Salire In Alto - Guido Pagliarino 2 стр.


quale aiuto agli oppressi per risorgere

se alluno manca il nome di persona?!

IN UNA VENTOSA NOTTE DI SAN LORENZO

(dopo l'omicidio Moro)

Ora e per poco libero dal mondo

e abbandonato nell'incantamento

d'un cielo nero coi suoi astri intenti

a me pulsànti e luci in movimento,

vorrei sapere, e quasi nel profondo

sento che non è inganno, se il momento

non sia questo dell'uomo, finalmente

che il terrore si volge al fallimento:

per i millenni ragionevolezza

è salita ai patiboli, la gente,

certa nel certo di sue fedi, amava

l'eguale a lei e l'altro assassinava;

ma se lideale avesse la mitezza,

serbasse il cuore, guadagnasse mente

SOGNO DEL CANTO

In modulato suono, un canto avaro

alla memoria scende una collina

all'abbrunire e gira come chiaro

vortice lento sopra una marina

oscura e immota: il suo sonare caro

si confonde nell'animo, l'affina.

Nell'aria, in verso raro

si levan alti lievi, e in cristallina

rima, la gloria della piena pace,

la tolleranza aperta sul mistero,

la sapienza che dubita, l'ardita

mitissima ragione che si tace

agli umorosi semplici, il severo

delizioso cercare di una vita;

oh, sogno caro,

dolcissimo risveglio, amara luce!

L'UTILE E IL DILETTEVOLE SECONDO NATURA

L'infante pesta le formiche in campo

o le sorprende in fila a üna a üna

sortenti al passo da un intercolonno

del rastrello piccino,

le schizza col piedino,

le preme fra le dita, mitemente.

Io pure amavo tanto gioco un tempo,

e l'amavo talmente

che m'intristivo a strage ormai conclusa.

Ora son uso

schivare il piede,

aprire all'imenottero la via

SE non gira per casa; e pur mi spiace

quel dovere rapace,

ci medito un istante

avanti d'immolare l'ambulante:

confusamente avverto nella causa

un'oscura minaccia?

Sotto una rosa gialla,

altre formiche, in grappolo ferino,

stanno partendo un grillo agonizzante.

FANGO PER ADAMO

Altre età, altre voci, altre corde

i tempi dionisiaci

della solarità;

altre età in braccio a Crono e avanti Adamo:

lappanti il sole dentro l'acque chiare

verdissime un milione d'anni fa,

omofagi dementi

dai bianchissimi denti.

GRADUALISMO?

Benedetta sii tu, potente Materia,

Evoluzione irresistibile,

Realtà sempre nascente,

Tu

[Pierre Teilhard De Chardin]

Forse più avanti, fra un milione d'anni,

ci sarà l'uomo mite che non sogna

perché il sogno sè aperto nella vita

come una mèta della vera storia,

la storia lunga che ha le nostre età

quali parti minuscole di un'era.

Adesso l'homo sapiens con le appena

trecento dalla belva dipanate

generazioni armate,

di questo mondo,

per sola grazia,

non è signore

né viceré.

Quando ti prende avanti al sonno a notte

enorme un groppo d'infinito,

qualche poco tu spera e con la forza

del molto dei tuoi sogni poi lo tenta;

or di più non contenta

la grazia di quei sogni con due lune

e d'un colore che non c'è.

MOSTRO

Chi sa di che lievi esperienze del cuore,

di quali amplessi in serene regioni

è frutto e miglior seme l'uomo mite,

nei millenni oscuro mostro indefinibile.

IL MALE

La nube nera che ci copre il sole

non è più grande dell'immane foco

e si sfarà nella sua pioggia e grandine;

ma oggi pare più forte che il dio.

SOGNO DELLA PIAZZA

A un sole vasto che ha la luce della tundra

saltelli a piedi uniti d'una all'altra lastra

entro una piazza che facesti a Urbino, a lato

d'un monumento in una tela del De Chirico

e poi caprïoleggi sul selciato

mentre dintorno un ampio vario numero

di magnanimi spiriti non giudica;

e sai che una qualsiasi tua idea

non uno sdegnerebbe.

Fu un giorno cheto ieri

e quel sogno si crebbe.

