“Ci proverò” Liam rispose.
Riley non riuscì a fare a meno di ridacchiare un po’. Era una giocatrice di scacchi piuttosto brava, e per anni, aveva provato a trasmettere il medesimo interesse alla figlia. Ma April aveva sempre roteato gli occhi all’idea, e considerava gli scacchi un gioco assolutamente poco interessante, una “cosa da mamma” che non poteva interessarle in alcun modo.
Il suo atteggiamento sembrava essere cambiato ora che un ragazzo carino era coinvolto.
Riley invitò Liam ad entrare, e sedersi con gli altri.
Lei gli disse: “Ti offrirei qualcosa da bere, ma stiamo tutti preparandoci ad uscire a cena.”
“La cena di cui April si è dimenticata” Liam esclamò, allargando un po’ il sorriso.
“Giusto” Riley acconsentì. “Perché non vieni anche tu?”
April arrossì ancora di più.
“Oh, mamma …” esordì.
“‘Oh, mamma” cosa?” Riley ripeté.
“Sono certa che Liam abbia degli altri programmi” April disse.
Riley rise. Stava entrando ovviamente di nuovo in modalità di “mamma antipatica”. Sembrava che April fosse pronta a presentarle Liam, ma una cena in famiglia stava affrettando le cose per quanto ne sapesse.
“Che cosa ne pensi, Liam?” Riley chiese.
“E’ fantastico, grazie” esultò Liam. “Dove andiamo?”
“Blaine’s Grill” fu la risposta di Riley.
Gli occhi di Liam s’illuminarono per l’eccitazione.
“Oh, wow! Ho sentito cose grandiose su quel ristorante!”
Fu il turno di Blaine Hildreth di sorridere.
“Ti ringrazio” si rivolse a Liam. “Sono Blaine. Il proprietario del ristorante.”
Liam rise.
“Sempre più grandioso!” il ragazzo esultò.
“Forza, andiamo” Riley disse.
*
Poco più tardi, Riley si stava godendo una deliziosa cena con April, Jilly, Blaine, Crystal e Liam. Erano tutti seduti nel patio del locale, beandosi del bel tempo così come del meraviglioso cibo.
Riley stava parlando di scacchi con Liam, discutendo di tattiche. Era colpita dalla sua conoscenza del gioco. Si chiese come se la sarebbe cavata in una partita contro di lui. Era una brava giocatrice, ma lui era già il capitano di una squadra di scacchi del liceo, ed era ancora uno studente del secondo anno. Inoltre, aveva avuto ben poche opportunità di giocare ultimamente.
Dev’essere molto bravo, immaginò.
Quel pensiero la rallegrò molto. Riley sapeva che April era più sveglia di quanto credesse, ed era bello che avesse un ragazzo che la stimolasse.
Mentre chiacchierava con Liam, Riley si ritrovò a chiedersi in quale direzione il rapporto che il ragazzo aveva con sua figlia stesse andando. Restavano soltanto due mesi prima della chiusura dell’anno scolastico. Avrebbero intrapreso strade diverse e perso interesse l’uno nell’altra? Riley sperava di no.
“Che cosa farai questa estate, Liam?” Riley gli chiese.
“Andrò al campo scacchi” fu la risposta del ragazzo. “A dire il vero, sarò un giovane coach. Sto provando a convincere April a venire.”
Riley posò lo sguardo su April.
“Perché non ci vai, April?” le chiese.
April arrossì di nuovo.
“Non lo so” la figlia rispose. “Stavo pensando di fare il campo calcio. Potrebbe essere più del mio genere. Probabilmente non sarei abbastanza in gamba per affrontare quello degli scacchi.”
“Oh, no, non sarà così!” Liam intervenne. “Ci saranno giocatori di tutti i livelli, inclusi quelli che hanno appena cominciato a praticare il gioco, proprio come te. Ed è proprio qui, a Fredericksburg, quindi non dovrai lasciare casa tua.”
“Ci penserò” April disse. “Al momento, voglio solo concentrarmi sui miei voti.”
Riley era contenta che Liam non sembrasse distrarre April dagli studi. Eppure, lei sperava che considerasse di andare al campo scacchi. Ma sapeva che avrebbe fatto meglio a non insistere. Altrimenti sarebbe tornata in modalità “mamma antipatica”. Era meglio lasciare a Liam il compito di persuaderla, se ci riusciva.
