“Vedremo,” rispose Patricia con tono monotono.
“Speravo che saresti stata felice per me,” disse Emily, e la voce cominciò a farsi titubante. “Sarai la madre della sposa, dopotutto. La gente si aspetterà di vederti orgogliosa e cordiale.”
“E chi dice che ci vengo?” ribatté Patricia.
Quelle parole colpirono Emily come uno schiaffo. “Cosa vuoi dire? Certo che ci vieni, mamma. È il mio matrimonio!”
“Non esiste nessun certo,” rispose Patricia. “Risponderò all’invito quando l’avrò ricevuto.”
“Mamma…” balbettò Emily.
Non riusciva a credere a quello che sentiva. Sua madre davvero non sarebbe venuta solo per ripicca? Che cosa avrebbe pensato la gente? Probabilmente che Emily era orfana, lì a sposarsi senza padre e senza madre. E senza sorella. Sotto diversi punti di vista, era davvero orfana. C’era solo lei contro il mondo intero.
“Bene,” disse Emily con le guance improvvisamente infuocate. “Fa’ quello che vuoi. L’hai sempre fatto.” Poi pose fine alla conversazione senza salutare.
Emily non voleva piangere. Anzi, si rifiutava di farlo. Non per sua madre, che non se lo meritava. Ma per suo padre, che era tutta un’altra storia. Le mancava disperatamente, e adesso che era convinta che fosse ancora vivo, voleva disperatamente vederlo. Ma non c’era modo di contattarlo. La donna con cui aveva tradito sua madre era morta molti anni prima, e comunque era rimasta sconvolta come gli altri dalla scomparsa di Roy. Tutto ciò che sapeva Emily era che mentre non avere sua madre al matrimonio sarebbe stato doloroso, non avere lì suo padre sarebbe stato devastante. In quel momento, Emily raddoppiò la risolutezza a scovarlo. Qualcuno da qualche parte doveva sapere per forza qualcosa.
Emily rientrò nella locanda. Era stanca dalla lunga giornata e si arrampicò su per le scale per raggiungere il letto. Ma quando ebbe raggiunto la sua stanza Daniel non c’era. Il panico momentaneo si placò quando Daniel rientrò nella camera, con il cellulare in mano.
“Dov’eri?” chiese Emily.
“Ho appena chiamato mia madre,” rispose Daniel. “Per dirle del matrimonio.”
Emily quasi rise dalla sorpresa. Il fatto che entrambi avessero chiamato le loro madri simultaneamente era più di una coincidenza; chiaramente era un segno del legame che avevano l’uno con l’altra.
“Com’è andata?” chiese Emily, anche se dall’espressione di Daniel sapeva che la risposta non sarebbe stata buona.
“Tu che ne pensi?” disse Daniel sollevando un sopracciglio. “Si è giocata di nuovo la carta Chantelle, dicendo che verrà al matrimonio solo se le promettiamo che trascorrerà regolarmente del tempo con Chantelle. Vorrei che vedessi che forza distruttiva può essere così da capire perché non voglio lasciarla con mia figlia. Non finché beve troppo. Chantelle ha bisogno di avere intorno degli adulti sobri dopo quello che ha passato con sua madre.” Crollò sull’orlo del letto. “Lei proprio non ci arriva. Non capisce. ‘Tutti bevono’, è quello che dice sempre. ‘Non sono peggio degli altri’. Magari no, ma non è ciò di cui ha bisogno Chantelle. Se le importasse di sua nipote tanto quanto dichiara, perderebbe l’abitudine per il suo bene.”
Emily salì sul letto e gli massaggiò via la tensione dalle spalle. Daniel si rilassò sotto al suo tocco delicato. Lei gli diede un bacio sul collo.
“Anch’io ho appena chiamato mia madre,” disse.
Daniel si voltò per guardarla in faccia, sorpreso. “Davvero? Com’è andata?”
“Malissimo,” disse Emily, e d’un tratto non poté evitare di ridere. C’era della comicità nera nella faccenda.
Vedendo Emily dissolversi nelle risate fece scoppiare Daniel. Ben presto stavano entrambi ridendo istericamente, condividendo la loro commiserazione uno con l’altra, legati in quel momento e superandola insieme.
