Promessa - Морган Райс 5 стр.


Si precipitarono ad attraversare il ponte.

Giunti dall'altra parte di Fleet Street, Caitlin tirò un sospiro di sollievo, vedendo che la strada finalmente si allargava e diventava un po' meno affollata. Anche il tanfo diminuì. E dopo il nauseabondo odore di Fleet Ditch, gli odori normali della strada non la infastidivano più. Si rese conto di come le persone potessero vivere in tali condizioni: in effetti, ci erano abituate, in base al contesto dell'epoca in cui vivevano.

Mentre proseguirono, il quartiere migliorò. Passarono davanti ad un'enorme chiesa, collocata sulla sinistra, e poi, davanti ad un edificio in pietra, su cui era impressa chiaramente la scritta: “Saint Paul's.” Era una chiesa imponente, caratterizzata da una facciata decorata in modo splendido, che si ergeva alta nel cielo, torreggiando sopra a tutti gli edifici circostanti. Caitlin fu colpita dalla bellezza della sua architettura, di come quello splendido edificio si adattasse perfettamente al secolo XXI. Appariva così fuori posto, torreggiando al di sopra della piccola architettura circostante. Caitlin si rese conto di quante chiese dominassero il paesaggio urbano dell'epoca, e di quanto fossero importanti per la gente. Erano letteralmente onnipresenti. E le loro campane, così forti, suonavano continuamente.

Caitlin si fermò dinnanzi ad essa, studiandone l'antica architettura, e non poté fare a meno di chiedersi se forse all'interno ci fosse un indizio per loro.

"Mi chiedo se dovremmo entrare?” Caleb cheise, leggendole la mente.

Caitlin studiò di nuovo l'incisione sul suo anello.

Dall'alta parte del Ponte, Oltre l'Orso.

“Menziona un ponte,” lei disse, riflettendo.

“Abbiamo appena oltrepassato un ponte," Caleb rispose.

Caitlin scosse la testa. Non le suonava giusto.

"Quello era solo un ponte pedonale. Il mio istinto mi dice che non è quello il posto. Non so dove dobbiamo andare, ma sento che non è qui.”

Caleb restò lì e chiuse gli occhi. Finalmente, li aprì. “Nemmeno io sento nulla. Spostiamoci.”

"Avviciniamoci di più al fiume,” Caitlin disse. “Se dobbiamo trovare un ponte, immagino che debba trovarsi vicino al fiume. E non mi dispiacerebbe un po' d'aria fresca.”

Lei scorse una strada laterale, che conduceva alla riva del fiume, ed era esposta un'insegna rozzamente realizzata, sulla quale si leggeva “Collina di St. Andrew.” Prese la mano di Caleb e insieme si avvicinarono.

Camminarono lungo la strada in leggera discesa, e lei vide il fiume a distanza, animato da un traffico di barche.

Questo deve essere il famoso Fiume Tamigi di Londra, lei pensò. Almeno ricordava questo, dalle lezioni di geografia.

Questa strada si interrompeva davanti ad un edificio, non consentendo di raggiungere il fiume; pertanto, svoltarono a sinistra per una strada che si snodava parallelamente al fiume, distante solo quindici metri: non a caso si chiamava "Thames Street.”

Thames Street era persino più elegante, un mondo a parte da Fleet Street. Le case lì erano più belle, e alla loro destra, lungo la riva del fiume, c'erano delle tenute ancora più elaborate, e anche più belle. Chiaramente, quella parte della città era abitata dai ricchi.

Sembrava un quartiere pittoresco, mentre svoltarono a destra e a sinistra varie volte, finendo in strade laterali dai nomi buffi, come “Windgoose Lane” e “Old Swan Lane” e “Garlick Hill” e “Bread Street Hill.” Infatti, l'odore del cibo permeava ovunque l'aria, e Caitlin sentì brontolare il proprio stomaco. Anche Ruth guaì, e lei sapeva che era affamata. Ma non vide nessun posto in cui vendessero del cibo.

"Lo so, Ruth," Caitlin simpatizzò. “Troverò presto del cibo per noi, te lo prometto.”

Camminarono e camminarono. Caitlin non sapeva esattamente dove cercare, e nemmeno Caleb. Sembrava ancora l'indovinello che avrebbe potuto condurli ovunque, e non avevano delle piste concrete. Stavano entrando sempre di più nel cuore della città, e non era ancora sicura di quale direzione prendere.