Ad ogni modo, a Riley faceva piacere vedere April così felice. Con capelli scuri e occhi nocciola proprio come la mamma, talvolta April sembrava incredibilmente cresciuta. Riley ricordò che aveva scelto quel nome per la figlia, perché aprile era il suo mese preferito. E lo era anche per via di giornate come quella.
Blaine sollevò gli occhi dal pasto, guardando Riley.
Le disse: “Allora, dicci del premio che andrai a ritirare domani, Riley.”
Stavolta fu lei ad arrossire un po’.
“Ecco, non è niente d’importante” la donna rispose.
Jilly emise un verso di protesta.
“Invece è molto importante!” Jilly esclamò. “Si tratta del Premio della Perseveranza, e lo prenderà per via di quel caso irrisolto che ha appena risolto. Sarà il capo dell’FBI a conferirglielo.”
Gli occhi di Blaine si spalancarono.
“Vuoi dire il Direttore Milner in persona?” domandò.
Riley si sentiva davvero goffa e imbarazzata ora.
Scoppiò nervosamente a ridere.
“Non è così incredibile come sembra” lei disse. “Non è un grande viaggio venire a Quantico. Lui lavora a Washington DC, sapete.”
La bocca di Blaine si spalancò per la sorpresa.
Jilly disse: “Blaine, April ed io usciremo da scuola per andare ad assistere. Anche tu e Crystal dovreste venire.”
Blaine e Crystal dissero entrambi che sarebbero stati felici di andarci.
“OK, allora” Riley replicò, sentendosi ancora imbarazzata. “Spero che non vi annoierete. Ad ogni modo, non è l’evento più grande di domani. Jilly sarà la star della recita scolastica domani sera. E’ molto più importante.”
Ora Jilly stava arrossendo.
“Non sono la star, mamma” rispose.
Riley rise per l’improvvisa modestia di Jilly.
“Beh, interpreti uno dei ruoli principali. Sei Persefone in un’opera intitolata Demetra e Persefone. Perché non ci racconti la trama?”
Jilly cominciò a raccontare la storia di un mito greco, inizialmente con timidezza, ma poi diventando più entusiasta, man mano che proseguiva. Una delle sue ragazze stava imparando a giocare a scacchi; e l’altra era emozionata per la mitologia greca.
Forse le cose si stanno mettendo bene, pensò.
Gli sforzi che aveva fatto per il matrimonio e la famiglia l’avevano molto provata. Recentemente, aveva commesso un brutto errore, permettendo che il suo ex marito, Ryan, tornasse nella sua vita e in quella delle ragazze. Ryan si era dimostrato il solito irresponsabile, come sempre.
Ma ora?
Riley guardò Blaine, e si rese conto che anche lui la stava guardando. Le sorrideva, e lei ricambiò il gesto. C’era decisamente una scintilla tra di loro. Avevano persino ballato e si erano baciati durante un appuntamento il mese precedente, il loro unico vero appuntamento finora. Ma Riley si sentì dispiaciuta, ricordando quanto si fosse concluso goffamente, visto che lei era tornata di corsa a lavorare ad un caso.
Blaine sembrò averla perdonata.
Ma come sarebbero state le cose tra loro?
Ancora una volta, quell’oscurità celata emerse in Riley.
Prima o poi, quella felice illusione di famiglia ed amicizia avrebbe finito per essere sostituita dalla realtà del male, popolata da omicidi, crudeltà e mostri umani.
E aveva la profonda sensazione che sarebbe successo molto presto.
CAPITOLO DUE
Seduta nella prima fila dell’auditorium di Quantico, Riley si sentiva terribilmente a disagio. Aveva affrontato numerosi tremendi assassini senza perdere la propria compostezza. Ma, al momento, si sentiva completamente assalita dal panico.
Il Direttore dell’FBI Gavin Milner era sul palco di fronte alla grande sala. Stava descrivendo la lunga carriera di Riley, sottolineando in particolare il caso per cui stava per essere premiata, il caso (rimasto a lungo irrisolto) del cosiddetto “Killer della Scatola di Fiammiferi.”
