
Lamil, comè facile immaginare, si presentò scortato da un manipolo di soldati; una decina per l'esattezza. Quando giunse sull'uscio della bottega poté osservare che dentro si affaticavano Kamal e la sua famiglia nel tentativo di recuperare quello che non era andato completamente distrutto.
Salman, il figlio maggiore, non appena vide Giordano, incurante degli uomini armati al suo fianco, gli si scagliò contro, gridando mentre si avvicinava minaccioso:
«Vile maledetto... vile maledetto!»
Ma prontamente Kamal lo placcò con un braccio attorno al collo quando gli passò a lato.
«Sta calmo!» lo invitò, e dunque fece cenno a Basma e Talal di portarlo sul retro.
Salman sbuffò, fulminò per l'ultima volta lo straniero e si fece accompagnare dall'altra parte.
Kamal invece, attore capace com'era, fece un grosso sorriso e aprì le braccia in segno di accoglienza.
«Benvenuto nella mia povera dimora, mio Signore!»
«Dove sono finiti i tanto decantati monili di cui mi parlavi ieri?» lo provocò Giordano.
«Spero nelle mani di gente più degna di me...»
Al che l'altro, comprendendo che non sarebbe riuscito a smuovere i sensi dellartigiano, andò al dunque:
«Quella cosa che dicevi su mio padre... convincimi che in virtù del passato non avrei dovuto far saccheggiare casa tua e io farò in modo di risarcirti il doppio di quanto ti è stato sottratto.»
Yasir, finora nascosto dietro le guardie, sorrise capendo la scaltrezza del suo signore.
«In tre mesi riotterrò con le mie sole forze quello che i tuoi uomini mi hanno preso!» rispose quasi spavaldo Kamal, intendendo chiaramente far cuocere il suo interlocutore nel desiderio di sapere la verità riguardo a quella menzione su suo padre.
Di fronte alle angherie di Giordano unaltra persona avrebbe reagito come aveva fatto Salman, tuttavia Kamal non era un uomo convenzionale; egli intendeva far alzare la posta al nemico che aveva osato fargli così tanto male.
«I miei uomini hanno trovato delle armi nella vostra abitazione. Sai a cosa va incontro un maomettano che in questi giorni viene trovato in possesso di armi?»
«Cinque scimitarre, due spade lunghe e dodici pugnali di varia grandezza e foggia...» elencò uno dei soldati.
Ma Kamal, sorridendo più di quanto non stesse già facendo, contestò:
«La proibizione concerne il portare armi addosso... e non il custodirle in casa. Sono cimeli di famiglia, riguardo ai quali sarebbe un disonore privarmene.»
«Ti ripeto... convincimi che in virtù del passato non avrei dovuto mandare i miei uomini in casa tua e farò in modo di farti riavere anche i tuoi cimeli di famiglia.»
Kamal si lisciò la barba pensieroso e propose:
«Domani mattina all'alba ti aspetto alle porte di Mahdiyya. Quello che devo raccontarti necessita che tu veda un luogo in particolare.»
«Se me ne parli subito, entro stasera sarai risarcito di ogni cosa.»
«Mio Signore, non mi si guasterà la vita per un giorno in più!»
Giordano se ne andò con la stessa disinvoltura con cui era arrivato; col suo silenzio accettava l'invito di Kamal.
Contravvenendo alle sue stesse parole, lo stesso pomeriggio inviò Yasir e un gruppo di uomini per restituire all'artigiano tutto ciò che gli era stato sottratto e per quantificare i danni da risarcire. Kamal dichiarava e Yasir annotava, e non poche volte al giovane contabile venne il dubbio che l'altro ingigantisse il maltolto per guadagnarci.
Seduto in casa dell'intagliatore, ad uno sgabello, Yasir appuntava su un foglio di carta per mezzo di un carboncino. Essendo molto scrupoloso, ripeteva ad alta voce quello che diceva Kamal, aspettando la conferma prima di annotare la cosa successiva. Poi, verso metà lavoro, mentre scriveva di una lampada ad olio resa inutilizzabile dal saccheggio dei soldati, la punta del carboncino si ruppe.
«Hajji34 Kamal, ti prego... ho bisogno di un coltello per affilare la punta.» chiese Yasir.
Il più anziano quindi si recò nell'altra stanza e riportò la cosa a qualcuno.
