Упражнение 3
Поставьте глаголы, данные в скобках, в подходящую
форму (passato remoto или imperfetto).
Esercizio 3: (Trasforma i verbi al passato remoto
o imperfetto)
__________ (riguardare) lorologio e ____ (riguardare) che il tempo era trascorso velocemente: ormai ______ (riguardare) già le otto di mattina e non _______ (riguardare) ancora acceso il computer. Dovevo rimettermi subito a lavorare perché ________ (riguardare) tante cose in sospeso da finire; ma prima di immergermi nella routine quotidiana _________ (riguardare) di prendermi ancora qualche minuto per leggere le ultime notizie e qualche e-mail. La mia coscienza mi avveriva che non _______ (riguardare) perdere altro tempo per trastullarmi nei miei inutili e malinconici pensieri: _________ (riguardare) assolutamente finire la correzione della bozza sulla nuova riforma pensionistica.
Упражнение 4
Впишите подходящие предлоги.
Esercizio 4: (Completa le frasi con la preposizione corretta!)
Era tempo ___ agire e il lavoro poteva aspettare ancora qualche minuto. Mi affrettai ___ rispondere cercando ___ sceglire ___ cura le parole e, quando fui soddisfatto ____ risultato, gli allegai la mia foto più recente, quella stessa foto scattata ___ Olga durante lultimo Natale. ____ momento stesso ___ cui decisi ___ premere il tasto «invio», come ___ un flash back, mi tornarono ______ mente gli anni ____ liceo.
Упражнение 5. Впишите соответствующие наречия
Esercizio 5: (Inserisci lavverbio corretto!)
Aggettivo Qualificativo / Avverbio di Modo
1.dolce / dolcemente
2.forte
3.giusto
4. rumoroso
5.confuso
6.allegro
7.felice
8 completo
9.parziale
10.silenzioso
11.parziale
12.sicuro
Capitolo 2
GLI ANNI DEL LICEO
Ero un ragazzo di sedici anni che ogni giorno percorreva a piedi la strada per andare a scuola, cercando di evitare di passare per il centro. Spesso mi fermavo su di una panchina del lungomare di Salerno per ammirare i bellissimi promontori della costiera Amalfitana. A volte chiudevo gli occhi e accarezzato dal vento che trasportava la promontori mattutina restavo incantato ad ascoltare il canto dei gabbiani che, in cerca di cibo, si tuffavano voracemente nelle limpide e azzurre acque del mare.
Arrivato allentrata della scuola, mi fermai e mi sedetti su di un piccolo muretto. Quello era il mio posto preferito, quasi strategico, perché da lì potevo vedere lintera scuola e controllare larrivo dei miei compagni. Ormai mancavano solo pochi minuti al suono della «campanella» che avvertiva tutti noi studenti dellimminente chiusura del cancello dentrata a scuola quando, allimprovviso, giunse al mio orecchio il suono di una dolce voce familiare: «Ehi Roberto, sono felice di vederti, allora ci siamo proprio tutti questa mattina?». Ero girato di spalle ma quella voce lavrei riconosciuta tra mille altre. Mi voltai lentamente, cercando di incrociare subito il suo sguardo e fu proprio in quellistante che la luce di due grandi occhi azzurri illuminò il mio viso, così come accade ad un faro nella notte buia. Era Marina, la mia compagna di classe, che sedeva nel banco in prima fila.
Pensai tra me e me. «Perfetto, anche oggi Marina è venuta a scuola» ed immediatamente accennai ad un sorriso. Il mio sguardo si posò su quei lunghi capelli biondi, leggermente ondulati, che le cadevano perfettamente sulle spalle. Anche lei mi sorrise. Era incantevole come sempre e la sua bellezza, acqua e sapone, ogni volta mi apriva il cuore in due come un ondulati. Sentivo le pulsazioni andare a mille, ma cercai di non incrociare lo sguardo dei suoi occhi. Infine, mi feci coraggio e provai a balbettare: «Ciao Marina, come va questa mattina, immagino che avrai studiato tutto il giorno, oppure ieri sera sei andata in giro a divertirti con le amiche?». Il mio primo desiderio fu quello di scoprire cosa avesse fatto il giorno prima. «Era stata impegnata sui libri di scuola oppure era uscita con qualche ragazzo, magari con qualcuno che conoscevo?».
