Keira conosceva benissimo la storia, ma ciò non impediva a Mallory di ritirarla fuori in continuazione. Lui era stato il suo vero amore, erano stati giovani ma avevano creduto di poterla fare funzionare, ma l’uomo non era riuscito a sopportare la responsabilità di avere dei figli e l’aveva lasciata povera in canna nella grande città con due bambine piccole. Anche se non aveva mai incontrato suo padre, Keira era assolutamente certa che la sua assenza avesse avuto un ruolo fondamentale nella propria incapacità di portare avanti una relazione felice. Ed era di certo il motivo per cui Bryn stava mettendo su casa con un uomo anziano.
Mallory si agitò il bicchiere davanti al volto, versando un po’ del liquido rosa sul tavolo. “Ma vi dirò una cosa: i cuori spezzati, come le ossa rotte, sono più forti una volta aggiustati.”
Keira sollevò un sopracciglio. Era un’affermazione piuttosto profonda per venire dalla madre.
“Chi stai citando, mamma?” saltò su Bryn. “Oprah Winfrey?”
“Non mi ricordo chi,” rispose stizzita Mallory. “Potrebbe anche essere un biscotto della fortuna. Non importa. Il punto è che supererai questa faccenda, imparerai qualcosa e guarirai, e il tuo cuore andrà avanti.”
“Oh, questa la conosco. È di Celine Dion,” disse Bryn.
Mallory la guardò accigliata. “Vuoi smetterla con le battute, Bryn! Sto cercando di far sentire meglio Keira.”
“Ed è così, mamma,” disse sinceramente lei, riprendendo la parola. “Mi stai davvero aiutando moltissimo. E anche Bryn, a modo suo.” Sorrise alla sorella. Bryn aveva fatto molto nelle ultime settimane, sopportandola mentre si aggirava depressa per casa tutto il giorno senza lavarsi e tollerando il suo cattivo umore. Quello le sembrò il momento giusto per raccontar loro dell’incontro con l’agente immobiliare di qualche ora prima. “A dir la verità, ho delle novità. Delle buone notizie.”
“Oh?” chiesero le due donne all’unisono.
Keira all’improvviso si sentì intimidita. Affittare un appartamento era un grosso passo per lei, e per tutte loro in realtà. Avrebbe finalmente segnato la sua transizione da giovane adulta a donna. Per Mallory, sarebbe stato il momento in cui avrebbe potuto smettere di preoccuparsi di come la figlia più giovane se la stava cavando nel mondo. Per Bryn avrebbe significato il ritorno della sua indipendenza, una diminuzione di responsabilità, e un alleggerimento del peso che aveva sempre dovuto portare in quanto sorella maggiore.
“Ho pagato la caparra per un appartamento.”
Ci fu un momento di silenzio sbalordito. Poi Bryn iniziò a strillare e Mallory fece un ampio e luminoso sorriso.
“Cara, lo hai fatto davvero?” chiese.
Keira sorrise imbarazzata e annuì. “Già.”
All’improvviso Bryn saltò su dalla sua sedia. Corse verso Keira e le gettò le braccia attorno al collo. “Oh, GRAZIE A DIO!” gridò.
Keira scoppiò a ridere nel suo stretto abbraccio. “Okay, okay, lo so che sono stata una seccatura, ma dai!”
Bryn allentò leggermente la presa. “Non è che tu sia stata una seccatura,” spiegò. “È solo che Felix… beh, mi ha chiesto di andare a vivere con lui. Io la sto tirando un po’ per le lunghe…”
“Lo sapevo!” esclamò Keira.
Dall’altra parte del tavolo, Mallory iniziò a piangere. “Le mie due bambine, stanno crescendo così in fretta.”
E così potevano chiudere l’ultima casella del tabellone della tombola. Il pianto!
*
Keira uscì nella fredda aria della sera, stringendo il cappotto attorno a sé. La cena con sua madre e Bryn era stata rinvigorente. L’aveva apprezzata molto più di quanto si fosse aspettata.
Bryn era andata a passare la notte da Felix, quindi Keira avrebbe avuto l’appartamento tutto per sé. Tanto era stanca, e voleva buttarsi subito a letto. Il giorno seguente sarebbe tornata in ufficio e voleva essere fresca e riposata per il lavoro. Nelle ultime settimana era stata di umore pessimo, ma sperava che quel nuovo atteggiamento positivo sarebbe durato fino all’indomani.
