Morgan Rice
RITO DI SPADE (LIBRO #7 in L’ANELLO DELLO STREGONE)
R I T O D I S P A D E
(LIBRO #7 in L’ANELLO DELLO STREGONE)
Morgan Rice
Edizione italiana
A cura di
Annalisa lovat
Chi è Morgan Rice
Morgan Rice è l’autrice campione d’incassi di APPUNTI DI UN VAMPIRO, una serie per ragazzi che comprende al momento undici libri; autrice campione d’incassi di THE SURVIVAL TRILOGY, un thriller post-apocalittico che comprende al momento due libri; e autrice campione d’incassi della serie epica fantasy L’ANELLO DELLO STREGONE, che comprende al momento tredici libri.
I libri di Morgan sono disponibili in edizione stampata e in formato audio e sono stati tradotti in tedesco, francese, italiano, spagnolo, portoghese, giapponese, cinese, svedese, olandese, turco, ungherese, ceco e slovacco (prossimamente ulteriori lingue).
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Cosa dicono di Morgan Rice
“L’ANELLO DELLO STREGONE ha tutti gli ingredienti per un successo immediato: intrighi, complotti, mistero, cavalieri valorosi, storie d’amore che fioriscono e cuori spezzati, inganno e tradimento. Vi terrà incollati al libro per ore e sarà in grado di riscuotere l’interesse di persone di ogni età. Non può mancare sugli scaffali dei lettori di fantasy.”
–-Books and Movie Reviews, Roberto Mattos
“Rice fa un bel lavoro nel trascinarvi nella storia fin dall’inizio, utilizzando una grande qualità descrittiva che trascende la mera colorazione d’ambiente… Ben scritto ed estremamente veloce da leggere…”
--Black Lagoon Reviews (parlando di Tramutata)
“Una storia perfetta per giovani lettori. Morgan Rice ha fatto un lavoro eccellente creando un intreccio interessante …Rinvigorente e unico. La serie si concentra su una ragazza… una ragazza straordinaria!… Di facile lettura, ma estremamente veloce e incalzante… Classificato PG.”
–-The Romance Reviews (parlando di Tramutata)
“Mi ha preso fin dall’inizio e non ho più potuto smettere…. Questa storia è un’avventura sorprendente, incalzante e piena d’azione fin dalle prime pagine. Non esistono momenti morti.”
–-Paranormal Romance Guild {parlando di Tramutata }
“Pieno zeppo di azione, intreccio, avventura e suspense. Mettete le vostre mani su questo libro e preparatevi a continuare a innamorarvi”
–-vampirebooksite.com (parlando di Tramutata)
“Un grande intreccio: questo è proprio il genere di libro che farete fatica a mettere giù la sera. Il finale lascia con il fiato sospeso ed è così spettacolare che vorrete immediatamente acquistare il prossimo libro, almeno per sapere cosa succede in seguito.”
–-The Dallas Examiner {parlando di Amata}
“È un libro che può competere con TWILIGHT e DIARI DI UN VAMPIRO, uno di quelli che vi vedrà desiderosi di continuare a leggere fino all’ultima pagina! Se siete tipi da avventura, amore e vampiri, questo è il libro che fa per voi!”
–-Vampirebooksite.com {parlando di Tramutata}
“Morgan Rice dà nuovamente prova di essere una narratrice di talento… Questo libro affascinerà una vasta gamma di lettori, compresi i più giovani fan del genere vampiresco/fantasy. Il finale mozzafiato vi lascerà a bocca aperta.”
–-The Romance Reviews {parlando di Amata}
Libri di Morgan Rice
L’ANELLO DELLO STREGONE
UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE (Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D’ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)
GIURAMENTO FRATERNO (Libro #14)
THE SURVIVAL TRILOGY
ARENA ONE: SLAVERSUNNERS (Libro #1)
ARENA TWO (Libro #2)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
BETROTHED (Libro #6)
VOWED (Libro #7)
FOUND (Libro #8)
RESURRECTED (Libro #9)
CRAVED (Libro #10)
FATED (Libro #11)
Ascoltate la serie L’ANELLO DELLO STREGONE in formato audio-libro!
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Copyright © 2013 by Morgan Rice
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This is a work of fiction. Names, characters, businesses, organizations, places, events, and incidents either are the product of the author’s imagination or are used fictionally. Any resemblance to actual persons, living or dead, is entirely coincidental.
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--William Shakespeare Giulio Cesare“Cos’è che vuoi impartirmi? Se è qualcosaChe serve al bene generale, poniL’onore in un occhio e la morte nell’altro,E io guarderò a entrambi senza far differenza.Mi puniscano gli dei se non amo il nomeDell’onore più di quanto tema la morte.”
CAPITOLO UNO
Thorgrin era in groppa a Micople e insieme volavano al di sopra della vasta campagna, diretti verso sud, alla ricerca di Gwendolyn. Thor teneva stretta in mano la Spada della Dinastia e guardando in basso vide l’enorme estensione dell’esercito di Andronico, che ricopriva il territorio dell’Anello come uno sciame dei locuste. Sentì la Spada pulsare contro il palmo e capì cosa gli stava chiedendo di fare. Proteggere l’Anello. Cacciare gli invasori. Era come se la Spada glielo stesse ordinando e Thor era assolutamente felice di obbedire.