“Pensavo,” disse Daniel una volta che furono cessate le risate. “Ti ricordi quando è venuto Gus?”
“Sì, certo,” rispose Emily. L’anziano gentiluomo era stato il suo primo vero ospite alla locanda. Grazie alla sua clientela si era salvata dall’orlo della bancarotta. Era anche una delle persone più deliziose che Emily avesse mai avuto il privilegio di conoscere. “Come potrei mai dimenticarmi di Gus? Ma cosa c’entra?”
Daniel giocava con pigrizia con la manica della maglietta di Emily. “Ti ricordi quando è andato a quella festa a Aubrey? Al municipio?”
Emily annuì, accigliandosi e chiedendosi dove stesse andando a parare Daniel.
“Ci sei mai stata?” chiese Daniel.
Emily si fece ancor più curiosa. “A Aubrey? O al municipio?” Poi rise. “A dire il vero, non sono stata in nessuno dei due posti.”
Daniel fece una pausa, e si zittì improvvisamente. Emily attese con pazienza.
“Al municipio si fanno matrimoni,” disse, andando finalmente al punto. “Mi chiedevo se non dovremmo, sai, prendere appuntamento, o come si dice, con l’organizzatore di matrimoni. Ovviamente se vuoi sposarti nel Maine invece che a New York.”
Dire che andò sotto shock è un eufemismo! Sentir Daniel suggerire qualcosa che avesse a che fare con l’organizzazione del matrimonio senza che lei avesse dovuto insistere fu un sollievo enorme per Emily.
“Sì, voglio sposarmi nel Maine,” balbettò Emily. “Mi sento più a casa qui di quanto mi sia mai sentita a New York. E qui ho più amici. Non voglio costringere tutti a spostarsi per il bene delle tradizioni.”
“Ottimo,” rispose Daniel distogliendo lo sguardo timidamente.
“Quando pensavi di andare?” chiese Emily.
“Magari il prossimo weekend,” suggerì Daniel, ancora con timidezza. “Ci portiamo Chantelle. Le piacerà da morire.”
Il prossimo weekend? Emily aveva voglia di piangere. Così presto?
Sentì crescerle dentro l’agitazione. Che cos’era accaduto al suo riluttante fidanzato? Che cosa gli aveva fatto cambiare idea così repentinamente? Forse l’avvertimento di Jayne era del tutto infondato, alla fin fine. Daniel voleva un matrimonio tanto quanto lo voleva lei. Era stata un’idiota a dubitare di lui.
Però, non appena Emily ebbe considerato la cosa, le ribollirono dei pensieri in mente. Si chiese se le orribili telefonate fatte alle rispettive madri non avessero qualcosa a che fare con l’improvviso interesse di Daniel. Era stato spronato dallo scetticismo di Patricia – voleva dimostrarsi onorevole e voleva provare che le sue intenzioni erano oneste? Oppure, peggio, intendeva solo tirarla su di morale, calmarla per un attimo?
Dopo aver deciso di prendere un appuntamento il sabato successivo, si misero a letto. Daniel si addormentò subito. Ma con le preoccupazioni che le vorticavano per il cervello, Emily combatté a lungo per riuscire a dormire quella notte.
CAPITOLO CINQUE
Sabato mattina presto Serena entrò nel Bed and Breakfast per il suo turno con le braccia cariche di riviste.
“L’albero è fantastico,” disse guardando l’enorme albero di Natale.
“Quelle cosa sono?” chiese Emily da dietro la scrivania dell’atrio.
Serena andò alla scrivania e lasciò cadere le riviste davanti a Emily. Erano cataloghi di matrimonio.
“Oh,” disse Emily, un po’ sorpresa. Era fidanzata già da una settimana ormai, e non aveva ancora guardato una singola rivista.
“Pensavo che potessi aver bisogno di un po’ di ispirazione,” disse Serena.
Emily ne sfogliò una, guardando a malapena le foto. “A dire il vero, Chantelle ci ha preparato tutta una lista di cose da fare. La prima cosa della lista è la scelta del luogo.”
Serena rise. “Sì, me l’ha mostrata. Adoro quanto è coinvolta. Avete in mente un posto?”
Emily sorrise. “A dire il vero abbiamo un appuntamento tra un’ora.”