Si ritrovò davanti al cartello con le indicazioni per la metropolitana. Mentre si dirigeva verso la stazione, sentì una vibrazione nella tasca. Il suo cellulare. Lo tirò fuori.
Con sua sorpresa, era un messaggio da Cristiano. Le parve che il suo cuore si fermasse mentre lo apriva.
Chiunque tu sia, lascia in pace Cristiano. Ormai ha voltato pagina.
Keira fissò il messaggio, sbattendo le palpebre per lo shock. Non veniva affatto da Cristiano, ma da qualcuno che stava usando il suo cellulare. Una nuova ragazza?
Le si torse lo stomaco. Tutta la positività della serata sembrò improvvisamente svanire e disperdersi. Come era possibile che l’avesse già dimenticata? Dopo tutte quelle conversazioni che avevano avuto sul fatto che lui voleva uscire solo con donne con cui si vedeva sposato. Quante ce ne dovevano essere perché ne avesse già trovata una, in quel breve lasso di tempo? Essere un buon partito ai suoi occhi non doveva significare molto, in fondo. Quindi era stata raggirata?
Si rinfilò di scatto il telefono in tasca. Furibonda, si affrettò lungo le scale della metropolitana e dentro il treno in sosta. Sprofondò nel sedile e fissò l’oscurità fuori dal finestrino.
Aveva la mente in subbuglio, immersa in un’analisi accurata di ogni singolo secondo che lei e Cristiano avevano passato insieme, alla ricerca di un nuovo significato, di nuovi indizi nei momenti della loro relazione.
Ma più ci pensava e più la sua rabbia si acquietava. Invece di continuare a soffermarsi sul peggior scenario che la sua mente potesse inventarsi (che Cristiano le avesse mentito sulla difficoltà con cui apriva il suo cuore) riuscì a calmarsi e a tornare in sé. A volte le relazioni di ripiego erano le migliori. Lui era stato il suo ripiego dopo Shane e il tempo che avevano passato insieme era stato magnifico. Forse quella nuova donna era solo il suo ripiego, piuttosto che la sua prossima moglie. Forse lo aveva imparato da Keira, che a volte andava bene stare con una persona solo perché lo si voleva, piuttosto che perché si avevano dei piani a lungo termine.
Ripensò alle parole di sua madre, a proposito del fatto che ogni relazione fosse un’opportunità per imparare e crescere, per avanzare e migliorarsi. Era possibile che Cristiano stesse facendo lo stesso. E Keira riusciva a percepire, in maniera quasi tangibile, che per lei era così. Piuttosto che aggrapparsi alla sua rabbia, al suo ego ferito, le era servito solo il tempo che aveva impiegato la metro a partire per lasciarli andare.
Scese dal treno e tornò al livello della strada, uscendo dalla stazione della metropolitana più saggia di quanto fosse stata al suo ingresso. Quando era salita sul vagone era stata furiosa, ma all’uscita era sollevata. Quella era davvero la fine. Era il momento di andare avanti, una volta per tutte.
CAPITOLO QUATTRO
Keira bussò con le nocche sulla porta dell’ufficio di Elliot. Era aperta, me lei sentiva lo stesso il bisogno di essere educata.
“Buongiorno, Keira,” disse l’uomo, voltandosi per guardarla. “Entra, entra.”
La donna entrò, accomodandosi sulla sedia davanti a lui. Era sempre intimidita dall’ufficio di Elliot, come se fosse stata una scolaretta di fronte al preside.
“Va tutto bene?” domandò Elliot, abbassando lo sguardo per incontrare il suo.
Keira deglutì il groppo alla gola che le veniva sempre quando doveva parlare con il capo. “Sì. A dir la verità volevo scusarmi.”
“Per cosa?” domandò Elliot, accigliandosi.
“Per il mio comportamento delle ultime settimane, da quando sono tornata dalla Francia. Non sono stata molto in forma.” Una volta iniziato a parlare, voleva togliersi quel peso dallo stomaco, e le parole le scivolarono in fretta dalle labbra. “E lo so che finora ho evitato di scegliere la location per il nuovo incarico; credo solo che mi servisse del tempo dopo Cristiano. Ero preoccupata, capisci? Un altro incarico, un altro cuore spezzato. Ma avrei dovuto essere sincera invece di evitare l’argomento, quindi mi dispiace.” Prese un profondo respiro e poi sorrise, soddisfatta di aver dato finalmente voce alle sue ansie.