Presto avrebbe fatto marcia indietro e l’avrebbe fatta pagare a tutti quanti, uno per uno. Ora che lo Scudo era stato riattivato Andronico e i suoi uomini erano in trappola: niente più rinforzi avrebbero potuto raggiungerli e Thor non avrebbe avuto pace fino a che non li avesse uccisi tutti.
Ma non era ancora il momento di uccidere. Il primo punto nella sua tabella di marcia era il suo unico vero amore, la donna per cui si struggeva da quando aveva valicato quei confini: Gwendolyn. Thor non vedeva l’ora di rivederla, di abbracciarla, di sapere se era viva. All’interno della camicia l’anello di sua madre bruciava e lui aveva un intenso desiderio di donarlo a Gwen, di dichiararle il suo amore, di chiederle di sposarlo. Voleva farle sapere che non era cambiato nulla tra di loro, al di là di cosa le era accaduto. La amava ancora tantissimo – e ancora di più – e aveva bisogno che lei lo sapesse.
Micople brontolò sommessamente e Thor percepì la vibrazione attraverso le scaglie. Anche lei desiderava raggiungere Gwendolyn prima che le succedesse qualcosa, Thor lo sentiva. Micople abbassò la testa e volò tra le nuvole, sbattendo le grandi ali. Sembrava felice di trovarsi lì, all’interno dell’Anello, insieme a Thor. Il loro legame si stava facendo sempre più intenso e Thor sentiva che Micople condivideva i suoi medesimi pensieri e desideri. Era come trovarsi in groppa a un’estensione di se stesso.
I pensieri di Thor si scostarono momentaneamente da Gwen mentre entravano e uscivano dalle nuvole. Le ultime parole della regina lo turbavano, continuando a ronzargli in testa anche se avrebbe di gran lunga preferito eliminarle. La sua rivelazione aveva gravato sulle sue spalle più di quanto si possa immaginare. Andronico? Suo padre?
Non poteva essere. Una parte di Thor sperava che fosse solo un altro crudele giochetto psicologico della regina che, dopotutto, lo aveva odiato fin dall’inizio. Probabilmente aveva voluto mettergli in testa pensieri sbagliati per disturbarlo, per tenerlo lontano da sua figlia per chissà quale altra ragione. Thor avrebbe voluto disperatamente crederci.
Ma dentro di sé, quando la regina aveva detto quelle parole, esse si erano da subito radicate nel suo corpo e nella sua anima. Sapeva che erano vere. Anche se avrebbe tanto voluto pensare diversamente, nel preciso istante in cui le aveva pronunciate lui aveva realizzato effettivamente che Andronico era suo padre.
L’idea fluttuava su di lui come un incubo. Aveva sempre sperato e pregato, da qualche parte nei recessi della propria mente, che re MacGil fosse suo padre e che Gwendolyn, in qualche modo, non fosse veramente sua figlia, così da poter stare ugualmente insieme a lei. Aveva sempre pregato che il giorno in cui avesse saputo chi era il suo vero padre, tutto avrebbe avuto senso e che il suo destino sarebbe stato finalmente chiaro.
Venire a sapere che suo padre non era un eroe era una cosa. Poteva accettarla. Ma apprendere che suo padre era un mostro – il peggiore dei mostri, l’uomo che più di tutti Thor avrebbe voluto morto – era troppo. Thor aveva nelle vene il sangue di Andronico. Cosa significava per lui tutto ciò? Significava che anche lui, Thor, era destinato a diventare un mostro? Significava che aveva qualche traccia malvagia nascosta nelle proprie vene? Era destinato a diventare come lui? O era possibile che fosse diverso da lui, nonostante condividessero il medesimo sangue? Il destino scorreva nel sangue? Oppure ogni singola generazione costruiva il proprio?
Thor faceva anche fatica a capire cosa ciò significasse per la Spada della Dinastia. Se la leggenda era vera – che solo un MacGil poteva sollevarla – voleva dire che Thor era un MacGil? E se era così, come poteva Andronico essere suo padre? A meno che Andronico stesso, in qualche modo, non fosse un MacGil.
Cosa ancora peggiore, come avrebbe fatto Thor a condividere tutto ciò con Gwendolyn? Come poteva dirle che lui era il figlio del mostro che lei odiava più di tutti? Dell’uomo che l’aveva aggredita? Sicuramente avrebbe iniziato a odiare anche lui. Avrebbe visto la faccia di Andronico ogni volta che guardava Thor. Eppure doveva dirglielo: non poteva mantenere un tale segreto con lei. Avrebbe rovinato così la loro relazione?
