Raji, Libro Quattro - Charley Brindley



Raji

Libro Quattro: La Casa del Vento dellOvest

di

Charley Brindley

charleybrindley@yahoo.com

www.charleybrindley.com

A cura di

Karen Boston

Sito webhttps://wordslayers.net/

Copertina di

Charley Brindley

© 2019

Tutti i diritti riservati

Traduzione di Giulia Geppert

© 2019 Charley Brindley,tutti i diritti riservati

Stampato negli Stati Uniti dAmerica

Prima edizione Febbraio 2019

Questo libro è dedicato a

Richard eRubyeBrindley

I libri di Charley Brindley sono stati tradotti in22lingue:

Italiano

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e

Russo

I seguenti libri sono disponibili in formato audio:

Raji, Libro Uno (in Inglese)

Raji, Libro Due (in Inglese)

Il Gioco di Casper (in Inglese)

Il Re e la libellula, LibroUno (in Inglese)

Il Re e la libellula, Libro Due (in Inglese)

Non Resuscitare (in Inglese)

LUltima Missione della Settima Cavalleria (in Inglese)

La Ragazza dellElefante di Annibale, Libro Uno (in Russo)

Enrico IX (in Italiano)

AriionXXIII (in Cinese)

Lincubatrice di Qubit (in Inglese)

La Ragazza dellElefante di Annibale, LibroDue (in Inglese)

Il mare dei dispiaceri (in Inglese)

Altri libri di Charley Brindley

1.La miniera di Oxana

2.Lultima missione della Settima Cavalleria, Libro Uno

3.Lultima missione della Settima Cavalleria, Libro Due

4. RajiLibro Uno: Octavia Pompeii

5.RajiLibro Due: LAccademia

6. RajiLibro Tre: Dire Kawa

7.La ragazza dellelefante di Annibale, Libro Uno.

8.La ragazza dellelefante di Annibale, Libro Due

9. Cian

10. Ariion XXIII

11.Lultimo posto sullHindenburg

12.Il Re e la libellula, Libro Uno

13.Il Re e la libellula.Libro Due

14.Il mare della tranquillità 2.0 LibroUno: Esplorazione

15.Il mare della tranquillità 2.0 LibroDue: Invasione

16.Il mare della tranquillità 2.0 Libro Tre

17.Il mare della tranquillità 2.0 LibroQuattro

18.Il bastone di Dio, Libro Uno

19. Il mare dei dispiaceri, Libro Due di Il bastone di Dio

20. Non Resuscitare

21.Enrico IX

22.Lincubatrice di Qubit

23.Il Gioco di Casper

Non fiction

24. Diciassette passi per diventare un allevatore di successo di Sphynx

25.Dieci Cose Che Odio Del Tuo Libro

In arrivo

26. Il Re e la libellula: Libro Tre

27. Il viaggio a Valdacia

28. Le acque calme scorrono profonde

29. La Signora Machiavelli

30. Ariion XXIX

31. La ragazza dellelefante di Annibale, Libro Tre

Alla fine del libro i dettagli sugli altri libri

Indice

Capitolo Uno

Capitolo Due

Capitolo Tre

Capitolo Quattro

Capitolo Cinque

Capitolo Sei

Capitolo Sette

Capitolo Otto

Capitolo Nove

Capitolo Dieci

Capitolo Undici

Capitolo Dodici

Capitolo Tredici

Capitolo Quattordici

Capitolo Quindici

Capitolo Sedici

Capitolo Diciassette

Capitolo Diciotto

Capitolo Diciannove

Capitolo Venti

Capitolo Ventuno

Capitolo Ventidue

Capitolo Ventitré

Capitolo Ventiquattro

Capitolo Venticinque

Fine

Capitolo Uno

Tornai in Birmania in una mattina tropicale del giugno 1941. Avevo lavorato come marinaio sulla nave Katanga, che era attraccata sul fiume Irrawaddy, a Mandalay, camminai sotto piogge sparse fino al vecchio Nadi Myanmar Hotel.

Chiesi la stanza 706 e l'impiegato della reception mi guardò sorpreso quando aprii il pugno mostrandogli la chiave di quella stanza. Si girò a fissare il muro di armadietti polverosi, uno per ogni stanza dell'albergo, poi toccò la chiave nella scatola della stanza 706. L'omino magro mi guardò, con gli occhi spalancati.

