Una Amore come il Loro - Софи Лав 5 стр.


Proprio allora notò Nina alla sua scrivania, intenta a battere sulla tastiera, e le fece un cenno di saluto. Nina concluse quello che stava facendo e si avvicinò. Le due donne si abbracciarono.

“Ottimo lavoro con l’articolo, Keira,” disse Nina. “Di nuovo.”

Lei arrossì. “Grazie.”

“È bello riaverti tra di noi.”

“È bello essere tornata,” sorrise Keira. “È passato talmente tanto tempo che mi è persino piaciuto lavarmi i vestiti.”

Fece per tornare nel suo ufficio ma Nina la prese per un braccio, fermandola sul posto.

“Non così in fretta,” disse. “Elliot vuole vederti.”

“Oh?” chiese Keira, lanciando un’occhiata verso la porta aperta del suo ufficio. Non riuscì a trattenere l’ansia che l’assalì. Anche se lei ed Elliot erano in buoni rapporti, l’uomo era ugualmente una figura autoritaria, in gran parte anche grazie alla sua enorme stazza. “Adesso?”

“Già, adesso,” disse Nina, sorridendo.

C’era qualcosa nei suoi occhi, un segreto che stava nascondendo a Keira. Servì solo ad accrescere il suo senso di trepidazione.

Prendendo un profondo respiro, cambiò rotta e si diresse verso l’ufficio di Elliot.

Quando entrò dalla porta, lui alzò lo sguardo. Con sorpresa di Keira, l’uomo si alzò e aprì le braccia per abbracciarla. Keira si lasciò stringere goffamente, sentendosi come una bambina che abbracciasse un lontano zio. La cordialità non gli si confaceva.

“Il ritorno della mia eroina,” disse Elliot, riaccomodandosi a sedere. “Sono certa che tu abbia sentito le novità?”

“Quali novità, esattamente?” chiese Keira.

“A proposito della crescita di vendite.”

“No…” ammise lei.

Elliot continuò. “Sono salite alle stelle. Lance è entusiasta. Ha detto che finché riusciamo a mantenere questo ritmo non avrà affatto bisogno di intervenire nella direzione della rivista. Può rimanere tutto esattamente come è. Basta che tu continui a fare quello che hai fatto.”

Keira non era certa di come interpretare quella frase. “In che senso?”

“Gli articoli sull’amore,” spiegò Elliot. “La Guru del Romanticismo.”

Keira sentì un improvviso peso nel petto. Elliot non aveva letto il suo ultimo articolo? Ormai era innamorata. Innamorata realmente di una persona autentica che voleva stare insieme a lei. Non come Shane, che aveva avuto altre priorità. Quella volta, Cristiano aveva viaggiato per mezzo mondo per lei, lasciando indietro casa sua, la sua famiglia, il suo lavoro e il suo paese. Non ci sarebbe più stata nessuna Guru del Romanticismo, non se era necessario innamorarsi di nuovo!

“Chiedo scusa,” iniziò Keira. “Stai dicendo che vuoi che scriva un altro articolo della Guru del Romanticismo?”

“Ma certo,” rispose Elliot, sembrando confuso. “È quello che vogliono tutti. I nostri lettori. La adorano. Non ne hanno mai abbastanza. Sono insaziabili. E dobbiamo mantenere il ritmo. Quindi dovremo rispedirti subito all’estero.”

Il peso nel petto di Keira si trasformò in panico. “No,” sussultò. “Non puoi. Sono tornata da soli due giorni!”

Quanto sarebbe servito a Bryn per mettere le grinfie su Cristiano? O perché Maxine arrivasse a curiosare? Perché sua madre lo terrorizzasse a punto da farlo scappare? Non poteva andarsene di nuovo!

Elliot apparve confuso. “Keira, abbiamo pianificato tutto,” disse imperturbabile. “Heather ha già prenotato il volo. Parigi, Keira, PARIGI. Questo è il miglior incarico di tutti e te lo sto offrendo su un piatto d’argento. Il resto dello staff, là fuori, ucciderebbe per averlo.”

“Mi dispiace…” balbettò lei. “Ma non posso. Sono davvero innamorata di Cristiano. Questo non è un gioco per me. Non voglio lasciarlo. E non voglio andare da qualche altra parte per trovare l’amore.” Fece un profondo respiro. “Se è quello che ti serve che faccia, preferisco licenziarmi.”

