Centro Storico - Porta Palazzo E Dintorni 1990 - Guido Pagliarino 2 стр.


Volevano fargli la pelle laggiù al suo paese

perché non taceva di fronte ai soprusi d'un capo;

ma pure a Torino c'è gente che vuole che muoia:

Omàr Salazìm gli ha proposto di vendere droga,

e lui gliel'ha detto che il male è nemico del Bene

e più non gli parli e gli resti voltato e distante.

Omàr l'ha giurato, che o cede o gli toglie la vita,

e ieri l'ha fatto picchiare da quattro dei suoi,

poi gli hanno bruciato davanti il tappeto verzino.

Non passa più molto che Abdùl lo ritrovano morto.

Lui pensa: «Alla fine ritorno nel grembo di Dio».

Rosario negli anni '60 salì su a Torino

trovando un lavoro in un grande opificio moderno;

poi venne la crisi: fu preso e mandato a riposo

con una pensione da viverci un giorno su tre

perché anticipata un accordo tra gran capitali,

polìtici e sìndacalìsti per togliere gli oneri

a quella grandissima impresa e girarli sul pubblico .

Allora Rosario si fece il suo nuovo mestiere

ed ora trasporta le merci per terze persone

col suo furgoncino malconcio comprato d'incontro;

lavora da solo ma a volte, se il carico è greve,

richiede l'aiuto pagato d'un buon marocchino,

Abdùl Satelèch, diligente e di poche pretese.

La moglie s'arrangia a stirare per altre famiglie

e porta a Rosario, ogni mese, una cifra discreta.

Guadagnano pure le figlie, commessa e impiegata.

Convivono stretti in un vecchio palazzo vicino

a un grande mercato del centro in due piccole stanze

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