Alla loro vista Dario rallentò, cercando di ricordare se potessero esserci stati due passeggeri sullo stesso motorino. Poi addirittura fermò la sua utilitaria e fece per andare loro incontro, fingendo di voler prestare aiuto; ma fu vero stupore quando riconobbe nel più malconcio dei due il suo amico Giorgio.
Giorgio! Sei tu? Ma cosa ti è successo?
Andavo tranquillamente in motorino e sono stato urtato da dietro, non ho visto né come né da chi.
Un mascalzone, un pirata della strada lha investito ed è scappato senza prestare soccorso, aggiunse laltro signore. Ma voi vi conoscete? E ricevendo dai due risposta affermativa, costui si congedò: Allora può prendersi cura lei del suo amico, vero? Ho un impegno e devo proprio andare, ma vado via tranquillo sapendo che è in buone mani.
Così Dario rimase solo con Giorgio. Lo aiutò ad alzarsi e, sostenendone il passo zoppicante, a raggiungere la sua utilitaria, dove lo fece sedere. Qui Giorgio scoppiò in lacrime.
Oh, Dario, che sbaglio che ho fatto. È tutta colpa di quella maledetta Diablo!
Vuoi dire che è stata una Diablo ad investirti?, chiese Dario in cuor suo preoccupato.
No, non credo, anche se non mi sorprenderebbe. Voglio dire che quella macchina porta una jella pazzesca. Da quando lho comprata non me ne è andata bene una. Ho litigato coi miei e soprattutto con mia moglie, da cui mi sono quasi separato. In ufficio ora tutti mi detestano. Prima ero un uomo felice; poi non so cosa mi è successo. Sono diventato vuoto, arido, crudele. Tutto è andato allo sfascio. Per questo oggi sono venuto a riconsegnarla, a strappare quel maledetto contratto; ma evidentemente non è bastato. E sì che mi sembrava di aver fatto un così grande affare. Pensa che lho addirittura consigliato a destra e a manca, spargendo la voce a tutti i miei amici. Qui Giorgio si interruppe e, preoccupato, guardò Dario. A proposito, tu che ci fai qui? Non mi dirai che sei venuto anche tu fin quaggiù per comprarla?
Dario fece il vago. Lofferta sembrava buona, da come lavevi descritta.
No, non ti fidare. Ti farà un contratto scritto a caratteri piccolissimi: leggilo tutto con attenzione. Purtroppo io lho fatto troppo tardi. Firmandolo, rinuncerai alla tua anima: cè scritto proprio così! In un impeto dira lho strappato in mille pezzi, altrimenti te lo farei leggere, perché capisco che sia difficile da crederci. Ma devi credermi. E oggi, tornando a consegnargli la macchina, ho preteso che strappasse la sua copia del contratto. Sta qui a due passi, e sospetto che sia stato lui volontariamente a investirmi.
Adesso calmati. Sei già stato tanto scosso per la botta. Se ti agiti non migliori certo la situazione. Ti accompagno alla fermata dellautobus, non è molto lontana da qui.
Forse sarebbe meglio se mi portassi all'ospedale, a un pronto soccorso, a farmi visitare, ribatte Giorgio un po confuso.
Suvvia, non esagerare. Non buttarti troppo giù: sei giovane, una tempra forte, cosa vuoi che ti sia successo? Vedrai che a casa, con un po di riposo, ti riprenderai subito.
Per Giorgio, che in cuor suo pensava di meritarsi ben altro trattamento (magari essere riaccompagnato a casa, non certo scaricato subito), fu un altro duro colpo al morale, già a terra dopo lincidente. Non insistette più di tanto mentre scendeva, zoppicando, alla fermata dell'autobus.
Ci sarebbe anche da recuperare il motorino, devo portarlo ad aggiustare. Puoi occupartene tu, visto che sei già qui con la macchina?