ANCOR SI TORNA

Ancor si torna al pelago rivolti

a rimirare il sole e la sua traccia,

la speranza lanciata sulla diaccia

distesa d'acque in tremolanti e folti

punti chiari; ma, gli occhi distolti

da la stella nascente nella caccia

delle prossime onde... carta straccia,

olio di pietra. Ah, gli sguardi stolti,

l'insieme avverso alle sue parti! S'ode

venire un canto giù lungo le prode

d'ignoto autore e volgersi all'abbraccio

della luce di fondo, ormai diffusa

all'orizzonte. Un multiforme straccio

l'acqua sciaborda come una medusa.

PREGHIERA AL LEOPARDI

Caro amico Leopardi, quanto avanti

vedevi tu ne La ginestra i secoli

e nei tuoi versi di Palinodia!

Vollero aprire repentinamente

i quattro canti e non fu più figura.

I quattro lati, liberi, disparvero

e non ne fu quadrato, né fu linea

da tendere in novella ardita forma:

non quadrato e non cerchio;

il vuoto e l'ansia; nulla.

Un Cromagnon moderno che brandeggia

per clava un cellulare

telefono stradale e ignora Dio

ora vive nel nulla,

ora muore nel male.

Santifica i denari,

sacrifica sul dispari e sul pari,

deifica il successo

e lo chiama progresso.

È già chiuso nel nulla

e si pensa divino,

ma si sbianca alla morte,

vi rimane basito.

Caro Leopardi che, indicando il nudo

tuo vero,

mite soffrivi la vacanza della

pietosa fratellanza fra gli umani,

prega per noi col tuo virile canto,

tu che ora vivi immerso nella luce.

QUEI NATALI

Salgono su all'altana

passi, risate e voci senza senso,

ed ecco chiari il tuo nome e gli auguri

che, in un'altra stagione,

altri mossero amando ai nostri puri

volti nel giorno semplice ed intenso

del Natale; diverso

era allora, tra l'albero e il presepe,

il nostro gioco, apriva all'universo.

GIOCHI

Sovente un gioco inutile e ridicolo

giova alla mente affaticata e labile;

conviene dare al cuore chè in pericolo

qualche parvenza dincommensurabile.

ALTO MARE

Dove il mare s'affonda in abissali

neri, sull'alto e docile turchino...

inebriarsi in pensieri sull'ignoto

profondo, sugli sterminati cieli,

punto centrale al cerchio d'orizzonte

punto centrale al cerchio d'orizzonte

nel mezzo esatto dell'infinità.

ORA CHE NULLA...

Ora che nulla incanta i miei pensieri

in questa molle sera settembrina

se non la quiete e lanimo di ieri

si confonde e il presente non inclina

a rincorse fallaci di levrieri

dietro lepri di pezza né abbacina

la vanità i miei occhi, volentieri,

rapita dalla pace vespertina,

la mente scende giù sino alla fonte,

sepolta nella carsica bellezza,

da cui zampilla lumile sapienza

del cuore, in lei risale fino al monte

e sfocia con lucente limpidezza

nel corso puro della trascendenza.

SCOMMESSA

Così anche tu la mente

pascalïanamente a un punto lanci:

giacere o non giacere, mitemente

scommetti sulla vita: senza slanci.

IL NAUFRAGO ULISSE

Pare a Ulisse canuto mentre un latte

di cocco sorbe, ardire nuove rotte

fluttuanti sulla nave dalle matte

vernici, teso in gonfie strenue lotte

colle correnti e coi cicloni australi

sulla prora estenuata; ma le cotte

bocche del personale, degli eguali

diversi, non respirano più fiato

dallampio teso giro dei fondali

eurafricani: il re solo è approdato

sulla calida riva e non li tiene

piú ai remi e non li spinge trafelato.

Adesso è lui che canta alle sirene,

e la sua voce stenta, senescente,

rammemorando le avventure piene

del suo sapere che non volle niente

ma lasciò Ulisse solo avvinto allasta

e, negli orecchi, cera alla sua gente.

Cercare senzamare mai non basta.

I COLORI DI DIO

Oh, questo Dio invisibile,

l'Iddio ultravioletto!

e noi confusi nell'arcobaleno

di miraggi, sul limine,

rosso, arancione, giallo, verde... IRIDE!

Dio qui, Dio padre, Dio caro fratello,

Dio unico possibile , Dio e uomo,

Cristo fratello Amore, Arcobaleno,

Idëa d'ogni cosa;

e sì, quel sì

che la mente non osa

SOFFIO

(Ruàch)

Vivida sei

bell'anima di Dio

sotto la cenere.