Non appena Caitlin iniziò a sentirsi stanca, affamata ed irritabile, giunsero ad un'enorme intersezione. Lei si fermò e guardò in alto. Le si presentava davanti una rozza insegna in legno, su cui si leggeva “Grace Church Street.” L'aria lì, era interamente permeata dal forte odore di pesce.

Si fermò esasperata, e si voltò verso Caleb.

"Non sappiamo nemmeno che cosa cercare," lei disse. “Menziona un ponte. Ma non ho visto un solo ponte da nessuna parte. Stiamo solo perdendo tempo qui? Dovremmo pensarci in un modo diverso?”

Caleb improvvisamente, le dette un colpetto sulla spalla, e indicò qualcosa.

Lei si voltò lentamente, e si stupì dinnanzi a quanto vide.

Grace Church Street conduceva ad un imponente ponte, uno dei ponti più grandi che avesse mai visto. Il cuore le si colmò di nuova speranza. Un'enorme insegna diceva “Ponte di Londra,” e il cuore le batté più forte. Quella strada era più ampia delle altre, chiaramente era un'arteria principale, e persone, cavalli, carri e traffico di ogni tipo andavano e venivano dal ponte.

Se un ponte era davvero ciò che dovevano trovare, chiaramente l'avevano trovato.

*

Caleb le prese la mano e la condusse verso il ponte, che si mescolava con il traffico. Lei guardò in alto, e fu sopraffatta dalla vista. Era diverso da qualsiasi altro ponte che avesse mai visto. La sua entrata era preceduta da una maestosa porta ad arco, e guardie erano schierate su ogni lato. In cima, si distinguevano svariate teste, impalate sui pali, con il sangue che colava dalle gole. Era uno spettacolo raccapricciante, e Caitlin distolse lo sguardo.

"Io lo ricordo,” sospirò Caleb. “Secoli fa. E' così che hanno sempre decorato i loro ponti: con le teste dei prigionieri. Lo fanno in segno di ammonimento per gli altri criminali.”

"E' orrendo," disse Caitlin, mentre abbassava la testa, e camminarono velocemente sul ponte.

Alla base del ponte, bancarelle e venditori stavano vendendo del pesce, e quando Caitlin guardò oltre, vide barche e pescatori trasportare i prodotti ittici sulle rive fangose, scivolando mentre camminavano. L'ingresso del ponte puzzava di pesce, tanto che lei dovette tapparsi il naso. Pesci di ogni tipo, di cui alcuni ancora si muovevano, erano esposti su piccole tavole improvvisate.

“Dentice, tre penny la libbra!" qualcuno gridava.

Caitlin camminò in fretta, provando ad allontanarsi dall'odore.

Mentre proseguivano, il ponte la sorprese di nuovo, appena scoprì che era pieno di negozi. Piccole bancarelle, venditori appostati lungo il ponte su entrambi i lati, mentre i passanti, il bestiame, i cavalli e le carrozze passavano nel mezzo. Era una scena caotica ed affollata, e le persone gridavano da ogni direzione, vendendo i loro prodotti.

"Concerie qui!" quallcuno gridò.

"Scuoiamo il vostro animale!" gridò un altro.

“Candela di cera qui! La migliore candela di cera!”

“Tetti in paglia!”

“Prendete qui la vostra legna da ardere!”

“Penne d'oca fresche! Penne e pergamene!”

Spingendosi oltre, si trovarono davanti a dei negozi più graziosi, alcuni vendevano gioielli. Caitlin non poté fare a meno di pensare al ponte d'oro di Firenze, al tempo trascorso con Blake, al braccialetto che le aveva comprato.

Momentaneamente sopraffatta dall'emozione, si spostò dall'altra parte, sporgendosi dalla ringhiera e guardando davanti a sé. Pensò a tutte le vite che aveva già vissuto, a tutti i luoghi in cui era stata, e si sentì sopraffatta. Tutto questo era proprio vero? Come poteva una persona aver vissuto così tante vite? O si sarebbe semplicemente svegliata da tutto ciò, e si sarebbe ritrovata nel suo appartamento a New York City, e pensato che tutto quello che le era accaduto era soltanto stato il sogno più lungo e più folle di tutta la sua vita?

