Tracce di Speranza - Блейк Пирс 6 стр.


“Non ancora. Non è stato questo. È accaduto molto dopo. Circa un anno e mezzo fa ho visto sui notiziari locali la storia di una detective e del suo partner che avevano salvato questa ragazzina rapita dal ragazzo della sua babysitter, inquietante davvero.”

“Carlo Junta,” disse Keri automaticamente.

“Giusto. Comunque, nella storia hanno accennato che la detective era la stessa che era entrata all’accademia di polizia qualche anno prima. E hanno mostrato un filmato preso da un’intervista dopo il diploma all’accademia. Diceva di essere entrata nelle forze dell’ordine perché sua figlia era stata rapita. Diceva che anche se non era riuscita a salvare sua figlia, magari da poliziotta avrebbe potuto aiutare a salvare la figlia di un’altra famiglia. Le suona familiare?”

“Sì,” disse dolcemente Keri.

“Quindi,” continuò Anderson, “dato che lavoravo in una biblioteca e avevo accesso a ogni tipo di vecchi filmati dei notiziari, sono tornato indietro e ho scoperto la storia di quando la figlia della signora era stata rapita e la conferenza stampa immediatamente successiva, in cui implorava perché sua figlia tornasse sana e salva.”

Keri tornò alla conferenza, che era quasi tutta offuscata. Ricordava di aver parlato a una dozzina di microfoni sparati davanti alla faccia, implorando l’uomo che le aveva preso la figlia in un parco, che l’aveva gettata in un furgone come una bambola di cenci, di restituirgliela.

Ricordò l’urlo di “ti prego, mamma, aiutami” e le codine bionde che saltavano allontanandosi da lei mentre Evie, che all’epoca aveva solo otto anni, spariva oltre il campo verde. Ricordò i pezzi del ghiaino che aveva ancora incastrati nei piedi durante la conferenza, intrappolatisi lì quando aveva corso a piedi nudi per il parcheggio, rincorrendo il furgone finché questi non l’aveva lasciata nella polvere. Ricordava tutto.

Anderson aveva smesso di parlare. Lo guardò e vide che aveva gli occhi rigati di lacrime, proprio come lo erano quelli di lei. Lui insistette.

“Dopo, ho visto un’altra storia qualche mese più tardi dove questa detective aveva salvato un altro bambino, stavolta un ragazzino rapito mentre andava agli allenamenti di baseball.”

“Jimmy Tensall.”

“E un mese dopo aveva trovato una bimba che era stata presa proprio dal carrello del supermercato. La donna che l’aveva rapita si era fatta fare un finto certificato di nascita e progettava di portare la piccola in aereo in Perù. Lei l’ha beccata al gate quando stava per salire a bordo.”

“Me lo ricordo.”

“È stato allora che ho deciso di non poterlo fare più. Ogni transazione mi ricordava di quella conferenza stampa in cui lei implorava per il ritorno di sua figlia. Non potevo più tenere la cosa a distanza di sicurezza. Mi sono addolcito, immagino. E più o meno in quel periodo, il nostro amico ha commesso un errore.”

“Quale?” chiese Keri sentendo un formicolio che le veniva solo quando percepiva che stava per essere rivelato qualcosa di grosso.

Thomas Anderson la guardò, e lei capì che stava combattendo contro una decisione interiore piuttosto grande. Poi il sopracciglio gli si lisciò e gli occhi gli si schiarirono. Pareva aver fatto la sua scelta.

“Lei si fida di me?” chiese piano.

“Che diavolo di domanda è? È impossibile cazzo che…”

Ma prima che avesse finito la frase, lui aveva spinto via il tavolo che li separava, le aveva messo le manette che aveva ai polsi attorno al collo e l’aveva spinta a terra, scivolando all’indietro in un angolo della sala interrogatori.

Quando l’agente Kiley si precipitò nella stanza, Anderson usò il corpo di lei come scudo, tenendosela davanti. Keri provò un’acuta puntura al collo e abbassò lo sguardo per vedere che cosa fosse. Sembrava il manico affilato di uno spazzolino da denti. E ce l’aveva schiacciato contro la giugulare.

CAPITOLO SETTE

Keri era totalmente sbalordita. Un attimo prima Anderson si era commosso al pensiero di sua figlia scomparsa. Adesso le teneva alla gola un pezzo di plastica affilato come un rasoio.

