“Sto BENE” Riley rispose. “Scusa se ti ho bloccata.”
Si fece forza per riprendere di nuovo a strisciare.
Arrivata sulla riva dello stagno, si rialzò i piedi e raccolse le forze. Poi, si incamminò per il sentiero del bosco, certa che Lucy non fosse distante alle sue spalle.
Sapeva che la prossima prova consisteva nell’arrampicarsi su una rete: un passaggio difficile. Poi, dinnanzi a sé avrebbe avuto altri 3 km da percorrere, e molti altri ostacoli duri da superare.
*
Alla fine del percorso di 9 km, Riley e Lucy, entrambe col fiatone, si sorreggevano l’una all’altra, ridendo e congratulandosi a vicenda per essere riuscite ad arrivare in fondo.
Riley rimase sorpresa quando vide il suo partner storico, fermo ad attenderla alla fine del percorso. Bill Jeffreys era un uomo forte e robusto, e aveva circa l’età di Riley.
“Bill!” Riley disse, col fiato corto. “Che cosa ci fai qui?”
“Sono venuto a cercarti” l’altro rispose. “Mi hanno detto che ti avrei trovata qui. Ho stentato a credere che volessi farlo, per di più in pieno inverno! Che cosa sei, una specie di masochista?”
Riley e Lucy scoppiarono entrambe a ridere.
Lucy disse: “Forse sono io la masochista. Mi auguro di poter correre la Strada di Mattoni Gialli quando avrò la sua veneranda età.”
Con tono canzonatorio, Riley si rivolse a Bill: “Ehi, sono pronta per un altro giro. Ti unisci a me?”
Bill scosse la testa e rise.
“Huh-uh” disse. “Ho ancora il mio vecchio Mattone Giallo a casa, e lo uso come fermaporta. Uno è sufficiente per me. Sto pensando di correre per un Mattone Verde, comunque. Vuoi unirti tu a me?”
Riley scoppiò di nuovo a ridere. Il riferimento al “Mattone Verde” era una battuta che circolava nell’ambiente dell’FBI, un premio dato a chiunque fumasse trentacinque sigari in trentacinque notti di fila.
“Passo” rispose.
L’espressione di Bill si fece improvvisamente seria.
“Sono su un nuovo caso, Riley” disse. “E vorrei che ci lavorassi con me. Spero che sarai D’ACCORDO. So che è trascorso pochissimo tempo dal nostro ultimo caso.”
Bill aveva ragione. A Riley sembrava di aver catturato Orin Rhodes soltanto il giorno precedente.
“Sai che ho appena portato a casa Jilly. Sto provando ad aiutarla a entrare nella sua nuova vita. Nuova scuola … tutto nuovo.”
“Come sta?” il partner domandò.
“E’ incostante, ma ci sta provando davvero. E’ così felice di far parte di una famiglia. Credo che avrà bisogno di molto aiuto.”
“Ed April?”
“Lei è assolutamente fantastica. Sono sempre più meravigliata di come la sua lotta con Rhodes l’abbia resa più forte. Ed è già molto affezionata a Jilly.”
Dopo una pausa, chiese: “Su che tipo di caso stai lavorando, Bill?”
L’uomo restò in silenzio per un momento.
“Sto per incontrarmi con il capo per fare il punto della situazione” rispose. “Ho davvero bisogno del tuo aiuto, Riley.”
La donna guardò il suo amico e partner, dritto negli occhi. La sua espressione era di profonda angoscia; quando aveva detto che aveva bisogno del suo aiuto, era stato sincero.
Riley si chiese che cosa stesse accadendo.
“Mi faccio una doccia e indosso dei vestiti puliti” rispose. “Ci vediamo al quartier generale.”
CAPITOLO CINQUE
Il Caposquadra Brent Meredith non era un tipo a cui piaceva perdere tempo con le carinerie.
Riley lo sapeva per esperienza personale.
Perciò, quando entrò nel suo ufficio dopo la sua corsa, non si aspettava un breve discorso, nessuna domanda gentile su salute, casa e famiglia. L’uomo poteva essere gentile e caloroso, ma quei momenti erano rari. Oggi, sarebbe andato dritto al punto, e il suo punto era sempre di estrema urgenza.
Bill era già arrivato. Sembrava ancora molto nervoso. Riley si augurò di capirne presto il motivo.