"Stai bene?" Caleb chiese, accostandosi a lei. "Che cosa c'è?”

Caitlin si asciugò velocemente una lacrima. Si dette un pizzicotto, e si rese conto che non stava sognando. E quella fu la cosa più scioccante di tutte.

“Nulla," gli rispose velocemente, sfoggiando un sorriso forzato. Sperò che lui non fosse riuscito a leggerle la mente.

Caleb restò accanto a lei, e insieme, guardarono dinnanzi a sé, proprio verso il Tamigi. Era un fiume ampio e molto trafficato. Barche a vela navigavano, condividendo le acque con imbarcazioni a remi, barche da pesca e da ogni tipo di vascello. Era un corso d'acqua movimentato, e Caitlin era stupita dalla grandezza di tutte le diverse navi e vele, alcuni erano alti diversi metri. Era anche meravigliata dinnanzi alla tranquillità delle acque, persino con così tanti vascelli all'interno. Non c'era alcun suono di motori o motoscafi. L'unico suono udibile era quello delle tele che smosse dal vento. La rilassava. L'aria lassù, con la brezza costante, era anche fresca, finalmente priva di cattivi odori.

Si voltò verso Caleb e continuarono a percorrere il ponte, con Ruth al seguito. Ruth ricominciò a guaire, e Caitlin percepì la sua fame, e voleva fermarsi. Ma ovunque lei guardasse, non riuscì ancora a trovare del cibo. Anche lei era sempre più affamata.

Appena raggiunsero il centro del ponte, ancora una volta, Caitlin si stupì di quello che vide. Era convinta che nulla avrebbe più potuto scioccarla, dopo aver visto quelle teste impalate—ma si sbagliava.

Proprio lì, al centro del ponte, c'erano tre prigionieri su un patibolo, col cappio al collo, bendati, a malapena vestiti, e ancora vivi. Un boia se ne stava dietro di loro, indossando un cappuccio nero, con delle fessure all'altezza degli occhi.

"La prossima impiccagione è all'una in punto!” lui gridò. Una folta folla si radunò intorno al patibolo, in apparente attesa.

" Che cosa hanno fatto?” Caitlin chiese ad uno dei membri della folla.

"Sono stati colti a rubare, Signorina,” le rispose, senza nemmeno degnarsi di guardarla.

“Uno è stato colto a calunniare la Regina!” aggiunse una donna anziana.

Caleb la allontanò da quella orribile vista.

“Assistere alle esecuzioni sembra essere uno sport quotidiano qui,” Caleb commentò.

“E' crudele,” Caitlin disse. Si meravigliò di quanto fosse diversa quella società dall'epoca moderna, e di quanto tollerasse crudeltà e violenza. E questa era Londra, uno dei luoghi più civilizzati del 1599. Lei riusciva a malapena ad immaginare come fosse il mondo fuori da una città civilizzata come quella. La meravigliò quanto la società e le sue leggi fossero cambiate.

Terminarono di attraversare il ponte, e appena si ritrovarono alla sua base, dall'altra parte, Caitlin si voltò verso Caleb. Guardò il suo anello, e rilesse l'iscrizione, ancora una volta ad alta voce:

Dall'altra parte del Ponte, Oltre l'Orso,

Con i Venti o il sole, noi oltrepassiamo Londra.

"Dunque, se stiamo seguendo la giusta indicazione, abbiamo appena 'oltrepassato il ponte'. Il prossimo passo da compiere è andare 'Oltre l'Orso.’” Caitlin lo guardò. “Che cosa potrebbe significare?"

“Magari lo sapessi," lui le disse.

"Sento che mio padre é vicino," Caitlin disse.

Lei chiuse gli occhi, e desiderò ricevere un indizio.

Proprio allora, un ragazzino che trasportava un'enorme pila di volantini, corse passando davanti a loro e mentre lo fece, gridò. "COMBATTIMENTO CANI CONTRO ORSO! Cinque penny! Da questa parte! COMBATTIMENTO CANI CONTRO ORSO! Cinque penny! Da questa parte!”

Si avvicinò e poggiò un volantino sulla mano di Caitlin. Lei lo guardò, e vide scritto in lettere enormi “Combattimento Cani Contro Orso,” con una rozza immagine di uno stadio.

