Il Killer della Rosa - Блейк Пирс 2 стр.


“Ha sui trent'anni, non così giovane” Spelbren disse. “Segni di allentamento della pancia, quindi ha avuto almeno un figlio. Non è affatto il tipo classico, implicato nel traffico di droga.”

“Hai ragione” Bill disse.

“E che mi dici della parrucca?”

Bill scosse la testa.

“La sua testa è stata rasata” l'altro rispose, “perciò, per qualunque motivo indossasse la parrucca, non era affatto per cambiare il colore dei capelli.”

“E la rosa?” Spelbren chiese. “Un messaggio?”

Bill esaminò il fiore.

“Fiore di stoffa economica” rispose. “Il tipo che troveresti in qualsiasi negozio a basso costo. Lo rintracceremo, ma non scopriremo nulla.”

Spelbren  lo guardò, chiaramente colpito.

Bill dubitava che qualunque cosa avessero scoperto si sarebbe rivelata utile. L'assassino era fin troppo determinato, troppo metodico. L'intera scena del crimine era stata disposta in uno stile inquietante, che gli trasmetteva agitazione.

Vide i poliziotti locali avvicinarsi, per coprire il corpo. Erano state scattate delle foto, e il cadavere ora poteva essere tranquillamente rimosso.

Bill restò lì a sospirare, sentendo le gambe irrigidirsi. I suoi quarant'anni cominciavano a rallentarlo ora, almeno un po'.

“La donna è stata torturata” osservò, sospirando tristemente. “Guardate tutti i tagli. Alcuni stanno cominciando a chiudersi.” Lui scosse cupamente la testa. “Qualcuno l'ha torturata per giorni, prima di finirla con quel nastro.”

Spelbren sospirò.

“L'esecutore era infastidito da qualcosa” osservò poi.

“Allora, quando possiamo portarla via?” uno dei poliziotti gridò.

Bill guardò nella loro direzione e li vide trascinarsi i piedi. Due di loro stavano brontolando tranquillamente. Bill sapeva che il lavoro era già finito lì, ma non disse nulla. Preferì lasciare quegli idioti nell'attesa, e con le loro domande in testa.

Si voltò lentamente e osservò la scena. Era un'area coperta da alberi, tutti pini e cedri, e da un rigoglioso sottobosco, attraversata dal ruscello che scorreva Placido verso il fiume più vicino: una scena bucolica. Persino ora, a metà estate, la temperatura non sarebbe salita di molto, così che il corpo non si sarebbe bruscamente putrefatto subito. Nonostante ciò, sarebbe stato meglio allontanarsi da lì e affidare il tutto a Quantico. Gli esaminatori lo avrebbero sottoposto a biopsia mentre era ancora ragionevolmente fresco. Il furgone del coroner era posteggiato sulla strada  sterrata dietro l'auto della polizia, ad attendere.

La strada non era null'altro che un sentiero, composto da due solchi paralleli tracciati da pneumatici attraverso la foresta. L'assassino ci era quasi certamente passato in auto. Aveva trasportato il corpo per una breve distanza, lungo un minuscolo sentiero, arrivando fino al punto in cui lo aveva sistemato, e se ne era andato. Non poteva essere rimasto lì a lungo. Sebbene la zona fosse quasi nascosta, i ranger la sorvegliavano regolarmente e le auto non avevano il permesso di percorrere quella strada. L'assassino aveva voluto che trovassero il corpo. Era orgoglioso del proprio lavoro.

Ed era stato trovato di primo mattino, da una coppia di persone a cavallo. Turisti che avevano affittato dei cavalli, come il ranger aveva comunicato a Bill. Erano turisti di Arlington, che soggiornavano in un finto ranch stile western, proprio fuori Yarnell.  Il ranger aveva detto che ora erano un po' isterici. Era stato loro comunicato di non lasciare la città, e Bill pensò di parlare con loro più tardi.

Intorno al corpo, non sembrava esserci neppure un elemento fuori posto. L'autore era stato molto attento. Aveva trascinato qualcosa dietro di sé, quando era tornato dal ruscello, una pala forse, per coprire le sue stesse impronte. Nessuno scarto lasciato intenzionalmente o accidentalmente. Nessuna traccia di pneumatico sulla strada era stata rimossa dall'auto della polizia e dal furgone del coroner.