ARBUSTO

Rorido dacque in solitaria attesa,

liricamente il prato accoglie vita

in questa foglia limpida verdina

arresa allaria di lontane tepide

fragranze e porta il dono

dincognita sapienza.

I rami dellarbusto, per il resto

ancora spogli,

scheggiano il cielo come un quadro astratto,

sono rune, messaggio

dun primo bene che non si distrae

nella spirale del D.N.A.,

perenne amore.

SOGNO DELLA PARTITA DI BOCCE

(Kénosis)

Chi sa dove, su un campo di bocce.

Non un murmure, l'aria ferma; solo.

Alberi secchi torno a quel rettangolo

e le bocce sul campo.

Poi si leva una brezza dolcissima

e gli alberi han le foglie, chi sa come.

Mi volto e vedo Cristo.

Dice: Giochiamo?.

Io, che non so il gioco,

rimango muto.

Su, forza! ...e iniziamo.

Lui tira, io tiro e, strano,

facilmente faccio punti su punti,

e Dio pure, s'intende;

e siamo pari, a me l'ultimo tiro:

boccia... boccia... bocciaAA! Mia, la partita.

Lui mi sorride di felicità.

STELLA CENTRALE

Il sole inammirabile

che illuminava le solite cose

del dì sfuggente

s'è appena spento dietro all'orizzonte

lasciando un'effusione

d'arancio e cremisi

e una stella centrale;

e volta a quella gocciola di luce,

nella quiete improvvisa,

la mente, luminosa più del sole,

per grazia accoglie l'universo intero.

ALBA E AURORA DI PASQUA

Anzi al Sepolcro

celato ancora, un tremolo

di pettirosso...

Gloriosamente,

il dovere compiuto,

chi sa con che sollievo

e dolcezza di carne,

semplicemente piega il proprio panno

e ripone il sudario,

lascia ordinatamente

le reliquie giacenti,

umilissimo segno

per chi, vedendo, crederà col cuore.2

...alto al silente

sepolcro vuoto, il trillo

del pettirosso.3

'STA CULTURA

Che sarà sta cultura? Aver misura

della luna e del pozzo,

sapere un po di tutto?

Che loccaso è il tramonto,

che il vitello tonnato vuole il tonno,

che la nevrosi ha origine nel fallo,

ch' è un poveretto chi non fece Il Classico,

che ormai la Chiesa vive nel Giurassico...

O non sarà sapere senza fallo

tutto su unarte o su una scienza?

Tutto sulla pittura

o sulla storia della tortura

o sopra le credenze popolari

e sopra Il Capitale,

avere le ricette

di società perfette

e saper tutto attorno alla pazzia

O non sarà comè ogni parola,

unetichetta a ciò che si conviene?

e se è così vi dico, e se va bene

per voi, che la cultura

è cercare continuamente,

per potere imparare

che si sa quasi niente.

SIMPATICA ESERCITAZIONE PER UTOPISTA

Fai da te:

Sul foglio fa' un quadrato e a ogni angolo

segnane un altro prolungando i lati,

identico, ritaglia piega e unisci

quei lati con lo scotch (quello adesivo)

e fai con quelle cinque facce un cubo

dalla forma perfetta

(se non guardi, ovviamente,

dal lato ove s'affaccia

l'incolmabile vuoto).

Ripetere più volte finché c'è

nastro adesivo e carta.

Così sei diventato

un esperto del cubo.

Passa all'impresa grande: adesso ruba

nove cubi di legno a qualche pargolo

e con calma li attacchi uno alla volta

(colla colla stavolta)

ciascheduno al suo spigolo

paralleli e simmetrici;

poi piega come hai fatto con la carta

(per i dettagli ingegnati)

e se guardi davanti

(dietro, logicamente,

manca anche qui qualcosa, e di preciso

un cubo e zero-otto)

vedrai la forma cronologica

del cubo

assolutamente divina,

cubo passato e futuro e, MARAVIGLIA!

la mai prima fissata

derivata del tempo,

finalmente afferrabile

immagine presente.

RIFORME

I

Senti una cosa:

a fine giorno, a cena, è meglio un uovo

o un gran fritto di petali di rosa?

II

Rifar la società?

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