Il sole era sparito dietro le nuvole, facendo diventare l'aria più fresca, e Trinity si sentì subito meglio quando entrarono in un piccolo caffè nascosto in una stradina laterale. Immaginò che non troppe persone fossero a conoscenza di quel posto, perché c'erano molti tavolini vuoti nonostante Almondine fosse caotica e piena di gente.
Vieni qui spesso? chiese alla zia, mentre sorseggiavano il loro caffè.
La donna sorrise. Non molto. Non è divertente farlo da soli.
Trinity sentì una fitta allo stomaco nel rendersi conto di quanto dovesse sentirsi sola sua zia. Era chiaro che non aveva molta compagnia femminile, ed era certo che le mancasse sua nipote. Trinity pensò a quanto le sarebbe piaciuto vivere nei dintorni e incontrare regolarmente sua zia. I suoi parenti avevano ragione: non stavano ringiovanendo e lei era l'unica famiglia che gli restava.
Hai comprato solo jeans e magliette, commentò zia Sylvia con un'espressione accigliata. Che ne dici di un bel vestito per uscire la sera?
Trinity rifiutò educatamente con un sorriso. Non ho bisogno di nient'altro, rispose. Non mi servono vestiti per il lavoro perché faccio tutto da casa, e non esco per andare a divertirmi da un bel po'.
La zia prese un respiro profondo. Deve essere orribile perdere il proprio ragazzo in quel modo, disse dolcemente.
Trinity sospirò. È stato terribile, ad essere onesti, ammise. Kevin e io avevamo programmato di uscire quella sera, ma abbiamo litigato, come sempre. Fece una smorfia, ricordando come erano andate le cose.
Quindi non andavate molto d'accordo?
No. È stata colpa mia. L'ho accusato di cose orribili. Sono sorpresa che sia rimasto con me così a lungo, a dire il vero.
Zia Sylvia bevve un sorso del suo caffè ma non disse nulla.
Era caldo e tranquillo nella caffetteria, con una radio che trasmetteva della dolce musica country da qualche parte in sottofondo. Trinity non poté impedirsi di ricordare quel periodo.
Stavamo insieme da circa sei mesi circa quando ho iniziato a notare delle cose, spiegò. Cose che prima non sembravano avere importanza. Kev faceva il rappresentante per un'azienda farmaceutica, quindi era spesso fuori casa. Viaggiava molto per lavoro e spesso prenotava una stanza d'albergo nei fine settimana. All'inizio la cosa non mi dava fastidio, ma dopo un po' ho iniziato a notare che stava fuori casa davvero tanto. E, quando era con me, di solito lavorava al computer. Non lasciava molte cose a casa mia perché si portava sempre dietro una valigia. Mi aspettavo di dovergli lavare i vestiti ogni settimana, ma quando tornava diceva che li aveva già lavati negli hotel in cui era stato.
Doveva guadagnare un bel po', allora, commentò zia Sylvia.
Già, disse Trinity, scuotendo la testa. Quando ci siamo incontrati per la prima volta, sembrava avere una buona disponibilità economica e gli piaceva uscire di tanto in tanto. Siamo stati in posti davvero carini. Non so se lo faceva per impressionarmi. Ad ogni modo, non passò molto tempo prima che iniziasse a dire che doveva stringere un po' la cinghia, perché non guadagnava più come prima. Ho pensato che fosse strano, perché stava lavorando molto di più.
Zia Sylvia si accigliò. Gli hai chiesto spiegazioni?
Lei annuì con una smorfia. Un sacco di volte. Mi ha sempre risposto che non era niente di importante. Ma io volevo capire cosa stava accadendo. Volevo cercare di trovare una soluzione a qualsiasi problema stesse avendo. Sembrava che più lavorasse e meno soldi guadagnasse. Non ero preoccupata per i soldi, perché io avevo un ottimo stipendio e sapevo che in caso di bisogno c'erano sempre i soldi della mamma. Si interruppe, notando l'espressione infelice sul viso di sua zia.
Tua mamma non avrebbe voluto che li spendessi in quel modo, tesoro, le ricordò.