“Davvero?” disse Serena sgranando gli occhi dalla contentezza.
Per la prima volta dalla proposta di Daniel, Emily provò un palpitio nello stomaco al pensiero di organizzare il matrimonio, di percorrere la navata.
“È a Aubrey,” proseguì Emily. “L’ha suggerita Daniel; è quella cittadina di cui Gus e i suoi amici non riuscivano a fare a meno di parlare.”
Proprio allora udì Daniel scendere le scale e si guardò alle spalle. Aveva indossato la sua migliore camicia a quadri e si era anche pettinato i capelli all’indietro. Emily sorrise tra sé e sé, felice di sapere che almeno aveva fatto uno sforzo. Serena sollevò le sopracciglia, sorridendo in approvazione.
“Chantelle sta scegliendo che scarpe mettere,” disse Daniel raggiungendo l’ultimo gradino.
Emily notò che gli cadde lo sguardo sulla rivista patinata che teneva in mano. Era aperta su un articolo di bellissimi abiti da sposa. Emily non poteva esserne certa, ma pensò di vedergli un bagliore di sorpresa negli occhi, e si chiese che cosa volesse dire. Non aveva pensato a un matrimonio da abito bianco, a lei con addosso il tipico vestito col velo e lui in scuro? Aveva pensato semplicemente che si sarebbero sposati vestiti al solito, in jeans e camicia? Chiuse di colpo la rivista con improvvisa irritazione.
Un attimo dopo Chantelle apparve sulla cima delle scale. Si era messa uno dei suoi vestiti più belli, i collant bianchi e delle carine e luminose scarpe t-bar. Sembrava una bambola di porcellana. Emily non poté evitare di essere contenta nel vedere quanto significava tutto questo per Chantelle. Almeno qualcuno stava entrando nello spirito giusto.
Afferrò la borsa e la giacca e, lasciando la locanda in mano a Serena, radunò la famiglia fuori dalla porta e fin dentro al pick-up.
“Sei contenta di venire a vedere il posto?” chiese Emily a Chantelle, guardando nello specchietto retrovisore la ragazzina sul sedile posteriore mentre Daniel si immetteva nella strada principale.
“Sì!” esclamò Chantelle. “E di assaggiare il menù!”
Emily si era dimenticata degli assaggi. Si chiese se sarebbe stata in grado di farlo; era così nervosa all’idea di incontrare il suo primo organizzatore di matrimoni da avere la nausea.
Dopo i venti minuti di strada arrivarono a Aubrey. Chantelle sembrava la meno nervosa di tutti. Salì saltellando i gradini di pietra, gridando di gioia nel vedere i cestini appesi e le vetrate colorate. Emily pensò che il luogo fosse bellissimo da fuori; aveva un’aria antica e molto classica. C’erano anche ampie strisce d’erba a circondarlo, con dei meli che sarebbero risultati meravigliosamente nelle foto del matrimonio.
Alla porta furono accolti da una giovane donna vestita davvero bene di nome Laura. Li fece entrare.
Emily trasalì nell’osservare la grandiosità del luogo. Adesso riusciva a immaginarsi tutto – la cerimonia, gli ospiti, i balli. Per la prima volta si costruì un’immagine mentale di come sarebbe stato sposare Daniel, indossare il bellissimo abito e percorrere la navata con i suoi cari a guardarla. Sentì il respiro che le rimaneva intrappolato nei polmoni.
“Volete accomodarvi?” disse Laura facendo un cenno in direzione del buffet di assaggio che era stato sistemato lì.
Sedettero tutti a parte Chantelle, che si aggirava per il posto saggiandone le dimensioni e l’arredamento – tutto quanto, dai tappeti ai quadri.
“Non faccia caso a lei,” disse Emily a Laura con un largo sorriso. “È il nostro perito.”
Emily e Daniel assaggiarono la prima serie di portate principali, che erano presentate in bocconcini. Emily non poté evitare di sentirsi molto strana in quella situazione. Non sapeva se era solo il nervosismo di Daniel o anche il suo, ma era strano stargli seduta accanto in quell’ambiente formale, assaggiando boccone dopo boccone diversi piatti saporiti. Era come se loro non appartenessero a quel luogo, come se si trovassero decisamente fuori posto. Emily riusciva a malapena a incrociare il suo sguardo mentre provavano tutte le pietanze.