Certamente, gli rispose Dario. Adesso vado e lo carico nel bagagliaio. Stai tranquillo, te lo farò riavere a casa al più presto.
Dario salutò sbrigativamente Giorgio e poi, facendo inversione di marcia, ritornò a prendere il motorino. Ma solo dopo averlo sistemato a bordo gli venne in mente che, se avesse acquistato la Diablo, non poteva tornare a casa guidando due auto.
Non fa niente, pensò, caso mai glielo riporto un'altra volta, con calma. E poi, continuando nei suoi pensieri: Però, che idea: vendersi l'anima. Per forza gli è successo di tutto: lui ci crede a queste cose. Io per fortuna no. Sono ateo, figuriamoci se posso credere di avere un'anima. La compravendita dell'anima mi sembra un'altra ciarlataneria, un possibile modo molto astuto per fare soldi, questo sì. Fossi stato più furbo magari ci avrei pensato già da tempo. Però, quellAbdul: ne sa una più del diavolo. E, a proposito di furberie, cominciò a vagliare il modo e la possibilità di risparmiare anche le commissioni a Giorgio o addirittura a intascarsi le sue, dato che il suo amico aveva restituito la macchina.
Non fa niente, pensò, caso mai glielo riporto un'altra volta, con calma. E poi, continuando nei suoi pensieri: Però, che idea: vendersi l'anima. Per forza gli è successo di tutto: lui ci crede a queste cose. Io per fortuna no. Sono ateo, figuriamoci se posso credere di avere un'anima. La compravendita dell'anima mi sembra un'altra ciarlataneria, un possibile modo molto astuto per fare soldi, questo sì. Fossi stato più furbo magari ci avrei pensato già da tempo. Però, quellAbdul: ne sa una più del diavolo. E, a proposito di furberie, cominciò a vagliare il modo e la possibilità di risparmiare anche le commissioni a Giorgio o addirittura a intascarsi le sue, dato che il suo amico aveva restituito la macchina.
Così ragionando Dario arrivò di nuovo al concessionario dove, era convinto, avrebbe di lì a poco portato a termine il migliore affare della sua vita.
ALL'INFERNO!
Io e il giovane avvocato Laurenzi avevamo cenato insieme al ristorante. Si era finito con la bottiglia di spumante ed un brindisi.
L'aveva proposto lui, ed io ero stato pienamente d'accordo. Seguire i suoi suggerimenti aveva portato la mia azienda a ricevere l'ordinativo più consistente di sempre, in un periodo di crisi generalizzata. Ora potevamo tirare un sospiro di sollievo, smaltire le giacenze accumulate in magazzino, e soprattutto avevamo lavoro garantito per diversi mesi. La sua idea aveva funzionato, i risultati gli avevano dato ragione, ed io avevo fatto bene a fidarmi di lui, nonostante tutti i miei scrupoli e le mie perplessità.
Bisogna puntare di più sul marchio, sul fatto che i prodotti sono made in Italy; ed abbassare drasticamente i costi, magari anche un po' a scapito della qualità: perché fatto in Italia vuol dire semplicemente sul territorio italiano, ma non necessariamente da artigiani italiani, sosteneva. Anche da cinesi andava bene lo stesso, parola di avvocato. E se poi ci fossero stati problemi per la qualità più scadente, lui era lì apposta per curare gli aspetti legali.
Il suo modo di pensare si era rivelato vincente, ed io quella sera stessa, per gratitudine e per premiarlo, al momento del brindisi gli avevo anche proposto di diventare mio socio.
Eravamo da poco usciti dal ristorante, con in corpo l'euforia di quasi una bottiglia di spumante in due. Sarei tornato a piedi, il ristorante l'avevo scelto vicino a casa: lo conoscevo e si mangiava bene. Accompagnai il Laurenzi alla macchina.
Mi raccomando, sii prudente, Ci vediamo domani.
