Un Caso Irrisolto - Блейк Пирс 4 стр.


E, naturalmente, c’erano dei meravigliosi vecchi amici, come Bill. Anche lui aveva affrontato la sua bella dose di rischi, più del dovuto.

Non li darò mai per scontati, pensò.

“E che mi dici di te, cara?” Paula chiese.

Forse era per questo che Riley si sentiva di parlare con Paula di argomenti, riguardo a cui non riusciva a confidarsi con molte persone.

“A dire il vero sto per adottare una tredicenne. E’ stata un’avventura. Oh, e Ryan è tornato per un po’. Poi, se n’è andato di nuovo. Un’altra donna giovane ha attirato la sua attenzione.”

“Che cosa tremenda per te!” Paula esclamò. “Sono stata fortunata con Justin. Non si è mai allontanato. E suppongo che anche lui alla fine sia stato fortunato. Se n’è andato rapidamente, senza alcun dolore persistente o sofferenze. Spero che quando giungerà la mia ora …”

La voce di Paula si fermò.

Riley sussultò.

Paula aveva perso una figlia a causa di un killer che non era mai stato consegnato alla giustizia.

Anche Riley aveva subito la perdita di qualcuno, a causa di un killer che non era mai stato trovato.

Parlò lentamente.

“Paula … ho ancora dei flashback al riguardo. E anche incubi.”

Paula rispose in tono gentile e premuroso.

“Non credo che sia una cosa sorprendente. Eri piccola. Ed eri presente quando è successo. Mi è stato risparmiato quello che hai subito tu.”

Quel termine, risparmiato, colpì Riley.

Ma non le sembrava affatto che Paula fosse stata risparmiata in alcun modo.

Vero, Paula non era stata costretta a guardare sua figlia morire.

Ma senz’altro, perdere la propria unica figlia era peggio di ciò che Riley aveva sofferto.

La capacità di Paula di provare empatia altruista colpiva sempre Riley.

Paula continuò a parlare con una voce rassicurante.

“Il dolore continua a restare, immagino. Forse non dovremmo volere che fosse così. Che cosa saremmo se io dimenticassi Justin o tu dimenticassi tua madre? Non vorrei mai diventare così dura. Fino a quando proverò dolore e lutto, mi sentirò umana… e viva. Fa parte di quello che siamo entrambe, Riley.”

Riley scacciò una lacrima.

Come sempre, Paula le stava dicendo esattamente ciò che aveva bisogno di sentire.

Ma, come sempre, non era facile.

Paula continuò: “E pensa a ciò che hai fatto nella tua vita: proteggere gli altri, fare giustizia. La tua perdita ti ha aiutato a diventare quello che sei, una campionessa, una brava e rassicurante persona.”

Dalla gola di Riley venne fuori un singolo singhiozzo.

“Oh, Paula. Vorrei che le cose non fossero andate così, per nessuna di noi due. Vorrei aver potuto ...”

Paula interruppe.

“Riley, ne parliamo ogni anno. Il killer di mia figlia non sarà mai consegnato alla giustizia. Non è colpa di nessuno, e non biasimo qualcuno. Tanto meno te. Tanto per cominciare, non era un tuo caso. Non è una tua responsabilità. Gli altri hanno fatto del loro meglio. La cosa migliore che tu possa fare è semplicemente parlare con me. E la cosa migliora di gran lunga la mia vita.”

“Mi dispiace per Justin” Riley disse.

“Grazie. Significa tanto per me.”

Riley e Paula si accordarono per risentirsi l’anno dopo, poi misero fine alla telefonata.

Riley rimase seduta, tranquillamente, da sola nel suo studio.

Parlare con Paula era sempre emotivamente difficile, ma per la maggior parte del tempo faceva sentire meglio Riley.

Quel giorno, Riley si sentiva anche peggio.

Ma perché?

Troppe cose stanno andando male, pensò Riley.

In quel momento, tutti i problemi nella sua vita sembravano essere collegati tra loro.

E, in qualche modo, non riusciva a fare a meno di incolparsi per tutte le perdite, tutto il dolore che stava vivendo.

Almeno, non aveva più voglia di piangere. Piangere certamente non avrebbe risolto nulla. Inoltre, aveva del lavoro di routine da svolgere quel giorno. Si sedette alla scrivania, e provò a lavorare.

