Non poteva essere. Non ne vedeva il motivo. Ma il suo sguardo, quegli occhi così celesti da brillare anche nel buio… le ricordavano qualcosa. Ne era sempre più convinta.
Kay stava per risponderle quando un giro di basso la fece voltare di scatto, barcollare in avanti e urlare ‹‹Morgan sposami!››.
Nael la prese per le spalle e la tirò indietro, vergognandosi da morire per la figura che aveva appena fatto la sua amica. Morgan rispose con un sorriso.
‹‹Sei pazza, Kay? Che figura ci fai dopo quando andrai a parlarci?››.
Kay alzò le spalle. ‹‹Almeno avrà idea di chi sono››.
‹‹Sei ubriaca marcia››.
‹‹Sei una fasta geste››.
Le due ragazze si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere fino ad avere le lacrime.
‹‹Una fasta geste, eh? Una guasta feste normale no?››.
Nael fu lieta di quel momento di spensieratezza. Era riuscita a dimenticarsi per un po’ ogni cosa: l’incubo, lo sguardo di Mik e il senso di irrequietezza che si stava propagando a macchia d’olio dentro di lei. Si abbracciarono e si misero a cantare a squarciagola.
La sala era gremita di gente urlante e il caldo ben presto si fece sentire. Ny, il cantante, si tolse la maglia accompagnato da un’ovazione da parte di tutte le donne presenti. Il fisico asciutto del cantante, la pelle olivastra e lo sguardo di ghiaccio lo rendevano a dir poco attraente.
Si girò un istante per lanciare la maglia a Gebinan, il tastierista, e Nael notò qualcosa sulla schiena del demone. Credeva di essersi sbagliata e strizzò gli occhi per vederci meglio.
Ny aveva tatuato un cerchio con dei simboli all’interno e delle parole all’esterno, molto simile a quelli che aveva visto nell’incubo della notte precedente. Era grande quanto tutta l’ampiezza della schiena e, guardando bene, riuscì a leggere la scritta: Murmur.
Di scatto prese per il braccio Kayley e le urlò nell’orecchio ‹‹Vedi il tatuaggio sulla schiena di Ny?››.
Era decisa a spiegarle che l’aveva già visto nel suo sogno e che non era affatto un buon segno. L’amica però la guardò perplessa.
Incrociò le braccia e alzando un sopraciglio le chiese ‹‹Quale tatuaggio, Na? Non ha nessun tatuaggio! Non è che hai alzato il gomito pure te? Di la verità››.
Il respiro le si bloccò in gola e un campanello d’allarme le risuonò in testa. Deglutì per mandare giù il senso di paura che le si era formato al centro esatto dello stomaco e, pian piano, si stava diffondendo in ogni singolo muscolo del corpo.
‹‹Scusa, le luci… sai, a volte fanno brutti scherzi››.
Il concerto era finito da mezz’ora e Kay stava sorseggiando l’ennesima birra.
Nael gliela tolse di mano, ne mandò giù un sorso e sbatté la bottiglia sul tavolo con foga.
‹‹Hai intenzione di andare o stiamo qui tutto il giorno? Ti ricordo che fra un’ora e mezza scatta il coprifuoco. Vorrei arrivarci a casa, io! Non voglio certo diventare cibo per i Nia-Za››.
La gamba di Kay faceva tremare il tavolo dov’erano sedute nell’angolo bar in fondo alla sala concerti e si stava mangiucchiando nervosamente una pellicina accanto all’unghia del pollice. Nael percepiva la sua tensione e decise di prendere in mano la situazione una volta per tutte.
‹‹Kay, andiamo!››.
Si alzò di scatto, la prese per mano e la trascinò di peso fin sotto il palco.
‹‹Non posso farcela Na››.
‹‹Smettila di frignare, volevi conoscerlo? Lo conoscerai! Altrimenti per un anno intero non farai altro che lamentarti di non avere avuto abbastanza fegato››.
Si fermarono a poca distanza dai D-Soul. Erano intenti a smontare gli strumenti e a chiacchierare fra loro.
Non si accorsero minimamente delle due ragazze.
‹‹Morgan?››, urlò Nael.
Il bassista si girò. Un brivido percorse la schiena di entrambe le ragazze. Quella band, vista da vicino, era proprio infernale. Un nome migliore non potevano trovarlo.
‹‹Ciao ragazze››. Si avvicinò, guardò Kay e le rivolse un sorriso smagliante. ‹‹Oh, tu sei la mia futura moglie se non sbaglio››.