Bill sospirò a se stesso.

Dannazione, pensò. Dov'è Riley quando ho bisogno di lei?

La sua partner storica, e migliore amica, era costretta ad una pausa involontaria; doveva riprendersi dal trauma del loro ultimo caso. Sì, era stato davvero tremendo. Lei aveva bisogno di tempo per superare il tutto, e a dire il vero, avrebbe anche potuto decidere di non tornare più in pista.

Ma aveva davvero bisogno di lei ora. Era molto più intelligente di Bill, e la cosa non lo disturbava affatto. Amava osservare la mente di lei all'opera. La immaginò al lavoro su quella scena del crimine, cogliendo ogni minuscolo dettaglio. Pensava che, in quel momento, lo avrebbe  preso in giro per tutti gli indizi così dolorosamente ovvi, che aveva sotto il naso.

Che cosa avrebbe visto Riley che Bill non aveva visto?

Non gli venne in mente nulla e quella sensazione proprio non gli piaceva. Ma non c'era molto altro che avrebbe potuto fare adesso.

“Va bene signori” Bill si rivolse ai poliziotti. “Portate via il corpo.”

I poliziotti risero e si diedero il cinque.

“Pensi che lo rifarà?” Spelbren domandò.

“Ne sono certo” fu la risposta di Bill.

“Come lo sai?”

Bill fece un lungo respiro profondo.

“Perché ho già visto il suo operato prima.”

Capitolo 2

“E' stato sempre peggio per lei ogni giorno” disse Sam Flores, mostrando ai presenti la tremenda immagine sull'enorme display multimediale, collocato sopra il tavolo da conferenza. “Fino a quando lui l'ha finita.”

Bill si era fatto tante domande al riguardo, ma odiava avere ragione.

Il Bureau aveva spedito il corpo al BAU di Quantico, i tecnici forensi avevano scattato delle foto, e il laboratorio aveva iniziato tutti gli esami. Flores, un tecnico di laboratorio con occhiali dalla montatura scura, fece scorrere le immagini, e gli schermi giganti erano una presenza minacciosa nella sala conferenza del BAU.

“Da quanto tempo era morta prima che il corpo fosse trovato?” Bill chiese.

“Non da molto” fu la risposta. “Forse, soltanto dalla sera precedente.”

Dietro Bill, era seduto Spelbren, che era volato fino a Quantico con lui, direttamente da Yarnell. A capotavola, c'era l'Agente Speciale Brent Meredith, il capo della squadra. Meredith costituiva una presenza quasi minacciosa con la sua grossa stazza, i tratti duri e spigolosi e il suo volto scuro. Non che Bill ne fosse intimidito, era ben lungi da lui. Gli piaceva credere che avessero molto in comune. Entrambi erano veterani e le avevano viste tutte.

Flores scorse una serie di primi piani delle ferite della vittima.

“Le ferite sulla sinistra sono state inflitte per prime” lui disse. “Invece, quelle a destra sono state inflitte poche ore, o forse minuti prima che lui la strangolasse col nastro. Sembra che sia stato progressivamente più violento durante la settimana, mentre la teneva prigioniera. Romperle il braccio dev'essere stata l'ultima cosa che ha fatto quando lei era ancora viva.”

“Le ferite mi sembrano l'opera di un aggressore” Meredith osservò. “A giudicare dal crescente livello di aggressione, probabilmente si tratta di un uomo. Che altro abbiamo?”

“Dalla leggera peluria sul cuoio capelluto, immaginiamo che la testa dev'esserle stata rasata due giorni prima della morte” Flores proseguì. “La parrucca, che le è stata applicata, é composta da pezzi di altre parrucche, tutte di scarsa qualità. Le lenti a contatto sono state spedite via posta. E ancora una cosa,” lui disse, guardandosi intorno, verso i volti, titubante. “Lui l'ha ricoperta di vaselina.”

Bill percepì l'aumento della tensione all'interno della stanza.

“Vasilina?” lui chiese.

Flores annuì.

“Perché?” Spelbren domandò.

Flores alzò le spalle.

“E' il nostro lavoro” gli rispose l'altro.

