Delitti Esoterici - Stefano Vignaroli 8 стр.


«Immagino che lei abbia già affrontato questo pellegrinaggio, ma non è questo che voglio sapere. Le ripeto la domanda, ha ricevuto la visita di una di queste adepte negli ultimi giorni?»

«Lho già detto ad altri poliziotti e carabinieri che mi hanno interrogato. L'ultima visita di questo tipo risale al 1997, quando venne una maga originaria di un paesino dell'Abruzzo, Sant'Egidio alla Val Vibrata. Si faceva chiamare Mariella La Rossa. Mi disse che prima di affrontare le prove cui l'avrei sottoposta voleva visitare i luoghi magici nei boschi e nei dintorni di Triora, la Fontana di Campomavùe e la Fontana della Noce, la Via Dietro La Chiesa e il Lagu Degnu. Era il giorno del solstizio d'estate, una delle date tipiche in cui streghe e maghi si danno convegno, anche in questi luoghi, per il rituale Sabba. Mariella si allontanò al tramonto e non fece mai ritorno.»

«E lei di certo non partecipò al Sabba e non immagina neppure che fine abbia fatto Mariella! Andiamo, sappiamo benissimo che questi cosiddetti Sabba sono l'occasione per compiere riti satanici, a volte violenze sessuali, altre volte sacrifici di animali o di persone. Con il vostro brainwashing convincete alcune persone, le più deboli dal punto di vista psicologico, di venire purificate, di rinascere a nuova vita e via dicendo, purché si sottopongano alle violenze che proponete durante i riti . Per non dire poi di tutti coloro che truffate a scopo di lucro. Non sono rari i casi in cui qualcuno ha perso tutti i suoi averi per seguire un Guru.»

«Le ho già detto che la nostra non è una setta satanica. Chi entra nella nostra organizzazione lo fa per sua libera scelta e per il desiderio di raggiungere elevati gradi di conoscenza. Le ripeto che non sono una venditrice di fumo, e tutto quello che dico o predico si è sempre avverato. Mi faccia vedere la sua mano sinistra e mi guardi negli occhi, dottoressa Ruggeri. Visto mai che lei non sia una di noi, magari a sua insaputa? Vedo che ha sofferto da ragazza, vedo dei lutti in famiglia che l'hanno segnata, vedo una vita sentimentale complicata, ma che si è risolta di recente in maniera positiva. Lei ha dei poteri superiori alla norma, ha delle percezioni non indifferenti, ha un'aura molto forte, rossa come il fuoco, nulla le sfugge in chi le sta davanti, neanche un particolare. E ora vada, dottoressa Caterina Ruggeri, di lei ho saputo tutto quanto c'era da sapere.»

Senza neanche rendermene conto, mi ritrovai fuori della casa di Aurora, nel cortile, seguita da Mauro che, con un sorriso ironico, commentò ciò di cui era stato testimone.

«Quella donna ha dei poteri ipnotici. Ti ha fatto fare tutto ciò che voleva. In pratica ci ha sbattuto fuori a modo suo e, come tutti gli altri che ci hanno preceduto, ce ne stiamo andando anche noi con la coda tra le gambe.»

«Già, ma la strega ha ragione, a me non sfugge nulla, neanche un particolare. Torneremo con un'altra strategia. Devo solo avere il modo di riflettere e di venire qui preparata. Torniamo a controllare se la scientifica ha terminato il suo lavoro e poi diamo un'occhiata intorno. Come si chiamavano quei luoghi che ha nominato la malefica a proposito di Mariella La Rossa?»

«Fontana di Campomavùe, Fontana della Noce, Via Dietro la Chiesa e Lagu Degnu.»

«Accidenti, complimenti, hai una buona memoria! Con te non servono registratori o taccuini!»

«Già, comunque ricorda che il palmare ci può tornare utile per registrare le conversazioni. È un modello molto sensibile e anche tenendolo in tasca è in grado di registrare.»

«Sì, grazie d'avermelo detto. Di sicuro sarà utile anche per fare delle foto!»

Gli uomini in tuta bianca e guanti di lattice stavano portando a termine il loro lavoro sulla scena del crimine. Mentre uno scattava delle foto, un altro raccoglieva del terriccio intorno alla vittima inserendo i campioni all'interno di bustine di plastica, un altro ancora spargeva del Luminol, per la ricerca di eventuali tracce occulte di sangue.