“Oh,” rispose lui, un po’ perplesso. “In realtà non me ne ero accorto.”
Keira aggrottò le sopracciglia. “Davvero? Ma mi hai scritto praticamente una email al giorno per chiedermi dove volevo andare per il prossimo articolo.”
Elliot scrollò le spalle. “Io mando moltissime email, Keira. Guarda, te ne sto scrivendo una mentre stiamo parlando. Immagino che ora non ce ne sia più bisogno.” Cliccò qualche tasto e poi incrociò le braccia guardandola.
Ci fu una lunga pausa. Keira sbatté le palpebre. “Beh, che cosa c’era scritto nella email?”
“Oh, giusto,” disse Elliot, ritornando all’argomento. “Era a proposito del tuo prossimo incarico all’estero.”
“Il mio…” Keira si prese un istante per comprendere a pieno il significato di quelle parole. Strinse gli occhi. “Vuoi dire che hai deciso dove sarà?”
Avrebbe dovuto consultarla! Era quello l’accordo a cui erano arrivati, che avrebbe scelto lei le sue mete da quel punto in avanti. Elliot l’aveva accettato. Come poteva rimangiarsi la sua promessa?
“Beh, ho chiesto il tuo parere,” rispose semplicemente l’uomo. “E non l’ho ricevuto, quindi ho chiesto a Heather di procedere e di prenotare qualcosa in ogni caso. Questo è un ambiente che si muove in fretta, Keira. Se le persone non mi rispondono, non posso stare fermo ad aspettare per sempre.”
Sembrava completamente distaccato, ma Keira si sentiva tradita. Non solo sfruttava il suo cuore per l’intrattenimento del pubblico, ma tornava persino indietro sugli accordi presi? La frustrazione ribollì dentro di lei.
“Dove vi mandi?” chiese con tono secco.
Elliot controllò l’orologio. “Te lo dirò alla riunione con lo staff.” Poi batté le mani. “Andiamo.”
A Keira girava la testa dopo la discussione con il capo. Non era andata affatto come si era aspettata. Guardò Elliot che usciva dall’ufficio, con la mente in subbuglio. Che si fosse dimenticato del loro accordo? O forse non gliene importava proprio. E Nina? Almeno lei avrebbe dovuto evitare di procedere senza il consenso di Keira! In teoria era sua amica, doveva essere dalla sua parte, ma man mano che era salita tra i ranghi al Viatorum, aveva iniziato a schierarsi sempre più dalla parte di Elliot.
Frastornata, si alzò e seguì Elliot fuori dalla stanza, e nella vicina sala conferenze. Gli altri scrittori iniziarono a entrare, con il caffè in mano, per accomodarsi. Keira si accorse che c’erano altri nuovi volti tra di loro. Era stata tanto reclusa nel proprio ufficio nelle ultime settimane che non l’aveva nemmeno notato, né si era presa la briga di parlare con nessuno di loro. Si sentì in colpa. Non era passato tanto tempo da quando era stata lei la nuova arrivata, disperatamente bisognosa di parole rassicuranti e di amicizia. Decise a metterci più impegno.
“Come sta andando oggi?” chiese al gruppo di novellini, dirigendo la domanda verso una giovane donna con una lunga treccia e un anello nel setto nasale.
La ragazza sbatté le palpebre, come se fosse sconvolta dall’attenzione rivoltale da Keira. “Bene,” rispose con uno squittio stridulo. “È il giorno delle assegnazioni, quindi non vedo l’ora di sapere quale sarà il mio prossimo incarico.”
Il resto del gruppo si limitò ad annuire. Uno di loro arrossì persino. Era la prima volta che Keira aveva quell’effetto su altre persone. Era facile dimenticare che ormai aveva un ruolo di grosso rilievo, che era una scrittrice che si palesava alle riunioni per poi svanire dall’ufficio per intere settimane. Probabilmente pensavano di lei quello che un tempo Keira aveva pensato di Elliot, o di Lance. Era una sensazione molto singolare.
“Io sono Keira, a proposito,” disse, tendendosi per stringere la mano alla ragazza.
“Sì, lo so,” rispose lei. “Io mi chiamo Meredith.” Aveva un sorriso dolce.
Keira si accomodò di fianco a lei. “Sei nuova, giusto?”