Elliot stava scuotendo la testa, distogliendo gli occhi. Con sorpresa di Keira, le sue spalle cominciarono a tremare. Stava piangendo? Sapeva quanto fossero andate vicine le cose a implodere, lì alla rivista, e sapeva quanto Elliot avesse rinunciato per il Viatorum, e quanto significasse per lui. Ma quella era anche la sua vita. Di certo qualcun altro avrebbe potuto assumere il ruolo della Guru del Romanticismo? Avrebbero persino potuto fingersi lei, per quel che le interessava! I lettori non se ne sarebbero accorti!

Ma poi si rese conto che le sue spalle non stavano tremando per le lacrime, ma per le risate. Si accigliò, seccata, non capendo che cosa ci trovasse di tanto buffo.

“Keira,” disse alla fine Elliot. “Non ti sto chiedendo di lasciare Cristiano. Voglio che voi due partiate insieme.”

Keira si bloccò, sbalordita dalla rivelazione. “Insieme?”

“Sì!” esclamò Elliot. “I nostri lettori lo amano. La gente sta disegnando delle sue immagini e le sta mettendo su internet! Nei forum parlano solo di lui!”

“I forum?” ripeté Keira.

Non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Le sue descrizioni avevano davvero dipinto una tale magnifica immagine della sua guida turistica italiana, da renderlo inavvertitamente una specie di eroe?

“Non capisco,” disse lei. “Vuoi che andiamo insieme?”

“La vostra storia d’amore è un successo, Keira,” disse Elliot. “Il pubblico vuole sapere come va avanti. Hashtag Team Shane o Hashtag Team Cristiano. Chi sposerà?”

“SPOSARE?” gridò Keira. “Che cosa sta succedendo? Secondo me state tutti correndo un po’ troppo. Conosco Cristiano da poche settimane. Non sto pensando al matrimonio. E neanche lui!” Incrociò le braccia, sentendosi sulla difensiva, come una specie di spettacolo da circo.

La voce di Elliot si addolcì, avendo notato il suo disagio. “Keira, quello che vogliamo vedere siete voi due. Cosa succederebbe alla vostra storia a Parigi? Il vostro amore può resistere in un posto nuovo? Ma certo che ha funzionato in Italia, a casa sua. E anche qui, mentre sei circondata da tutte le tue comodità, funziona. Ma in una città diversa? Cosa succederebbe in quel caso? Un terreno neutrale e pari per entrambi. L’amore può resistere in un paese straniero?”

Keira sbatté le palpebre, sbalordita e non riuscendo più a parlare. “Vuoi… stressare la mia relazione per vedere se si spezza?”

Elliot piegò la testa di lato. Era chiaro che non l’aveva vista sotto quella prospettiva. “Beh, voglio dire, non mi aspetto proprio che vi lasciate. Sono solo curioso.”

“Curioso,” ripeté lei, sempre più irritata. “Questa è la mia vita, Elliot. La mia vita vera. Non sono una cavia da laboratorio.”

Elliot scosse la testa. “Lo sto dicendo nel modo sbagliato,” disse. “Senti, l’idea è che voi due passiate un mese a Parigi. Viaggiate e siate innamorati. Scrivi di tutta la faccenda. I lettori ne saranno felici. Voi due sarete felici. Io sarò felice. Punto, e fine.”

“A parte che non è la fine, vero?” lo sfidò Keira. “Perché vuoi un conflitto di qualche tipo. Vuoi alzare la posta in gioco.”

“È solo la direzione migliore per l’articolo,” disse con calma Elliot. “Vedere se potete tornare indietro con un amore ancora più forte.”

Keira era certa che un mese a Parigi non avrebbe danneggiato la sua relazione. Sarebbe rimasta salda, ne era certa. Ciò a cui obiettava era il modo in cui Elliot ne parlava. Come se fosse parte di un esperimento o di un romanzo, invece che persone reali con emozioni reali.

Elliot appoggiò le braccia sul tavolo in un atteggiamento più aperto. “Keira, come è la tua vita a New York al momento? Nessun appartamento, vivi da tua madre.”

“Come fai a saperlo?” balbettò Keira.

“Ho i miei mezzi,” rispose lui, scrollando le spalle.

Ricordò quando sua madre l’aveva chiamata in Italia per convincerla a rimanere alla rivista. Elliot era stato la mente dietro a quella telefonata.

“Hai parlato con mia madre?” chiese sospettosa.

Lui sembrò colpevole ma rispose con sufficiente innocenza. “Io e Mallory chiacchieriamo di tanto in tanto.”