La gelosia mi torturava dentro ma, fortunatamente, lei rispose esattamente nel modo che avevo sperato. «Purtroppo ieri niente divertimenti ma solo tanto studio con Marta. Oggi ci sono così tante interrogazioni che non avevo certamente la testa per fare altro». Marina non fece in tempo a finire la frase che, come un falco cattura le sue prede, arrivò la sua amica Marta che la prese per un braccio e la portò via, lontana da me. Mi dispiacque molto perché avrei voluto trascorrere altro tempo con lei, ma ebbi appena il tempo di vederle allontanare insieme, abbracciate, perdersi in mezzo alla falco cattura le sue prede degli altri studenti che, nel frattempo, avevano riempito falco cattura le sue prede della scuola.
Proprio in quellistante il rombo di una moto in lontananza catturò la mia attenzione: era il tipico suono di una Vespa 50 con la marmitta truccata. Finalmente era arrivato anche il mio caro amico Massimo. Da lontano potevo chiaramente distinguere la sua inconfondibile figura: aveva lunghi capelli neri da vero hippy inglese, gli occhiali da sole Ray-Ban e la classica sigaretta Marlboro tra i denti. Con Massimo eravamo diventati grandi amici fin dai primi giorni di scuola ed eravamo anche gli ideatori degli scherzi più divertenti fatti al rombo di turno, sia che questo fosse un semplice studente oppure il professore più cattivo. In quegli anni non guardavamo in faccia a nessuno pur di divertirci.
Anche se abitavamo in città diverse e la lontananza ci costringeva a vederci troppo poco dopo la scuola, lo consideravo comunque un «vero amico», probabilmente allepoca «il mio migliore amico». Era evidente a tutti che Massimo mi attraeva come una calamita: ero colpito dal suo modo di vestire, di parlare, di conquistare le ragazze, dei suoi modi anticonformisti. Con lui superavo tutta la mia timidezza. Lui era calamita del gruppo, sempre con il sorriso, la battuta pronta, mille idee originali nella testa. Lo vedevo come un gigante e, già allora, credendo nelle sue capacità artistiche, gli dicevo: «Massimo, tu un giorno diventerai un personaggio televisivo, un comico alla Valter Chiari, perché hai una comicità innata, sei un vero talento».
Massimo parcheggiò la sua Vespa 50 allinterno del cortiletto della scuola, proprio in prossimità della finestra della nostra aula, in modo che, con una semplice occhiata, potesse tenerla sotto controllo. Si avvicinò a me, mi prese per un braccio e, letteralmente, mi spinse ad attraversare il portone della scuola. Fu sufficiente questa semplice azione per ritrovarmi già in aula. Poi Massimo, con una mossa già studiata da tempo, dopo aver «dato un ultimo tiro» alla sua Marlboro, aprì la finestra e, con un semplice dato un ultimo tiro, lallontanò da sé oltre il piccolo prato. Nel frattempo avevo iniziato a guardarmi intorno e, con mio grande stupore, mi accorsi che nessuno dei miei compagni era seduto al proprio posto, come se fossero tutti dato un ultimo tiro iniziare una ribellione, una rivoluzione.
Si intuiva dai loro sguardi sorridenti che qualcosa di buono era successo e cercai di avvicinarmi alla cattedra del professore, lì dove si erano formati alcuni gruppetti di studenti che parlavano tra loro con voce insolitamente bassa. Fu tutto vano perché riuscii a distinguere solo tre parole: «Professore, malattia, supplente». Alla fine compresi il motivo di tanta allegra agitazione. Baglio, il nostro professore ditaliano, soprannominato «il professor terribile» a causa dei suoi modi poco gentili, quella mattina, sorprendentemente, era in ritardo: cosa molto inconsueta per lui perché non aveva mai saltato neppure una lezione durante i suoi ventanni dinsegnamento.
