Bramata - Морган Райс 4 стр.


Si era addormentata ancora vestita. Respirò affannosamente e realizzò che si era trattato soltanto di un sogno.

Il cuore le batteva fortissimo. Era sembrato così reale.

La ragazza si alzò, andò in bagno e si spruzzò un po' d'acqua fresca sul viso per diverse volte, provando a svegliarsi. Mentre si specchiava, i suoi timori si materializzarono: il suo riflesso. Era diverso. Lei era lì, ma il suo riflesso era traslucido, come se lei fosse un fantasma. Come se stesse svanendo. All'inizio, pensò che la luce si stesse prendendo gioco di lei. Ma accese la luce artificiale, e il riflesso restò sempre uguale.

Scarlet era così infastidita, che le veniva quasi voglia di piangere. Non sapeva che cosa fare. Aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa di concreto. Di qualcuno con cui parlare. Qualcuno che le dicesse che tutto sarebbe andato BENE. Che non stava diventando pazza. Che non stava cambiando. Che era la stessa vecchia Scarlet.

Per qualche ragione, Scarlet pensò all'offerta della madre, relativa al prete. Ora sentiva di avere davvero bisogno di lui. Forse avrebbe potuto aiutarla a farla stare meglio.

Uscì nel corridoio e poi vide sua madre percorrerlo, mentre si vestiva per andare a lavorare.

“Mamma?” lei chiese.

Caitlin si fermò e si voltò, ostentando un'espressione sorpresa.

“Oh tesoro, non sapevo che fossi già sveglia a quest'ora,” lei disse. “Stai bene?”

Scarlet annuì, timorosa di scoppiare in lacrime, camminò lungo il corridoio e abbracciò sua madre.

La madre ricambiò, abbracciandola forte, e la cullò, ed era così bello stare tra le sue braccia.

“Mi manchi tesoro,” Caitlin disse. “E ti voglio tanto bene.”

“Anch'io ti voglio bene,” Scarlet disse, il capo reclinato sulla spalla, e cominciò a piangere.

“Che cosa c'è che non va?” la donna le chiese, e si staccò dall'abbraccio.

Scarlet si asciugò una lacrima, all'angolo dell'occhio.

“Ricordi la tua offerta dell'altro giorno? Di vedere il prete?”

La madre annuì.

“Mi piacerebbe andarci. Possiamo andarci insieme? Oggi dopo la scuola?”

La madre si aprì in un sorriso, sembrando sollevata.

“Certo che possiamo, tesoro.”

Abbracciò Scarlet di nuovo. “Ti voglio bene. Non dimenticarlo mai.”

“Anch'io ti voglio bene, mamma.”

CAPITOLO CINQUE

Scarlet andò a scuola in anticipo, per la prima volta da anni. I corridoi non brulicavano ancora di ragazzi, tanto che le sembrava di camminare una città fantasma, mentre raggiungeva il proprio armadietto. Era abituata ad entrare più tardi, quando il posto era pieno di studenti, ma oggi, dopo quell'incubo, si era sentita troppo agitata per restarsene seduta a casa ad aspettare. Aveva anche controllato la sua pagina Facebook e l'account Twitter, notando l'assurda quantità di attività che i post di Vivian e delle sue amiche avevano provocato, ed era così ansiosa di scoprire come la scuola avrebbe reagito, che aveva pensato di andare prima a scuola, confidando che, in qualche modo, questo l'avrebbe aiutata a respingere il tutto. Quanto meno, arrivando prima, si sentiva in qualche modo sicura, in qualche modo preparata.

Ma, naturalmente, sapeva che non tutto sarebbe andato per il meglio. Presto quei corridoi si sarebbero riempiti di moltissimi ragazzi, che si sarebbero divisi in gruppetti, l'avrebbero fatta sentire in minoranza, l'avrebbero guardata e avrebbero fatto commenti a voce bassa. Tra loro, forse, anche Blake. Si chiese se poteva essersi spinto fino a raccontare a tutti del loro appuntamento. Aveva spiegato che cosa era accaduto? Aveva detto a tutti che lei era una sorta di fenomeno da baraccone?

Quell'idea l'aveva talmente nauseata, che aveva persino saltato la colazione quella mattina. Avrebbe dovuto affrontare la questione, e si chiese quante centinaia di ragazzi avevano seguito i post — e che cosa pensassero tutti di lei. Una parte di lei voleva rannicchiarsi e morire, scappare via e lasciare quella città, per non tornarvi più.

Ma in realtà non sapeva che cosa sarebbe accaduto; perciò si rese conto che sarebbe stato meglio mostrarsi coraggiosa e affrontare la questione.