Trinity sospirò. "Lo so. Volevo solo sistemare le cose in modo da poter passare più tempo con lui.
E ci sei riuscita?
No. Abbiamo finito per litigare ancora di più, e Kevin ha cominciato a passare ancora più tempo fuori casa. Penso che a volte stesse davvero cercando di evitarmi.
Non ne hai parlato con lui? La preoccupazione di zia Sylvia era palese.
Trinity si morse il labbro. Ogni volta che ci provavo mi diceva che lo stavo accusando di qualcosa, anche se non era vero non in quel momento, comunque, le spiegò. Mi ha chiesto se pensavo che stesse vedendo qualcun altro, spendendo tutti i soldi per un'altra donna o qualcosa del genere. Gli ho detto che non mi era neppure venuto in mente, ma poi mi sono chiesta se non fosse effettivamente quella la verità.
Zia Sylvia si accigliò. Pensavi davvero che ti stesse tradendo?
Trinity sbuffò. Non lo so. All'inizio gli ho detto che era paranoico e che onestamente non mi era mai passato per la testa. Ma più tempo stava lontano e più mi insospettivo. Poi ho trovato un fazzoletto a fiori nella tasca dei suoi jeans mentre gli riordinavo i vestiti. Rabbrividì, lanciando un'occhiata cauta a sua zia.
Glielo hai detto?
Lei annuì. Era quel giorno. Il giorno in cui Si interruppe e prese aria. Si è arrabbiato con me per aver toccato i suoi vestiti. Ha detto che stavo curiosando, ma non era così. Gli ho chiesto da dove provenisse il fazzoletto e mi ha detto che l'aveva raccolto dal pavimento dell'hotel. Aveva pensato che l'avesse perso una delle clienti più anziane dell'albergo e stava per consegnarlo alla reception, ma era stato distratto da una telefonata di lavoro e se ne era completamente dimenticato.
E non gli hai creduto?
Trinity sentì un groppo in gola mentre ricordava la furiosa litigata di quella sera.
Era pieno di un profumo costoso, non il genere di profumo che usa di solito una donna anziana. Si zittì di colpo, fissando la zia. Non che io pensi
Va tutto bene, tesoro. Zia Sylvia alzò una mano per assicurarle che non si era offesa.
Si è davvero arrabbiato con me. Mi ha detto che aveva ragione quando diceva che non mi fidavo di lui.
E non ti fidavi di lui?
Non lo so, ammise onestamente. Volevo fidarmi, credo. Ma più ci pensavo, più le cose non tornavano. Era sempre stanco quando eravamo insieme. Non voleva più portarmi fuori. Non ho mai saputo in quali hotel alloggiava poiché diceva che spesso cambiava idea all'ultimo minuto e prenotava da un'altra parte, quindi era meglio contattarlo sul cellulare se era importante. Ho sempre obbedito. All'inizio gli piaceva sentirmi, anche se era in riunione. Poi ha iniziato a insistere di chiamarlo solo se era davvero importante. In caso contrario, mi avrebbe chiamato lui quando fosse stato libero. Aveva la segreteria attiva o il cellulare spento la maggior parte delle volte che gli ho telefonato.
Ti ha dato qualche tipo di spiegazione? Zia Sylvia si accigliò.
Trinity scosse di nuovo la testa. "Non esattamente. Diceva solo di essere impegnato. Comunque, eravamo nel bel mezzo di quell'enorme litigio quando gli è squillato il cellulare. L'aveva lasciato sul tavolino e ci sono arrivata prima di lui. Era qualcuno chiamato Poppy. Gli ho chiesto chi fosse, ma lui mi ha preso il telefono di mano e l'ha spento rapidamente. A quel punto mi ha accusata di ogni genere di cosa, sostenendo che avevo curiosato tra i suoi vestiti, controllato il suo cellulare e fatto domande tutto il tempo. Ha detto che si sentiva sotto esame ogni volta che tornava a casa. Gli ho risposto che bastava che non fosse così dannatamente riservato. Lui a quel punto mi ha chiesto se pensavo che avesse una relazione. Non sapevo cosa dire. Gli ho detto che sembrava proprio di sì, visto quanto fosse irritato per l'intera faccenda.
