Il Duca Di Lady Pear - Dawn Brower


Il Duca di Lady Pear

Indice

Ringraziamenti

1. CAPITOLO PRIMO

2. CAPITOLO SECONDO

3. CAPITOLO TERZO

4. CAPITOLO QUARTO

5. CAPITOLO QUINTO

6. CAPITOLO SESTO

Epilogo

Note sullAutrice

ESTRATTO: SEMPRE IL MIO VISCONTE

Prologo

ESTRATTO: Uno Scandaloso Conte In Meno

Capitolo Primo

Questa è un opera di fantasia. Nomi, persone, luoghi e avvenimenti sono frutto della fantasia dellAutrice e non hanno alcun riferimento con la realtà o vengono utilizzati in maniera fittizia. Ogni riferimento a luoghi esistenti, organizzazioni o persone, vive o morte, sono puramente casuali.

Lady Pears Duke 2020 Copyright © Dawn Brower

Design di copertina The Midnight Muse

Tutti I diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta elettronicamente o a mezzo stampa senza il permesso esplicito dellAutore o dellEditore, fatti salvi alcuni trafiletti a scopo promozionale o per recensione.

Amare, ed essere amati, è il dono più bello di tutti, di qualunque amore si tratti: tra due amanti, tra persone della stessa famiglia o tra amici. Sii grata alla vita di questo dono meraviglioso, così come faccio io giorno. I miei figli sono il dono più prezioso, e la ragione della mia esistenza. Tieniti stretta i tuoio le persone che ami

Ringraziamenti

Un ringraziamento speciale va a Victoria Miller, per il suo aiuto costante. Non potrei fare ciò che faccio senza di lei, e senza la sua amicizia.

Elizabeth Evans, mi sei egualmente cara: grazie per leggere tutte le bozze dei miei romanzi che, con il tuo aiuto, diventano sempre più belli. Ma, soprattutto, grazie per essermi vicina e per il dono della tua amicizia, che riscalda ogni giorno della mia vita.

CAPITOLO PRIMO

Cameron Spencer, il duca di Partridgdon, fissava il fuoco che ardeva nel camino. Era tornato a Londra da una sola notte e già il freddo aveva iniziato a penetrargli nelle ossa. Si era tenuto lontano dallInghilterra da quando aveva compiuto diciotto anni, e non era tornato che per brevi visite: tutto a causa del fidanzamento che suo padre aveva combinato con Lady Pearyn Treedale, che lui non aveva alcuna intenzione di sposare.

Aveva odiato quellimposizione ogni attimo della sua giovane vita. Quel fidanzamento gli aveva condizionato lesistenza dal primo istante in cui era stato redatto, come se si trattasse di un accordo daffari. Viaggiare era stata per lui lunica possibilità di sentirsi libero, ma ben presto anche dover essere continuamente in fuga aveva cominciato a pesargli.

Sapeva che per suo padre si era trattato di una necessità, visto che si trovava in gravi ristrettezze economiche: grazie a quellaccordo gran parte della dote della futura sposa era già passata nelle sue mani e aveva potuto saldare i suoi debiti. Ma vendere il suo unico figlio per salvare le proprietà di famiglia aveva significato per Cameron unenorme sconfitta e un incredibile sopraffazione.

Era vero che, grazie a quei soldi, ora leredità di Cameron era salva e che suo padre era riuscito a rimettere in senso lintera tenuta, prima di morire. Ma ora, il doppio filo che lo teneva legato a quella fidanzata sconosciuta gli sembrava ogni giorno di più simile a un cappio. Ormai i suoi beni erano al sicuro, la vita gli sorrideva di nuovoma il prezzo da pagare per Cameron era eccessivamente alto. Aveva accettato di sposare quella ragazzae lo avrebbe fatto, prima o poi; avrebbe onorato limpegno che suo padre aveva preso per lui. Ma non ora. Non era necessario rinunciare alla propria giovinezza, per saldare quel debito. Per il momento avrebbe pensato a godersi la vita. Poi, più in làsi sarebbe deciso a sposarsi. Sarebbe corso dalla sua fidanzata e lavrebbe presa per moglie. Anche senza conoscerla.