Milleseya, sussurrò, magico. O voleva dire mago?

Non importa. Ero troppo stanco per spiegare perché avessi un duplicato di quella chiave da otto anni. Magico andava bene per ora; un giorno avrei potuto spiegare.

Qualche minuto dopo, il fattorino era al centro della stanza 706, tenendo la mia valigia bagnata e gocciolante con entrambe le mani. Nonostante il suo ampio sorriso, non riusciva a nascondere il dolore che gli velava gli occhi e gli corrugava la fronte. Le articolazioni gonfie e deformate delle sue dita e il modo in cui appoggiava meglio il piede destro quando camminava, suggerivano un grave caso di artrite reumatoide. Dubito che avesse più di trent'anni, troppo giovane per una malattia così debilitante.

Fece una domanda in birmano. Lo fissai per un momento, cercando di districare la traduzione nella mia testa. Qualcosa a proposito di farmi oscillare nellarmadio. No, i miei vestiti voleva appendere i miei vestiti nellarmadio.

Scossi la testa e cercai in tasca dei soldi, poi tirai fuori una manciata di monete e per un momento mi ritrovai completamente confuso.Un tempo capivo perfettamente le denominazioni dellerupie, ma in quel momento mi ci volle tutta la mia concentrazione per ricordare; sediciannassono unarupia,e quattropaisesono unanna. Leannase lepaiseerano fatte di bronzo e avevano i valori approssimativi in moneta americana di due centesimi per un'anna e mezzo centesimo per unpaise. Le monete da una rupia erano pesanti, fatte d'argento, e valevano circa trentadue centesimi.

Scelsi un'anna lucida e, dopo aver dato un'occhiata alla sua faccia sorridente, ne aggiunsi un'altra. Quando gli porsi le due monete, posò con cautela la mia valigia e accettò la mancia con grande riverenza. Mi ringraziò per i soldi, poi mi fece un basso inchino uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.

Aprii la valigia sul pavimento e con mia sorpresa trovai i vestiti all'interno asciutti. Mi tolsi quelli umidi, li appesi nell'armadio e mi infilai una camicia e dei pantaloni puliti. Abbottonai la camicia, e dopo aver preso il mio kit da barba in bagno, andai alle finestre.

Dei soavi raggi di sole penetravano da una fessura tra le nuvole e illuminavano il balcone come un palcoscenico che prendeva vita per il secondo atto. Aprii la portafinestra e uscii per vedere la città di Mandalay bagnata dalla pioggia.

Sotto di me, i risciò schizzavano lungo i ciottoli, spingendosi tra la folla di pedoni. Le ragazze della servitù pedalavano con le loro biciclette verso i quartieri residenziali. Una contadina si sforzava al giogo di un carretto a due ruote pieno di meloni gialli, polli starnazzanti e oche strombazzanti. Un ragazzino con la testa rasata e la veste arancione brillante balzò dopo aver accarezzato un cucciolo randagio e raggiunse di corsa i suoi fratelli scalzi, che marciavano con precisione militare verso una vicina pagoda.

Vedere le donne affrettarsi a sbrigare le loro faccende di sotto, mi procurò una sorda fitta di tristezza. Kayin avrebbe avuto circa ventisette anni ora, e chiunque di loro avrebbe potuto essere lei, iniziando la sua routine quotidiana. Mi chiesi cosa avesse fatto per tutti questi anni.

I panorami e i suoni dell'antica città mi interessavano molto, ma non era la città del 1941 che prendeva vita quel martedì mattina a tirarmi il cuore: era la Mandalay del 1933. Erano passati otto anni, ma la sua immagine era solare come la scena della strada sottostante. Quante volte io e lei avevamo passeggiato insieme lungo...

Un forte bussare alla porta mi fece trasalire. Nessuno sapeva che ero tornato a Mandalay, ma pensai subito a Kayin.

Gli inglesi la chiamavano Eurasiatica, sangue misto, un'intoccabile. Sua madre era birmana e suo padre un soldato scozzese delle Highlander. Era un bombardiere d'artiglieria nella prima guerra mondiale, assegnato ai lancieri del Bengala. Kayinaveva ereditato la figura minuta di sua madre e i tratti asiatici dalle tinte tenui, insieme agli occhi del padre, blu come il cielo del porto di Aberdeen nel mese di maggio...

