Arena Uno: Mercanti Di Schiavi - Морган Райс 8 стр.


Scatto nuovamente giù per la collina. Mi devo alleggerire. Infilo le mani nelle tasche, tiro fuori i barattoli di marmellata e li getto a terra. Sento il vetro rompersi dietro di me, ma non m’importa. Niente importa adesso.

Sono lontana quasi cento metri quando vedo i veicoli partire e iniziare a lasciare casa mia. Ritornano giù per la tortuosa strada di campagna. Voglio scoppiare a piangere appena realizzo quello che è successo.

In trenta secondi raggiungo la casa, la supero, e corro dritta per la strada, sperando di raggiungerli. So già che la casa è vuota.

Sono arrivata troppo tardi. Le tracce dell’auto parlano chiaro. Se guardo giù la montagna, riesco a vederli, lontani già mezzo chilometro, e sempre più veloci. È impossibile raggiungerli a piedi.

Ritorno in casa, giusto nel caso in cui, per qualche remota possibilità, Bree fosse riuscita a nascondersi, o l’avessero lasciata. Irrompo dalla porta d’ingresso aperta, e rimango atterrita dalla vista che ho davanti: c’è sangue ovunque. Sul pavimento giace un mercante di schiavi morto, con addosso l’uniforme nera, e il sangue che gli esce dalla gola. Accanto a lui giace Sasha, su un lato, morta. Il sangue le cola di lato da quella che sembra essere una ferita di pallottola. I suoi denti sono ancora conficcati nella gola del cadavere. È chiaro cos'è successo: Sasha deve avere provato a proteggere Bree, scagliandosi contro l’uomo non appena questo è entrato e azzannandolo alla gola. Gli altri devono averle sparato. Ma ancora non mollava.

Corro per tutta la casa, stanza per stanza, urlo il nome di Bree e sento la disperazione della mia voce. È una voce che non riconosco più: è la voce di una pazza.

Ma tutte le porte sono spalancate e non c’è niente di vuoto.

I mercanti di schiavi hanno preso mia sorella.

QUATTRO

Mi trovo nel soggiorno di mio papà, in stato di shock. Avevo sempre temuto che questo giorno arrivasse; ma anche adesso che è successo, stento a crederci. Sono sopraffatta dalla colpa. Ci ha tradito il fuoco della scorsa notte? Hanno visto il fumo? Perché non sono stata più prudente?

Ce l'ho con me stessa anche per aver lasciato Bree sola stamattina – soprattutto dopo che entrambe avevamo fatto dei sogni così brutti. Rivedo la sua faccia, in lacrime, che mi supplica di non lasciarla. Perché non l’ho ascoltata? E ho seguito il mio istinto? Ripensandoci, non posso fare a meno di ricordare che papà mi aveva messo bene in guardia. Perché non ci ho dato peso?

Niente di tutto questo ha importanza adesso: mi fermo giusto un attimo. Sono in modalità da combattimento, e non ho alcuna intenzione di arrendermi e lasciarla andare. Sto già correndo per la casa così non perdo tempo prezioso per inseguire i mercanti di schiavi e salvare Bree.

Corro verso il corpo del mercante di schiavi e lo esamino rapidamente: indossa la tipica uniforme militare, anfibi neri, tenuta da corvée, e camicia nera a maniche lunghe coperta da un bomber nero attillato. Ha ancora addosso la maschera nera con le insegne dell’Arena Uno – il marchio di riconoscimento di un mercante di schiavi – e indossa pure un piccolo casco nero. Non gli è stato di grande aiuto: Sasha ha trovato lo stesso il modo di conficcargli i denti in gola. Butto gli occhi verso Sasha e sento mancarmi il respiro. Le sono davvero riconoscente per la difesa che ha opposto. Mi sento in colpa per aver lasciato da sola anche lei. Lancio uno sguardo al suo corpo, e giuro a me stessa che dopo aver recuperato Bree, tornerò e le darò una degna sepoltura.

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