Quando si era ritrovato fidanzato lui aveva quindici anni e Lady Pearyn otto. Quindi, quando a diciotto anni aveva chiesto a suo padre di potersi allontanare da Londra per fare le sue esperienze di vita, come fanno molti nobili rampolli, a suo padre non era parso strano e non si era oppostoconsiderando che la giovane fidanzata era appena undicenne. Era una decisione abbastanza saggia, dopotutto, terminare gli studi a Oxford e poi partire per il mondo. Tutto lasciava pensare che, al compimento della maggiore età di Lady Pearyn, Cameron sarebbe tornato per impalmarlama non era stato così. Anche dopo la morte di suo padre, avvenuta poco dopo il raggiungimento della sua maggiore età, non era tornato a Londra per sposarsi, preferendo lasciare le sue proprietà in mano a un precettore. Ora di anni ne aveva trentadue, e i tempi per il suo ritorno erano decisamente maturi

La proprietà prosperava, e i suoi amministratori gli inviavano regolarmente rapporti trimestrali, in modo che potesse tenere sotto controllo i suoi affari. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Di tanto in tanto doveva tornare a Londra per sistemare delle cose, ma giusto il tempo di metterle a posto che se partiva di nuovo.

A lui andava bene così ...

Non si era mai fermato a riflettere su cosa fare con Lady Pearyn. Ormai erano passati due anni dal suo trentesimo anno e forse sarebbe stato il momento di onorare quel contratto. Se lei lo avesse voluto ancora. Sapevano così poco, luno dellaltraQuando laveva vista lultima volta, anni addietro, lei era ancora una buffa bambina con le lentiggini. Ma sembrava aver accettato di buon grado il loro fidanzamento... Forse le piaceva l'idea di diventare duchessa, un giorno.

Cameron si passò le dita tra i capelli e sospirò. Non riusciva a capire quale direzione prendere. Niente aveva più senso per lui. Ormai era a casa, per sempre, e doveva prendere una decisione.

"Perdonate, Vostra Grazia." disse Alfred, il suo maggiordomo. Alfred stava con la sua famiglia da quando Cameron era un ragazzo, ed era invecchiato molto negli anni in lui cui era stato lontano. Tuttavia, riusciva ancora a essere molto attivo.

"Che cè, Alfred?" chiese.

"Cè una persona che desidera vedervi, Vostra Grazia."

Nessuno sapeva che era tornato a Londra. Chi avrebbe potuto decidere di fargli una visita così inaspettata? "Mandatela via, di chiunque si tratti. Non sono a casa per nessuno." Non aveva voglia di vedere gente; il suo umore peggiorava ad ogni secondo. Desiderava starsene in pace per i fatti suoi.

"Quindi, non siete qui, in questo momento! esclamò Collin Evans, il conte di Frossly, entrando allimprovviso nello studio. "Sarà un grande atto di maleducazione da parte mia, ma non ho intenzione di andarmene. Sono passati mesi dall'ultima volta che siete stato qui. E non vi siete nemmeno degnato di rispondere allinvito per il mio matrimonio!

Cameron aggrottò la fronte. "Mi dispiace, Collin, ma non ero in vena." Collin era il suo amico più vecchio e più caro, ma lui non poteva partecipare a quel matrimonio. "Comunque, vi avevo scritto che non sarei tornato a Londra per le vostre nozze. E voi sapete bene il perché." Attraversò la stanza e tolse il tappo dalla caraffa di brandy, poi si versò due dita in un bicchiere. Prima di bere, si voltò verso lamico. Ne preparo uno anche a voi?

"Se questo significa che vi degnerete di accettare la mia compagniasì, grazie, ne prenderei volentieri uno. rispose Collin. I suoi capelli rosso dorato erano un po' arruffati, cosa insolita per il giovane Conte. Collin prese il bicchiere che Cameron gli porgeva e ne bevve un bel sorso. "Sono contento che siate tornato." Inclinò il bicchiere verso di lui. "Avete deciso di restare, questa volta?"

