«Non ti arrabbiare, Lily. Sei stata tu a chiedermelo.»
«Oh, non sono arrabbiata. Sono troppo occupata a fare pensieri vogliosi e da troia sul prossimo uomo sul quale userò i miei trucchi da succuba. Non fare caso a me. Forse il ranger in servizio ha voglia di una sveltina.»
Non avevano parlato molto, da quel momento in poi. Avevano camminato fino a quando la mancanza di luce li aveva costretti ad accamparsi. A quel punto, Donovan si era offerto di raccogliere della legna da ardere, mentre Lily era andata tra i cespugli per fare i suoi bisogni. Dopo aver finito di montare la tenda da sola, si era accorta che ancora non era tornato e una lieve preoccupazione laveva assalita. Un po di tempo dopo, si era resa conto che si era portato via lo zaino. Con la mappa. Aveva scoperto anche di non aver recuperato la bussola, dopo che era caduta tra i cespugli. E Donovan aveva laltra con sé. Laveva abbandonata lì ed era stato un atto premeditato.
Lily sapeva di non doversi muovere, ma se Donovan si fosse perso? Eppure, si era portato dietro tutte le sue cose senza dire nulla. Laveva davvero lasciata da sola nei boschi, tornandosene a casa? Oppure voleva solo spaventarla? Lily aveva sempre avuto un discreto senso dellorientamento. Se avesse usato la posizione del sole come guida, tutto sarebbe andato bene. Avrebbe camminato nella direzione giusta fino a incontrare una torre della guardia forestale o una strada e lì avrebbe chiesto aiuto. Se il suo cellulare non avesse smesso di funzionare, avrebbe potuto chiamare qualcuno o avrebbe potuto usare il GPS o una bussola digitale. Ma la Legge di Murphy era una brutta bestia e al momento Lily ne era in balia.
Capitolo due
«Sei un idiota.» Adone sfregò il pollice sul freddo anello dacciaio che teneva allanulare destro. Era severamente tentato di trasformare il suo tirso in un pugnale per porre immediatamente fine alla miserabile esistenza di Donovan. Voleva che Lily Anders fosse impaurita e smarrita nella foresta, ma focalizzata sulla propria sopravvivenza, non piena di dubbi sulle proprie doti come amante. «Ti ho detto di svignartela e di lasciarla da sola fra le montagne. Quando mai ti ho chiesto di mollarla e di farla piangere?»
Aveva davvero, davvero voglia di pugnalare quellumano. Per sua fortuna, Adone non era un assassino. Donovan ODonnell, possessore di nome ridondante e allitterato, dal suono talmente irlandese da rendere sorprendente il fatto che non avesse capelli rossi e lentiggini, si infilò la mappa e la bussola nelle tasche dei pantaloncini color kaki e aprì la bocca, come sul punto di replicare con fare saccente.
Tuttavia, come il suo sguardo cadde su qualcosa di inaspettato, Donovan richiuse la bocca e sbatté le palpebre. I suoi occhi si spalancarono, mentre fissava le corna di Adone, illuminandole con la luce della torcia che teneva tra le mani tremanti. Desolato, umano. Non è unillusione ottica. Visto il tempo che ci aveva messo per raggiungere il punto dincontro, la pioggia doveva aver rallentato lumano, che non era tipo da escursioni allaria aperta. Se non altro, sapeva leggere una mappa e una bussola e, alla fine, ce laveva fatta.
«Potresti smetterla di puntarmi quella cosa addosso?» chiese Adone, strizzando gli occhi. La luce si abbassò, ma non si spense. Come previsto, quando il raggio illuminò gli altri attributi da satiro, lumano sussultò per la sorpresa. Sì, degli zoccoli.Ooh, ahh. Spaventoso. Deve essere Lucifero. Deve essere malvagio. Diventa ogni volta meno divertente. Adone portava il nome che era diventato sinonimo di bellezza maschile, eppure quelli che lo vedevano senza lincanto della magia tremavano dalla paura e dal disgusto. Non me lo meritavo. Non mi sarei nemmeno dovuto trovare sulla montagna quella notte. Ariston gli aveva raccontato del sacrificio di Dioniso e Adone lo aveva convinto ad accompagnarlo. Se Ariston non glielo avesse detto, se non gli avesse offerto unoccasione per far ingelosire Afrodite, Adone non ci sarebbe mai andato. Strinse gli occhi al ricordo, il suo sguardo fisso su Donovan e la sua torcia tremolante.