Lei guardò Caleb, e lui guardò lei al contempo. Entrambi guardarono il ragazzino, e lui cominciò a sparire lungo la strada.

“Combattimento di cani contro un orso?" Caitlin chiese. “Che cos'è?”

“Ora ricordo,” Caitlin disse. “Era il grande sport dell'epoca. Mettono un orso in un cerchio, e lo legano ad un palo, e viene attaccato da cani selvatici. Si scommette su chi vince: l'orso o i cani .”

"E' disgustoso," Caitlin esclamò.

"L'indovinello,” lui disse. “‘Dall'altra parte del ponte, e Oltre l'Oltro. Pensi che potrebbe essere questo?”

Insieme, si voltarono e seguirono il ragazzino, ora distante, ma che continuava ad urlare.

Si recarono direttamente alla base del ponte e camminarono lungo il fiume, ora sull'altro lato del Tamigi, percorrendo una strada di nome "Clink Street." Quel lato del fiume, Caitlin notò, era molto diverso dall'altro. Era meno urbanizzato, meno popolato. C'erano anche meno case, ed erano più grezze, quel lato del fiume era più trascurato. C'erano certamente molti meno negozi, e le folle erano meno fitte.

Presto si ritrovarono davanti ad un'altra struttura, e Caitlin poteva affermare, dalle sbarre alle finestre e alle guardie posizionate all'esterno, che si trattava di una prigione.

Clink Street, Caitlin rifletté. Nome appropriato.

Si trattava di un enorme edificio esteso, e appena ci passarono davanti, Caitlin vide mani e volti spuntare fuori dalle sbarre, guardandola mentre camminava. Centinaia di prigionieri erano rinchiusi lì, e la guardavano in modo lascivo, urlando frasi sconce mentre loro passavano.

Ruth ringhiò, e Caleb si fece più vicino.

Proseguirono, passando per una strada con un'insegna su cui si leggeva “Luogo dell'Uomo Morto.” Caitlin guardò alla sua destra, e vide un altro patibolo, su cui stava per avvenire un'altra esecuzione. Un prigioniero tremante stava su una piattaforma, bendato, col cappio intorno al collo.

Caitlin fu così distratta da quel triste spettacolo da perdere quasi di vista il ragazzino, quando sentì la mano di Caleb afferrarla e guidarla oltre, in Clink Street.

Mentre proseguivano, Caitlin sentì improvvisamente un urlo distante e poi un ruggito. Vide il ragazzino a distanza, mentre svoltava un angolo e sentì elevarsi un altro grido. Poi, fu sorpresa a sentire la terra scuotersi sotto di lei. Non si sentiva così sin da quando era stata al Colosseo. Pensò che doveva esserci una sorta di enorme stadio proprio dietro la curva.

Appena svoltato l'angolo, rimase paralizzata da quello che le si parò davanti. Si trattava di un'enorme struttura circolare, che assomigliava ad un Colosseo in miniatura. Era alto svariati piani, e ovunque c'erano porte ad arco che conducevano al suo interno. Lei sentì le urla, chiaramente provenienti da dietro le sue mura.

Davanti all'edificio, erano radunate centinaia di persone: alcune erano tra le più trasandate su cui lei avesse mai posato gli occhi. Altri erano a malapena vestiti, molti esponevano il ventre e non erano rasati e non si erano nemmeno lavati. Cani selvatici vagavano in mezzo a loro, e Ruth ringhiò; i peli le si rizzarono, dimostrando chiaramente quanto fosse agitata.

I venditori spingevano i carri nel fango, molti vendevano pinte di gin. Dagli sguardi della folla, sembrava che molta gente fosse interessata. Le persone nella folla si spingevano brutalmente, e la maggior parte sembrava ubriaca. Si elevò un altro ringhio, e Caitlin guardò verso l'alto e vide l'insegna appesa sopra lo stadio, che recitava “Combattimento di Cani Contro Orso.”

Provò una fitta allo stomaco. Quella società era davvero così crudele?

Il piccolo stadio sembrava far parte di un complesso. Lì, a distanza, si innalzava un altro stadio, con un'enorme insegna su cui era scritto “Combattimento di Cani Contro Toro.” E lì, lateralmente rispetto alle prime due, c'era un'altra struttura circolare—sebbene quest'ultima sembrasse diversa dalle altre: era più distinta.

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