«Trovato qualcosa di interessante?» chiesi.

«Sembra che l'incendio sia stato appiccato servendosi di liquido infiammabile, non benzina, ma qualcos'altro che cercheremo di individuare in laboratorio. Abbiamo trovato anche tracce di cera, derivante forse da una torcia di carta pressata e cera, una di quelle che si usano nelle processioni, nelle fiaccolate, per intenderci.» mi rispose uno dei tre.

«Avete trovato la torcia?»

«No, dottoressa. Però stiamo prelevando anche detriti carbonizzati, forse possiamo trovarvi qualcosa di utile. Appena finito il lavoro in laboratorio le invieremo un rapporto dettagliato. Per ora qui abbiamo finito. La Polizia Mortuaria è arrivata e possiamo far trasferire il cadavere all'obitorio.»

Ritornando verso il piazzale dove era parcheggiata la nostra auto, un cartello in legno, che indicava la Fonte della Noce, attirò la mia attenzione.

«Andiamo a dare un'occhiata?» mi rivolsi a Mauro e, senza neanche attendere la sua risposta, imboccai il sentiero che si addentrava in una zona di bosco fitto. Avanzammo per un breve tratto e guadagnammo una radura dominata da un grosso albero di noci, in prossimità del quale, da un fontanile, sgorgava un invitante zampillo d'acqua. Dato il caldo e le fatiche della giornata, sia io che Mauro ingurgitammo qualche sorso di acqua freschissima, poi iniziammo a guardarci in giro per scorgere qualcosa di particolare, qualche segno, qualche indizio. A prima vista sembrava non esserci nulla di interessante. Mentre mi rammaricavo di non avere con me il mio fido Furia, impareggiabile cercatore di tracce, il mio occhio cadde proprio vicino al grande albero, dove notai della terra smossa.

«È stato fatto un disegno sul terreno con un oggetto appuntito, un coltello o un bastone a punta. Di solito gli appartenenti alle sette eseguono dei riti in determinati luoghi, disegnando dei simboli, pentacoli o altro, che alla fine vengono eliminati. Sembra che qui il disegno sia stato cancellato in fretta e furia, dato che ancora se ne vedono alcune parti. Si scorgono anche alcune scritte. Forse la cerimonia è stata interrotta o disturbata e gli adepti si sono dovuti dileguare, altrimenti avrebbero avuto molta più cura nel cancellare ogni traccia.»

«Pensi a una Messa Nera, magari con sacrificio, che so, di un animale, di una vergine, di uno degli stessi adepti?»

«Per ora non penso nulla, mi limito a osservare e fare bagaglio di ciò che vedo e sento. Di elementi ce ne sono tanti, ma non so ancora quali possano essere utili e quali no. Il sentiero si dirige da quella parte. Proseguiamo?»

Dopo pochi passi la vegetazione diveniva talmente intricata che sembrava che il sentiero finisse. Stavo per tornare sui miei passi, quando intravidi, a una trentina di metri, una sagoma arrugginita.

«Deve essere la carcassa del mezzo del taglialegna andato a fuoco anni fa. Nessuno si è preoccupato di asportarla, anche perché il proprietario era defunto da anni. Data la vegetazione, direi che non riusciremmo mai a raggiungerla» fu il commento di Mauro.

«Già, dovremo portarci un'attrezzatura adatta a sfoltire la vegetazione per andare a darci un'occhiata» risposi. «Torniamo all'auto ora!»

Ci avviammo ad andatura moderata giù per i tornanti che riconducevano verso il fondo valle, percorrendo l'incantevole Valle Argentina. Superato l'abitato di Molini di Triora, la strada scendeva ancora. Un cartello pubblicitario indicava che da lì a poche centinaia di metri avremmo trovato il ristorante "Da Luigi".

«Vogliamo verificare l'alibi della strega?» proposi a Mauro.

«Sì, volentieri» fu la sua replica. «E visto che è pomeriggio inoltrato e non abbiamo messo ancora niente sotto i denti, proporrei di sfruttare il ristorante anche per la sua funzione specifica.»

«Vogliamo verificare l'alibi della strega?» proposi a Mauro.

«Sì, volentieri» fu la sua replica. «E visto che è pomeriggio inoltrato e non abbiamo messo ancora niente sotto i denti, proporrei di sfruttare il ristorante anche per la sua funzione specifica.»