Quando si sedette, Meredith si allungò verso di lei, protendendosi dalla sua scrivania e avvicinandole il suo viso di afroamericano, ampio, squadrato e intimorente come sempre.
“Prima le cose urgenti, Agente Paige” disse.
Riley rimase in attesa che il capo proseguisse, con una domanda o un ordine. Invece, si limitò semplicemente a guardarla.
A Riley occorse un momento per comprendere a che cosa mirasse Meredith.
Non aveva intenzione di porre la sua domanda ad alta voce. La donna apprezzò la sua discrezione. Un killer era ancora a piede libero, e si trattava di Shane Hatcher. Era evaso da Sing Sing, e il compito più recente assegnato a Riley era stato quello di riportarlo in prigione.
Aveva fallito. A dire il vero, non ci aveva davvero provato, e ora altri agenti dell’FBI avevano il compito di catturare Hatcher. Finora non avevano avuto successo.
Shane Hatcher era un criminale geniale, che era diventato un rispettato esperto di criminologia durante i suoi lunghi anni trascorsi in prigione.
Perciò, Riley a volte gli aveva fatto visita lì, per ottenere dei consigli sui suoi casi. Lo conosceva abbastanza bene, tanto da essere certa che non fosse un pericolo per la società al momento.
Hatcher aveva una sua morale, molto strana ma rigorosa. Aveva ucciso un uomo dopo la sua evasione, un suo vecchio nemico, anche lui un pericoloso criminale. Riley era sicura che non avrebbe ucciso ancora.
Riley intuì che Meredith aveva bisogno di sapere se lei avesse sentito Hatcher. Era un caso di alto profilo, e sembrava che Hatcher stesse diventando rapidamente una sorta di leggenda urbana, un famigerato genio del crimine capace di fare qualunque cosa.
Lei apprezzava la discrezione di Meredith, nel non porre la sua domanda ad alta voce. Ma la semplice verità era che Riley non sapeva nulla delle recenti mosse dell’evaso o su dove si trovasse.
“Niente di nuovo, signore” lei disse rispondendo alla domanda inespressa di Meredith.
L’uomo annuì e sembrò rilassarsi un po’.
“Benissimo, allora” Meredith disse. “Andrò dritto al punto. Invierò l’Agente Jeffreys a Seattle su un caso. La vuole come partner. Ho bisogno di sapere se è disponibile ad andare con lui.”
Riley voleva dire di no. Innanzitutto aveva molte cose di cui occuparsi nella sua vita al momento e tutte escludevano che potesse seguire un caso in una città lontana. E poi soffriva ancora di occasionali attacchi di PTSD, sin da quando era stata fatta prigioniera da un criminale sadico. Sua figlia April era stata vittima dello stesso uomo, e ora aveva i suoi demoni da affrontare. E ora Riley aveva una nuova figlia, che aveva vissuto dei terribili traumi.
Se solo avesse potuto restare ferma per un po’ e insegnare all’Accademia, forse avrebbe potuto stabilizzare la propria vita.
“Non posso farlo” Riley disse. “Non ora.”
Poi, si rivolse a Bill.
“Sai che cosa sto affrontando” disse.
“Lo so, speravo soltanto …” lui rispose, con un’espressione implorante negli occhi.
Era giunto il momento di scoprire quale fosse la questione.
“Di che caso si tratta?” Riley domandò.
“Ci sono stati almeno due avvelenamenti a Seattle” Meredith disse. “Sembra si tratti di un caso seriale.”
In quel momento, Riley comprese perché Bill fosse scosso. Quando era ancora un ragazzo, sua madre era morta a seguito di un avvelenamento. Riley non conosceva bene i dettagli, ma sapeva che il suo assassinio era stato uno dei motivi per cui lui era diventato un agente dell’FBI. L’aveva perseguitato per anni. Quel caso, certamente, aveva aperto delle vecchie ferite in lui.
Allora, quando lui le aveva detto di aver bisogno di lei per quel caso, era stato davvero sincero.
Meredith continuò: “Finora, sappiamo di due vittime, un uomo e una donna. Potrebbero essercene degli altri, e potrebbero essercene altri in futuro.”
“Perché siamo stati chiamati noi?” Riley domandò. “C’è l’ufficio dell’FBI proprio lì a Seattle. Non possono occuparsene loro?”
