Gli occhi appannati e la voce roca lo avevano quasi steso, ma era stato nel vederla girarsi che si era trovato sul punto di gettare al vento anche lultimo briciolo di determinazione. La risposta di quel corpo alla sua vicinanza era stata fin troppo apparente sotto il tessuto sottile. Nella mente vedeva ancora nitido il contorno scuro dei seni attraverso il candore della camicia. Solo la presenza degli altri due gli aveva impedito, a stento, di toccarla.
Si sforzò di evocare unimmagine della piccola Molly dolce, innocente e vivace qualcosa che risvegliasse solo dei sentimenti fraterni. Niente. Continuava a vedere gambe lunghe e tornite e più su il resto di un corpo, che ben poco aveva a che fare con una bambina di nove anni, celato da un semplice strato di sottile tessuto bianco.
«E perché mai il divano spetterebbe a te?» Logan entrò nella stanza e gettò il rotolo di coperte per terra.
«Perché sono arrivato prima, tu fai amicizia col pavimento, su. Domani ti racconto il resto.»
«Domani un corno. Ormai mi hai incuriosito. E poi, dopo Claire, ci metterò un po a riprendermi.»
Matt si accigliò. «Non le hai mancato di rispetto, vero?»
Logan rise. «No sempre che non le sia dispiaciuto vedermi in tutto il mio splendore.»
«Accidenti a te» ribatté Matt stanco. «Non avevi niente addosso.»
«Neanche una pezza.» Con quel sorrisino stampato sul viso, Logan appariva molto più giovane dei suoi venticinque anni. «Non credo Claire abbia grande esperienza in fatto di uomini, ma non si è rannicchiata in un angolo né è svenuta, bisogna dargliene atto. Anzi, non ho mai visto una donna tanto agile. Ha girato di colpo le gambe e con le piante dei suoi graziosi, delicati piedini mi ha quasi fracassato il petto. Un po più in basso e con tutta probabilità non riuscirei ancora a camminare.»
Con una lieve smorfia di dolore, sedette su una delle poltrone e si toccò cauto il torace.
«Vacci piano con lei» lo ammonì Matt. «Temo abbia passato un brutto momento.»
«Come mai?»
«Non so granché, tranne che qualche mese fa Molly lha trovata massacrata di botte poco fuori Albuquerque.»
Logan rimase assorto per qualche istante, il contegno improvvisamente serio.
«Li hanno presi, i bastardi?» chiese in tono gelido.
«Non lo so.»
Matt guardò suo fratello minore e comprese che dietro quella personalità tanto affabile cera un uomo determinato. Mai gli era capitato dincontrare qualcuno con lo stesso innato senso di giustizia di Logan; per forza era diventato vicesceriffo. E la sua reputazione era ben nota: faceva con successo quel che doveva a prescindere dalle avversità. Matt si fidava delle sue doti da segugio quanto di quelle di Nathan o delle proprie.
Sia lui che Logan avevano imparato tecniche di sopravvivenza e caccia dal vecchio Joseph Orso Che Corre, un permaloso Kiowa che aveva lavorato presso il ranch dei Ryan sin dagli inizi del loro insediamento nel Texas. Quanto zio Joe aveva insegnato a entrambi sulla terra e le creature che la abitano, essere umano incluso, era molto più di quello che Matt aveva imparato negli ultimi dieci anni da solo.
Perdere il vecchio indiano qualche anno prima era stato quasi come perdere un padre. Non capitava tutti i giorni dincontrare uomini simili. Chissà perché aveva abbandonato i Kiowa Matt se lo chiedeva ancora ma Joe si era sempre rifiutato di parlarne e lui sospettava che la ragione fosse legata a una qualche tragedia. Chi prima chi dopo, la sventura colpiva un po tutti da quelle parti.
Lanciò unaltra occhiata a suo fratello. Era improvvisamente tornato da Virginia City lanno prima, annunciando che intendeva restare al ranch a dare una mano. Matt non gli aveva mai chiesto perché, tuttavia aveva la sensazione che dovesse essergli accaduto qualcosa di serio per indurlo a lasciare la posizione di vicesceriffo così su due piedi.