Il sangue di Thor ribolliva di rabbia. Avrebbe preso Andronico a colpi di mazzafrusto solo per il fatto di essere suo padre, per avergli fatto una cosa del genere. Mentre volavano Thor guardò in basso e perlustrò il territorio dall’alto. Sapeva che Andronico era là sotto da qualche parte. Molto presto lo avrebbe visto faccia a faccia. Lo avrebbe trovato. Si sarebbe scontrato con lui. E l’avrebbe ucciso.
Ma prima doveva trovare Gwendolyn. Mentre passavano sopra la Foresta Meridionale, Thor sentì che era vicina. Aveva il terribile presentimento che stesse per accaderle qualcosa di terribile. Spinse Micople ancora più veloce, sentendo che ogni momento sarebbe potuto essere l’ultimo per Gwen.
CAPITOLO DUE
Gwendolyn era sola vicino al parapetto superiore della Torre dell’Asilo, vestita con gli abiti neri che le avevano dato le suore, con la sensazione di trovarsi in quel luogo ormai da un’eternità. L’avevano salutata in silenzio. Solo una suora – la sua guida – le aveva parlato una sola volta per istruirla sulle regole del posto: non si doveva parlare né interagire con nessuno. Ogni donna viveva lì sola con se stessa, nel proprio universo personale. Ogni donna voleva essere lasciata sola. Era una torre di ricovero, un luogo dedicato a coloro che cercavano la guarigione. Gwendolyn sarebbe stata al sicuro da ogni pericolo e offesa là dentro. Ma anche sola. Completamente sola.
Gwendolyn capiva tutto benissimo. Lei stessa voleva essere lasciata sola.
Ora se ne stava lì, in cima alla torre, e guardava fuori verso la vasta distesa delle cime degli alberi della Foresta Meridionale dell’Anello, sentendosi più sola che mai. Sapeva che doveva essere forte, che era una combattente. La figlia di un re e la moglie – o quasi – di un grande guerriero.
Ma doveva ammettere che, per quanto desiderasse essere forte, il suo cuore e il suo spirito erano ancora feriti. Sentiva tantissimo la mancanza di Thor e temeva che lui non avrebbe mai più voluto stare insieme a lei.
Si sentiva anche svuotata sapendo che Silesia era stata distrutta, che Andronico aveva vinto e che tutti quelli che lei amava erano già stati catturati o uccisi. Ora Andronico era ovunque. Aveva occupato tutto l’Anello e non era rimasto un solo angolo libero dove trovare riparo. Ora si sentiva privata di ogni speranza, esausta, troppo sfinita per una persona della sua età. Peggio di tutto, si sentiva come se avesse abbandonato tutti, si sentiva come se avesse vissuto ormai troppo tempo e non avesse più voglia di viverne dell’altro.
Fece un passo in avanti, fino al bordo, il bordo estremo del parapetto, oltre il quale non era permesso a nessuno di andare. Sollevò lentamente le braccia e tenne le mani in fuori, ai lati. Sentì una fredda folata di vento, la gelida brezza dell’inverno. Le fece perdere l’equilibrio e lei barcollò sull’orlo del precipizio. Guardò in basso e vide la ripida caduta a piombo sotto di lei.
Sollevò gli occhi al cielo e pensò ad Argon. Si chiese dove fosse, intrappolato nel suo universo, a scontare la propria punizione per il suo bene. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo ora, per sentire le sue sagge parole un’ultima volta. Magari la potrebbero salvare e la farebbero tornare sui propri passi.
Ma se n’era andato. Anche lui aveva un prezzo da pagare e non poteva tornare indietro.
Gwen chiuse gli occhi e pensò un’ultima volta a Thor. Se solo lui fosse stato lì: questo avrebbe potuto cambiare tutto. Se solo lei avesse avuto una persona al mondo rimasta in vita e che realmente la amasse, magari questo le darebbe un motivo per vivere. Scrutò l’orizzonte, sperando profondamente di vedere Thor. Mentre osservava le nuvole che si muovevano velocemente le parve di sentire, da qualche parte all’orizzonte, il ruggito di un drago. Era così lontano, così ovattato, che sicuramente se l’era immaginato. Era semplicemente la sua mente che le stava giocando degli scherzi. Sapeva che non potevano esserci draghi lì, all’interno dell’Anello. Tanto quanto sapeva che Thor era lontano, perso per sempre nell’Impero, in qualche luogo dal quale non sarebbe mai tornato.
Le lacrime le scorrevano lungo le guance mentre pensava a lui, alla vita che avrebbero potuto avere insieme. A quanto vicini erano stati un tempo. Si immaginò l’espressione sul suo volto, il suono della sua voce, la sua risata. Era stata così sicura che loro due fossero inseparabili, che non sarebbero mai stati divisi da nulla.
“THOR!” gridò Gwendolyn buttando la testa indietro, barcollando sul pianerottolo. Voleva che tornasse da lei.
Ma la sua voce riecheggiò nel vento e scomparve. Thor era lontanissimo.
Gwendolyn prese tra le mani l’amuleto che Thor le aveva dato, quello che le aveva salvato la vita una volta. Sapeva che la sua unica possibilità era stata consumata. Ora non ce n’erano più.