Bill pensò ai due turisti che aveva interrogato il giorno precedente. Non erano stati di alcun aiuto, divisi tra la curiosità patologica e il panico assoluto per quanto avevano visto. Desideravano tornare a casa ad Arlington, e non c'era alcuna motivazione per trattenerli. Erano stati interrogati da ogni poliziotto a portata di mano. Ed erano stati debitamente avvertiti  di non divulgare ciò di cui erano stati testimoni.

Meredith sospirò e poggiò entrambi i palmi delle mani sul tavolo.

“Ben fatto, Flores” disse.

Flores apprezzò la lode, e forse ne fu lievemente sorpreso. Brent Meredith non era abituato ai complimenti.

“Ora Agente Jeffreys” Meredith gli si rivolse, “aggiornaci su come questo si collega al tuo vecchio caso.”

Bill fece un respiro profondo e sprofondò nella sedia.

“Poco più di sei mesi fa” esordì “il sedici dicembre per l'esattezza, il corpo di Eileen Rogers fu trovato in una fattoria nei pressi di Daggett. Sono stato incaricato di investigare, insieme alla mia partner, Riley Paige. Faceva estremamente freddo, e il corpo era congelato. Fu difficile dire da quanto tempo si trovasse lì, e il momento della morte non è mai stato determinato con esattezza. Flores, mostra loro.”

Flores tornò alle immagini. Lo schermo si suddivise e comparve una nuova serie di immagini accanto alle precedenti. Le due vittime furono disposte l'una accanto all'altra.  Bill sussultò. Era stupefacente. A parte il congelamento di uno dei corpi, i cadaveri erano quasi nella medesima condizione, le ferite pressoché identiche. Entrambe le donne avevano gli occhi spalancati nello stesso, macabro modo.

Bill sospirò, mentre le immagini riportarono tutto alla sua mente. Non contava da quanti anni fosse in attività, vedere un'altra vittima gli causava sempre sofferenza.

“Il corpo della Rogers è stato trovato in posizione seduta contro un albero” Bill proseguì, con la voce che si fece più seria. “Non proprio come quello posizionato con cura a Mosby Park. Niente lenti a contatto o vaselina, ma la maggior parte degli altri dettagli è uguale. Alla Rogers sono stati tagliati i capelli, ma non è stata completamente rasata; tuttavia aveva addosso una parrucca male assemblata, molto simile. Anche lei è stata strangolata con un nastro rosa, e una rosa finta è stata trovata di fronte a lei.”

Bill tacque per un istante. Odiava quanto stava per dire.

“Io e Paige non siamo riusciti a risolvere il caso.”

Spelbren si voltò verso di lui.

“Qual era il problema?” lui chiese.

“Quale non era il problema?” Bill puntualizzò, mettendosi inutilmente sulla difensiva. “Non siamo riusciti ad avere un solo attimo di pausa. Non c'erano testimoni; la famiglia della vittima non è riuscita a fornirci alcuna informazione utile; la Rogers non aveva nemici, né un ex-marito o un fidanzato adirato. Non c'era una sola buona ragione per cui lei potesse essere bersaglio di un omicidio. Il caso è stato immediatamente chiuso.”

Bill si ammutolì. Oscuri pensieri gli attraversarono la mente.

“Non farlo” Meredith disse in un insolito tono gentile di voce. “Non è colpa tua. Non avresti potuto impedire il nuovo omicidio.”

Bill apprezzò la gentilezza, ma si sentiva terribilmente in colpa. Perché non era stato in grado di risolvere il caso precedente? Perché Riley non ci era riuscita? I fallimenti erano pochissimi, nella sua carriera.

In quel momento, il cellulare di Meredith vibrò, e il capo rispose.

La sua prima parola fu “Merda.”

Lo ripetè svariate volte. Poi, disse: “Sei sicuro che sia lei?” L'uomo piombò in silenzio. “Hanno chiamato per il riscatto?”

L'uomo si alzò dalla sedia e uscì dalla sala conferenze, lasciando gli altri tre uomini seduti in un perplesso silenzio. Dopo alcuni minuti, tornò. Sembrava invecchiato.

“Signori, ora siamo in stato di crisi” annunciò. “Mi è stata appena comunicata l'identità della vittima di ieri. Era Reba Frye.”