Kay arrossì. ‹‹Sì, beh… ecco, io… io credo di aver bevuto un po’ troppo››.
‹‹Decisamente troppo››, tossì Nael.
‹‹Beh, qual è il tuo nome, futura sposa?››.
‹‹Kay… Kayley››, balbettò.
Nael trovò la scena a dir poco ridicola. E poi era ancora parecchio turbata dal tatuaggio che aveva visto sulla schiena di Ny. Era sicura di averlo visto ed era più che sicura di essere sobria. Non era un’allucinazione.
‹‹E io sono Nael››, si presentò.
‹‹Che razza di amico sei, Morgan? Conosci delle belle ragazze e non le presenti agli amici? Non va per niente bene sai››.
Male si era allontanato dal gruppetto di fan che lo aveva accerchiato e che ora guardava Kay e Nael in cagnesco.
Dietro di lui si avvicinò anche il resto del gruppo. Era la prima volta che li vedeva tutti a distanza ravvicinata.
Scesero dal palco. Sam le si posizionò davanti. Era il più magro dei sei. Capelli e occhi neri e barba leggera. Aveva l’aria di uno sicuro di sé. Alla sua destra si trovava Geb, occhi azzurri come il cielo, capelli biondo scuro, viso rotondo e morbido, quasi da bambino. Dava l’impressione di essere un tipo che parla poco ma osserva tutto.
Male le stava proprio accanto e la metteva in soggezione. Era un bel tipo, capelli rasati, occhi neri e profondi, un leggero pizzetto sotto le labbra. Segni particolari: fascino dato dalla sua simpatia.
Per ultimo arrivò Ny, che se ne stava con le mani in tasca fra Sam e Morgan. Era il classico leader di una band: schivo, sempre su un gradino più alto degli altri, ma socievole. Si degnò di scambiare qualche parola con loro, anche se teneva sempre una certa distanza.
Però mancava Mik.
Nael ebbe l’impulso di cercarlo con lo sguardo e lo vide sopra il palco. Li stava osservando da lontano con uno sguardo cupo. Dopo un po’, si infilò una felpa nera, tirò su il cappuccio e se ne andò. Gettò un ultimo sguardo feroce nella sua direzione e scomparve fuori dalla sala concerti.
‹‹Ecco, ci siamo tutti››. Morgan guardò i suoi compagni e li contò velocemente. Poi aggiunse ‹‹O quasi. Mik se l’è svignata››.
‹‹Non preoccupatevi››, disse Male, ‹‹l’importante è che ci sia io. Saprò coprire al meglio la sua assenza››.
L’ultima frase era rivolta a Nael. La stava guardando come un lupo affamato osserva un agnellino indifeso.
Rimasero a chiacchierare per un bel po’. Male non smetteva di fissare Nael. Lei fece finta di nulla, non sapeva se sentirsi lusingata o impaurita.
Quello che sapeva per certo era che voleva allontanarsi da loro e da quel senso di pericolo il prima possibile.
CAPITOLO 3
LA STELLA È TRA NOI
Geb girava irrequieto su e giù per la stanza. Di tanto in tanto scuoteva la testa e borbottava fra sé e sé.
Sam stava strimpellando qualche nota con la sua chitarra mentre Male e Ny sceglievano accuratamente la loro prossima vittima fra le sei malcapitate fan. Ogni anno era concesso loro di nutrirsi con l’anima di giovani fanciulle, in modo da rafforzare i loro poteri.
Non erano come tutti gli altri demoni che vivevano tra le mura di Kali Phi. Erano di stirpe nobile. Sei fra i settantadue portatori dei sigilli infernali. Era stato affidato loro l’incarico di verificare se e quando si fosse fatta viva la portatrice dei sette sigilli angelici, l’unica in grado di cancellare il patto e ripristinare il mondo di una volta.
In realtà il settimo articolo era stato messo lì per ingannare gli umani e dar loro la speranza che, un giorno, le cose sarebbero potute tornare come prima. Girava voce, però, che l’Onnipotente avesse trovato un modo per ritorcere contro il Maligno il settimo articolo, creando davvero un essere in grado di sconfiggerlo.
Teoricamente nessuno avrebbe potuto portare dentro di sé i sette sigilli angelici, il potere era troppo grande e nessun essere, umano e non, sarebbe stato in grado di farlo. La leggenda che si era diffusa attraverso qualche gruppo di Sovversivi all’interno di Kali Phi parlava di una Stella, un essere non ancora formato in grado di farsi carico di poteri immensi.