Il locale a quell'ora era deserto. Ci sedemmo a uno dei tavoli e aspettammo che comparisse qualcuno. Il proprietario del locale, un uomo sui quarantacinque anni, sovrappeso, la faccia rubizza e sudaticcia, non tardò a farsi vivo.

«Posso esservi utile, signori? Purtroppo a quest'ora in cucina abbiamo poco.»

«Polizia» lo apostrofò Mauro. «Le andrebbe di rispondere a qualche nostra domanda?»

«Immagino si riferisca al delitto della scorsa notte. Il luogo è abbastanza distante da qui. Come posso aiutarvi?»

«Lei conosce Aurora Della Rosa, vero?» intervenni.

«Certo, è una cliente affezionata, ogni tanto capita qui e io approfitto per chiedere qualche consiglio. Soffro di sciatalgia e lei ha dei rimedi toccasana a base di erbe, molto meglio della medicina convenzionale.»

«Ieri sera è stata qui?»

«Sì, è arrivata verso le nove e mezzo e se ne è andata a mezzanotte inoltrata. Era strana, piuttosto taciturna rispetto al solito. Ha ordinato da mangiare, ma credo che non abbia toccato cibo. L'ho anche dovuta riprendere perché, seduta al tavolo, si era accesa una sigaretta e fumava in sala. Non erano presenti molti avventori, e nessuno si sarebbe lamentato, ma essendo proibito dalla legge, sa, sono dovuto intervenire!»

«Era sola?»

«Sì, sola.»

«E solitamente viene da sola o in compagnia?»

«Dipende. A volte sì, viene sola, ma spesso è in compagnia di una sua amica mora, una bella donna dall'accento straniero. Sembra che le due facciano coppia, qui in zona si dice che siano lesbiche.»

Per pronunciare queste ultime parole si avvicinò a noi, abbassando il tono della voce.

«Omosessuali» lo corressi.

«Sì, è giusto. Oggi, nelle grandi città, non vi si fa più neanche caso, ma nelle nostre zone non siamo molto abituati a certi atteggiamenti.»

«Bene, mio caro Luigi, basta così! Direi che io e l'ispettore Giampieri gradiremmo mangiare qualcosa. Che cosa ci propone?»

«Beh, come vi dicevo prima non c'è molta scelta a quest'ora. Vi posso consigliare un bel piatto di trofie liguri al pesto alla genovese con fagiolini e patate, un piatto unico che vi lascerà di certo soddisfatti.»

«Ce ne porti due porzioni abbondanti.»

Era ormai quasi sera quando raggiungemmo Imperia e parcheggiammo avanti al distretto di Polizia.

«Eccoci qua» disse Mauro. «Hai raggiunto il tuo nuovo posto di lavoro. Qui siamo in una zona decentrata della città, mentre la Questura è proprio in centro, in Piazza del Duomo. Credo che domani mattina, prima di iniziare qualsiasi attività, dovremo farci un salto. Il questore è uno che tiene molto ai formalismi e quindi ti dovrai pur presentare a lui!»

Mauro mi guidò in un labirinto di corridoi e uffici, fino a raggiungere quello che sarebbe stato il mio ufficio.

«Certo, ma prima di recarmi in Questura, gradirei fare conoscenza con il personale in servizio qui. Pensi che sia possibile incontrare gli uomini in prima mattinata?»

«Farò in modo che siano tutti qui, salvo eccezioni giustificabili, alle otto. Per ora, credo tu voglia riposare. Là in fondo c'è una stanza con un letto e il bagno è nel corridoio. Troverai i tuoi bagagli e, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sappi che io passerò la notte nella guardiola.»

«Beh, finché non troverò una sistemazione migliore, mi adatterò, poi vedremo. Adesso sono troppo stanca per cercarmi un altro alloggio. E poi, comunque, sono abituata a vivere nel posto in cui lavoro!»