«Faiza ti darà quanto richiedi.» spiegò il padrone di casa, ritornato alla presenza del giovane forestiero.
All'udire il nome di Faiza, Yasir avvertì uno strano peso allo stomaco. L'aveva vista già in mattinata mentre si affaccendava per ripulire la bottega, ma ora avrebbe dovuto interagire con lei. Yasir provò imbarazzo, dal momento che quel giorno più e più volte l'aveva fissata con lo sguardo e lei se n'era pure accorta in un paio di occasioni. Adesso quella stessa donna consapevole di aver attirato il suo interesse avrebbe dovuto avvicinarlo.
Quando Faiza entrò nella stanza non sembrò avere minimamente lo stesso disagio di Yasir; con fare sicuro avanzò fino allo sgabello sul quale lui se ne stava. Tuttavia, invece di vigilare sulle sue azioni, guardò Kamal, come se nel suo sguardo cercasse un suggerimento a qualcosa. Porse perciò il coltello dalla parte della lama e Yasir, perso nellodore di petali di rosa che le vesti di Faiza emanavano, l'afferrò senza rifletterci.
«Guarda cosa fai, stupida!» la rimproverò Kamal, mentre Yasir premeva sul taglio con l'altra mano.
«Perdonami, Signore... non avrei dovuto distrarmi!»
E Yasir, al settimo cielo per quella ferita inferta dalla ragazza che lo mandava in visibilio, la rassicurò:
«No, non è niente...»
E rivolgendosi a Kamal:
«Non è niente!»
Faiza allora si tolse l'hijab35 scuro e lo arrotolò sulla mano di Yasir. Una montagna di capelli neri e ricci esplose riempiendo lo spazio che la separava dal timido contabile. Yasir si voltò vergognato, trovandosi a tu per tu con quel dettaglio proibito, e rimase per tutto il tempo a guardare la parete. Solo quando Faiza ebbe finito di annodare il suo velo alla mano del giovane, quest'ultimo ebbe il coraggio di tornarsi a girare, certo che lei se ne fosse andata.
«È chiaro che dobbiamo rimandare. Quantificami il danno e ti risarcirò, poiché è evidente che così non potrai lavorare.» commentò Kamal, fissando la mano malconcia dell'altro.
«Hajji Kamal, ti prego di non punire tua figlia. Lei ha fatto più di quanto mi aspettassi.» spiegò il giovane straniero, riferendosi alla medicazione.
La sera Yasir si ritrovò ad annusare il velo che fasciava la sua mano, certo che quello fosse il profumo più gradevole che avesse mai sentito. Inoltre, per la prima volta in vita sua, sentì di dover agire con furbizia e per il proprio tornaconto. Avrebbe utilizzato quella banale stoffa come garanzia per rivederla ancora.
Capitolo 6
Inizio luglio 1148, dintorni di Mahdia
Giordano era sempre più convinto che Kamal fosse il discendente di Benavert ed era certo che quel giorno avrebbe scoperto ogni cosa. Se quel tale non aveva ancora rivendicato lamicizia delle loro famiglie era forse da attribuirsi ad un'eccessiva prudenza, o al fatto che volesse guadagnarci il più possibile rivelando i particolari un po alla volta.
Già un'ora prima dell'alba l'amil di Mahdia se ne stava alle porte della città, il groppa al suo cavallo e scortato da un considerevole numero di soldati.
Quando giunsero Kamal e i suoi due figli maschi, il sole si era già staccato dall'orizzonte.
«Avevi detto all'alba!» rimproverò Giordano.
«Non hai sentito ladhān36 del muezzin37? Facevamo la prima alāt38.»
Dunque il nobile di Sicilia, infastidito ma consapevole di dover cedere, lasciò perdere e invitò i tre a montare a cavallo.
Presero la strada per Susa, quella percorsa qualche giorno prima dall'esercito, ma dopo una decina di miglia, lì dove la costa si protende verso il mare, si fermarono. Una spiaggia sabbiosa separava la strada dalla linea di costa e un isolotto dalla forma allungata si univa alla suddetta spiaggia per mezzo di un guado percorribile a cavallo e, facendo attenzione, pure a piedi. Giordano aveva già capito dove Kamal l'avesse portato, aveva sentito parlare di quel posto centinaia di volte. Non poteva sbagliarsi... il capo sabbioso, l'isolotto, il guado... erano tutte cose che ritornavano familiari nella sua testa.