«Ma dovè finito il professore ditaliano?», chiesi ad alta voce, cercando di attirare lattenzione su di me. Ma nessuno dei miei compagni seppe rispondere in maniera sufficientemente concreta. Istintivamente rivolsi il mio sguardo alla prima fila, verso il banco centrale dove, finalmente, potevo ammirare Marina, stretta nel suo jeans bianco attillato che metteva in risalto le sue forme perfette. Era uno spettacolo per i miei occhi perché potevo vederla di schiena, appena appoggiata sul suo banco, in precario equilibrio, intenta a parlare con la sua amica del cuore Marta e con le altre due ragazze del gruppo: Viola e Anna. Speravo che il mio nome fosse ricorrente nei suoi discorsi e pregavo perché girasse la sua testa verso di me: solo un piccolo istante, tanto da poter godere di quel suo sguardo intenso e, magari, strapparle un sorriso. Qualche volta, quando ero assalito dalla noia di uninutile lezione, mi distraevo osservando Marina intenta a tirare fuori dallo zaino i quaderni e i libri e, trattenendo il fiato, restavo in attesa del suo pezzo forte: il diario rosa. Marina era una classica sedicenne degli anni 80. Da lontano la guardavo scorrere velocemente quelle pagine e soffermarsi sulle foto dei «Duran Duran», un gruppo musicale molto di moda a quei tempi. Quella pagina, sicuramente la più curata di tutto il diario, era ripiegata in quattro parti e, di tanto in tanto, la vedevo concentrata ad ammirare il suo «Simon le Bon», il leader di quel gruppo.
Sulla copertina del diario Marina aveva disegnato un grande cuore, colorato di rosso solo per metà, con delle scritte a pennarello blu che non ero stato ancora in grado di decifrare. Ogni volta che cercavo di leggere quelle righe, era come se lei potesse percepire il mio sguardo e allora, velocemente, chiudeva le pagine del suo diario che finiva inesorabilmente in fondo allo zaino. Allimprovviso, fece il suo ingresso in aula il nostro preside, il professor Fusco, il quale ci confermò che, per problemi personali, il professor Baglio non sarebbe venuto alle lezioni per tutta la settimana. Questo annuncio inaspettato ci rese particolarmente euforici e, con un semplice sguardo, io e Massimo eravamo già pronti ad organizzare lo scherzo del secolo, quello per cui le generazioni future avrebbero continuato a sentir raccontare, forse per sempre.
GLOSSARIO 2
avverbio/ Наречие = avv.
Verbo / Глагол = v.
Modo di dire / фигура речи = m.d.
Aggettivo / прилагательное = agg.
Sostantivo = s. m.
(существительное мужского рода)
Sostantivo = s. f.
(существительное женского рода)
promontorio(s. m.)=capo /punta
Мыс
brezza(s. f.)=vento leggero
Бриз, ветерок
faro(s. m.)=luce, fanale.
Mаяк, фара
vorace(agg.)=ingordo, insaziabile
Ненасытный, жадный
ondulato(agg.)=increspato
Волнистый, завитой
apriscatole(s. m.)=strumento che serve per aprire
scatole di latta
Консервный нож, открывалка
il falco cattura le sue prede(m.d.) =
azione veloce, improvvisa
Сокол набрасывается на свою добычу =
быстрое, внезапное действие
folla(s. f.)=grande quantità di persone concentrate
in un luogo
Толпа
atrio(s. m.)=ingresso, anticamera
Холл, вестибюль
rombo(s. m.)=rumore forte e profondo
Рёв, грохот
vespa 50 (s. f.)=moto popolare negli anni «80
Мопед, мотороллер
malcapitato(s. m.) =
persona che capita in un momento inopportuno
Появившийся невовремя
calamita(s. f.)=magnete
Магнит
istrione(s. m.)=esibizionista
Шутник, выскочка
dare un ultimo tiro(m.d.) =
aspirare il fumo della sigaretta per lultima volta
Затянуться в последний раз
schioccare le dita(m.d.) =
produrre un rumore secco e vibrante
Щелкать пальцами
essere in procinto di(m.d.) =
essere sul punto di fare qualcosa
Находиться в шаге от совершения какого-либо действия
saltare una lezione / un appuntamento(m.d.) =
non presentarsi
Прогулять урок, пропустить встречу
attillato(agg.)=aderente, stretto
Облегающий, узкий
precario equilibrio(m.d.)=instabile equilibrio
Шаткое равновесие
strappare un sorriso(m.d.)=sperare di far sorridere qualcuno
Надеяться, заставить улыбнуться или рассмешить