Desiderata - Морган Райс 7 стр.


Caitlin si abbassò e la baciò sulla fronte. La abbracciò, stringendola al petto. In nessun modo l'avrebbe lasciata andare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farla guarire e riportarla alla vita. E, se la lupa avesse voluto, l'avrebbe tenuta con sé.

“Come dovrei chiamarti?” Caitlin chiese. “Non posso usare di nuovo Rose …. Che ne pensi di … Ruth?”

La cucciola improvvisamente leccò la guancia di Caitlin, come per rispondere al nome. Quella fu la risposta definitiva di cui Caitlin aveva bisogno.

E dunque, si sarebbe chiamata Ruth.

*

Caitlin, con Ruth al suo fianco, aveva appena terminato di pulire la camera da pranzo, quando scorse qualcosa di interessante lungo la parete. Lì, accanto al camino, c'erano due lunghe spade d'argento. Ne prese una, la spolverò e ne ammirò l'impugnatura, ricoperta di pietre preziose. Era una splendida arma. Poggiò in terra straccio e secchio, e non riuscì a fare a meno di fare un tentativo. Fece oscillare forte la spada, a destra e a sinistra, descrivendo ampi cerchi, muovendo le mani, in tutta la stanza. Avvertì una bella sensazione.

Si chiese quante altre armi ancora Caleb tenesse lì. Avrebbe potuto allenarsi un giorno.

“Ho visto che hai trovato le armi,” lui disse, entrando improvvisamente dalla porta. Immediatamente, Caitlin rimise a posto la spada, frettolosamente, sentendosi in colpa.

“Scusa, non intendevo frugare nella tua roba.”

Caleb rise. “La mia casa è tua,” lui disse, mentre camminava nella stanza, trasportando due enormi cervi sulle spalle. “Tutto quello che è mio, è tuo. Inoltre, sei la mia ragazza. Anch'io sarei andato dritto alle spade,” replicò con un sorriso.

Attraversò la stanza, trasportando il cervo, poi improvvisamente si fermò e si voltò, ed ebbe una reazione a scoppio ritardato.

“Accidenti,” lui esclamò con stupore. “Sembra un posto nuovo!”

Se ne stette lì a guardare, con gli occhi spalancati. Caitlin vide quanto fosse impressionato, e ne fu felice. Anche lei guardò la stanza, e vide che, in effetti, aveva subito una bella trasformazione. Ora avevano una splendida camera da pranzo, con tavolo e sedie pronti per il loro primo pasto.

Ruth improvvisamente guaì, e Caleb guardò in basso e la vide per la prima volta. Lui sembrò ancora più sorpreso.

Caitlin improvvisamente si preoccupò, temendo che lui non volesse la cucciola lì.

Ma fu sollevata nel vedere che gli occhi di Caleb si spalancarono per la gioia.

“Non posso crederci,” Caleb disse, guardando, “quegli occhi…assomiglia proprio a Rose.”

“Possiamo tenerla?” Caitlin chiese, esitando.

“Mi piacerebbe tanto,” lui rispose. “L'abbraccerei, ma ho entrambe le mani impegnate.”

Caleb continuò con il cervo, camminando per la stanza, e dirigendosi lungo il corridoio. Caitlin e Ruth lo seguirono, e lo guardarono mettere giù il cervo in una piccola stanza, su una grossa lastra di pietra.

“Visto che non cuciniamo davvero,” disse, “ho pensato di scolare il sangue per noi. Poi potremo berlo insieme, per cena. Ho pensato di occuparmi di rimettere a posto qui, così potremo sederci davanti al camino e bere comodamente.”

“Mi piacerebbe molto” Caitlin disse.

Ruth si sedette ai piedi di Caleb, guardando in alto e guaendo, mentre lui tagliava. L'uomo sorrise, tagliò un piccolo pezzo per lei, e glielo diede da mangiare. Lei lo prese al volo, lo mangiò e guaì chiedendone altro.

Caitlin tornò nella stanza da pranzo, e cominciò a strofinare per ripulire i calici che aveva visto. Di fronte alla mensola c'era una pila di pellicce, e lei le raccolse e le portò fuori in terrazza, scutendole per prepararle.

Mentre attendeva che Caleb finisse, guardò verso il sole, mentre tramontava all'orizzonte. Poteva sentire il rumore delle onde, respirare l'aria impregnata di sale, e non si era mai sentita più rilassata. Se ne stette lì e chiuse gli occhi, e non era nemmeno consapevole di quanto tempo fosse passato.

Quando aprì di nuovo gli occhi, era quasi buio.

“Caitlin?” giunse la voce, chiamandola.

Lei si voltò e si precipitò dentro. Caleb era già lì, ed aveva in mano due enormi calici d'argento colmi del sangue di cervo. Lui era intento ad accendere le candele, in tutta la stanza poco illuminata. Lei gli si avvicinò, mettendo giù le pellicce.

In pochi istanti, la stanza era completamente illuminata da candele accese in ogni angolo. I due si sedettero insieme sulle pellicce davanti al camino, e Ruth si precipitò ad accucciarsi accanto a loro. Le finestre erano aperte e una brezza leggera penetrava; l'aria stava cominciando a rinfrescarsi.

I due si sedettero l'una accanto all'altro, e si guardarono negli occhi, mentre brindavano.

Il liquido era così buono. Bevvero e bevvero, e, mentre lui lo faceva, lei non si era mai sentita così viva. Era incredibile. Anche Caleb sembrava ringiovanito, gli occhi e la pelle splendevano. Insieme si voltarono e si guardarono negli occhi.

Lui si allungò, toccandole lentamente una guancia con il retro della sua mano.

Il cuore di Caitlin cominciò a battere forte, e lei si rese conto di essere nervosa. Sembrava essere trascorsa un'eternità dall'ultima volta che era stata con lui. Aveva immaginato un momento come quello così a lungo ed ora era arrivato; sembrava che fosse la prima volta con lui, come se tutto ricominciasse di nuovo. Lei si accorse del fatto che la mano di lui stava tremando: pertanto anche Caleb era nervoso.

Restavano così tante cose che lei intendeva dire, così tante domande che voleva porgli, e lei vide che anche lui non vedeva l'ora di farle delle domande. Ma in quel momento, lei non si fidava di se stessa, e non se la sentiva di parlare. E apparentemente, nemmeno lui.

I due si baciarono con passione. Appena le sue labbra incontrarono quelle di lei, Caitlin si sentì sopraffare dall'emozione per lui.

Chiuse gli occhi, mentre lui si avvicinava di più, per incontrarsi in un abbraccio appassionato. Rotolarono sulle pellicce, e lei sentì il suo cuore esplodere dall'emozione.

Finalmente, lui era suo.

CAPITOLO OTTO

Polly percorse velocemente numerosi corridoi di Versailles – i suoi passi riecheggiavano sul pavimento di marmo – per poi imboccarne uno lunghissimo, con altissimi soffitti e lampadari, ornato da cornici, camini marmorei, enormi specchi. Tutto splendeva.

Ma lei a malapena lo notò; le sembrava ovvio. Vivendo lì da anni, riusciva a malapena ad immaginare un'altra forma di esistenza.

Ma era molto colpita da Sam. Un visitatore come lui non faceva affatto parte della sua vita quotidiana e, in effetti, era piuttosto insolito. I visitatori vampiri erano rari, specialmente se provenienti da un'altra epoca, e, quando lo facevano, ad Aiden non sembrava mai importare. Sam doveva essere molto importante, comprese. Lui la intrigava. Sembrava un po' giovane, e un po' imbranato.

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