Quando aprì il suo armadietto e prese i libri che le servivano per le lezioni del giorno, si rese conto di quanto fosse rimasta indietro nei compiti. Anche questo non era affatto da lei. Gli ultimi due giorni erano stati così folli, tutto era stato così diverso dal solito. A peggiorare le cose, le dava anche fastidio la luce del mattino che filtrava dalle finestre, e si rese conto di avere un tremendo mal di testa, cosa che non aveva mai avuto prima di allora. Si ritrovò a coprirsi gli occhi in un corridoio particolarmente luminoso e si chiese di nuovo se avesse qualcosa che non andava. Era ancora malata forse?

Scorse i suoi vecchi occhiali da sole lì, sulla mensola in alto all'interno del suo armadietto, e decise di prenderli e indossarli all'interno dell'edificio, per tutta la giornata. Ma sapeva che questo avrebbe attirato ancora più attenzioni sgradite.

Come un'onda di marea, i corridoi cominciarono a riempirsi di ragazzi, provenienti da ogni direzione. Lei diede un'occhiata al suo cellulare e si accorse che la prima lezione sarebbe cominciata tra pochi minuti. Fece un respiro profondo e chiuse l'armadietto.

Aveva notato sul cellulare l'assenza di sms e riprese a pensare di nuovo a Blake, al giorno precedente. A quando lei era corsa via. Si chiese di nuovo che cosa poteva aver raccontato agli altri. Aveva davvero detto di tutte quelle cose brutte? Che lui l'aveva scaricata? O che era stata Vivian a intervenire? Che cosa pensava davvero il ragazzo di lei? E perché non aveva risposto al suo sms?

Aveva pensato, naturalmente, che il silenzio fosse una risposta. Che lui, infastidito, aveva smesso di provare interesse per lei. Ma avrebbe voluto almeno una risposta, mentre controllava di nuovo il suo cellulare, solo per essere sicura di quale fosse la realtà — anche soltanto per dirle che non era interessato. Lei odiava non sapere.

Come se tutto ciò non bastasse, non poteva fare neanche a meno di smettere di pensare a Sage. Il loro incontro, di fronte a casa sua, era stato così misterioso. Si pentì di essere andata via da lui, e avrebbe voluto avere qualche momento in più per parlargli, e porgli delle altre domande. Il suo sogno l'aveva mandata fuori di testa, in ogni caso, e non riusciva a capire perché lui le fosse rimasto così impresso nella mente, persino più di Blake.

Si sentiva così confusa. Con Blake, era come se pensasse a lui in modo cosciente; con Sage, era come se non potesse evitarlo — pensava a lui che lo volesse o meno, e non comprendeva i forti sentimenti che nutriva per lui. Abbastanza stranamente, sebbene conoscesse Blake da anni, in qualche modo, si sentiva più vicina a Sage. Quel che la preoccupava più di ogni altra cosa era che questo non aveva alcun senso. Scarlet odiava non comprendere — specialmente se si trattava di questioni di cuore.

“Oh mio Dio, Scarlet?” giunse la voce.

Non appena chiuse il suo armadietto, vide Maria lì, che la guardava come se stesse guardando una nota celebrità.

“Non vieni mai qui così presto! Ti ho inviato un milione di messaggi ieri sera! Che cosa è successo? Dov'eri? Stai BENE?”

Scarlet si sentì sopraffare dal rimorso; era stata troppo sconvolta per rispondere a tutti i suoi sms. Avvertì anche un nuovo senso di nervosismo riguardo a Maria, dati i suoi sentimenti per Sage. Dopotutto, Maria le aveva detto chiaramente di essere ossessionata per Sage. Scarlet temeva che, se Maria avesse scoperto che aveva parlato con lui la sera precedente — di fronte alla sua stessa casa— sarebbe andata fuori di testa. L'amica, infatti, era molto possessiva, quasi territoriale si potrebbe dire, con i ragazzi: pensava sempre che qualsiasi ragazzo su cui posava gli occhi fosse suo — indipendentemente che la persona in questione sapesse o no della sua esistenza. E, se qualcuno si metteva sulla sua strada, anche accidentalmente, diventava il suo nemico principale. Sapeva essere perfida in tal caso — e non avrebbe mai potuto perdonare e dimenticare. Maria era quel tipo di persona e si sarebbe comportata così, che si trattasse della sua più cara amica o di un nemico mortale.

“Scusa,” Scarlet rispose. “Sono crollata prima del solito. Non mi sentivo bene. E non potevo gestire tutta la faccenda di Facebook.”

“Accidenti, io la odio,” Maria disse. “Vivian. Che serpente. Chi crede di essere? Ho postato sulla sua bacheca e anche su quella delle sue amiche. Le ho messe al loro posto, per averti preso in giro.”