*

Più tardi, quel pomeriggio, Riley guidò da Quantico alla Brody Middle School. Jilly stava ancora aspettando sul marciapiede, quando Riley accostò.

Jilly entrò in auto, accanto a lei.

“Ti sto aspettando da un quarto d’ora!” la rimproverò. “Presto! Faremo tardi alla partita!”

Riley rise sommessamente.

“Non faremo tardi” la donna rispose. “Faremo giusto in tempo.”

Riley guidò fino al liceo di April e, intanto, cominciò a preoccuparsi di nuovo.

Ryan era andato in casa durante il giorno a raccogliere le sue cose?

E quando e come avrebbe dato la notizia alle ragazze, rivelando loro che se n’era andato?

“Che cos’hai?” Jilly domandò.

Riley non si era resa conto che il suo viso esprimesse il suo vero stato d’animo.

“Niente” rispose.

“Non è vero” Jilly disse. “Lo so.”

Riley soffocò un sospiro. Come April e lei stessa, Jilly era dotata di spirito d’osservazione.

Doveva dirglielo ora? Riley si chiese.

No, non era quello il momento giusto. Stavano andando ad assistere alla partita di calcio di April. Lei non voleva rovinare il pomeriggio con cattive notizie.

“Non è niente, dico davvero” disse.

Riley parcheggiò davanti alla scuola di April, pochi minuti prima dell’inizio della partita. Lei e Jilly si diressero agli spalti, che erano già piuttosto affollati. Riley comprese che Jilly aveva ragione, forse avrebbero dovuto arrivare prima.

“Dove ci sediamo?” Riley domandò.

“Laggiù!” Jilly disse, indicando dei posti in alto, dove c’era ancora spazio disponibile. “Sarò in grado di stare appoggiata alla ringhiera posteriore e vedere tutto.”

Raggiunsero le tribune e occuparono i loro posti. Nell’arco di pochi minuti, la partita iniziò. April era una centrocampista e svolgeva molto bene il proprio ruolo. Riley notò subito che era una giocatrice aggressiva.

Mentre guardavano, Jilly commentò: “April dice che vuole davvero migliorare nello sport nei prossimi due anni. E’ vero che il calcio potrebbe portarla ad ottenere una borsa di studio per il college?”

“Se si impegna davvero” Riley le spiegò.

“Accidenti. E’ bellissimo. Forse posso farlo anch’io.”

Riley sorrise. Era meraviglioso che Jilly avesse una tale prospettiva per il futuro. Nella vita che si era lasciata alle spalle, aveva avuto ben poco in cui sperare. I suoi progetti erano stati cupi. Quasi sicuramente non avrebbe potuto completare il liceo, né tanto meno pensare al college. Un intero mondo di possibilità si stava aprendo per lei.

Immagino di poter aggiustare qualcosa, pensò Riley.

Mentre Riley guardava, April penetrò nelle maglie della difesa e fece uno splendido goal, gonfiando la rete della squadra avversaria. Aveva segnato il primo goal della partita.

Riley saltò in piedi, esultando ed applaudendo.

In quel momento, riconobbe un’altra ragazza della squadra. Era l’amica di April, Crystal Hildreth. Riley non la vedeva da molto tempo ormai. Il solo vederla le suscitò delle emozioni complicate.

Crystal e suo padre, Blaine, prima vivevano alla porta accanto a Riley ed alla sua famiglia.

Blaine era un uomo affascinante. Riley si era sentimentalmente interessata a lui ed era stata ricambiata. Ma tutto era finito pochi mesi prima, quando qualcosa di terribile era capitato. Poi Blaine e sua figlia si erano trasferiti.

Riley non voleva affatto ricordare quei brutti eventi.

Si guardò intorno nella folla. Visto che Crystal era in campo, senz’altro Blaine doveva essere lì da qualche parte. Ma, al momento, non riusciva a vederlo.

Sperava di non doverlo incontrare.

*

Giunse l’intervallo, e Jilly corse ad andare a parlare con degli amici che aveva visto.

Riley notò di aver ricevuto un sms. Proveniva da Shirley Redding, l’agente immobiliare che l’aveva contattata, relativamente allo chalet del padre.

Diceva …

Buone notizie! Mi chiami subito!

Riley uscì dagli spalti e digitò il numero dell’agente.

“Ho fatto una ricerca di mercato” la donna disse. “La proprietà dovrebbe valere oltre centomila dollari. Forse persino il doppio.”