Solo negli ultimi mesi, dopo parecchi anni di separazione, erano finalmente riusciti a trascorrere del tempo insieme, il che gli aveva dato modo di accorgersi che Logan poteva anche apparire accattivante, ma sotto quel fascino celava il fermo proposito di lavorare sodo e non permettere a nessuno di avvicinarsi troppo. Un aspetto, questultimo, che li accomunava.
Non ricordava di aver mai incontrato alcuna donna per cui suo fratello avesse espresso interesse. Daltro canto, però, non restando mai in un solo posto abbastanza a lungo da formare un legame serio, Logan non ne aveva mai portata a casa nessuna.
A differenza sua che oggi ne aveva portate ben due, una delle quali gli era entrata nel sangue come non gli succedeva da tempo. Meglio mettersi lanima in pace, però: il suo compito, infatti, era proteggere Molly proprio dai tipi come lui, non farne una preda da cacciare.
«Chi è laltra?» chiese Logan. «Come ci sono finite qui lei e Claire?»
«Non ci crederai» rispose piano Matt «ma Molly è Molly Hart.»
«Molly Hart?» ripeté Logan, visibilmente confuso. «La stessa che fu uccisa anni fa?»
Matt annuì con fare lento.
«E come diamine è possibile?» insistette Logan incredulo.
«Ti dirò ciò che so ma tienilo per te. Dubito Molly voglia che il passato continui a ronzarle intorno.»
Matt aveva raccontato tutto a suo padre a inizio serata perché sentiva che fosse necessario informarlo e adesso ne avrebbe parlato con Logan perché sapeva che di lui poteva fidarsi, che avrebbe tenuto la bocca chiusa. Nonostante i Comanche e i Kiowa non fossero più una minaccia, il sentimento di odio verso gli indiani era ancora profondo in quella zona del Texas, al punto che, talvolta, il senso di disgusto veniva esteso anche agli ex prigionieri bianchi che cercavano di tornare a vivere tra la propria gente.
Un fatto che proprio non riusciva a comprendere. Quei poverini erano spesso malridotti, tanto nel corpo quanto nella mente, e non aiutava che familiari e amici che avevano disperatamente agognato il loro ritorno non riuscissero poi a scendere a patti con quanto gli era accaduto. In particolar modo, se le vittime erano donne.
Quando Matt ebbe finito di raccontargli del ritorno di Molly tra i vivi, Logan scosse la testa, allibito.
«Meglio una sella vuota che un cattivo padrone» disse.
Matt lo guardò, confuso.
«È quello che ho sempre pensato di Davis Walker» spiegò suo fratello. «Trattava sempre da schifo i suoi cavalli. Qualcuno avrebbe dovuto dirglielo anni fa. Ma immagino che Cale, Joey e T.J. avessero di meglio da fare che rimettere il padre in riga.»
«Concordo sul fatto che Walker non sia il più irreprensibile dei cittadini, ma nessuno di noi è uno stinco di santo da queste parti.»
«Tu parla per te» ribatté Logan con un sorrisino.
«E certo, in fatto di santi tu sei decisamente il primo della lista» lo punzecchiò Matt. «Il grosso interrogativo è perché?» continuò, poi, in tono più serio. «Perché Davis Walker avrebbe assoldato una banda per attaccare gli Hart, ucciderli e portare via Molly? Lunico motivo di cui sappiamo noi è che sembrava avere un debole per la madre.»
«Direi che è sufficiente. Ho visto crimini peggiori commessi per molto meno.»
«Già» replicò Matt in tono stanco. «Anchio.» Ma detestava il pensiero che Walker si fosse macchiato di quellazione. E sapeva che la possibilità gravava anche su suo padre.
«Ne hai già parlato con papà?» chiese Logan.
«Prima. Non è riuscito a darsi spiegazioni. Voleva discuterne con mamma perché pensava che potesse ricordare qualcosa, però ha detto che dalla morte di parto della moglie Davis non è più stato lo stesso.»