Geb non ci credeva, ma sembrava che qualcosa si stesse avverando. Aveva percepito delle pulsazioni in una delle due ragazze che avevano conosciuto a fine concerto. Una vibrazione strana che era andata a stimolargli quella parte nascosta dentro la mente in grado di mostrargli il futuro.
Quale delle due nascondeva un segreto?
La ragazza dai capelli rossi, Nael, non gli era sembrata particolarmente interessante. Dopo che si erano tutti riuniti attorno a loro aveva smesso di parlare. Si limitava a sorridere e a rispondere con un cenno del capo. Era silenziosa e schiva, sembrava avesse paura e volesse fuggire il prima possibile.
Se li temeva così tanto, come avrebbe potuto combattere contro il Maligno?
L’altra ragazza invece… Kayley. I suoi morbidi capelli biondi raccolti in una treccia fatta cadere di lato, gli occhi verdi e puri, la timidezza del suo sorriso. Sì, solo lei poteva essere la Stella separata dal cielo. La chiamavano “Portatrice dei sigilli”, né angelo né essere umano. Costretta a portare i sigilli degli arcangeli e bandita dal cielo e dalla terra perché disobbedì all’Onnipotente.
La sua missione era una sola: sconfiggere il Maligno e riportare il mondo com’era prima dell’Apocalisse Oscura.
Le sei ragazze presenti nella stanzetta erano state imprigionate in una sorta di trance. Erano sedute una accanto all’altra sull’ampio divano della sala prove nel nucleo di Ny.
‹‹Trovo invitante la terza, quella con gli occhi blu enormi e i capelli tinti di biondo. Però mi attira anche la mora con gli occhiali, la trovo tanto scolaretta indifesa. Tu che dici, Geb?››. Male ispezionava le ragazze come fossero scatolette di cibo al supermercato.
Geb si girò verso Male, il vero aspetto da demone faticava a starsene nascosto ed ebbe la meglio. Gli occhi gli si ingrossarono e presero un colorito bianco, smorto. Dalla bocca spuntarono due grosse zanne rivolte all’insù. La pelle cominciò a raggrinzirsi e a scurirsi assumendo una smorfia terrificante.
‹‹L’una o l’altra non ha importanza, basta che ti decidi. Non abbiamo tempo da perdere, ho una cosa importante da dirvi››.
‹‹È una scelta importante pure questa, sai! Posso cibarmi una volta l’anno e devo scegliere accuratamente l’anima con cui saziarmi››. Male parlò senza nemmeno voltarsi. Prese il mento della bionda fra le mani e lo guardò da entrambi i lati.
Geb perse la pazienza, si avvicinò verso la ragazza mora con gli occhiali. La prese per i capelli e le tirò la testa indietro. Avvicinò il viso al suo e spalancò la bocca. Ne aspirò l’anima con un misto di avidità e rabbia, riducendo il corpo della povera ragazza in condizioni simili a quelle di una mummia, avvizzito e pieno di muffa grigia. Si sentì sazio e potente. Un’arma ricaricata e pronta a portare caos e sofferenza dovunque passasse. L’anima della ragazza gli era entrata dentro come acqua gelida rinvigorendo ogni singolo muscolo del corpo.
Quella ragazzina, quella Stella, come la chiamavano quegli ingenui umani, non avrebbe avuto speranze contro di lui. Si sentiva invincibile e pronto a spargere il sangue di chiunque avesse osato mettersi contro il suo Signore.
Gettò a terra il corpo privo di vita che stringeva ancora fra le mani come fosse una bottiglia vuota e si girò verso Male puntandogli un dito minaccioso contro.
‹‹Ti ho tolto l’imbarazzo della scelta, ora sbrigatevi. Tutti quanti! Credo che avremmo un lavoretto… complicato da svolgere››.
‹‹Complicato… quanto?››. Ny aveva appena finito di succhiare l’anima di una trentenne vestita da ragazzina, con le gonne un po’ troppo corte che lasciavano scoperte le gambe sode.
‹‹La Stella! Credo sia tra noi››.
Mik, seduto sulle scale che portavano al piano superiore, alzò la testa di scatto. ‹‹Com’è possibile? Non può esistere, è soltanto una stupida leggenda e noi dovremmo saperlo meglio di chiunque altro››.