Il suo primo istinto fu di fare una mossa per spezzargli la presa. Ma sapeva che non avrebbe funzionato. Non c’era mossa che potesse fare prima che lui fosse in grado di ficcarle lo spuntone di plastica nella vena.

Inoltre, c’era qualcosa che non andava. Anderson non le aveva mai dato l’impressione di provare astio nei suoi confronti. Sembrava invece che lei gli piacesse. Sembrava volerla aiutare. E, se aveva davvero il cancro, quello era un esercizio infruttuoso. Si era detto che sarebbe morto presto.

È un modo per evitare l’agonia, la sua versione di suicidio tramite un poliziotto?

“Gettalo, Anderson!” urlò l’agente Kiley, l’arma puntata nella sua vaga direzione.

“Metti giù la pistola, Kiley,” disse Anderson, sorprendentemente calmo. “Sparerai accidentalmente all’ostaggio e la tua carriera sarà finita prima ancora di cominciare. Segui la procedura. Avverti il tuo superiore. Fa’ venir qui un negoziatore. Non ci dovrebbe volere molto. Il dipartimento ne ha sempre uno reperibile. Uno probabilmente potrà essere in questa stanza nel giro di dieci minuti.”

Kiley rimase lì in piedi, incerto su come procedere. Gli occhi gli saettavano avanti e indietro da Anderson a Keri. Gli tremavano le mani.

“Ha ragione lui, agente,” disse Keri cercando di imitare il tono rassicurante di Anderson. “Segui la procedura e la cosa si risolverà. Il prigioniero non andrà da nessuna parte. Esci e assicurati che la porta sia chiusa. Fa’ le tue telefonate. Io sto bene. Il signor Anderson non mi farà del male. Chiaramente vuole negoziare. Perciò devi portar qui qualcuno che sia autorizzato a farlo, okay?”

Kiley annuì ma i piedi gli rimasero radicati sul posto.

“Agente Kiley,” disse Keri, stavolta con maggiore fermezza, “esci e chiama il tuo supervisore. Subito!”

Ciò sembrò far riprendere Kiley. Si ritrasse dalla stanza e chiuse a chiave la porta, e afferrò il telefono a parete, senza mai lasciarli con la vista.

“Non abbiamo molto tempo,” sussurrò Anderson nell’orecchio di Keri ammorbidendo leggermente la pressione della plastica contro alla sua carne. “Scusi di tutto, ma è l’unico modo in cui potevo essere sicuro che potessimo parlare in completa confidenza.”

“Davvero?” sussurrò Keri, per metà furiosa e per metà sollevata.

“Cave ha gente ovunque, qui dentro e là fuori. Dopo di ciò, io sono di sicuro finito. Non supererò la notte. Potrei non superare la prossima ora. Ma sono più preoccupato per lei. Se lui pensa che lei sappia tutto quello che so io, potrebbe farla eliminare, a prescindere dalle conseguenze.”

“Allora lei che cosa sa?” chiese Keri.

“Le ho detto che Cave ha commesso un errore. È venuto da me per dirmi che era preoccupato per lei. Aveva fatto dei controlli e aveva scoperto che uno dei suoi aveva rapito sua figlia. Come ha scoperto lei, si trattava di Brian Wickwire – il Collezionista. Cave non ne aveva dato l’ordine, né ne era a conoscenza. Wickwire operava molto di sua iniziativa e Cave spesso lo aiutava facilitandogli il trasferimento delle ragazzine dopo il fatto. È quello che ha fatto con Evie, e non ci ha mai pensato su due volte.”

“Allora non ce l’aveva lui come obiettivo?” chiese Keri. Aveva sospettato la stessa cosa, ma voleva esserne sicura.

“No. Era solo una ragazzina bionda carina per cui Wickwire pensava di poter tirar fuori un buon prezzo. Ma dopo che lei ha cominciato a salvare le ragazze e finire sui titoloni in prima pagina, Cave è tornato ai suoi registri e ha visto di essere collegato al suo rapimento tramite Wickwire. Temeva che alla fine lei avrebbe trovato un modo per arrivare a lui e mi ha chiesto di aiutarlo a nascondere ben bene Evie e di tenere lui fuori dalla cosa. Lui non voleva saperne niente.”