Quando il mortale indietreggiò di molti passi, Adone si spazientì. Lincantesimo che lo faceva sembrare umano era sparito ore prima, al calar del sole e non poteva in alcun modo celare la propria natura di notte. Sebbene inizialmente avesse tenuto docchio lumano, Adone se ne era andato dopo che lidiota aveva definito la ninfa una succuba, per paura di non riuscire a trattenersi e interferire. Ma Donovan non si era presentato nel luogo dellincontro allora stabilita e Adone si era dovuto mettere a cercare limbecille, convinto che ci avesse ripensato. Non lo aveva fatto, il che provava ulteriormente la sua stupidità. La ninfa era di una bellezza che meritava di essere apprezzata.
«Non volevo che accadesse» rispose Donovan, arretrando e inciampando nel terreno accidentato. Dove diamine lo aveva trovato, questo patetico smidollato? Convincerlo ad abbandonare la sua ragazza era stato fin troppo facile e per pochi soldi, in confronto agli standard delle Industrie Bach. Diecimila dollari, ecco quanto gli ci era voluto per ferire emotivamente la fidanzata. Diecimila dollari e Lily Anders non era che un ricordo lontano. Donovan non aveva negoziato per ottenere un prezzo migliore e non aveva neanche finto di essere offeso dalla proposta.
«Potevi anche non desiderare che accadesse, ma è accaduto. Sono tentato di non pagarti affatto. Ora devo rimediare ai tuoi errori, il che è difficile, visto che non posso semplicemente apparire dal nulla e rassicurarla che andrà tutto bene.»
«Ma io ho firmato un contratto»
«Non me ne frega niente. Non hai rispettato i termini, perciò ho tutto il diritto di invalidarlo.»
Donovan iniziò a farfugliare frasi incoerenti. Sostenne di non essere una persona cattiva. Giurò di amare Lily. Tentò persino di giustificarsi dicendo di non guadagnare abbastanza per vivere da solo e di avere bisogno della somma stipulata nel contratto con le Industrie Bach per poter far fronte alla rottura con Lily.
Secondo il contratto, non ci sarebbe dovuta essere nessuna rottura. Se ne sarebbe dovuto andare e basta, lasciare larea e tornare a casa. Gli era stato assicurato che Lily sarebbe stata al sicuro, che faceva tutto parte di un esperimento sociale un reality show di sopravvivenza. E Donovan non aveva fatto domande, prima di firmare lungo la linea tratteggiata. Aveva persino sorriso, facendolo. Stronzo.
«Firmando, hai rinunciato al diritto di preoccuparti per Lily. Ti abbiamo tenuto docchio per assicurarci che mantenessi la parola data, quindi sappiamo che hai iniziato subito a cercare una ragazza per rimpiazzarla e prendersi cura di te, dopo. Sapevi che la relazione con Lily non sarebbe sopravvissuta, se fosse riuscita a ritornare a casa.»
«Che significa se? Cosa accadrà a Lily? Pensavo avessi detto che sarebbe stata al sicuro.»
«Oh, ti preoccupi per la ragazza adesso? Non ricordo avessi mai posto questa domanda prima. Perché?»
Donovan spostò il peso da un piede allaltro, a disagio. Il suo sguardo si concentrò nuovamente sugli zoccoli e rabbrividì. «Ho dato per scontato che volessi portarla a letto. Voglio dire, è davvero stupenda. Una ragazza abbandonata nei boschi Sembra la trama di una pessima storia damore o di un porno. Ma con tutti i reality show che ci sono oggi in TV, credevo fosse qualche strano colpo di scena. Per di più, la settimana scorsa ho visto la pubblicità di un programma di sopravvivenza e ho fatto due più due. Considerato il tuo, ehm, costume» Donovan guardò i piedi di Adone. «E come ci stessi spiando, chiaramente, dal momento che sapevi della rottura.»