Riley era colpita dal distinto tono baritonale della sua voce. Aveva parlato di rado con il Direttore Milner, ma le piaceva. Era un uomo piccolo, magro ed elegante con un paio di baffi curati in maniera impeccabile. Riley pensò che sembrasse e avesse il tono di un preside di una scuola importante, piuttosto che quello del capo della più elitaria organizzazione delle forze dell’ordine.
Riley non stava prestando ascolto alle sue parole con molta attenzione. Era fin troppo nervosa e imbarazzata già così. Ma ora lui sembrava essere vicino alla fine del suo discorso, per cui la donna prestò maggiore attenzione.
Milner disse: “Tutti conosciamo il coraggio, l’intelligenza e la grazia sotto pressione dell’Agente Speciale Riley Paige. E’ stata premiata per tutte questa qualità in passato. Ma oggi siamo qui a premiarla per un motivo diverso: la sua lunga tenacia, la sua determinazione a fare giustizia. Grazie ai suoi sforzi, un killer che si è macchiato di tre omicidi ben venticinque anni fa è stato finalmente consegnato alla giustizia. Tutti siamo in debito con lei per il suo servizio, e per il suo esempio.”
L’uomo sorrise, guardandola dritto negli occhi. Poi, prese la scatola che conteneva il premio.
E’ il mio segnale, Riley pensò.
Le gambe le tremarono quando si alzò dalla sedia, e si fece largo sul palco.
Si posizionò sul lato del palco, e Milner le mise la Medaglia della Perseveranza con un nastro intorno al collo.
Era sorprendentemente pesante.
Strano, pensò Riley. Gli altri non sono così.
Aveva ricevuto altri tre premi nel corso degli anni, lo Scudo per il Coraggio, e Medaglie al Valore e per Vari Meriti.
Ma questo era più pesante, e diverso.
In qualche modo, sembrava quasi sbagliato.
Ma Riley non sapeva proprio spiegarsi il perché.
Il Direttore dell’FBI Gavin Milner diede a Riley una pacca sulla spalla e sorrise.
Si rivolse alla donna, quasi sussurrando …
“Qualcosa da aggiungere alla sua collezione, eh?”
Riley rise nervosamente e strinse la mano del direttore.
I presenti all’interno dell’auditorium esplosero in un fragoroso applauso.
Ancora una volta con un sorrisetto, e quasi in un sussurro, il Direttore Milner disse: “E’ ora di affrontare il suo pubblico.”
Riley si voltò e fu colpita da quanto vide.
C’erano molte più persone nell’auditorium di quanto si aspettasse. Ed ogni volto era familiare: un amico, un familiare, un collega, o qualcuno che aveva aiutato o salvato, nell’esercizio del proprio dovere.
Erano tutti in piedi, che sorridevano ed applaudivano
Riley ebbe un nodo in gola, e le lacrime si formarono nei suoi occhi.
Credono tutti così tanto in me.
Si sentì grata e umile, ma anche un po’ in colpa.
Che cosa queste semplici persone avrebbero pensato di lei se avessero conosciuto i suoi segreti più oscuri?
Non sapevano niente del suo attuale rapporto con un terribile quanto brillante killer evaso da Sing Sing. Certamente non sospettavano che il criminale l’avesse aiutata a risolvere diversi casi. E in alcun modo potevano essere a conoscenza di quanto la vita di Riley fosse intrecciata con quella di Shane Hatcher.
Riley quasi rabbrividì al pensiero.
Non c’era da meravigliarsi che quella medaglia fosse più pesante delle altre.
No, non me lo merito, pensò Riley.
Ma che cosa doveva fare, voltarsi e restituirla al Direttore Milner?
Invece, riuscì a sorridere e a pronunciare poche parole di apprezzamento. Poi, scese attentamente dal palco.
*
Alcuni istanti dopo, Riley si trovò in una grande stanza affollata, che era stata allestita per un rinfresco. Sembrava che la maggior parte delle persone che si trovava nell’auditorium fosse lì. Scoprì di essere il centro di una fervida attività: tutti si congratulavano con lei, ad uno ad uno. Era grata per la stabilizzante presenza del Direttore Milner, che era proprio al suo fianco.
I primi a congratularsi con lei furono i colleghi, agenti, specialisti, responsabili ed impiegati.
