Natale per Sempre - Софи Лав 2 стр.


Emily si accigliò e guardò Daniel, perplessa. Dall’espressione di lui capì che era incuriosito e divertito quanto lei.

“Certo che sì,” rispose Amy con un largo sorriso.

Afferrò un sacchetto dal pavimento, dove era rimasto nascosto dal divano. Emily riuscì a vedere un tessuto argento brillante, fiocchi di neve luccicanti e ghiaccioli di plastica fare capolino dalla sporta strapiena.

“Cos’è tutta quella roba?” esclamò. “Avete complottato! Tutte e due!”

Fece a Chantelle il solletico sulle costole e la bambina lanciò un gridolino. Poi si liberò dalle dita di Emily e corse da Amy. Afferrò il sacchetto e guardò dentro.

“Forte,” disse a Amy. “Possiamo cominciare subito?”

Amy guardò Emily come in cerca di approvazione.

“Non guardare me,” disse ridendo Emily, alzando le mani come chiedendo una tregua. “Voi due chiaramente avete fatto i vostri piani!”

Entrambe si affrettarono nel corridoio e si misero ad appendere sul soffitto luminarie natalizie e a spruzzare neve finta sulle lastre di vetro delle finestre. Emily le osservò dalla soglia, posandosi lì con le spalle. Provava una grande gioia natalizia.

“La schiena mi sta uccidendo,” disse allora Daniel, apparendo alle sue spalle. “Vado a fare un lungo bagno.”

“Buona idea,” disse lei. “Riposati.”

Daniel lavorava tantissimo al momento per provvedere alla famiglia. Non voleva che si facesse male come era successo di recente al suo capo, Jack. Sarebbe stato un disastro. Doveva prendersi cura di sé.

Lui le diede un bacio sulla guancia, poi salì di sopra, superando Amy e Chantelle.

“Vieni, mamma!” esclamò Chantelle. “Devi aiutare anche tu!”

Emily cominciava a sentirsi molto stanca giunta alla fine della gravidanza. Ma non voleva deludere Chantelle. Guardò Patricia, che sfogliava una rivista di design sorseggiando la bevanda al cioccolato.

“Mamma? Vuoi darci una mano anche tu?”

Patricia sembrò sorpresa. “Oh. Be’. Immagino di sì.”

Emily fece un sorrisetto, molto contenta che la madre si unisse a loro. Tornò a voltarsi verso Chantelle.

“Arriviamo!”

Poi lei e Patricia andarono in corridoio e si misero a curiosare nella borsa di addobbi di Amy. Emily prese una decorazione brillante e si mise ad avvolgerla attorno al corrimano della scala, mentre Patricia selezionò del materiale luccicante e lo appese artisticamente attorno alle cornici dei quadri. Era un momento davvero meraviglioso per Emily, davvero pieno di pace e felicità.

“Quand’è che ti sposi, Amy?” chiese Chantelle fissando dei fiocchi di neve ai muri con dell’adesivo colorato.

“Non ho ancora deciso la data,” le disse Amy sorridendo tra sé. “Non riesco a decidere in quale stagione voglio sposarmi. E nemmeno in quale paese.”

Chantelle sgranò gli occhi, come se il pensiero di un matrimonio oltreoceano non le fosse mai passato per la testa. “Potreste sposarvi in Lapponia! Renne e neve bianca!”

Amy rise. “Pensavo più alle Bahamas. Tartarughe… e spiagge bianche.”

“Sembra bello anche così,” concesse Chantelle.

“Se hai bisogno di una mano per i preparativi,” disse Emily, “sarei molto felice di aiutare. Sei stata fantastica col mio matrimonio, mi piacerebbe restituirti il favore.”

Amy sembrava commossa. “Davvero, Em? Sarebbe il meglio immaginabile. Però, onestamente, tu hai un sacco di cose da organizzare prima ancora che io sia pronta a sposarmi. Devi partorire, per cominciare! E una luna di miele preparto? Il tempo a tua disposizione sta scadendo.”

Emily rise e scosse la testa. “No, anche te! Una luna di miele? La dottoressa ci ha chiesto se ne avremmo fatta una. È una nuova moda?”

“Che cos’è una luna di miele preparto?” intervenne Chantelle.

Amy sembrava sconvolta. “Non riesco a credere che nessuna delle due non ne abbia mai sentito parlare. Una luna di miele preparto è l’ultima occasione per la madre e il padre di fare una vacanza prima che le necessità del neonato prendano tutto il loro tempo.”

“Non ho mai sentito parlare di qualcosa di così indulgente,” disse Patricia sbuffando.

Ignorando sua madre, Emily notò che Chantelle sembrava un po’ preoccupata alla prospettiva che lei e Daniel se ne andassero per un weekend. La turbava sempre che se ne andassero, perché i primi terribili anni della sua infanzia le avevano insegnato che quando le persone se ne andavano non sempre tornavano a casa. Era un lavoraccio disfare il senso di rovina che l’opera di madre di Sheila le aveva instillato.

“Non ti preoccupare, tesoro,” le disse Emily. “Se non posso più volare non ha molto senso.”

“Emily!” esclamò Amy, incredula. “Il senso è che tu e Daniel approfittiate dell’ultima possibilità che avete di fare un viaggio romantico insieme. Le vostre vite stanno per cambiare per sempre. Non volete un gran finale? Non dovete per forza andare lontano. Potreste andare in macchina fino a Québec City. È bellissima in questo periodo dell’anno.”