Scarlet apprezzò molto il sostegno di Maria — il che la fece sentire persino più in colpa per aver parlato con Sage. Avrebbe voluto proprio dirle tutto, spiegarle che cosa era accaduto con Sage— ma lei stessa non riusciva a spiegare l'accaduto. E temeva che, se solo avesse fatto un accenno, Maria avrebbe reagito davvero male.

“Sei la migliore,” Scarlet disse, mentre l'abbracciava per ringraziarla.

Le due camminarono fianco a fianco, lungo i corridoi, che si stavano riempiendo rapidamente; la confusione andava sempre aumentando, mentre camminavano fino all'altra estremità della scuola, per la loro prima lezione insieme.

“Voglio dire, il suo fegato,” Maria disse. “Innanzitutto, ti ha rubato il ragazzo. Poi, ha postato tutto. Ti ha appena minacciato. Ed è gelosa. Sa semplicemente che sei la ragazza migliore.”

Scarlet si sentì leggermente meglio, sebbene provasse una leggera tristezza all'idea di aver perso Blake. Specialmente in quelle circostanze. Tutto ciò che voleva era una possibilità per spiegare a Blake, per dirgli che, qualunque cosa fosse accaduta vicino al fiume, quella non era lei. Ma non sapeva davvero come spiegarsi. Che cosa poteva dirgli? Aveva creduto di esserci ben riuscita nel suo sms. E lui non le aveva mai risposto.

“Hei ragazze,” giunse la voce.

Le due amiche furono raggiunte da Jasmin e Becca. Scarlet sentì il loro sguardo su di lei, e stava cominciando a diventare paranoica per tutta quell'attenzione.

“Ciao,” Scarlet rispose, mentre camminavano tutte insieme, proseguendo come un piccolo gruppo, nei corridoi. “Dunque ci stai tenendo tutte in suspense?” Jasmin chiese. “Che cosa è successo con Blake?”

Scarlet poteva sentire i suoi occhi su di lei, e si sentì sconvolta. Mentre camminavano, vide anche gli occhi degli altri ragazzi su di lei. Volle pensare di essere soltanto paranoica — ma sapeva di non esserlo. C'era senz'altro una marea di persone che la guardava, di soppiatto, come se lei fosse una sorta di fenomeno da baraccone. Si chiese ancora una volta quanti ragazzi fossero stati online ed avessero letto tutti i post e che cosa credessero. Sarebbe stata conosciuta come la ragazza scaricata da Blake? Erano tutti convinti che lei aveva perso Blake, perchè il ragazzo aveva scelto Vivian? Bruciò di rabbia a quel pensiero.

“E' vero?” Becca domandò. “Ti ha davvero scaricata?”

“Se l'ha fatto,” Jasmin esclamò, “devi soltanto dircelo, e noi ci vendicheremo sulla sua bacheca su Facebook.”

“Grazie ragazze,” Scarlet disse. Pensò al miglior modo in cui risponderle ma non sapeva davvero come spiegarsi.

“Allora?” Maria insisté. “Non ce lo dirai?”

Scarlet alzò le spalle.

“Non sono sicura di che cosa dire. Non c'è davvero niente da dire. Siamo andati al fiume, e …” La ragazza si fermò, interrogandosi su come formulare la frase. “… Blake mi ha baciato.”

“E?” Jasmin la punzecchiò. “Ci stai tenendo sulle spine!”

Scarlet alzò le spalle.

“E' tutto. Non è accaduto proprio niente. Voglio dire, lui mi piace. Mi piace ancora. Ma…sono andata via. Intendo dire che mi sono sentita davvero male, così me ne sono dovuta andare, in modo piuttosto brusco.”

“Che cosa intendi dire quando dici che ti sei sentita male?” Becca chiese.

“Lo stomaco aveva cominciato a farmi molto male,” lei mentì, senza sapere cos'altro aggiungere. “E mi era venuta una tremenda emicrania.” Almeno, era una mezza verità, pensò. “Credo che fossi ancora malata dall'altro giorno. Perciò, sono andata via di lì. Immagino che si sia trattato di una mossa sbagliata.”

“Quindi Blake ti ha portata indietro? O è stato un totale idiota?” Jasmin chiese.

Scarlet alzò di nuovo le spalle.

“Non è stata colpa sua. Non gli ho proprio dato il tempo, immagino. Me ne sono andata. Mi è dispiaciuto. Volevo spiegarglielo. Ma non ha mai risposto al mio sms.”

“Che idiota,” Maria disse.

