- Sono felice di vederti - esclamò Xam abbracciando il vecchio amico.
- Anchio, ma cosa vi porta qui? Dovè Oalif?
- Se avesse saputo che ti trovavi qui non saremmo riusciti a trattenerlo sulla navicella. Cerchiamo il monastero di Nativ.
- Allora non vi serve andare lontano, vi basta alzare gli occhi. Si trova sullisola fluttuante.
I Tetramir alzarono lo sguardo al cielo e videro che, proprio sopra le loro teste, pendeva una spada di roccia enorme con in cima degli alberi che nascondevano la vista dellinterno dellisola.
- Come facciamo ad arrivarci?
- Non è vicina come può sembrare, non fatevi ingannare, nessuno è mai riuscito a raggiungerla. Molti hanno provato inutilmente ad arrivarci - continuò Xeri - La distanza che vi separa dallisola rimarrà sempre la stessa in qualsiasi modo cerchiate di raggiungerla, è come se si trovasse in unaltra dimensione. Guardatevi intorno, non proietta alcuna ombra sul terreno.
Non ebbero il tempo di riportare gli occhi sul loro amico, che un sibilo colpì la loro attenzione. Videro cadere a terra Xeri, Xam accorse per soccorrerlo ma comprese che era troppo tardi.
- Tutti al riparo - urlò.
- Alle armi - gridò il capo guerriero.
Di nuovo le palle di biliardo si sparpagliarono, ma questa volta le buche si trovavano nel sottobosco della giungla.
La battaglia infuriava, i soldati di Mastigo erano arrivati più velocemente del previsto. Alcuni piccoli erano rimasti pietrificati per la paura al centro del villaggio.
- Dobbiamo fare qualcosa - disse Xam, ma non ebbe il tempo di finire la frase che lOriana si era già precipitata su di loro per proteggerli con la sua corazza avvolgendoli.
Xam coprì il suo spostamento facendo fuoco, mentre Ulica, salita rapidamente su un albero grazie alle sue estensioni di seta, planò silenziosa sui soldati di Mastigo nascosti fra le sterpaglie, come un falco sulla sua preda, e li colpì a morte.
Smessi i colpi le femmine accorsero a recuperare i piccoli fra le braccia di Zàira che giaceva a terra colpita, Xam e Ulica si precipitarono da lei.
La piazza era vuota, un vento si alzò fortissimo, come un piccolo turbine si diresse verso il centro del villaggio senza distruggere nulla lungo il proprio tragitto. Zàira, Xam e Ulica sentirono i loro movimenti irrigidirsi e, come trattenuti per magia, non riuscirono a sfuggirgli. Volteggiarono per diversi secondi prima di essere depositati sul limite di un costone di quellisola galleggiante.
Per un momento Ulica si sentì sospesa nel vuoto. La testa ancora le girava come quando da bambina per gioco, tenendo per mano le amiche, ruotava a più non posso, ma si riprese e cercò i suoi compagni di viaggio.
Xam aveva già trovato Zàira, che aveva perso i sensi, e le stava accanto in ginocchio: i suoi occhi scuri erano pieni di tristezza, un debole per quellOriana laveva sempre accompagnato.
Ulica si avvicinò a loro e, concreta come sempre, cominciò a controllare Zàira per capire cosa fare, le tastò il polso e disse:
- Battito lento ma normale, il suo corpo sta cercando di minimizzare lo sforzo per recuperare.
La girò lentamente per vedere dove lavessero colpita, le scostò il vestito che portava legato dietro il collo e le lasciava scoperta la schiena per permetterle di arrotolarsi se necessario e la cingeva sui fianchi fino a metà coscia.
- È ferita sul fianco destro, dietro la schiena, fortunatamente di striscio, la sua corazza lha protetta.
Non aveva perso molto sangue, il laser aveva cauterizzato in parte la ferita che non era profonda.
- Non sembra abbia colpito organi vitali o sarebbe già morta - continuò Ulica.
Xam la guardava attonito, quelluomo indomito che durante la battaglia non stillava una goccia di paura e pietà per i suoi nemici, abituato ai campi di battaglia dove lorrore della guerra e del sangue erano cosa comune, non riusciva a parlare.