«Dici di amarla, eppure sei pronto ad accettare del denaro perché uno sconosciuto possa scoparsi la tua fidanzata durante un reality show?» La testa di Adone minacciava di scoppiare. Era certo che questo ragazzo avesse ripetuto a Lily di amarla per tutto il tempo che erano stati insieme, che le avesse detto più volte quanto fosse perfetta per lui e che non avrebbe mai potuto desiderare di meglio. Adone ci avrebbe giocato la testa. La rabbia iniziò a ribollire in lui. Niente lo faceva incazzare più dei bugiardi che usavano le persone, le portavano a letto, le facevano innamorare e poi le abbandonavano, confuse e afflitte per ragioni fuori dal loro controllo.
E avevano il coraggio di chiamarlo amore!
«Ho davvero bisogno di quei soldi.»
La ricchezza finiva, ma lamore sarebbe dovuto durare in eterno. Donovan aveva liquidato ciò che avrebbe dovuto custodire, per quel falso senso di sicurezza che gli avrebbe procurato il denaro. Gli umani davano così tante cose per scontate.
«Sparisci dalla mia vista. Subito.» Adone si premette le nocche contro le tempie, cercando di alleviare il dolore pulsante. Avrebbe tanto voluto poter frugare nella borsa dove aveva nascosto i suoi averi e scolarsi lultimo degli otri antiquati che Dioniso gli aveva donato come regalo daddio, ma prima doveva liberarsi dellumano. Aveva solo due opzioni per far fronte ai casini causati da Donovan: uccidere limbecille o bere. Bere sembrava il minore dei due mali.
«Ma Penso di essermi perso. Da che parte devo»
«Sei tu quello con la mappa. Scoprilo da solo, idiota.» Adone diede una spinta a Donovan e lo guardò con gioia, mentre inciampava nel fango e quasi si schiantava contro un albero.
Voltandosi dallaltra parte, ordinò al suo tirso di tramutarsi in un cellulare. Lanello al suo dito si scaldò e assunse per un attimo laspetto di uno scettro medievale fatto di legno massiccio, sovrastato da una pigna e avvolto in una spirale di edera. A quel punto, si trasformò in un telefonino. Sebbene un cellulare-tirso non funzionasse come un apparecchio normale, tutti i satiri della Beozia potevano usarne la magia per chiamare Dioniso. Non si poteva né effettuare né ricevere altre chiamate, purtroppo. Ahimè, la magia non era infallibile.
«Dion Bach», rispose un uomo dallaltro capo del telefono. Era il nome che Dioniso aveva assunto in questa era, ma Adone odiava chiamarlo così. Non gli piaceva quando gli dèi si nascondevano dietro false identità. Dannazione, Adone già si odiava per essersi offerto di prendere parte a questo disastro. Era terribilmente ingiusto che Lily Anders venisse usata come una pedina, ma eccolo lì. Pronto a farlo lo stesso e solo per vendicarsi per la miseria che suo fratello gli aveva causato.
«Sono Adone», disse con calma nel dispositivo. «La donna è da sola, come previsto. Ariston è in zona, ma continua a ignorare la sua presenza. La spingerò verso di lui quando il sole sarà sorto. Si è scatenato un temporale imprevisto, prima, ritardando la partenza del maschio dallaccampamento e la ninfa si è sistemata per la notte a causa degli elementi atmosferici.»
«Non ci si può mai fidare degli umani e della loro capacità di predire il tempo, nonostante la loro cosiddetta tecnologia avanzata. E il maschio umano? Costituirà un problema?»
Adone si gettò unocchiata alle spalle e gemette, vedendo Donovan agitarsi nel punto in cui lo aveva lasciato. «Aspetta un secondo», disse a Dioniso, poi sbottò contro Donovan: «Perché sei ancora qui?»
«Volevo assicurarmi che avrei ricevuto i miei soldi.»
«Se non te ne sarai andato entro cinque minuti, non vedrai nulla, nemmeno il domani. Capito?»
«Sì, signore. Ehm, grazie?» Donovan si voltò e se ne andò in fretta, gettando unocchiata piena di panico verso Adone. Forse avrebbe dovuto infilzarlo, almeno un poco. Così che un puma lo fiutasse e iniziasse a dargli la caccia. Okay, si sarebbe sentito in colpa se lo avesse fatto. Prima o poi.
Adone fece un paio di respiri profondi, poi riportò il telefono allorecchio. «Se ne è andato, ma potrebbe costituire un problema. Mi ha visto nella mia vera forma. Dovresti mandare qualcuno a intercettarlo. Ha iniziato ad avere dei ripensamenti, dopo aver visto cosa sono.»
