«Con tutto il rispetto signora, per me non è mai stato un giocattolo.»
«Allora cos'e' accaduto?»
«Ho capito che mi ero sbagliata.»
«Quando era passato più di un anno?»
«Mi dispiace mettermi in mezzo di Aman, ma non dovresti parlare con chi rifiuta di ascoltare, e capire che suo figlio non è perfetto come pensava.» Kiara intervenne per difendere sua figlia.
Aman fu sorpresa dalla reazione della madre di Plamen, che era sempre stata gentile con lei. Da quando avevano chiuso la relazione non si erano più incrociate, nonostante vivessero in un posto piccolo.
«So da chi hai ereditato questa personalità che hai.»
«Come si permette? Insulta mia figlia e me senza motivo.»
«Senza nessuna ragione? Tua figlia ha rovinato mio figlio. Da allora è triste.»
Aman non poteva continuare ad ascoltare gli insulti che quella donna rivolgeva a sua madre e a lei stessa e se ne andò a casa quasi piangendo.
Era il giorno del suo compleanno e la sua famiglia non voleva che quella donna le rovinasse la giornata. Per mangiare presero il pesce, e nel pomeriggio restarono tutti insieme facendo un giro sulla chiatta e ricordando vecchie storie fino a notte fonda.
Poco prima di andare a dormire, una strana sensazione attraversò il corpo di Aman. Aveva freddo nonostante fosse luglio. Uscì dalla sua stanza e andò giù, fino a quando non uscì dalla porta principale. Un ragazzo giovane, un paio d'anni più vecchio di lei, stava camminando verso il nord del villaggio.
«Salve, buonasera, signorina,» lo straniero salutò Aman senza fermarsi.