Fece cenno con la testa che era daccordo.
- Dobbiamo trovare un posto per curare la ferita - suggerì Ulica.
Xam aveva già preso in braccio Zàira e si avviava verso quello che sembrava un tempio, sulla cima di una collina verdissima.
La sua vicinanza e il suo profumo gli riportarono alla mente quando da ragazzi Zàira lo tirò fuori dal Canyon dei Cristalli su Oria, era accaduto in uno dei i pochi periodi in cui lasciava laccademia, per lui unica famiglia conosciuta.
Durante le vacanze, quasi tutti gli amici di corso rientravano nelle proprie famiglie. Non tutti i ragazzi avevano questa fortuna: alcuni erano orfani, come Xam; altri rimanevano perché le proprie famiglie erano troppo occupate dalle loro ambizioni lavorative; altri ancora, invece, appartenevano a famiglie dove realmente il troppo carico di lavoro non permetteva il loro rientro. Per tutti loro venivano organizzati dei campi estivi e spesso la meta era Oria.
Su questo pianeta, latmosfera era rarefatta a causa delle sue piccole dimensioni che comportavano una bassa forza gravitazionale. Tutti coloro che non erano Oriani dovevano indossare un piccolo compensatore daria per ottenere unossigenazione ottimale, senza si sarebbero sentiti come sopra la vetta di una montagna che supera gli ottomila metri.
Il soggiorno al campo estivo di Oria era scandito da una moltitudine di impegni ma alla fine delle attività giornaliere, Xam si ritrovava a bighellonare nei dintorni del campus, nelle cui vicinanze si trovava la fattoria del padre di Zàira e fu lì che la conobbe.
Quellestate la loro amicizia si fece più solida. Come tutti gli adolescenti amavano mettersi nei guai più o meno grandi. Zàira, infatti, quellestate raccontò a Xam di un luogo che a lei sembrava incantato, non svelò tutto in verità, tenne segreta una parte per non rovinare la sorpresa e soprattutto nascose che gli adulti lo vietavano per la sua pericolosità.
Fu così che trascinò lamico in quellavventura nel deserto. Chiese a Xam di indossare gli scarponi più pesanti che possedesse e non volle che portasse degli amici con sé, sarebbe dovuto rimanere un luogo segreto.
Camminarono a lungo, Xam non riusciva a capire perché, in quella giornata di caldo torrido, Zàira gli avesse fatto indossare quei maledetti scarponi.
Zàira non era mai stata una grande chiacchierona, percorsero un bel po di strada in silenzio finché Xam stanco le chiese:
- Quanto manca ancora?
- Non fare la schiappa, siamo quasi arrivati - rispose Zàira.
- Spero ne valga la pena!
- Vedrai che sarà così. Ci basterà arrivare in cima a quella salita.
- Allora vediamo chi arriva per primo - gridò Xam iniziando a correre.
Zàira si precipitò allinseguimento, cercando in tutti i modi di fermarlo, ma Xam preso dalla corsa non la sentì.
Riuscì a placcarlo solo sulla cima del costone.
Xam, disteso a terra a faccia in giù, stupito, si voltò verso di lei:
- Perché mi sei saltata addosso?
- Non hai notato niente? - disse Zàira indicando con il dito - Ti ci volevi tuffare dentro?
- Wow, avevi ragione, è incredibile!
Davanti agli occhi di Xam si presentò un panorama fantastico, un grande canyon si apriva innanzi a loro.
Non era molto largo, ma non si riusciva a vederne il fondo. I fianchi apparivano con delle sfumature orizzontali brillanti, il colore vicino alla sommità era chiaro e dorato come la sabbia, più si guardava verso il basso più il colore sfumava avvicinandosi al rosso granata. Era diviso in due zone: una, più lontana da loro, piena di gruppi di cristallo di ametista che riflettevano il colore della roccia, laltra piena di grandissimi fiori a calice dentro i quali ci si sarebbe potuti sdraiare comodamente in due. I calici si muovevano instancabilmente come un mantice per permettere alla pianta di incamerare una maggiore disponibilità di ossigeno, dando vita ad un danzante effetto scenografico.