Riley fu colta da una scintilla di eccitazione. Quella cifra sarebbe stata un enorme aiuto per i piani scolastici delle ragazze.

Shirley continuò: “Dovremmo parlare dei dettagli. E’ un buon momento questo?”

Non lo era, naturalmente, perciò Riley si mise d'accordo per parlare l’indomani. Non appena la telefonata terminò, vide qualcuno farsi largo in mezzo alla folla, avvicinandosi a lei.

Riley lo riconobbe immediatamente. Era Blaine, il suo ex vicino.

Notò che quell’uomo bello e sorridente aveva ancora una cicatrice sulla guancia destra.

Si sentì imbarazzata. La incolpava per quella cicatrice?

Riley non riusciva a perdonarsi.

CAPITOLO SEI

Blaine Hildreth fu investito da una scarica di emozioni contrastanti, mentre passava in mezzo alla folla. Aveva visto Riley Paige, quando si era alzata in piedi ad esultare. Sembrava vitale e sorprendente come sempre, e lui si ritrovò automaticamente a desiderare di raggiungerla durante l’intervallo. Ora anche lei lo stava guardando, mentre si avvicinava, ma non riusciva a capire molto dall’espressione della donna.

Come si sentiva a vederlo?

E come si sentiva lui a rivedere lei?

Blaine non riusciva a fare a meno di ripensare a quel giorno traumatico, più di due mesi prima …

Era seduto nel proprio salotto, quando aveva sentito un terribile rumore provenire dalla porta accanto.

Si era precipitato a casa di Riley, e aveva trovato la porta d’entrata parzialmente aperta.

Entrato di corsa all’interno, aveva subito visto ciò che stava succedendo.

Un uomo aveva aggredito April, la figlia di Riley: aveva gettato la ragazza a terra, e lei stava divincolandosi in tutti i modi, respingendolo e prendendolo a pugni.

Blaine si era buttato su di loro e aveva staccato l’assalitore da addosso ad April. Aveva lottato contro l’uomo, provando a sopraffarlo.

Blaine era più alto dell’assalitore, ma non più forte, e nemmeno così agile.

Aveva cercato di colpirlo con i pugni, ma la maggior parte dei colpi era andata a vuoto e quelli che erano andati a segno non sembravano aver avuto alcun effetto.

Improvvisamente, l’uomo aveva colpito l’addome di Blaine con un pugno, facendogli uscire l'aria dai polmoni. Era caduto, non riuscendo a respirare.

Poi, l’assalitore gli aveva sferrato un rapido colpo al volto …


… e il mondo si era offuscato.

Blaine, quando era rinvenuto, si era reso conto di essere all’ospedale.

E ora, mentre si avvicinava a Riley, Blaine tremava a quel ricordo.

Provò a controllarsi.

Quando raggiunse Riley, non seppe che cosa fare. Stringerle le mani sembrava un po’ ridicolo. Doveva abbracciarla?

Vide che il viso della donna era rosso per l’imbarazzo. Neanche lei sapeva che cosa fare.

“Ciao, Blaine” Riley disse.

“Ciao.”

Restarono entrambi lì a guardarsi per un momento, poi risero un po’ per il proprio imbarazzo.

“Tutte e due le nostre ragazze stanno giocando bene oggi” esordì Riley.

“Specialmente la tua” Blaine replicò.

Il goal di April, poc’anzi, lo aveva davvero colpito.

“Sei qui con qualcuno?” Riley chiese.

“No. E tu?”

“Solo Jilly” Riley rispose. “Immagino che tu non la conosca. Jilly è … ecco, è una lunga storia.”

Blaine annuì.

“Ho sentito parlare di Jilly da mia figlia” lui disse. “Adottarla è davvero una cosa grandiosa.”

Blaine ricordò un’altra cosa che Crystal gli aveva detto. Riley stava provando a tornare insieme a Ryan. Blaine si chiese come stesse procedendo. Ma Ryan non era lì ad assistere alla partita.

Piuttosto timidamente, Riley disse: “Ascolta, siamo sedute lì in alto sugli spalti. C’è un po’ di spazio in più. Ti piacerebbe guardare il resto della partita con noi?”

Blaine sorrise.

“Mi piacerebbe” le rispose.

Raggiunsero gli spalti e occuparono i loro posti. Una ragazzina magra sorrise quando vide Riley avvicinarsi. Ma non sembrò felice, quando si accorse che era in compagnia di Blaine.