“Stava coprendo le sue tracce prima ancora che sospettassi che fosse coinvolto?” chiese Keri meravigliandosi della lungimiranza di Cave.

“È un ragazzo sveglio,” disse Anderson dandole ragione. “Ma quello che non aveva capito era che stava chiedendo aiuto alla persona più sbagliata. Non poteva saperlo. Dopotutto, sono io quello che l’ha corrotto all’inizio. Perché avrebbe dovuto sospettare di me? Però io mi sono deciso ad aiutare lei. Ovviamente l’ho fatto in un modo che pensavo mi avrebbe mantenuto protetto.”

Proprio allora Kiley aprì la porta di una fessura.

“Il negoziatore sta arrivando,” disse, la voce tremolante. “Sarà qui tra cinque minuti. Resta calmo. Non fare nulla di pazzo, Anderson.”

“Non farmi fare tu niente di pazzo!” gli urlò in risposta Anderson spingendo di nuovo lo spazzolino da denti contro al collo di Keri e infilzandole inavvertitamente la pelle. Kiley richiuse rapidamente la porta.

“Oh,” disse lei.” Penso che abbia sparso sangue.”

“Mi scusi,” disse, parendo sorprendentemente imbarazzato. “È difficile da manovrare standosene disteso così sul pavimento.”

“Lo tenga un pochino sotto controllo, okay?”

“Ci proverò. È che sta accadendo molto, sa? Comunque, ho parlato con Wickwire e gli ho detto di sistemare Evie in un luogo di Los Angeles dove si sarebbero presi ben cura di lei, nel caso in cui ne avessimo avuto bisogno in seguito. Volevo assicurarmi che non lasciasse la città. E non volevo che passasse… più di quello che doveva passare.”

Keri non rispose, ma sapevano entrambi che non c’era nulla che lui potesse fare riguardo agli anni precedenti e agli orrori che sua figlia doveva aver sofferto in quel periodo. Anderson continuò rapidamente, chiaramente non volendo indugiare sul pensiero più di quanto facesse lei.

“Non sapevo che cosa ne avesse fatto di lei, ma venne fuori che l’aveva messa con il tizio più vecchio con cui alla fine lei ha scoperto che stava Evie.”

“Se aveva deciso di aiutarmi, perché non ha scoperto dove si trovava e non è andato a prendersela lei?”

“Due ragioni,” disse Anderson. “Primo, Wickwire non mi avrebbe confessato il luogo. Era un’informazione preziosa, e la custodiva gelosamente. Secondo, e non ne sono orgoglioso, sapevo che sarei stato arrestato se fossi venuto da lei con sua figlia.”

“Ma si è fatto arrestare intenzionalmente comunque qualche mese più tardi per rapimenti di minorenni,” protestò Keri.

“L’ho fatto dopo, quando ho capito di dover compiere un’azione drastica. Sapevo che alla fine avrebbe fatto delle ricerche sui rapitori e i trafficanti di bambini e che sarebbe arrivata a me. E sapevo che potevo metterla sulla strada giusta senza far insospettire Cave nei miei confronti. Per quanto riguarda l’arresto intenzionale, è vero. Ma potrebbe ricordare che in tribunale mi sono difeso da solo. E se controlla attentamente le testimonianze del tribunale, scoprirà che sia il pubblico ministero che il giudice hanno compiuto molti errori, errori ai quali li ho portati io, che quasi sicuramente avrebbero rovesciato la mia condanna. Stavo solo aspettando il momento giusto per fare appello. Ovviamente adesso è tutto discutibile.”

Keri alzò lo sguardo e vide un trambusto fuori dalla finestra della stanza. Riusciva a veder passare diversi agenti, almeno uno con un’arma lunga. Era un cecchino.

“Non voglio essere insensibile, ma dobbiamo arrivare al dunque,” disse. “Non c’è modo di dire se qualcuno là fuori ha il grilletto facile o se Cave ha ordinato a uno dei suoi galoppini di abbatterla per precauzione.”

“Piuttosto corretto, detective,” disse Anderson. “Sto qui a cianciare della mia conversione morale quando ciò che vuole lei è sapere come riavere sua figlia. Ho ragione?”

“Sì. Perciò me lo dica. Come faccio a riaverla?”