Le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance e Trinity le asciugò con rabbia. Quella sera dovevamo andare a bere qualcosa con alcuni amici, ma lui ha detto che non ne aveva voglia. Mi stava ancora urlando contro quando è arrivato il taxi. Ero così arrabbiata che gli ho detto che avrei preferito andare da sola, cosa che ho fatto. Tirò su col naso. Era passata solo un'ora quando abbiamo sentito una enorme esplosione mentre bevevamo a pochi isolati di distanza. Dentro di me sapevo che era successo qualcosa di brutto a Kev. Lo sentivo.
Zia Sylvia le mise una mano sul braccio. Non è stata colpa tua, tesoro, le assicurò.
Ma avrebbe dovuto venire con me, disse Trinity. Se non avessimo avuto quella dannata discussione, saremmo stati entrambi fuori casa quando è successo.
Non puoi biasimarti per questo, le disse zia Sylvia. Era un uomo adulto e ha deciso da solo di non venire con te. Non è colpa tua.
Ma se non avessimo litigato
Zia Sylvia si alzò e prese posto accanto a lei, prendendola tra le braccia. Trinity iniziò a singhiozzare forte contro il suo petto, lasciando che tutto il senso di colpa e il dolore uscissero fuori dal suo corpo teso. Non sapeva per quanto tempo avesse pianto, ma era sollevata di averlo finalmente detto a qualcuno. Era la prima volta che rivelava cosa fosse successo davvero quel giorno, e sperava che fosse anche l'ultima.
Capitolo Quattro
Pensavo di pranzare al ristorante di Almondine, cosa ne dici? Jarrod entrò nelle stalle con un enorme sorriso stampato in faccia. Il sole rendeva incredibilmente lucidi i suoi capelli e i denti perfetti sembravano brillare sul viso abbronzato.
Cordell appese la sella che aveva tolto a uno dei cavalli e si voltò per fissare incredulo il suo amico. Vuoi smettere di lavorare e fare tutta quella strada solo per mangiare? domandò con un ghigno.
Jarrod sorrise. Oppure possiamo andare alla tavola calda. È una bella giornata. Ho pensato che potessimo cambiare un po' aria. Non ho molto da fare per le prossime due ore e so che anche tu puoi permetterti una pausa. Che ne dici?
Dico che non stai prendendo in giro nessuno, mormorò Cordell, dando una pacca affettuosa sul fianco del cavallo e uscendo dalla porta laterale. Speri di vedere Trinity Ellis laggiù, ecco cosa.
Jarrod ridacchiò. Io? Come puoi pensare una cosa del genere? Gli lanciò uno sguardo fintamente shoccato e scoppiò a ridere. Okay, forse c'è una piccola possibilità che Sylvia decida di fare un salto nel suo bar preferito con la sua bellissima nipote. Credi che saremo così fortunati da incontrarle?
Cordell alzò gli occhi al cielo, poi chiamò uno dei manovali.
Sam, puoi dare una bella spazzolata a Caspar? E controlla che abbia abbastanza acqua. Ha fatto una bella corsa e fa caldo in montagna. Indicò le colline dalle quali era appena tornato. Sam annuì e si mise subito al lavoro.
Ora possiamo andare, Capitan Ovvio. Andiamo a vedere chi c'è ad Almondine, va bene? Si diresse verso uno dei pick-up ed entrambi saltarono sui sedili.
Non ti sei dimenticato che quella ragazza è off limits, vero? Cordell gli lanciò un'occhiata mentre guidava.
No, certo che no, rispose Jarrod con fermezza. Ma questo non significa che dobbiamo ignorarla del tutto.
Cordell sospirò. Ne ha passate così tante. Non è trascorso molto tempo da quando ha perso sua madre. E ora ha perso sia il suo ragazzo che la sua casa non riesco a immaginare come si debba sentire.
Ho un'idea di come si sente, rispose Jarrod con calma.