Cameron fece scivolare le dita sul bordo del bicchiere. Non aveva molta voglia di bere, ma ora che lamico era qui avrebbe dovuto fargli compagnia per forza. Evitò deliberatamente il suo sguardo. "Sto vagliando la cosa. rispose.

"Davvero?" C'era un accenno di sorpresa nel tono di Collin. "Non lo dite solo per illudermi?"

"Mi sembra che ve la siate cavata egregiamente senza di me, in tutto questo tempo. Alzò lo sguardo e rivolse a Collin un mezzo sorriso. Cameron aveva provato a sentirsi libero, in quegli anni, come se non ci fossero spose promesse o obblighi pendenti sulla sua testa. Purtroppo, era una mera illusione, e lo sapeva. Non poteva sottrarsi ai suoi impegni. Per quanto fuggisse lontano, prima o poi avrebbe dovuto onorarli.

"A quanto pare avete trovato moglie. Sono felice per voi, caro amico! esclamò, dando un colpettino sulla spalla del Conte.

"Anchio sono molto felice. E vorrei che lo foste anche voi. Ma non mi pare che lo siate. Non vi vedo sorridere da molto tempo. Dubito che siate riuscito a trovare pace, da quando abbiamo lasciato Eton."

"Lo eroprima che sapessi dei debiti di mio padre. Chiuse gli occhi e sospirò. Ma, da quando sono stato obbligato a quello stupido contratto di fidanzamento, nulla è più stato lo stesso. Avete ragione, Collin. Non sono felice, e temo che non lo sarò mai. Non saprei nemmeno da che parte cominciare.

I suoi genitori non erano stati un bellesempio di amore coniugale. Il loro era stato un matrimonio di convenienza, e non avevano mai finto di amarsi. Ma che importava! Ormai stava fuggendo da troppo tempo. Inizialmente era stato convinto che il suo stile di vita libertino e mondano potesse essergli daiutoma si era sbagliato.

Collin finì il suo brandy e posò il bicchiere. Nei suoi occhi azzurri era visibile una certa ansia per lamico. "Quando eravamo più giovani, a Eton, molti dei nostri compagni di scuola vi chiamavano lo scapolo d'oro." Fece un gesto verso Cameron. E di certo non per il colore dei vostri capelli, anche se è un paragone calzante. No, eravamo tutti convinti che, dato che un giorno sareste diventato Duca, avreste avuto tutto ciò che un uomo poteva desiderare e che sareste stato felice.

Cameron sbuffò. "Ciò dimostra quanto poco mi conoscevate." IN realtà, neanche la sua infanzia era stata serena: suo padre era sempre lontano da casa e sua madre era praticamente assente. Lui era vissuto con servi e precettori, e anche i bambini con cui giocava non riuscivano a colmare il vuoto che sentiva dentro. Per i suoi genitori, metterlo al mondo aveva significato fare il proprio dovere e, una volta concepito l erede maschio, potevano anche smettere di vivere insieme. La dote di sua madre era stata sperperata dallincapacità di suo padre, e questo non aveva affatto giovato al matrimonio, e comunquenon c'era mai stato amore tra loro. Questa era una delle ragioni per cui Cameron aveva evitato Lady Pearyn per così tanti anni. Non voleva avere un matrimonio come quello dei suoi genitori. Voleva di più, molto, molto di più.

"Vi capisco, più di quanto crediate. - disse Collin,in tono solenne - Perché vi conosco meglio di chiunque altro." Collin si sporse in avanti. Ma ora dovete dare un senso alla vostra vita. Non siete un libertino, come vi ostinate a credere. Avete un animo nobile e la rabbia nei confronti dei vostri genitori è comprensibile. Tuttaviaprendere moglie e mettere su famiglia non mi sembra una punizione tanto atroce. Vedrete che cè del buono, nel matrimonio.