Bill trasalì come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco; vide anche lo stupore di Spelbren. Ma Flores appariva confuso.

“Dovrei conoscerla?” Flores chiese.

“Cognome da nubile Newbrough” Meredith spiegò. “La figlia del Senatore dello Stato, Mitch Newbrough, probabilmente il prossimo governatore della Virginia.”

Flores espirò.

“Non avevo sentito nulla sulla sua scomparsa” Spelbren disse.

“Non è stato dichiarato ufficialmente” Meredith replicò. “Il padre è già stato contattato. E, naturalmente, pensa sia una questione politica oppure personale o entrambe. Non importa che la stessa cosa sia accaduta ad un'altra vittima sei mesi fa.”

Meredith scosse la testa.

“Il Senatore insiste molto su questo” lui aggiunse. “La stampa sta per scatenarsi. Lui se ne assicurerà, per mettere fuoco sotto i nostri piedi.”

Il cuore di Bill prese a battere sempre più forte. Odiava sentirsi in difficoltà. Ma era proprio questo che provava in quel momento.

Nella stanza calò il silenzio.

Infine, Bill si schiarì la voce.

“Avremo bisogno di aiuto” disse.

Meredith si volse a guardarlo e Bill sostenne il suo sguardo duro. Improvvisamente, il volto di Meredith lasciò trasparire un misto di preoccupazione e disapprovazione. Chiaramente, sapeva ciò a cui Bill stava pensando.

“Non è pronta” rispose, consapevole del fatto che Bill intendesse farla rientrare in pista.

Bill sospirò.

“Signore” replicò, “lei conosce il caso meglio di chiunque altro. E non esiste un'altra più intelligente di lei". Fece una pausa , poi riprese a parlare, dicendo ciò a cui stava realmente pensando: “Non credo che potremo farcela senza di lei.”

Meredith picchiettò con la matita contro un taccuino alcune volte; era evidente che avrebbe voluto trovarsi ovunque ma non lì.

“E' un errore” rispose. “Ma, se lei fallisce, sarà colpa tua.” Sospirò. “Chiamala.”

Capitolo 3

La giovane adolescente, che aprì la porta, parve volerla sbattere sulla faccia di Bill. Invece, si voltò e si allontanò senza aggiungere una parola, lasciandola aperta.

Bill entrò, salutando meccanicamente: "Ciao April”.

La figlia di Riley, una quattordicenne imbronciata e allampanata, con i capelli scuri e gli occhi nocciola della madre, non rispose. Con indosso soltanto una maglietta troppo grande e i capelli in disordine, April si lasciò cadere sul divano, sorda e cieca a tutto tranne che agli auricolari e al cellulare.

Bill restò lì imbarazzato, incerto sul da farsi. Quando aveva chiamato, Riley aveva accettato d'incontrarlo, pur con riluttanza. Aveva cambiato idea?

Bill si guardò intorno, iniziando a muoversi nella casa poco illuminata. Attraversò il soggiorno, e vide che tutto era in ordine e al proprio posto, come era tipico di Riley. Notò però anche le tende tirate e un dito di polvere sui mobili: questo non era affatto da lei. Su uno scaffale, scorse una fila di nuovi gialli tascabili che lui le aveva comprato per la sua pausa dal lavoro,  sperando che l'aiutassero a dimenticare i suoi problemi.  Tutti apparivano intonsi.

Il senso di apprensione di Bill aumentò. Quella non era affatto la Riley che conosceva. Meredith aveva ragione? Aveva bisogno di più tempo? Stava facendo la cosa sbagliata, richiamandola prima del tempo?

Bill si fece coraggio e proseguì nella casa buia; svoltato un angolo, trovò Riley, da sola in cucina, seduta al tavolo di formica, in vestaglia e ciabatte, con una tazza di caffè di fronte a lei. La donna sollevò lo sguardo, in cui traspariva un briciolo di imbarazzo, come se avesse dimenticato che il partner stava arrivando. Ma rimediò rapidamente con un sorriso debole, e restò lì.

Bill si fece avanti e l'abbracciò, gesto che lei ricambiò, anche se debolmente. Con le ciabatte, appariva più bassa di quanto fosse in realtà. Era anche dimagrita molto, e la preoccupazione dell'uomo crebbe ancora.

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