“Più o meno,” replicò Meredith. “Ho iniziato mentre tu eri in Francia.” All’improvviso apparve intimidita. “Mi è piaciuto moltissimo il tuo articolo, comunque.”
“Oh,” disse lei. “Grazie. Sto cercando di andare oltre quella serie.”
“Quella serie? Vuoi dire gli articoli della Guru del Romanticismo?” La ragazza sgranò gli occhi. “Non puoi! Sono fantastici!”
Keira non ebbe il tempo di rispondere perché Elliot diede il via alla riunione.
Aveva lo stomaco stretto dall’ansia. Qualsiasi cosa avessero in mente per lei, avrebbe dovuto essere forte. Se non lo avesse voluto accettare, si sarebbe licenziata. Era semplice. Anche se ovviamente era più facile a dirsi che a farsi.
“Iniziamo con un bell’applauso a Meredith,” esordì Elliot. “Il suo articolo sull’e-tour dei graffiti di New York è stato un grande successo.”
Tutti applaudirono e Meredith si illuminò. Keira fu felice per lei. Quando aveva iniziato alla rivista, era stata sotto il comando di Joshua. Lui aveva fatto sentire tutti dei falliti. L’ambiente lavorativo era molto meglio in quel periodo, era molto più solidale.
Elliot continuò. “Poi credo che siate tutti interessati di sapere dove andrà la nostra Guru del Romanticismo per la nostra uscita speciale di dicembre.”
“In Lapponia?” disse uno dei nuovi assunti.
“Vediamo se può sedurre Babbo Natale,” aggiunse un ragazzetto dal volto pulito.
Tutti risero. Tutti tranne Keira.
“No,” rispose Elliot. “Abbiamo deciso di fare qualcosa di un po’ diverso.”
Ed eccolo lì. Il momento del verdetto. Ogni muscolo del corpo di Keira si tese.
“La manderemo a fare una crociera in Scandinavia. Questa volta, l’incarico sta nel dimostrare che qualcuno che sta soffrendo per la fine di una relazione può evitare una storia di ripiego. Questa volta, vogliamo che la nostra Guru non si innamori.”
Keira rimase sbalordita. Aveva le parole mi licenzio sulla punta della lingua, ma fu costretta a rimangiarsele.
“Impossibile,” disse il burlone dal volto pulito che aveva parlato prima. “Si innamorerà della sua guida turistica, e lo sapete tutti.”
La stava prendendo in giro, ovviamente, ma Keira era troppo sconvolta per prestargli attenzione.
“Ed è per questo che non assumeremo nessuna guida turistica,” aggiunse Elliot. Guardò Keira. “Hai quindici giorni. Oltre al percorso in nave, che ti porterà attraverso la Danimarca, la Finlandia e la Svezia, il resto sta a te. Viaggerai completamente da sola.”
Keira era senza parole. Mentre iniziava a prendere coscienza della situazione, sentì che le sue ansie svanivano. Quella volta non si aspettavano che mettesse in pericolo il suo cuore! Certo, avrebbe comunque dovuto scavare a fondo per rendere l’articolo personale, ma non c’era bisogno che mettesse in gioco i suoi sentimenti.
Il burlone aveva un’ultima osservazione arguta da regalare. “Quindi, in pratica deve solo scrivere un articolo di viaggio?”
Tutti scoppiarono a ridere. Ma Keira aveva una cosa sola da dire, solo una parola per descrivere quello che la sua mente stava immaginando: l’aurora boreale, i fiordi, le montagne innevate e una grande varietà di polpette! Alla fine riuscì a fiatare: “Wow.”
CAPITOLO CINQUE
Keira era al settimo cielo per la gioia mentre tornava a casa di Bryn dopo il lavoro, quella sera. Sua sorella non era ancora nell’appartamento, quindi non c’era nessuno a cui potesse raccontare le novità. Piuttosto, si infilò sotto il letto di Bryn alla ricerca della sua fidata borsa da viaggio, sorpresa della propria felicità all’idea di fare di nuovo le valigie. Era stata certa al cento per cento di non volerlo fare più, e invece eccola lì, entusiasta di viaggiare all’estero per lavoro ancora una volta.
Il suo telefono squillò per l’arrivo di un messaggio, e lei lo controllò, scoprendo che era di sua madre.
Che differenza c’è tra un cortado e un flat white?