Meredith scosse la testa.
“Lì la situazione è molto confusa. Sembra che l’FBI di Seattle e la polizia locale non si trovino d’accordo su nulla, almeno per quanto riguarda questo caso. Ecco perché c’è bisogno di voi, che lo vogliate o no. Posso contare su di lei, Agente Paige?”
Improvvisamente, Riley seppe che cosa fare. Nonostante i suoi problemi personali, avevano davvero bisogno di lei per risolvere quel caso.
“Conti pure su di me” rispose.
Bill annuì, sospirando in modo appena percettibile di sollievo e gratitudine.
“Bene” Meredith disse. “Volerete entrambi fino a Seattle domattina.”
Meredith tamburellò con le dita sul tavolo per un momento.
“Ma non aspettatevi un’accoglienza calorosa” aggiunse. “Né i poliziotti né i federali saranno felici di vedervi.”
CAPITOLO SEI
Riley temeva il primo giorno di scuola di Jilly quasi quanto un caso difficile da affrontare. La ragazza sembrava piuttosto seccata, e Riley temeva che potesse fare una scenata all’ultimo momento.
E’ pronta per questo? Continuava a chiedersi. Sono pronta per questo?
Inoltre, il tempismo sembrava sfortunato. Riley era preoccupata, perché doveva volare fino a Seattle quella mattina. Ma Bill aveva bisogno del suo aiuto, e questo l’aveva fatta decidere senza esitazioni.
Jilly sembrava stare bene quando avevano discusso dell’argomento a casa, ma Riley non sapeva davvero che cosa aspettarsi ora.
Per fortuna, non doveva accompagnare la ragazza a scuola da sola. Ryan si era offerto di guidare, e anche Gabriela ed April si erano unite a loro per offrire il loro sostegno morale.
Quando uscirono tutti dall’auto, nel parcheggio della scuola, April prese Jilly per mano e si recarono insieme verso l’edificio. Le due ragazze slanciate indossavano entrambe un paio di jeans, stivali e giacche calde. Il giorno precedente, Riley le aveva portate a fare spese e aveva fatto scegliere una nuova giacca a Jilly, insieme ad un copriletto, dei poster e dei cuscini per personalizzare la sua camera.
Riley, Ryan e Gabriela seguirono le ragazze, e il cuore di Riley si scaldò mentre le guardava. Dopo anni di scontrosità e ribellione, April sembrava all’improvviso incredibilmente matura. La madre si chiese se forse era proprio questo di cui la figlia aveva sempre avuto bisogno, occuparsi di un’altra persona.
“Guardale” Riley si rivolse a Ryan. “Stanno legando.”
“Non è meraviglioso?” l’uomo esclamò. “Sembrano proprio sorelle. E’ questo che ti ha portato a lei?”
Era una domanda interessante. Quando inizialmente aveva portato Jilly a casa, Riley era rimasta colpita soprattutto dalla diversità che esisteva tra le due ragazze.
Ma ora, stava diventando sempre più consapevole delle somiglianze. April era la più pallida tra le due, con gli occhi nocciola come sua madre, mentre Jilly aveva gli occhi castani e una carnagione olivastra. Ma ora, mentre le due teste di capelli scuri si muovevano insieme, sembrava si assomigliassero molto.
“Forse è così” rispose alla domanda di Ryan. “Non ho smesso di pensarci. Tutto ciò che sapevo era che lei si trovava in serio pericolo, e forse potevo aiutarla.”
“Probabilmente le hai salvato la vita” l’uomo replicò.
Riley sentì un nodo in gola. Quella possibilità non le era venuta in mente, ed era un pensiero che la rendeva più umile. Era euforica e terrorizzata al contempo da questa sensazione di nuova responsabilità.
Tutta la famiglia si recò nell’ufficio del consigliere d’orientamento. Calorosa e sorridente come sempre, Wanda Lewis accolse Jilly con una cartina della scuola.
“Ti accompagnerò dritta alla tua aula per l’appello” promise la Signora Lewis.
“Vedo che è un bel posto” Gabriela si rivolse a Jilly. “Starai bene qui.”
Adesso Jilly sembrava nervosa ma felice. Li abbracciò tutti, poi seguì la Signora Lewis in fondo al corridoio.
“Mi piace questa scuola” Gabriela disse a Ryan, Riley ed April, mentre tornavano all’auto.