Male e Morgan, ancora chini sui corpi delle loro vittime, smisero per un attimo di aspirare l’anima e ascoltarono ciò che stava per dire Geb.
‹‹Una delle due ragazze che ci ha presentato Morgan stasera, Kayley. La bionda sembra avere tutte le caratteristiche, ho anche percepito delle vibrazioni strane. Dobbiamo assolutamente verificare››. Chiuse gli occhi muovendo la testa a destra e a sinistra. Le ossa scricchiolarono leggermente e tornò al suo aspetto umano.
Sospirò e riprese il discorso. ‹‹Penso anch’io che sia strano, ma meglio prevenire che curare. Dopotutto, siamo stati mandati qui per questo, per vigilare che nulla possa ostacolare i piani del nostro Signore››.
Male finì di succhiare l’anima, lasciò cadere il corpo sopra gli altri cadaveri ammuffiti e si avvicinò a Geb incrociando le braccia. ‹‹Come puoi essere sicuro che sia la bionda e non la rossa? Potresti anche sbagliarti››.
Geb si grattò il mento. ‹‹Hai perfettamente ragione. Tutto mi fa pensare che sia la bionda, ma forse è il caso di fare una verifica più approfondita anche nell’altra ragazza. Il Maligno è stato chiaro: eliminare ogni movimento sospetto››.
‹‹È per questo che sono qui io››, disse Male spalancando le braccia in un gesto plateale. ‹‹Poi devo ammettere che mi attira molto. Credo che me la lavorerò per bene prima di assaggiarle l’anima. Mmm, dev’essere così gustosa, così vitale e… Piena di potere in più per me››.
Sam gli tirò dietro una bottiglia d’acqua vuota prendendolo in testa. ‹‹Sei sempre il solito Male! Approfittarsi così delle povere ragazzine indifese!››
‹‹Se è per questo, credo ne approfitterò anch’io››, disse Morgan dando una pacca sulla spalla di Male. ‹‹Ho come l’impressione di interessare alla bionda. Come ha detto di chiamarsi? Ah, si! Kayley››.
Tutti si misero a ridere. Sentivano che per loro era un momento importante, una svolta decisiva. Eliminando la Stella, avrebbero potuto ritornare a regnare nei loro gironi, e magari il Maligno avrebbe deciso di rompere il patto, dato che non ci sarebbe stata più l’occasione che il settimo articolo si verificasse.
In quel caso, avrebbero potuto liberarsi una volta per tutte di quel ridicolo aspetto umano e saziarsi di tutte le anime umane rinchiuse nella cittadella.
Ny se ne stava appoggiato al muro a braccia conserte rimanendo fuori da quel momento di festa.
Osservava Mik.
Non si era ancora cibato, non aveva minimamente reagito alla notizia e sembrava assorto nei suoi pensieri. Chissà cosa gli passava per la testa, non era da lui starsene in disparte. Di solito era sempre il primo a cibarsi, altrimenti Male e Morgan gli rubavano le anime migliori.
‹‹Mik››, lo chiamò. ‹‹Tu cosa proponi di fare? Non hai ancora detto nulla, hai qualche piano da suggerire per caso?››.
Il batterista sussultò. Per un attimo sembrò non ricordarsi di cosa avessero parlato fino a quel momento.
‹‹Ehm… No, nessun piano. L’unica cosa che mi viene in mente è di avvisare il Maligno e metterlo in guardia da possibili attacchi››.
‹‹Buona idea Mik››, disse Geb.
Ny si avvicinò minaccioso a Mik, non era ancora del tutto convinto di lui. C’era qualcosa che non andava, lo percepiva e questo gli dava parecchio fastidio.
‹‹Lo sai che avremmo bisogno di essere tutti in forze per questo momento, vero?››.
Il demone annuì privo di espressione.
‹‹Allora perché non ti sei ancora cibato?››. Gli occhi di Ny si tinsero di nero e l’aria attorno a lui si fece più cupa.
‹‹Ho aspettato che finiste di giocare col cibo, ora è il mio turno››, rispose con aria scocciata.
Ny si spostò di fianco e con un braccio indicò la strada verso l’ultima ragazza ancora viva seduta al centro del divano.
Mik si alzò e avanzò verso di lei. I suoi capelli rossi le ricordavano quelli della ragazza che aveva osservato durante tutto il concerto. Le aveva stuzzicato un ricordo nascosto in qualche angolo della mente. Forse l’aveva già vista prima, era successo qualcosa legato a lei.