«I satiri hanno la mia ragazza suona come unottima scusa.» Dioniso allontanò il cellulare dalla faccia per parlare con qualcuno in lontananza, prima di riprendere la conversazione con Adone. «Sto inviando Melancton a contenere i danni» Chiese la posizione dellauto di Donovan e Adone gliela diede. «Resta vicino alla ninfa, ma non farti vedere. Riferiscimi qualsiasi notizia sulla siringa.» Riattaccò senza attendere una risposta. Non aveva chiesto a Adone come si sentisse e cosa ne pensasse di quella storia. A Dioniso importava solo di mettere le mani sulla siringa una determinazione ostinata, che aveva avuto inizio parecchi mesi prima, dopo aver localizzato Pan e che da allora aveva guadagnato slancio. Le reali intenzioni del dio restavano un mistero, sebbene avesse affermato di voler usare lo strumento solo per liberare i beoti dalla maledizione. Certo Pan ci aveva provato in passato, senza risultati, e nessuno sapeva cosa Dioniso avesse in mente di fare.
Adone riportò il tirso alla sua forma originale, facendolo roteare tra le dita come un bastone, mentre ragionava sulla situazione in cui si era cacciato e sul fatto che avrebbe dovuto sopportare Melancton e il suo silenzio del cavolo. Sospirando rumorosamente, lasciò che il tirso si trasformasse nuovamente in un anello dacciaio. Doveva sempre ritornare alla forma originale per poter cambiare di nuovo. Adone se lo mise al dito.
Non era sua intenzione traumatizzare Lily più di quanto avesse già fatto Donovan per colpa sua. Ad ogni modo, il suo gemello aveva un unico desiderio: essere di nuovo umano. Per costringerlo a mostrare la siringa, sempre che lavesse lui, avrebbe dovuto far sì che necessitasse di uno strumento tanto potente. Il pensiero di dover fare qualcosa di così orribile che Ariston avrebbe avuto bisogno di usarla ecco cosa temeva più di ogni altra cosa Adone. Ne sarei capace?
Lidea di abbandonare lintera missione e lasciare che Ariston tenesse Lily per sé evaporò non appena Adone bevve un sorso del fantastico vino di Dioniso. Tiepido e pungente sulla lingua, avvolgeva le papille gustative con il suo sentore di uva e bacche. Chiuse gli occhi e ne assaporò il gusto. Era dolce, come unassoluta estasi.
Non dubitava che Dioniso li avrebbe fregati tutti, una volta che si fosse impossessato della siringa. Era quello che facevano gli dèi. La distruzione li seguiva ovunque andassero. Il ricordo del giorno in cui aveva implorato Afrodite affinché lo aiutasse a sconfiggere la maledizione ritornò a galla; la ferita si riaprì. Lorrore nei lineamenti della dea alla vista di ciò che era diventato
Adone serrò gli occhi, desiderando che sparisse. Odiava quel ricordo. Provava ancora vergogna, ripensandoci. Laveva pregata di andare da lui, divorato dal desiderio. Afrodite aveva risposto alla sua chiamata, credendo che Adone avesse convinto Ariston a condividere il letto con lei. Reso quasi cieco dalla maledizione, Adone si era scagliato sulla dea. La pelle nuda e febbricitante, il pene dolorosamente eretto. Riusciva a malapena a pensare, guidato comera da quel bisogno primordiale. Pronto a prenderla con la forza pur di soddisfare quella dolorosa eccitazione.
Vedendo lo stato in cui si trovava, le labbra della dea si erano arricciate in una smorfia sprezzante e Adone ricordava di aver esitato. Ma quando Afrodite aveva aperto la bocca per deriderlo, era stato invaso dal bisogno di prendere ciò di cui aveva bisogno, e in quel momento aveva bisogno di sesso. Lo necessitava quanto laria. La dea aveva urlato, mentre Adone si era messo ad armeggiare con la sua veste, in cerca di quel conforto e quella passione che più volte gli aveva donato in passato. Afrodite lo aveva accolto con una ginocchiata allinguine, prima di spingerlo via e poi si era sistemata il vestito, a testa alta, nonostante la taglia minuta. La corona dalloro dorata che portava sul capo storta. Lo sguardo micidiale.