Keira sbuffò seccamente. Perché la madre sentiva il bisogno di interferire così tanto nella sua vita?

“Quindi,” continuò Elliot, accantonando la faccenda. “Davvero, andare a Parigi vi darebbe la privacy che vi serve. Un mese intero solo voi due. Niente sorella tra i piedi, nessuna madre a interferire.”

Sembrava bello, pensò Keira. Che differenza avrebbe fatto se avessero intrapreso la loro relazione a New York o a Parigi? A parte il fatto che lì erano circondati da persone ansiose di incontrare Cristiano. Almeno a Parigi sarebbero stati da soli. Sarebbero stati di nuovo anonimi.

“Dopo questo articolo,” aggiunse Elliot, “potrei anche allenare un po’ le redini qui al Viatorum. Promuoverti. Poi tu potresti persino sceglierti da sola gli incarichi. Se questa cosa funziona, e troviamo la giusta prospettiva per le storie della Guru del Romanticismo, ti cederò il controllo di tutta la faccenda. Niente più missioni all’ultimo minuto. Niente più Antonio.”

Keira fece una smorfia ricordando la prima guida turistica a cui era stata affidata in Italia, il grasso Antonio, costantemente irritato e puzzolente di formaggio.

“Dici sul serio?” chiese. “Un incarico ancora, insieme a Cristiano, e poi potrò scegliere io la direzione da dare alle storie della Guru del Romanticismo?”

“Basta che continui ad andare all’estero e a scrivere articoli di viaggio,” disse Elliot, “non mi importa dove lo fai.”

Keira decise di mettere alla prova quella teoria. “Australia?” chiese.

“Perché no?”

“Cina?”

“Se lo desideri?”

“Antartico?”

“Basta che sei innamorata mentre lo fai, a me interessa solo questo. È tutto ciò che interessa ai lettori. E chi lo sa, forse in futuro potremo radunare tutti i tuoi articoli e trasformarli in un libro?”

Keira si appoggiò allo schienale, riflettendo per la prima volta su quella possibilità. Se ce l’avesse fatta, le cose sarebbero state molto più semplici per lei andando avanti. Un ennesimo incarico sotto il controllo di Elliot e poi sarebbe stata libera. E diventare l’autrice di un libro sarebbe stata una vera fortuna! Lei e Cristiano avrebbero potuto girare insieme per il mondo. Basta trucchetti con i sensali o le prove d’amore. Avrebbe potuto davvero scrivere la loro storia.

Inoltre la situazione a New York era un po’ stretta, potendo stare solo all’appartamento di Bryn o nella sua camera da letto da bambina. Non c’era nulla di romantico in nessuna delle due sistemazioni. Ma Parigi. Parigi! Per la prima volta, sentì un brivido di eccitazione al pensiero di lei e Cristiano nella città più romantica del mondo. Immaginò porte finestre e tende di pizzo svolazzanti, baci sotto la torre Eiffel, marciapiedi bagnati di pioggia, croissant in antichi baretti che davano sulla Senna, musei, arte, cultura, architettura. E poi nella mente le apparve con improvvisa ferocia una visione: Cristiano abbassato su un ginocchio e un bellissimo anello luccicante teso verso di lei.

Non aveva mai pensato al matrimonio prima che Elliot ne parlasse. Ma se il mese a Parigi si fosse concluso con un anello? Di certo non le avrebbe dato fastidio.

“Okay,” accettò, alla fine. “Lo farò.”

CAPITOLO SETTE

Non appena il suo incontro con Elliot si concluse, Keira afferrò il cellulare e uscì in fretta per chiamare Cristiano. Le strade erano piene di traffico e gente come sempre. Il pensiero di lasciarsi tutto alle spalle la emozionava.

Fece il suo numero e dopo un momento lui rispose.

“Ho delle novità,” annunciò.

“Oh?” Domandò Cristiano. “Non sei incinta, non è vero?”

“No!” gridò Keira, ridendo. “Andiamo a Parigi!”

“Davvero?” Sembrò entusiasta.

“Già. Il mio nuovo incarico. A quando pare i lettori ti amano tanto che vogliono che tu venga con me. Che cosa ne pensi?”

“Penso che sia fantastico!” rispose lui. “Non vedo l’ora. Quando partiamo?”

“Domani.”

Keira si morse il labbro, preoccupata dalla sua risposta. Ma non avrebbe dovuto temere nulla.

“Wow!” esclamò Cristiano. “È grandioso!”