"Sarà così, ma non mimporta." mormorò Cameron, tristemente. Non poteva ribellarsi al suo destino, ormai. Non poteva essere in fuga per sempre. "E comunque le vostre parole non mi sono di grande aiuto.

"È qui che siete in errore. Ho conosciuto la vostra fidanzata e credo che vi sbagliate, sul suo conto. Credo che, se aveste una conversazione con lei, vi rendereste conto che forse entrambi desiderate la stessa cosa. Anche lei ha dovuto vivere allombra di questo fidanzamento, esattamente come voi. E ora che facciate qualcosa di diverso, dallimbarcarvi sulla prossima nave in giro per il mondo. Decidete di rimanere e di affrontare di petto i problemi. Non siate vittima, ma artefice, del vostro futuro!

Cameron sorseggiò il suo brandy. Collin lo induceva a riflettere, ma riguardo a Pearnon era ancora convinto. Come fate a conoscere i sentimenti di Lady Pearyn? Quando le avete parlato? "

"A volte poche frasi sono sufficienti per capire lanimo di una persona. E una fanciulla adorabile, e molto franca. Inoltre è una donna davvero indipendente: organizza salotti culturali e sostiene larte di ogni tipo. Il suo palazzo è sempre pieno di letterati e artisti, ed è anche molto corteggiata. Lei è gentile con tutti, ma sempre con leggerezza, ed è una persona davvero amabile. Tuttavia, ha uno sguardo triste, e la cosa non mi ha lasciato indifferente: credo che si senta sola. Inoltre, fino a quando resterà legata a voi, non potrà farsi corteggiare ufficialmente da altri. Se proprio non intendete sposarlanon sarebbe giusto da parte vostra ridarle la sua libertà?

C'erano molte cose giuste, nel discorso dell amico. Lady Pearyn era davvero infelice? Aveva sempre pensato che fosse una ragazzetta anonima, avida di diventare duchessa, e che passasse la sua vita tra abiti e feste come tutte le ragazze della buona società. Non aveva mai desiderato conoscerla, ma orale parole di Collin lo incuriosivano. Davvero era così colta? Non le aveva mai scritto e ignorava quale fosse il suo grado distruzione. E fare da musa allArteera un nobile pensiero, degno di una mente elevata. Forse laveva giudicata male. E per quanto riguardava lessere infelicicosa le mancava, in fondo? Aveva entrambi i suoi genitori, era fidanzata ufficialmente e la sua famiglia era ricca. Possibile che le mancasselamore?

"Potreste anche avere ragione, - iniziò Cameron - ma non so davvero cosa fare." Doveva farle una visita? Scriverle una lettera? "Siamo fidanzati da annima in realtà non ci conosciamo affatto.

"Lo so- ridacchiò Collin - Se è per questo, non sapete nemmeno come siete fatti. Dubito che, se vincontraste per caso, vi riconoscereste. Ma voi lavete vista, qualche mese fa. Ricordate quella ragazza vestita da uomo, la primavera scorsa? Accanto a lei cera una sua amicamolto avvenente, direi. Ricordo che vi piacque.

Era l'ora della confessione. "Davvero? Sinceramentenon me lo ricordo. Mavi sbagliate su una cosa... Conosco abbastanza bene il suo viso. La sua innata curiosità aveva avuto la meglio, in quegli anni. Cameron era curioso di sapere come fosse diventata da grande la sua fidanzata, e aveva fatto di tutto perdarle una sbirciatina, anche se da lontano. Sapeva che era molto bella, ma non conosceva abbastanza il suo animo per decidersi di dichiararsi a lei. Non voleva ritrovarsi accanto una donna comune o, peggio, stupida e avida. Dopotutto, i suoi genitori si erano preoccupati solo dei soldi. "Lho intravista, qualche volta, quando sono tornato qui per una visitaE lho rivista dopo la morte di mio padre. Avevo bisogno di sapere ... "

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