Fortunatamente Chantelle allentava un po’ la tensione con le sue buffonate. Era in gran forma, se ne andava su e giù come se fosse a casa sua, comunicando in modo chiaro quali piatti le piacessero e quali no.
“Credo che come antipasto dovreste scegliere questo,” disse con decisione indicando i bocconcini di pomodoro e mozzarella, “come piatto principale il pesce, e come dessert…” Si portò il dito al mento. Chiaramente su questo ci doveva pensare un po’. “Prendete il cheesecake.”
Risero tutti.
“Ma hai scelto le tre cose più costose del menù!” le fece notare Emily, ridacchiando.
Laura colse l’occasione per affrontare il discorso soldi. “Avete deciso un budget per il menù?” chiese.
“Non abbiamo ancora deciso neanche il budget per il matrimonio,” scherzò Daniel, ma Emily non ci trovò niente di divertente. Aveva toccato una corda troppo sensibile. Perché non avevano ancora deciso un budget? Perché non avevano ancora deciso niente? A pensarci bene, dopo aver deciso di prendere quell’appuntamento non si erano messi a discutere di altro.
“Be’, per adesso va bene così,” disse Laura elargendo un vuoto sorriso professionale. “In effetti ci vuole un po’ di tempo per organizzare tutto quanto. Immagino che non abbiate idea di quanti ospiti avrete, vero? Qui ne possiamo ospitare duecento.”
“Oh, uhm…” Emily si grattò il collo. Se non sapevano neanche se le loro madri sarebbero venute, come diavolo facevano a sapere se l’avrebbero fatto gli altri! “Stiamo ancora definendo i numeri.”
“Assolutamente nessun problema,” disse Laura riportando lo sguardo sul classificatore ad anelli, che conteneva foto patinate di pietanze, fiori e decorazioni, insieme a una lista di prezzi e personalizzazioni.
Anche se aveva ancora in viso quel sorriso da professionista robotica, Emily negli occhi le lesse un’esasperazione crescente. Probabilmente si stava chiedendo come avrebbe fatto ad aiutarli a organizzare le cose se non sapevano neanche le basi.
“Nella disposizione da noi suggerita il tavolo d’onore si troverebbe laggiù,” spiegò Laura indicando l’area del palco sul fondo della stanza. “Di solito lo usiamo per i matrimoni, quindi damigelle, testimoni dello sposo, famiglia. Potete avere un tavolo piccolo per sei o uno grande per sedici. Avete un’idea generica dei numeri?”
Emily sentì il petto stringersi. Era un disastro. E Daniel pareva più nervoso di lei. Anzi, sembrava del tutto a disagio.
“È un po’ complicato,” spiegò Emily. “Con le nostre famiglie. Forse dovremmo andare avanti e tornarci più tardi.”
Non riusciva più a sopportare la tensione. Anche Laura pareva agitata – chiaramente aveva capito che le cose non sarebbero andate come al solito, questa volta.
“Sì, ma certo.” Scorse rapidamente molte pagine del raccoglitore. “Allora, abbiamo la grande doppia porta laggiù. Può essere lasciata aperta, se il tempo è bello. Volete un matrimonio primaverile o estivo, o siete più una coppia da autunno, inverno? Per il prossimo anno siamo pieni per la primavera e l’estate quindi dovrete aspettare, ma abbiamo delle date disponibili in autunno e in inverno.”
Emily osservò la reazione di Daniel alla notizia che il loro matrimonio forse si sarebbe fatto prestissimo, addirittura in settembre. Impallidì completamente. Vederlo così rese ancor più nervosa Emily.
Chantelle pareva cogliere la tensione. La sua bizzarra sicurezza parve tramontare. Continuava a far passare lo sguardo da Emily a Daniel – l’entusiasmo svaniva di più ogni momento che passava.
“Forse dovrebbe darci il suo biglietto da visita,” disse Emily a Laura. “Prenderemo un altro appuntamento quando sapremo più dettagli.” Si alzò bruscamente.
“Oh, okay, okay,” disse Laura, presa alla sprovvista, lasciando cadere il raccoglitore nella fretta di alzarsi per stringere la mano di Emily.