Bussarono di nuovo, più forte e con grande urgenza. Quando aprii, fui colpito da una rabbiosa raffica di parole birmane che arrivarono così velocemente che non capii quasi nulla di quello che disse. La donna era sulla sessantina e mi era vagamente familiare, ma troppo vecchia per essere Kayin. L'esplosione raddoppiò quando le sue mani si agitarono in aria per animare l'arringa. Il suo sguardo non incontrò mai il mio, ma piuttosto guizzava oltre il mio orecchio sinistro, come se la sua rabbia fosse diretta ad un'altra persona da qualche parte dietro di me.

La povera donna era afflitta da un grave caso di ipertelorismo, una condizione medica in cui gli occhi sono troppo distanti fra loro. In aggiunta alla deturpazione della donna, il suo viso era compresso verticalmente a sinistra perché le mancavano tutti denti da quel lato. La furia delle sue emozioni contorse i suoi lineamenti irregolari in una maschera di rabbia intensa.

Volevo chiudere la porta in faccia all'arpia dai capelli grigi, ma lei anticipò la mia azione facendo un passo verso di me, quasi inciampando su qualcosa ai suoi piedi. La sua mano ossuta afferrò il bordo della porta reindirizzando la sua ira verso il basso e continuando il suo rimprovero con la sua lingua affilata.

Abbassai lo sguardo per vedere cosa avesse causato la sua rinnovata ira. Davanti alla donna c'era una bambina. Spaccato e arrotolato sulla sua spalla, pendente da una cinghia di cuoio, portava un materassino da letto in bambù. Con il viso allinsù, mi guardava con la serenità di unangelo, ignaro della tempesta verbale che infuriava sopra la sua testa.

Il mio polso reagì con fluttuazioni voltaiche quando mi resi conto che la vaga familiarità della vecchia donna era duplicata, ingigantita, nel volto della bambina. Aveva sette o otto anni, e il suo viso era, in contrasto con quello della donna, il più perfetto possibile. I suoi lineamenti erano perfettamente simmetrici, come se fossero stati disegnati con cura da un maestro scultore o da un ritrattista esperto. Il naso, gli occhi e la bocca erano perfettamente posizionati sulle morbide curve di una tela a forma di cuore. I lunghi riccioli scuri cadevano in turbini per incorniciare le dolci e innocenti guance fulve. E i suoi occhi... che affascinanti occhi blu.

La voce della vecchia mi assalì ancora una volta. Kayin fu una delle poche parole sputate che riuscii a riconoscere. Cercai di tradurre il suo rapido birmano in inglese, ma lo interpretai come:andato e passato... tu, fannullone, buono a nulla, maledetto, vai via, figlio americano di arraffa-biscotti... Rama non è morto e mi ha resala Salvatrice di tutti i bambini perduti... non posso, ma solo nutrirmi da ieri.

Cercai di interromperla per chiederle di Kayin, ma lei chiuse la porta, lasciando la bambina dentro con me. Il battito dei piedi nudi della donna percorse il corridoio, poi svanì..

Io e la bambina ci fissammo, il suo viso senza la minima traccia di emozione e il mio, immagino, con un'espressione incredula per quello che era appena successo. Sentire la donna pronunciare il nome di Kayin mi aveva colpito duramente, ma cercai di ammorbidire la mia espressione per la bambina.

Ero appena riuscito a riorganizzare il mio shock in un'espressione gentile quando sentii un leggero tocco alla porta.

"Grazie al cielo, è tornata a prenderti".

Aprii la porta e presi la ragazza per la spalla, spingendola delicatamente fuori in quelle che mi aspettavo fossero le braccia aperte di una vecchia donna pentita. Con mia sorpresa, non c'era nessuno, almeno non all'altezza degli occhi. Ma quando abbassai lo sguardo, apparve un'altra bambina! Una copia esatta della prima, compreso il materassino. Le due si guardarono per un momento, senza sorpresa, con un faccino sereno. Poi, allunisono, si voltarono a guardarmi.

Mi affacciai sopra di loro, dando un'occhiata lungo il corridoio. Non vidi nessuno; né la vecchia, né un fattorino, né altri ospiti. Poi controllai entrambi i lati della porta, assicurandomi che un terzo o quarto bambino non stesse aspettando per lanciarmi quello sguardo così innocente dagli occhi blu. Le ragazze copiarono ogni mio movimento, guardandosi attorno, poi di nuovo verso di me, ma né loro né io vedemmo altri bambini.

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