I fumi e l'euforia dell'alcool e del successo avevano un po' offuscato la mia coscienza, che aveva fatto sentire con forza la sua voce fino al momento della firma del contratto ed all'incasso dell'assegno. Mio padre non avrebbe approvato quello che avevo fatto. Quando prepari un vestito, mettiti nei panni di chi lo indosserà, era solito dire. E mio nonno: l'onestà prima di tutto, anche se non si può dire che avessi tenuto un comportamento disonesto: perché disonesto è solo ciò che va contro la legge, sosteneva a ragione l'avvocato Laurenzi. Ma quelli di mio padre erano altri tempi: tempi in cui si andava all'inferno per le brutte azioni e dopo morti, non già da vivi per mancanza di denaro e di lavoro.
Forse pensavo a questo quando i miei occhi, alleati con l'oscurità, mi fecero un brutto scherzo. Per terra, dall'altro lato della strada, più avanti non erano neanche in direzione di casa mia c'erano due o tre Ma cos'erano? Non vedevo chiaramente cosa fossero. Decisi di avvicinarmi. Attraversai, non tanto per sapere cosa fossero, quanto per capire fino a che punto un po' d'alcool potesse prendersi gioco della mia vista.
Adesso sì, era più chiaro. Una moto, o meglio uno scooter sdraiato per terra; poco oltre una persona, pure lei giù lunga, probabilmente il guidatore, sotto quel che restava di una panchina in pietra. E poi ancora più in là qualcos'altro, forse una borsa o un bagaglio, e un casco.
Normalmente, chissà, così al buio forse sarei stato alla larga, o al massimo avrei chiamato la polizia o un'ambulanza. E invece mi avvicinai. Non ero né un fifone né un disonesto. (Ma a chi volevo dimostrarlo? Forse a mio nonno o a mio padre?) Anzi, ero una persona retta e con un gran senso civico, per cui mi avvicinai a vedere se quella persona stesse bene.
È tutto a posto?, gli chiesi. Chiaramente no. Quella macchia scura sotto di lui sembrava sangue o forse era olio della moto? Ma da come mi parlò rantolando, no, non era affatto tutto a posto.
Ti prego, aiutami.
Col cellulare chiamai subito il numero di emergenza. Non fu facile, col buio e con l'alcool. Una volta riattaccato mi vennero tanti dubbi: l'indirizzo che avevo indicato era quello giusto? Ero riuscito a farmi capire?
La gamba mi fa male. Ho la gamba bloccata e rotta. Aiutami.
Feci del mio meglio per sollevare e spostare quel peso. Non so, in quelle condizioni, come ci riuscii, soprattutto a vincere l'impressione del sangue: devo essere stato aiutato da qualche forza sovrannaturale. Forse lo ammaccai ulteriormente durante l'operazione, quando lui emise quel grido di dolore: ma alla fine la sua gamba fu ibera.
Adesso arriverà l'ambulanza, spero, cercai di consolarlo.
Grazie, mi rispose, mentre a fatica si era tirato su seduto per terra. La borsa la borsa, per favore.
Andai a prendere la borsa. Anzi, le borse, perché ce n'erano due, piuttosto grosse. Nel dubbio, e a fatica, gliele portai tutte e due, insieme.
È questa. Cercò di aprirla con una mano sola, ma non ci riuscì.
Aspetta, lascia che ti aiuti. Seppure con difficoltà, riuscii ad aprirgliela.
Vuoi che avvisi qualcuno? Hai moglie, una famiglia?
No, no, rispose mentre frugava nella borsa. Piuttosto avvicinati e fammi luce, se puoi.
Puntai la luce del mio cellulare dentro la borsa mentre lui cercava. Alla fine trovò e prese in mano quello che voleva. Era una cosa piccola e massiccia, di metallo. Mi sembrava un grosso accendino. Io ero già vicino a lui, e ciononostante mi fece cenno con l'altra mano di avvicinarmi. Fece come per porgermelo.