La maggior parte di loro era visibilmente felice per lei. Per esempio, Sam Flores, l’instancabile capo della squadra del laboratorio di Quantico, le mostrò il pollice all’insù silenziosamente, e le rivolse un sincero sorriso, per poi passare oltre.
Ma Riley aveva anche dei nemici, ed anche loro erano presenti. La più giovane era Emily Creighton, un’agente piuttosto inesperta, che si vantava di essere la rivale di Riley. Riley l’aveva richiamata, accusandola di un errore dovuto all’inesperienza alcuni mesi prima, e la giovane provava del risentimento per lei da allora.
Quando fu il turno della Creighton di congratularsi con Riley, la giovane agente si sforzò di sorridere a denti stretti, le strinse la mano e borbottò: “Congratulazioni” e si defilò.
Altri colleghi si fecero avanti, prima che l’Agente Speciale in Carica Carl Walder si avvicinasse a Riley. Infantile per aspetto e per comportamento, Walder era l’idea di Riley del burocrate. Erano sempre ai ferri corti. Infatti, lui l’aveva sospesa e persino licenziata alcune volte.
Ma ora, Riley era contenta per via della sua espressione di sottomessa benevolenza nei suoi riguardi. Con il Direttore Milner accanto a lei, Walder non osò mostrare altro che simulato rispetto.
La sua mano era umida e fredda mentre stringeva la sua, e la donna notò rivoli di sudore sulla fronte dell’uomo.
“Un premio ben meritato, Agente Paige” disse in tono scosso. “Siamo onorati di averla nella nostra forza.”
Poi, Walder strinse la mano al direttore dell’FBI.
“Mi fa piacere che lei si sia unito a noi, Direttore Milner” Walder disse.
“E’ un piacere” il Direttore Milner rispose.
Riley osservò il volto del direttore. C’era per caso un leggero sorriso mentre annuiva a Walder? Non poteva esserne sicura. Ma sapeva che Walder non aveva molta autorità all’interno del Bureau, e non aveva nemmeno una grande influenza su subordinati o superiori.
Dopo che l’ultimo dei suoi colleghi di Quantico si fu congratulato con lei, la successiva ondata di persone a farlo suscitò in lei delle forti emozioni. Si trattava di persone che aveva conosciuto durante lo svolgimento del proprio dovere, o persone che aveva salvato. Riley non si aspettava di ritrovarle lì, specialmente non in tale numero.
Il primo era un uomo fragile ed anziano, che lei aveva salvato da un folle avvelenatore lo scorso gennaio. Prese la mano di Riley tra le sue, e disse lacrimevolmente: “Grazie, grazie, grazie” ancora e ancora.
Riley non riuscì a fare a meno di piangere.
Poi, arrivarono Lester e Eunice Pennington e la loro figlia adolescente, Tiffany. A febbraio, la sorella maggiore di Tiffany, Lois, era stata assassinata da un giovane folle. Riley non aveva visto i Pennington da quando aveva risolto il caso, e riuscì a malapena a credere che fossero lì. Si ricordava di loro distrutti e afflitti dal dolore. Ma sorridevano attraverso le lacrime, felici per Riley e grati perché aveva ottenuto giustizia per loro.
Mentre Riley scambiava con loro delle strette di mano, si chiese quanto ancora avrebbe resistito senza lasciare la stanza in lacrime.
Infine arrivò Paula Steen, l’anziana madre di una ragazza che era stata uccisa ben venticinque anni prima, nel caso per cui Riley era stata premiata quel giorno.
Riley si sentiva davvero sopraffatta ora.
Lei e Paula erano state ormai in contatto per tanti anni, parlando al telefono ogni anniversario della morte della figlia.
La presenza lì di Paula, quel giorno, aveva colto Riley completamente di sorpresa.
Strinse la mano di Paula, provando a non scoppiare a piangere in modo incontrollabile.
“Paula, grazie di essere venuta” riuscì a dire attraverso le lacrime. “Spero che resteremo ancora in contatto.”
Il sorriso della donna era radioso, e non stava affatto piangendo.
“Oh, continuerò a chiamarti una volta all’anno come sempre, lo prometto” Paula disse. “Fino a quando resterò in questo mondo. Ora che hai catturato il killer di Tilda, mi sento pronta ad andare, a unirmi a lei e a mio marito. Mi aspettano da tanto tempo ormai. Grazie di cuore.”