“Mi fa piacere la tua approvazione” Riley rispose.
Era proprio sincera. Gabriela era molto più che una semplice governante. Era un vero membro della famiglia. Era importante che concordasse con le decisioni familiari.
Entrarono tutti in auto, e Ryan mise in moto.
“Dove si va ora?” l’uomo chiese allegramente.
“Devo andare a scuola” April esclamò.
“Poi, dopo a casa” Riley intervenne. “Devo prendere un aereo a Quantico.”
“D’accordo” Ryan rispose, uscendo dall’area del parcheggio.
Riley osservò il viso dell’uomo mentre guidava. Sembrava davvero felice, felice di far parte delle cose, e felice di avere un nuovo membro in famiglia.
Non era stato così per la maggior parte del loro matrimonio. Sembrava davvero cambiato. E in momento come questo, lei provava gratitudine nei suoi riguardi.
La donna si voltò e guardò sua figlia, che era seduta sul sedile posteriore.
“Te la stai cavando davvero bene” Riley le disse.
April sembrò sorpresa.
“Ce la sto mettendo tutta” disse. “Mi fa piacere che tu l’abbia notato.”
Sul momento, Riley fu colpita da quelle parole. Stava ignorando sua figlia per assicurarsi che il nuovo membro della famiglia si stabilisse tra loro?
April rimase in silenzio per un attimo, poi aggiunse: “Mamma, sono sempre contenta che tu l’abbia portata a casa. Credo che sia tutto molto più complicato di quanto avessi pensato, nell’avere una nuova sorella. Ha avuto una vita difficile e a volte non è facile parlare con lei.”
“Non voglio che il peso ricada su di te” Riley disse.
April sorrise debolmente. “Non ti ho reso la vita facile, io” rispose. “Sono abbastanza forte da confrontarmi con i problemi di Jilly. E la verità è che aiutarla sta cominciando a piacermi. Staremo bene. Per favore, non preoccuparti per noi.”
Riley si sentiva più tranquilla, sapendo che stava lasciando Jilly alle cure di tre persone di cui poteva fidarsi: April, Gabriela e Ryan. Eppure, la preoccupava il fatto di doversi allontanare proprio in quel momento. Sperava che non sarebbe stato a lungo.
*
Il suolo si allontanava, mentre Riley guardava fuori dal finestrino del piccolo jet del BAU. Il jet si innalzò oltre le nuvole, iniziando un volo, verso Seattle, che sarebbe durato quasi sei ore. Nell’arco di pochi minuti, Riley stava osservando il paesaggio sotto di sé.
Bill le era seduto accanto.
Le disse: “Volare per il paese in questo modo mi fa sempre pensare a quando tanto tempo fa le persone dovevano camminare, o cavalcare o andare con il carro.”
Riley annuì e sorrise. Era come se Bill le avesse letto la mente. Aveva spesso quella sensazione su di lui.
“All’epoca il paese dev’essere apparso enorme alle persone” lei disse. “Ci volevano dei mesi per attraversarlo.”
Un silenzio familiare e confortevole cadde tra di loro. Nel corso degli anni, lei e Bill avevano condiviso disaccordi e persino litigi, e, a volte, la loro unione era sembrata sul punto di crollare definitivamente. Ma ora, lei si sentiva più vicina a lui, a causa dei momenti difficili che avevano vissuto insieme. Si fidava ciecamente dell’uomo, e sapeva che era un sentimento assolutamente reciproco.
In momenti come quello, era contenta che Bill non avesse ceduto alla loro attrazione reciproca. Ci si erano pericolosamente avvicinati a volte.
Avrebbe rovinato tutto, pensava Riley.
Erano stati intelligenti a tenersene lontani. La perdita della loro amicizia era troppo difficile per lei anche solo da immaginare. Lui era il migliore amico che aveva al mondo.
Dopo alcuni momenti, Bill disse: “Grazie di essere venuta, Riley. Stavolta, mi serve davvero il tuo aiuto. Non credo che riuscirei ad affrontare questo caso con un altro partner. Nemmeno con Lucy.”
Riley lo guardò e non disse niente. Non doveva chiedergli che cosa avesse in mente. Sapeva che stava finalmente per rivelarle la verità su quanto accaduto a sua madre. E aveva compreso quanto fosse importante e preoccupante questo caso per lui.