«Quello di T.J.?» chiese Logan, inarcando un sopracciglio.
Matt annuì.
«Immagino questo spieghi la sua inclinazione ai piaceri. La madre non era lì a farlo rigare diritto.»
«Lintemperanza è quasi una delle migliori qualità di T.J.» commentò Matt, torvo.
«Beh, sei riuscito davvero a lasciarmi a bocca aperta, e non si verifica spesso ultimamente.»
«Dormiamo un po, adesso.» Matt si allungò sul divano. «Penseremo al da farsi domani.»
«Qualcosa mi dice che resterò su questo pavimento per un bel pezzo. Forse dovremmo trasferirci nella casa dei mandriani finché mamma non avrà finito di ridecorare le stanze sullaltro piano.»
«Che cè, letà ti sta rammollendo?»
«No, sono semplicemente realista. Non dirmi che non hai notato le due donne, giovani e graziose, che in questo istante dormono nei nostri letti»
«Sta alla larga da Molly.» La voce di Matt era sommessa ma velata di una tacita minaccia. Fu solo dopo aver pronunciato quelle parole che si accorse di quanto possessivo si sentisse nei suoi confronti. Respirando a fondo per calmarsi, aggiunse: «Scusa, mi sono espresso male. Penso solo che dovremmo prendercene cura finché non si sarà sistemata in qualche modo. Dovrà pur esserci un marito adatto a lei tra i giovani aiutanti che circolano da queste parti.»
Logan sollevò un sopracciglio. «Le stai cercando marito?» Rise. «E quando saresti diventato il suo angelo custode? Perché devo proprio dirtelo, Matt, il modo in cui la guardavi qualche minuto fa di angelico non aveva un bel niente.» La pronuncia strascicata di suo fratello era sempre accentuata quando pur rivolgendo complimenti assestava colpi nei posti più impensati.
«Che cosa vorresti dire?»
«Niente» rispose Logan con unalzata di spalle. «Però non sono cieco, e so che ci vedi fin troppo bene anche tu. Ho notato, sai, che indossava solo una delle tue camicie. Vuoi trovarle un marito? Non credo che sarà un problema. Ma ti converrà essere davvero sicuro di quello che vuoi tu prima di provare a prendere il controllo della sua vita.»
«Ciò che voglio io non conta. Molly ha patito le pene dellinferno. E io intendo assicurarmi che dora in avanti la sua vita sia migliore.»
«Penso che mi divertirò» rispose Logan, allungandosi sul pavimento.
«A far cosa?»
Unaltra risata. «A guardare te che fai da sensale.»
«Dormi.»
Suo fratello rispose con lennesima risatina, quindi ci fu silenzio.
Capitolo Otto
Molly si svegliò con il sole che splendeva attraverso le finestre. Tra lincontro con Matt nel cuore della notte, nonché le nuove sensazioni che la sua vicinanza aveva scatenato, e il fatto di non dormire in un letto da ben dieci anni, la sua nottata era stata per lo più insonne. Trovando il tutto troppo morbido, aveva gettato una coperta sul pavimento e solo nelle prime ore del mattino era finalmente riuscita ad addormentarsi sulle solide assi di legno.
Le immagini che le avevano affollato i sogni tornarono alla mente. Era al ranch dei suoi, prima della sera in cui tutto era improvvisamente cambiato. Nel sole del pomeriggio, con Emma di fianco, si gingillava accanto al recinto del bestiame. I ricci scuri di sua sorella erano così belli in quella luce dorata che nel sogno Molly non aveva potuto fare a meno di attorcigliarseli al dito.
Che gioia essere di nuovo insieme, Emma.
Sua sorella aveva sollevato la testa verso di lei con un sorriso che le aveva scavato una fossetta in una delle guance, come sempre accadeva quando era molto felice. Quella vista le aveva scaldato il cuore. Poi, nel recinto era apparso un uomo a cavallo: Matt, che cercava di domare lanimale. Ma non era giovane come in quellestate di dieci anni prima. Era il Matt del presente.
