Morte Sui Binari - Блейк Пирс 7 стр.


Riley prese da parte Jenn e le chiese quasi sottovoce: “Pensi che riuscirà mai a tornare al lavoro?”

Jenn rifletté per un momento, poi rispose: “Ne dubito.”

Riley annuì e disse: “Lotterà probabilmente per il resto della sua vita. E’ una cosa orribile con cui dover vivere.” Sorrise ed aggiunse: “Ma hai fatto un buon lavoro, ora.”

Jenn si sentì rinfrancata dall’elogio della partner.

Poi, ripensò a com’era cominciata la sua giornata, come la sua comunicazione con zia Cora l’avesse lasciata con un senso di inadeguatezza.

Forse sono utile dopotutto, pensò.

Aveva sempre saputo che l’empatia era una qualità che le mancava e che aveva bisogno di coltivare. E ora, finalmente, sembrava aver fatto dei passi per diventare un’agente più empatica.

Si sentiva anche motivata dalla promessa che aveva appena fatto a Brock Putnam:

“Prometto che lei avrà giustizia. Me ne assicurerò.”

Era contenta di averlo detto. Ora doveva mantenere la promessa.

Non lo deluderò, pensò.

Intanto, i due ferrovieri e il macchinista continuavano a parlare tranquillamente, dolendosi dell’orribile esperienza che avevano tutti affrontato, ma che si era rivelata brutta in particolare per Putnam.

Improvvisamente, la porta della stanza si aprì e il Capo Powell fece capolino.

Si rivolse a Cullen e agli agenti dell’FBI: “Fareste meglio a venire con me. C’é una testimone.”

Jenn provò un brivido di eccitazione.

Tutti seguirono Cullen in fondo al corridoio.

Avrebbero avuto la svolta di cui avevano bisogno?

CAPITOLO OTTO

Mentre Riley seguiva Powell in fondo al corridoio insieme agli altri agenti dell’FBI e a Toro Cullen, si chiese …

Una testimone? Risolveremo il caso davvero così in fretta?

Anni di esperienza le suggerivano che era alquanto improbabile.

Ciò nonostante, non riusciva a fare a meno di sperare che stavolta fosse diverso. Sarebbe stato meraviglioso chiudere il caso prima che ci fossero altre vittime.

Quando il gruppo arrivò in una piccola sala riunioni, una donna tarchiata sui cinquant’anni stava camminando avanti e indietro al suo interno. Aveva il volto coperto da un trucco pesante, ed i capelli erano di un’innaturale sfumatura di biondo.

Lei si precipitò verso di loro. “Oh, che tragedia” esclamò. “Ho visto la sua foto sul giornale poco fa, e l’ho riconosciuta immediatamente. Che morte orribile. Ma ho avuto una sensazione su di lei, una brutta sensazione. Una premonizione, potreste persino definirla.”

Le speranze di Riley crollarono.

Generalmente, non era un buon segno quando i testimoni cominciavano a menzionare delle “premonizioni”.

Bill guidò la donna ad una sedia.

“Si sieda, signora” le disse. “Faccia con calma, e cominci dall’inizio. Come si chiama?”

La donna sedette, ma si agitò nella sedia.

Bill occupò una sedia vicina, avvicinandola leggermente per parlare con la donna. Anche Riley, Jenn e gli altri presero delle sedie intorno al tavolo della sala riunioni.

“Il suo nome?” Bill chiese di nuovo.

“Sarah Dillon” rispose, rivolgendogli un grande sorriso. “Vivo proprio qui a Barnwell.”

Bill chiese: “E come conosceva la vittima?”

La donna lo guardò, come se fosse sorpresa per la domanda.

“Beh, non la conoscevo davvero. Ci siamo scambiate occasionalmente delle parole.”

Bill domandò: “L’ha vista stamattina, prima che fosse uccisa?”

Sarah Dillon sembrava più sorpresa di prima.

“No. Sono trascorse due settimane o più dall’ultima volta che l’ho vista. Perché è importante?”

Riley scambiò degli sguardi con Bill e Jenn. Sapeva che stavano pensando la stessa cosa.

Un paio di settimane o più?

Naturalmente era un dettaglio di enorme importanza.

Quando Powell aveva detto che era venuta fuori una testimone, Riley aveva immaginato qualcuno che conosceva personalmente la vittima, o che aveva visto qualcosa di davvero concreto per il caso: magari, il momento del rapimento. Eppure, sapeva che avevano bisogno di seguire ogni pista possibile. Finora, non avevano altri dati grazie ai quali poter andare avanti.

Riley disse: “Ci parli delle sue interazioni con la vittima.”

Sarah Dillon si grattò il mento.

“Beh, l’ho vista in città. Occasionalmente, voglio dire. Nei negozi, in strada. Anche nelle stazioni ferroviarie, sia qui sia a Chicago. Io prendo il treno per Chicago ogni settimana circa, per andare a trovare mia sorella e la sua famiglia. L’ho vista salire e scendere dal treno, qui o a Chicago. A volte, siamo anche state nella stessa carrozza insieme.”

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