“Jilly, questo è il mio amico Blaine” lo presentò Riley.

Senza dire nulla, Jilly si alzò dalla panchina, e iniziò ad allontanarsi.

“Siedi con noi, Jilly” Riley la invitò.

“Vado a sedermi con i miei amici” Jilly replicò, facendosi spazio, superandoli e proseguendo giù lungo le scale. “C’è posto per me.”

Riley ne fu scioccata e turbata.

“Mi dispiace” disse a Blaine. “E’ stata molto maleducata.”

“No, va BENE” rispose semplicemente.

Riley sospirò quando si sedettero entrambi.

“No, non va BENE”ribatté lei. “Molte cose non vanno BENE. Jilly è arrabbiata, perché sono seduta insieme a qualcuno che non è Ryan. Era tornato a stare con noi, e lei si è molto legata a lui.”

Riley scosse la testa.

“Ora Ryan se ne andrà di nuovo” spiegò. “Non ho avuto ancora la possibilità di dirlo alle ragazze. O forse, non ho trovato il coraggio di farlo. Ne saranno entrambe devastate.”

Blaine si sentì un po’ sollevato allo scoprire che Ryan era tornato fuori dai giochi. Aveva incontrato il bel ex marito di Riley un paio di volte, e la sua arroganza l’aveva allontanato. Oltre a questo, dovette ammettere che sperava che Riley fosse libera da relazioni sentimentali.

Ma si sentiva anche in colpa per quei pensieri.

La partita riprese di nuovo, rapidamente. April e Crystal stavano giocando bene, e Blaine e Riley esultavano di tanto in tanto.

Ma, in tutto questo, Blaine continuava a pensare all’ultima volta che aveva visto Riley. Era stato subito dopo essere tornato a casa dall’ospedale. Aveva bussato alla sua porta per dirle che lui e Crystal stavano per traslocare. Blaine aveva fornito a Riley una noiosa scusa. Le aveva detto che la città era troppo distante dal ristorante che possedeva e gestiva.

Lui aveva anche provato a far sembrare che il trasferimento come un evento poco importante.

“Sarà come se nulla fosse cambiato” le aveva detto.

Naturalmente, non era vero, e Riley non se l’era affatto bevuta.

Ne era rimasta molto dispiaciuta.

Questo sembrava un buon momento per tirare fuori l’argomento.

Con voce esitante, iniziò: “Ascolta, Riley, mi spiace per come sono andate le cose l’ultima volta che ci siamo visti. Quando ti ho detto che stavo per trasferirmi, intendo. Non ero al mio meglio.”

“Non mi devi alcuna spiegazione” Riley rispose.

Ma Blaine non era d’accordo.

Le disse: “Ecco, penso che sappiamo entrambi il motivo per cui io e Crystal ci siamo trasferiti.”

Riley alzò le spalle.

“Sì” Riley rispose. “Temevi per l’incolumità di tua figlia. Non ti biasimo, Blaine. Dico davvero. Sei stato solo saggio.”

Blaine non sapeva che cosa dire. Riley aveva ragione, naturalmente. Aveva temuto per la sicurezza di Crystal, non per la sua. E anche per il benessere mentale della ragazza. L’ex moglie di Blaine, Phoebe, era una violenta alcolizzata, e Crystal stava ancora affrontando le cicatrici emotive di quel rapporto. Non aveva bisogno di ulteriori traumi nella sua vita.

Riley sapeva tutto di Phoebe. In realtà, aveva salvato Crystal da uno degli attacchi di rabbia della madre ubriaca.

Forse comprende davvero, pensò.

Ma non riusciva a capire come si sentisse davvero lei.

Proprio allora, la squadra delle loro figlie segnò un altro goal. Blaine e Riley applaudirono ed esultarono. Poi tornarono a guardare la partita in silenzio per alcuni istanti.

Infine Riley riprese: “Blaine, ammetto di essere stata delusa da te quando te ne sei andato. Forse ero persino un po’ arrabbiata. Mi sbagliavo. Non è stato giusto da parte mia. Mi dispiace per quello che è successo.”

Fece una pausa e poi proseguì.

“Mi sento malissimo per quello che ti è successo. E in colpa. Ancora oggi. Blaine, io …”

Per un momento, sembrò lottare con i suoi pensieri e sentimenti.

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