Cordell colpì il volante, arrabbiato con se stesso. Amico, mi dispiace così tanto. Non volevo dire
Ehi, va tutto bene, lo rassicurò Jarrod, alzando una mano per fermare le sue scuse. Sto solo dicendo che so cosa vuol dire perdere qualcuno. Tutti che si muovono in punta di piedi intorno a te, che hanno paura di dire la cosa sbagliata. Il problema è che finiscono per non dire nulla. Ti evitano. Allora senti che è tutta colpa tua per averli fatti sentire a disagio. Non c'è una via d'uscita.
Mi dispiace, ripeté Cordell, scuotendo lentamente la testa. Non ho pensato prima di parlare.
Ecco. È proprio questo il punto. Non voglio che tu debba fermarti a pensare ogni volta che apri bocca. Cristo, se passassi tutto il tempo a chiederti se quello che stai per dire potrebbe offendermi, smetteresti del tutto di parlare. Mamma e papà sono morti. È brutto e lo odio, ma è successo. Devo affrontarlo e andare avanti con la mia vita. Non posso continuare a guardare avanti se tutti intorno a me guardano indietro, no? Jarrod sorrise.
Sei davvero una brava persona, sai? Cordell non poteva fare a meno di ammirarlo.
Jarrod era stato così male, quando i suoi genitori erano morti in un incidente d'auto, che Cordell aveva seriamente pensato che non lo avrebbe mai più visto sorridere. Sapeva che Jarrod si incolpava di non essere stato lì. In qualche modo, era arrivato a credere che fosse colpa sua perché non era andato a trovarli abbastanza spesso. Il senso di colpa gli era pesato talmente tanto sulle spalle che era come sprofondato in una spirale di disperazione.
Ecco perché siamo ottimi amici, rispose Jarrod, facendogli l'occhiolino.
Cordell ridacchiò. Era così bello che Jarrod fosse tornato al suo vecchio io sfacciato e frivolo. Si erano conosciuti al liceo, quando avevano legato per una reciproca antipatia per il loro insegnante di matematica, e da allora erano diventati migliori amici. Jarrod aveva sempre avuto un atteggiamento rilassato, ed era stato terribile vederlo sprofondare nella tristezza, ma era sicuramente migliorato una volta che si erano trasferiti a Cavern County. Non c'erano ricordi lì, né persone che continuassero a ripetere a Jarrod quanto fossero dispiaciuti. Niente che gli ricordasse quello che era successo. Era passato un anno da quando si erano trasferiti in quella cittadina ed entrambi sapevano che era la cosa migliore che avessero mai fatto.
Ti piace davvero, dico bene? chiese Cordell, fermando l'auto fuori dalla tavola calda.
Vuoi dirmi che a te non piace? Jarrod sembrava incredulo, probabilmente a causa della conversazione che avevano avuto la notte precedente, subito dopo averla salutata. Jarrod aveva sempre desiderato fare una cosa a tre con una ragazza, ma Cordell era stato un po' titubante. Si sentivano più fratelli che migliori amici. Ma poi avevano incontrato Trinity Ellis, che aveva avuto un effetto sconvolgente su entrambi, e Cordell aveva ammesso di aver cambiato idea.
Non fare il saputello.
Ti sento. Jarrod rise mentre scendevano dal pick-up e si dirigevano all'interno.
Riuscirono a trovare un tavolo vicino alla finestra.
Non c'è, mormorò Cordell, guardandosi intorno furtivamente. Anche se non riesco a vedere nulla attraverso quella specie di muraglia umana. Fece un cenno verso la cassiera, che si stava occupando della folla di persone in attesa di pagare. E sono sicuro che non sono neppure alla tavola calda, visto che ho controllato bene quando siamo passati lì davanti.
Probabilmente stanno ancora facendo shopping, disse Jarrod con un sorriso. Sai come sono le donne, quando iniziano chi le ferma più?
Non farti sentire da loro, Cordell ridacchiò.
Sentire cosa? Rhona, la cameriera, apparve improvvisamente in piedi accanto al loro tavolo, con un taccuino in mano e un grande sorriso sul viso.