“Che perdente,” Jasmin aggiunse. “Davvero. Perciò, ti sei sentita male — e allora, perché non risponde ai tuoi sms? Che problema ha? Quindi ti sei sentita male. Una cosa grave. Voglio dire, non ti dà la possibilità di spiegarti?”

“Assolutamente,” Maria s'intromise. “E poi, ritorna da Vivian e ti scarica per lei? Solo perché stavi male? Che problema ha? Non ti merita per niente. Meglio così.”

Scarlet apprezzò davvero tutte le voci di sostegno, che la fecero sentire meglio. Non l'aveva mai pensata in quel modo. Immaginò di essere stata la sua critica peggiore. Più ci pensava, più si convinceva che avevano colto nel segno. Forse Blake avrebbe dovuto mostrarsi più comprensivo; forse avrebbe dovuto agire diversamente, chiedendole come si sentiva; forse non avrebbe dovuto agire così in fretta, correndo da Vivian.

Ma lo aveva davvero fatto? O ci aveva pensato Vivian ad inventare tutto?

“Vi ringrazio ragazze,” lei disse. “Lo apprezzo davvero. Ma, onestamente, io non so che cosa è accaduto dopo in realtà. Non so se è tornato da Vivian o se è stata lei a inventare tutto.”

“Perciò, immagino che ciò significhi che non andrai al ballo con lui?” Maria chiese. “E allora con chi ci andrai? Voglio dire, non avrai intenzione di non andarci?” domandò, alzando il tono della voce, come se fosse la cosa peggiore al mondo.

Scarlet alzò le spalle. Quello stupido ballo — non poteva capitare in un momento peggiore. Non sapeva davvero che cosa dire.

“Dubito che Blake mi ci accompagnerà,” lei disse. “E per andarci da sola….”

Per un istante, Scarlet non poté fare a meno di pensare a Sage. Si rese conto di quanto le sarebbe piaciuto andarci con lui. Non riusciva a capire perché ma il suo volto era rimasto impresso nella sua mente.

Allo stesso tempo, pensò a Maria, a che cosa l'amica avrebbe provato — e l'idea di andare al ballo con Sage le sembrò un tradimento. Provò a scacciare l'immagine dalla mente, il più rapidamente possibile.

“Se non ci andrò, non ci andrò,” lei disse infine. “Va tutto bene. Magari l'anno prossimo.”

“C'è una grossa festa pre-partita stasera a casa di Jake Wilson. I suoi genitori sono via. Ci andremo tutti. Devi venire. Forse ci troverai un accompagnatore.”

Scarlet deglutì. Uscire di soppiatto e cercare un compagno quella sera era l'ultima cosa che intendeva fare.

“Ad ogni modo, non sentirti giù,” Maria disse. “Nemmeno io ho un accompagnatore.”

“Che ne dici di Brian?” Jasmin le chiese.

“Tra noi è finita, ricordi?” lei disse.

“Ma non ha una ragazza.”

Maria alzò le spalle. “Non me l'ha chiesto. E non voglio andarci con lui. Sage è il solo con cui voglio davvero andarci. Il nuovo ragazzo.”

Scarlet deglutì.

“Allora perché non glielo chiedi?” Becca le chiese.

“Sì, continui a parlare di lui, ma non ti sei ancora avvicinata,” Jasmin disse. “Smettila di essere fifona.”

“Non sono fifona,” Maria scattò, rispondendo.

“Fifona, fifona!” la derisero.

Il viso di Maria si fece rosso, e Scarlet vide quanto fosse arrabbiata.

“Non sono fifona. Infatti, la prossima lezione ce l'ho insieme a lui. Glielo chiederò.”

“No, non lo farai,” Becca disse.

“Non lo faresti mai,” Jasmin disse.

“Guardatemi,” Maria disse.

“Ma non è complicato?” Becca disse. “Tu che glielo chiederai?”

Maria alzò le spalle. “Potrebbe essere meglio. Ma che cosa dovrei fare? Lui è nuovo. Se non glielo chiedo, non lo farà nessun altro. E se non è interessato a me, è meglio che lo sappia ora, giusto?”

“Penso ancora che sei tutta chiacchiere,” Jasmin esclamò.

Maria la guardò. “Ci rivediamo tra un'ora e vedremo chi è tutta chiacchiere.”

Scarlet fu sollevata perché la conversazione aveva cambiato soggetto. Stava iniziando a sperare che tutta l'attenzione negativa potesse spostarsi rapidamente da lei e che tutti le levassero gli occhi di dosso. Dopotutto, i ragazzi passano a nuovi argomenti di gossip davvero rapidamente. Ma, quando pensò alla prossima lezione, con Sage e Maria, il suo stomaco sprofondò.

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