Ricordare il sogno le procurò una fitta al cuore. Emma. Quanto tempo perso. Se tutto andava bene, però, lavrebbe rivista presto. Nel tentativo di liberare la mente dalle nebbie del sonno, si stropicciò gli occhi.
Susanna le aveva lasciato ai piedi del letto un semplice abito marrone scuro e diversi capi dintimo bianchi. Leggermente confusa, Molly infilò calze, mutandoni e un sottile sottogonna, quindi indossò una camiciola, abbottonandola alla belle meglio. Non vestiva a quel modo da quando era bambina, ma nel giro di poco fu pronta.
Gongolante per aver riacquistato un aspetto femminile, ruotò i fianchi facendo svolazzare lorlo dellabito intorno alle caviglie. Dieci anni erano passati dallultima volta in cui si era sentita così, pensò con un nodo in gola e gli occhi che bruciavano.
Inspirando a fondo per soffocare limpulso di piangere, prese gli stivali. Erano così sbiaditi e sporchi ma non ne possedeva altri. Tirò su i gambali, ben consapevole di quanto poco legassero con labito, e si chiese perché le importasse tanto. Matt. A importarle era come sarebbe apparsa ai suoi occhi.
Decisa a non intrattenere oltre quel pensiero, spostò lattenzione sui capelli, che scendevano disordinati intorno al viso. Per lintero periodo trascorso con Elijah, luomo aveva insistito che li portasse corti, e perciò non avevano ancora raggiunto la lunghezza desiderata. Iniziò a raccogliere la massa di ricci dietro la testa, quindi la lasciò ricadere con un gesto frustrato. La sua esperienza in fatto di acconciature che incontrassero il gusto altrui era praticamente nulla.
E per gusto altrui intendeva quello maschile.
Il gusto di Matt.
Sospirò, sconfortata. Si stava comportando da sciocca. Con tutta probabilità Matt non si sarebbe neanche accorto di lei.
Aprì la porta della camera da letto e si diresse sul davanti della casa. Dal vasto salotto provenivano delle voci e nelludirle Molly indugiò un attimo sulla soglia, quindi entrò. La conversazione sinterruppe allistante e i presenti si girarono a guardarla, mentre una vampata di calore si arrampicava su per il collo, incendiandole il viso.
Erano tutti in piedi, Susanna e Claire sul lato destro e Logan e Matt sul sinistro. Di questultimo colse la presenza con la coda dellocchio, ma non riuscendo a trovare il coraggio dincontrare il suo sguardo, preferì concentrarsi sulluomo più anziano che le stava proprio di fronte. Sebbene ricordasse di averlo incontrato solo un paio di volte da bambina, sapeva che era il padre di Matt.
Di figura imponente, Jonathan Ryan era alto quanto i suoi figli e con spalle altrettanto larghe, ma il viso rugoso e i capelli grigi mostravano gli anni di lotta contro quella terra. Fissò su di lei gli occhi verdazzurri così simili a quelli di Matt e raddolcì lespressione. Prossima a un crollo emotivo, Molly sentì una stretta alla gola.
«Buon Dio» esordì piano Jonathan. «Non avevo mai visto nessuno tornare dal regno dei morti, ma tuo padre lo diceva sempre, che avevi la grinta di un ragazzo. Non mi sorprende tu sia sopravvissuta, Molly. Bentornata a casa.»
Le mani della giovane presero a tremare, così le nascose tra le pieghe del vestito, tormentando il morbido tessuto con le dita.
Jonathan si avvicinò e posò le proprie mani sulle sue spalle. «Puoi restare qui quanto vuoi» disse in tono risoluto.
Con il cuore che martellava nel petto, Molly annuì e si schiarì la gola, ritrovando finalmente la voce. «Sono contenta di rivedervi, signore.» Sembrava avesse ingoiato un rospo.
Jonathan la lasciò andare. «Devi essere affamata» disse. «Andiamo a fare tutti colazione; continueremo dopo.»