Xam, stranamente, sentiva il suo corpo più leggero del solito, guardava meravigliato, tutta quella strada gli aveva fatto venire fame.
- Bene, veramente un bel posto per fare uno spuntino, spero che nel tuo zaino ci sia qualcosa di buono.
- Pensi sempre a mangiare - sorrise Zàira che
tirò fuori dallo zaino una fune, si sedette a terra, si tolse gli scarponi e li legò ad alcuni arbusti, dopodiché si avvicinò al canyon.
Xam non si rendeva conto di cosa la sua amica stesse combinando.
Non ebbe il tempo di domandarglielo che vide Zàira lanciarsi nel vuoto. Il terrore lo assalì e corse sullorlo del precipizio per vedere che fine avesse fatto.
Si sporse dal costone e vide Zàira ridere e svolazzare.
In quellistante avrebbe voluto ucciderla per la paura che gli aveva procurato, ma allo stesso tempo si sentì sollevato e felice di vederla.
Zàira si avvicinò velocemente al bordo e atterrò vicino Xam.
- Ma cosa ti è saltato in mente? Pensavo ti fossi spiaccicata sulle rocce. Potevi avvertirmi! - disse un po stizzito.
- Se te lo avessi detto mi sarei persa la tua espressione, avresti dovuto vederti! - rise divertita.
- Brava! - rispose ironicamente Xam sentendosi preso in giro.
- Scusami, non volevo spaventarti - aggiunse Zàira rendendosi conto che forse aveva esagerato.
- Lascia stare, piuttosto cosa ci fai con quelle bombolette daria in mano?
Domandò Xam sorridendo, pensando a come non riuscisse a restare arrabbiato con lei.
Erano delle comuni bombolette daria utilizzate di frequente su Oria e servivano per ripulire i radiatori dei trattori che si riempivano di sabbia.
- Mi danno la spinta finale che mi serve per rientrare. Laria compressa mi aiuta ad accelerare e superare di slancio il piccolo aumento di attrazione gravitazionale vicino al costone.
- Come riesci a volare?
- Magia
- Dai non scherzare!
- In verità, in questo punto del canyon, la somma tra lattrazione gravitazionale così bassa e le correnti ascensionali create dai fiori giganti, ci permette di volare. Dai, togliti gli scarponi e seguimi.
- Tu sei matta! - esclamò sapendo che non avrebbe resistito a seguirla in quel volo.
- Limportante è stare lontani dalla zona con i cristalli. Non avrai mica paura, vero? - stuzzicò lorgoglio dellamico Zàira.
Xam si sedette a terra, si tolse gli scarponi e li legò insieme a quelli di Zàira e solamente in quel momento si accorse che stavano fluttuando, senza si sentì ancora più leggero, riusciva a malapena a tenere i piedi per terra.
- Metti in tasca queste - disse lOriana porgendogli due bombolette estratte dallo zaino - La prima volta ci tufferemo insieme.
Si avvicinarono sul ciglio tenendosi per mano e senza esitazioni, come solo i ragazzi possono fare, si tuffarono.
Volarono per un po insieme, finché Xam prese dimestichezza con il volo, poi Zàira svelò unaltra sorpresa.
Trascinò Xam vicino ad uno dei fiori che li aspirò dentro. Caddero in un soffice tappeto di stami profumati. I fiori, che allesterno erano di un blu intenso, allinterno erano gialli o rosa chiaro con degli enormi stami color arancio. Xam non ebbe il tempo di sorprendersi, che entrambi furono delicatamente sputati fuori dal fiore. I due amici iniziarono a ridere a crepapelle.
Zàira cercò di spiegare, tra una risata e laltra, che linterno del fiore emanava un fluido esilarante.
A quel punto Xam era pronto per volare da solo e abbandonò la mano di Zàira che un momento prima stringeva fortissimo.
Il divertimento era al culmine e Xam continuava ad entrare ed uscire dai fiori.