Diedi un'occhiata alla mia scrivania, dove già troneggiava uno scatolone, contenente tutti gli atti delle indagini sulle persone scomparse a Triora. Non avevo certo voglia di metterci le mani al momento, anche perché temevo che qualsiasi cosa pescata lì dentro avrebbe potuto modificare le idee che mi ero fatta nel corso della giornata. Meglio ragionare a caldo e non farsi influenzare dal lavoro degli altri! A ogni buon conto, il mio occhio si posò su una copia di una rivista mensile. La afferrai, la sfogliai e mi soffermai sull'articolo che parlava dei misteri di Triora, uscito in occasione della scomparsa dei tre giornalisti, che facevano parte della redazione della rivista: Stefano Carrega, Giovanna Borelli e Dario Vuoli. Era riportato, in un riquadro, uno spezzone tratto da appunti del quaderno del Vuoli, rinvenuto all'interno della tenda abbandonata dei tre.

Che senso ha cercare le streghe? Soprattutto, chi sono e come si riconoscono le streghe oggi? Non c'è più Inquisizione che ce le indichi. Forse esistono ancora, forse hanno solo un aspetto diverso. Nel 1587 era più facile riconoscerle: Le vedrete mettere immagini di cera e sostanze aromatiche sotto la pala dell'altare. Ricevono la Comunione del Signore non sopra, ma sotto la lingua, perché possono così facilmente cavarsi dalla bocca il corpo di Cristo per servirsene nelle loro pratiche odiose. Inoltre ciò che distingue una strega da una peccatrice, o da una donnaccia, è la capacità di volare nella notte...

Già, magari verso la fine del '500 ancora la gente comune non sapeva riconoscere i trucchi e le illusioni di queste ciarlatane, e li prendeva per magia o stregoneria. Ma nel XXI secolo, andiamo! Questi tre giornalisti erano andati a cercare le streghe nel loro paese, e magari le avevano trovate! E si erano fatti rapire da loro? Ma via! Questa era tutta una montatura, ma a che scopo? Nascondere un delitto, voler far sparire le proprie tracce, o per quale altro motivo? E cosa c'entrava la setta, come diavolo si chiamava? Enomolas id ivres. Cosa poteva significare?

Con la mente affollata da questi interrogativi, mi andai a lavare e mi ritirai nella stanza indicatami da Mauro. Le giornate erano lunghe e anche se erano quasi le nove di sera, fuori c'era ancora luce. Mi distesi sul letto senza neanche tirar giù le coperte. Mi stavo appisolando, quando sentii bussare alla porta. Era Mauro, che recava un bicchiere di carta con una bevanda fumante.

«Non è dei migliori, è Tè del distributore automatico, ma ho pensato che poteva essere piacevole prima di coricarsi. Hai voglia di qualcosa da mangiare?»

«No, grazie, devo ancora digerire le trofie.»

«Beh, comunque ho una notizia per te. Il tuo cane, Furia, sarà qui al più tardi entro domani pomeriggio. Ho fatto ripulire il box in cortile, dove il tuo predecessore teneva il suo Pastore Tedesco. Penso che, per il momento, possa essere una buona sistemazione.»

«Grazie di tutto, Mauro! Ma ora lasciami riposare. Sono molto stanca e domani dovremo affrontare un'altra giornata davvero intensa! Buonanotte.»

Cercai nella valigia una leggera camicia da notte, mi spogliai e mi misi a letto. Mi addormentai e sognai streghe che volavano a cavallo delle loro scope, che si riunivano per invocare Satana, che partecipavano a Sabba sotto grossi alberi di noci. E poi inquisitori che le catturavano, le torturavano, le processavano e le facevano bruciare al rogo. Ma il fuoco non riusciva a consumare i loro corpi e ridevano e scherzavano, nonostante i vestiti e i capelli in fiamme. E, alla fine, le streghe si allontanavano dal luogo del supplizio, palleggiando tra loro bambini in fasce.

CAPITOLO V

L'indomani mi alzai di buon ora e iniziai a sistemare il mio ufficio. Verso le sette e mezzo notai che il distretto iniziava ad animarsi. Le stanze si riempivano, qualcuno si faceva un caffè al distributore, altri scherzavano e si scambiavano battute nell'attesa di dedicarsi all'attività lavorativa. Era un clima che mi ricordava gli anni di servizio trascorsi in questura ad Ancona. Iniziai a girare per i corridoi e salutare chi incontravo, erano tutti molto affabili e ricambiavano il mio saluto con un sorriso o una cordiale stretta di mano. Bene, il mio nuovo posto di lavoro non era male! Riconobbi il sovrintendente che avevo apostrofato la mattina precedente a Triora.

Назад Дальше