Sullo sfondo, udì il suono di clacson e sirene d’ambulanze.

“Come sta andando il tuo tour in solitaria di New York?” gli chiese.

“È magnifico,” dichiarò lui con l’entusiasmo di un ragazzino. “Sono andato in un sacco di posti in metropolitana e ho camminato per alcuni parchi. Ora sono vicino a un luogo chiamato Teardrop Park.”

Keira rimase sbalordita. “Sei proprio dietro l’angolo rispetto al mio ufficio!”

“Ah, sì?” chiese lui, sorpreso.

“Sì! Dovresti passare da me,” aggiunse, pensando che tutti alla rivista volevano conoscerlo. “Potrei presentarti alcune persone.”

“Mi piacerebbe molto,” disse Cristiano.

Keira gli diede le indicazioni per attraversare la breve distanza fino al suo ufficio. Alcuni minuti dopo, lo vide in lontananza mentre girava un angolo. La sua bellezza la sbalordì, facendole battere forte il cuore.

Quando lui la raggiunse, gli gettò le braccia attorno al collo e lo baciò. Poi lo prese per mano e lo guidò dentro.

“Ragazzi,” annunciò. “Questo è Cristiano.”

Tutti accorsero a incontrarlo. Sembrava che Denise avesse di fronte una celebrità. Lisa sembrava sul punto di svenire. Per la prima volta, Keira provò l’emozione di stare con qualcuno adorato da tutti, piuttosto che la paura che glielo potessero rubare.

Elliot uscì dal suo ufficio, squadrando Cristiano da capo a piedi. Chiaramente approvò ciò che vide e si avvicinò per stringergli la mano.

“Keira ti ha già detto la novità?” volle sapere.

“Di Parigi?” rispose Cristiano annuendo. “Sì, e non vedo l’ora. Grazie mille per aver organizzato il viaggio anche per me. È la realizzazione di un sogno poter viaggiare per il mondo con la donna che amo.”

Strinse Keira con forza a sé. Denise e Lisa andarono visibilmente in estasi.

Poi fu il turno di Nina di avvicinarsi per conoscere Cristiano. Almeno fu abbastanza rispettosa da non rimanere a bocca spalancata. Si limitò a stringergli cordialmente la mano. Ma c’era una luce nei suoi occhi che riempì Keira di sospetto.

“Lo sapevi che oggi passa Stella?” chiese alla scrittrice.

“Stella, la designer della copertina?” rispose lei. “No. Perché?”

Lo sguardo dell’amica era concentrato su Cristiano, come se gli stesse prendendo le misure. “Stavo pensando di scattarvi una foto per il tuo profilo. Una che possiamo usare nell’intestazione degli articoli.”

Keira si accigliò. In quel momento nell’intestazione c’era il suo volto e la sua biografia. Era lei la scrittrice dopo tutto. Erano le sue parole, e non quelle di Cristiano.

“Non ne sono sicura,” disse, con voce un po’ forzata.

“Hai ragione.” Nina annuì. “L’intestazione è troppo piccola. Voi due dovreste essere le star della copertina.”

Elliot iniziò ad applaudire, entusiasta a quell’idea.

“Aspettate un attimo,” gridò Keira, sgranando gli occhi per lo shock. Guardò verso Cristiano. “Non possiamo apparire sulla copertina.”

Era ovvio che Cristiano non provasse gli stessi timori di Keira per quella decisione. Non sembrava minimamente turbato da quello che stava succedendo.

Nina ed Elliot ignorarono le sue proteste, troppo impegnati a discutere insieme, parlando dei dettagli e accarezzandosi il mento mentre guardavano Cristiano come se fosse uno dei modelli che Stella assumeva per i suoi scatti.

“Ragazzi!” gridò Keira, cercando di attirare la loro attenzione. “Non lo faremo.”

Finalmente Elliot si voltò verso di lei e si accigliò. “I tuoi articoli sono i più popolari. È per loro che la maggior parte dei nostri lettori si è abbonato al Viatorum.”

Lo disse con semplicità, come se non fosse altro che una scelta logica d’affari.

“Nina, magari dovremmo mostrarle il grafico della ricerca di mercato?” aggiunse l’uomo.

“Non ho bisogno di vedere un grafico per prendere la mia decisione,” balbettò Keira. “Non voglio essere sulla copertina, punto. Non sono abbastanza bella. Lo sapete che c’è un motivo se certe persone scelgono di passare i loro giorni dietro allo schermo di un computer!”

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