Zàira cercò di avvicinarlo, aveva dimenticato di dirgli di non esagerare, il fluido esilarante poteva fargli perdere il contatto con la realtà.
Non passò molto tempo che questo accadde, Xam aveva perso il controllo e si avvicinava pericolosamente alla zona vietata.
Zàira pensò di dover intervenire prima che fosse troppo tardi, le punte dei cristalli sulla parete lo avrebbero ucciso. Xam però si muoveva alla sua stessa velocità per cui sarebbe stato impossibile raggiungerlo. Così tirò fuori dalle tasche le sue due bombolette e le utilizzò per accelerare. Raggiunse lamico, che rideva non rendendosi conto del pericolo, un attimo prima che si schiantasse sulla parete e lo trascinò via.
Lo riportò nella zona dei fiori e non lo mollò più fino alla fine del volo, appena si trovarono sulla giusta corrente ascensionale, si fece consegnare le sue bombolette e, tenendolo fra le sue braccia, lo riportò al riparo sul ciglio del canyon.
Si rendevano conto di aver rischiato la vita ma non riuscivano a smettere di ridere. Rimasero sdraiati a terra stretti, vicini uno di fianco allaltro e attesero felici la fine delleffetto del fluido esilarante prima di rientrare a casa.
Terzo Capitolo
Le pieghe che ne risultavano erano occhi e bocca dellessere
Adesso era Zàira ad essere in pericolo e la distanza che li separava dalla cima della collina a Xam sembrava eterna. Lì si stagliava una cupola bianca, sembrava un alveare, aveva degli specchi esagonali che contornavano tutto ledificio, riflettendo la luce del sole quasi accecante.
Più si avvicinavano al monastero, più un senso di serenità si infondeva nei loro cuori.
Xam, sfinito per il peso della compagna, continuò a camminare finché, arrivati al tempio, si trovarono dinnanzi un arco aperto che portava al suo interno.
Appena furono dentro, il corpo di Zàira si sollevò fluttuando dalle braccia di Xam, che non si oppose, sentiva che non cera minaccia in quello che stava accadendo.
Fu trasportata verso un lungo corridoio e svanì lentamente dalla loro vista.
Centinaia di sottili colonne laterali sorreggevano unimmensa volta trasparente che si affacciava sullUniverso, come se il monastero si trovasse nello spazio, Ulica e Xam videro uno strano essere dalle forme alquanto insolite sul fondo della navata e si avvicinarono.
Il corpo, grigio-viola e approssimativamente cilindrico, era costituito dalla testa e da quattro sezioni che portavano due zampe ciascuna, quello che sembrava un naso a forma di trombetta era preponderante sul viso ma sembrava che qualcosa o qualcuno lavesse spinto con forza verso linterno, le pieghe che ne risultavano erano occhi e bocca dellessere. Il suo corpo non era più grande di un sacco pieno di farina.
- Sento in voi unenergia positiva, scusate se vi ho trascinati qui, ma il gesto della vostra compagna mi ha colpito.
- Il gesto della nostra compagna non ci ha meravigliati conosciamo la sua generosità. Non dovevamo trascinare quelle creature inermi in uno scontro, abbiamo perso troppo tempo vagando per la giungla, consentendo a Mastigo di intuire dove fossimo diretti e portando le sue guardie in quel posto mite e sereno, errore imperdonabile - spiegò Ulica.
- Sarebbe stato impossibile per i Tetramir arrivare fin qui senza trascinare quelle povere creature in uno scontro.
- Come sai chi siamo?
Provò a chiedere Ulica, ma Xam la interruppe bruscamente mentre istintivamente le afferrava lavanbraccio:
- Dove hai portato Zàira? - chiese al monaco, anche se sentiva che nulla di male potesse succedere alla sua amica in quel posto.
- Non preoccuparti, è al sicuro. Si sta riprendendo, fra breve sarà qui con noi.
La risposta gli sembrò vaga, ma continuava ad avvertire quella sensazione di benessere e serenità.
- Come sai chi siamo? - ripeté Ulica che voleva capire chi gli stesse davanti.