“Sinceramente, non lo so. Non so dove si trovi. Non credo che Cave lo sappia. Potrebbe conoscere il luogo in cui si svolgerà il Vista di domani sera, ma non c’è possibilità alcuna che lui vi partecipi. Perciò non ha senso farlo seguire.”

“Quindi sta dicendo che non ho speranze di riaverla?” domandò Keri, incredula.

Sono passata per tutto questo per questa risposta?

“Probabilmente no, detective,” ammise lui. “Ma forse può far sì che lui gliela ridia.”

“Che cosa vuol dire?”

“Jackson Cave la considerava un fastidio, un ostacolo alla gestione del suo business. Ma le cose sono cambiate nell’ultimo anno. Si è lasciato ossessionare da lei. Non solo pensa che lei intenda distruggere i suoi affari. Pensa che lei voglia distruggerlo personalmente. E dato che ha contorto la realtà per far di sé il buono, pensa che lei sia la cattiva.”

“Lui pensa che io sia la cattiva?” ripeté incredula Keri.

“Sì. Ricordi, lui manipola il suo codice morale per come lo ritiene adatto in modo da poter agire. Se pensasse di far cose malvage, non potrebbe vivere con se stesso. Ma ha trovato un modo per giustificare persino gli atti più efferati. Una volta mi ha detto che le ragazze di quei giri di prostituzione se ne starebbero sulle strade a morire di fame se non fosse per lui.”

“È impazzito,” disse Keri.

“Sta facendo quel che può per potersi guardare allo specchio ogni mattina, detective. E di questi tempi, in parte significa credere che lei stia facendo una caccia alle streghe. La vede come il nemico. La vede come la sua nemesi. E ciò lo rende molto pericoloso. Perché non sono sicuro di fin dove si spingerà pur di fermarla.”

“Allora come faccio a far sì che un tipo così mi ridia Evie?”

“Se andasse da lui e lo convincesse che non gli sta dando la caccia, che tutto quello che vuole è sua figlia, magari cederebbe. Se riuscisse a persuaderlo che una volta avuta sua figlia al sicuro tra le sue braccia si dimenticherebbe di lui per sempre, che magari lascerebbe persino le forze dell’ordine, potrebbe convincersi a posare le armi. In questo momento pensa che lei voglia la sua distruzione. Ma se si riuscisse a fargli credere che lei non vuole lui ma solo lei, forse c’è una possibilità.”

“Pensa davvero che funzionerebbe?” chiese Keri incapace di nascondere lo scetticismo. “Dico ‘ridammi mia figlia e ti lascerò in pace per sempre’ e lui lo fa?”

“Non so se funzionerà. Ma so che lei ha finito le opzioni. E che non ha niente da perdere provandoci.”

Keri si stava rigirando l’idea in testa quando si sentì bussare alla porta.

“È arrivato il negoziatore,” gridò Kiley. “Sta percorrendo il corridoio in questo momento.”

“Aspetta un attimo!” gridò Anderson. “Digli di stare indietro. Gli dirò io quando può entrare.”

“Glielo dirò,” disse Kiley, anche se la voce indicava che non vedeva l’ora di cedere le comunicazioni il prima possibile.

“Un’ultima cosa,” le sussurrò nell’orecchio Anderson, ancor più piano di prima se possibile. “C’è una talpa nella sua unità.”

“Cosa? Nella divisione di West Los Angeles?” chiese Keri sconvolta.

“Nell’unità persone scomparse. Non so chi sia. Ma qualcuno sta passando informazioni dall’altra parte. Perciò si guardi le spalle. Più del solito, voglio dire.”

Una nuova voce chiamò dall’altro lato della porta.

“Signor Anderson, sono Cal Brubaker. Sono il negoziatore. Posso entrare?”

“Un secondo solo, Cal,” gli urlò Anderson. Poi si sporse ancor più vicino a Keri. “Ho la sensazione che questa sia l’ultima volta che parliamo, Keri. Voglio che lei sappia che penso che sia una persona decisamente notevole. Spero che trovi Evie. Lo spero davvero. Entra, Cal.”

Come si aprì la porta, le riportò lo spazzolino al collo, ma non le toccò davvero la pelle. Un uomo panciuto sul finire dei quaranta, con una zazzera di folti capelli grigi e occhiali sottili dalla montatura circolare che Keri sospettava fossero solo per bellezza, entrò con cautela nella stanza.

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