Per la prima volta Emily cominciò a chiedersi se una luna di miele sarebbe stata divertente. Solo lei e Daniel, lasciandosi alle spalle tutto lo stress della gestione delle rispettive attività e tutta l’ansia del parto.

“Non pensi che sarebbe una cosa un po’ dell’ultimo momento?” disse Emily. “Dovrei partorire fra tre settimane.”

“E solo, tipo, il venti per cento dei bambini nasce nel giorno giusto,” rispose Amy.

“Tu sei nata in ritardo, comunque, Emily,” le disse Patricia. “Anche Charlotte. E anch’io. Se somigli a me, nascerà in ritardo. Io sono arrivata a quarantadue settimane e sette giorni con tutte e due.”

“Neanche per sogno!” esclamò Emily. Non le era mai stata detta una cosa del genere. “Sembra decisamente fastidioso.”

“Certo che no,” replicò Patricia. “Il tuo corpo lo sa che cosa vuole. Devi fidarti di lui.”

“Non lo sapevo neanche che ci potesse volere così tanto,” disse Amy.

Patricia annuì. “All’epoca il parto indotto veniva evitato, se si poteva, e ci si fidava che la natura avrebbe fatto il suo corso. È più comune di quanto pensi la gente. Alcuni bambini hanno bisogno di un’infornata più lunga.”

Amy e Chantelle risero, ma Emily era quasi nauseata al pensiero. La gravidanza era difficile! Non voleva che durasse neanche un minuto più del necessario! Però forse sua madre aveva ragione. Le vecchie generazioni erano meno viziate e schizzinose. Non avevano lune di miele prenatale o roba del genere. A volte il sistema pratico e privo di esigenze di fare le cose era il migliore.

Terminarono di decorare i corridoi e poi andarono in sala da pranzo, dove sistemarono dei fiocchi di neve brillanti su tutte le tavole e sostituirono i centrotavola a tema autunnale con quelli invernali. Era tutto bellissimo, ed Emily si entusiasmò ancor di più per il Natale.

Ma l’entusiasmo non bastava a farla smettere di sbadigliare. Decorare era stato piuttosto faticoso e ultimamente non aveva più energie.

“Devo fermarmi un po’,” confessò. “Se anche solo tentassi di raggiungere la sala da ballo potrei prendere sonno!”

Allora si accorse che Amy e Chantelle si scambiavano occhiate maliziose l’una con l’altra.

“Che c’è?” chiese portandosi le mani sui fianchi.

“Niente,” disse Amy con un tono che suggeriva l’opposto.

“Possiamo farle vedere?” chiese Chantelle a Amy.

“Sta a te. Sei tu che volevi che fosse una sorpresa.”

“Farmi vedere cosa?” esclamò Emily.

Ma Chantelle e Amy parlavano tra loro. Si fece ancora più impaziente.

“Ragazze, voglio sapere qual è la sorpresa!” esclamò.

“Okay,” disse Chantelle. “Vieni con me.”

Le prese la mano e la condusse per il basso corridoio che si apriva sulla sala da ballo. Ma invece di proseguire dritto svoltò a destra, lungo l’ancor più piccolo passaggio che conduceva a zigzag fino agli annessi esterni e al garage. Si fermarono davanti a una delle porte.

Emily si accigliò, curiosa.

“Non eravamo sicure di riuscirci,” le disse Chantelle. “Perché non volevamo usare una delle stanze della locanda. Poi Amy ha proposto uno degli annessi. Perciò…” Fece una pausa per ottenere un effetto drammatico, poi spalancò la porta.

Emily sbatté le palpebre, poi trasalì. La stanzina era stata completamente trasformata. Invece delle pareti con mattoni a vista, i muri erano stati intonacati e dipinti di giallo. Invece del pavimento in cemento era stato posto del vinile, e sopra c’era un soffice tappeto. La stanza era piena di luci – da notte, natalizie e da discoteca che proiettavano stelle sui muri.

“Che cos’è?” chiese Emily sconvolta.

“È la stanza dei giochi!” esclamò Chantelle.

Allora parlò Amy. “Pensavamo che sarebbe stato bello che le bambine avessero un posto dove giocare fuori dalla locanda. Un luogo in cui potessero fare tutto il rumore che vogliono senza disturbare nessuno degli ospiti. E un luogo dove tenere i giocattoli, in modo che non finiscano dappertutto.”

Emily era molto commossa. La stanza era adorabile. Adesso doveva solo essere riempita di giocattoli!

“La adoro, grazie mille,” disse abbracciando a turno Amy e Chantelle.

Tornarono nel soggiorno in modo che Emily potesse riposare prima di ricominciare con il resto degli addobbi. Poi, una volta ristorata, ripresero il mastodontico compito di decorare la sala da ballo.

“Lo sapete che cos’è che manca?” disse Emily una volta appesa l’ultima luminaria natalizia.

“Che cosa?” chiese Chantelle.

“Un albero di Natale!” esclamò Emily.

Gli occhi di Chantelle si fecero tondi ed entusiasti. “Certo. Ma ce ne serve più di uno, no? Ce ne serve uno per la sala da ballo e uno per l’atrio. E uno da Trevor. E per la spa. E per il ristorante.”

“Pare che vi serva un’intera foresta,” scherzò Amy.

“E se ci andassimo tutti domani?” propose Emily. “Yvonne mi stava parlando di un bellissimo vivaio di alberi di Natale appena fuori città. Non è lo stesso in cui siamo andati l’anno scorso; questo dev’essere davvero enorme. Potremmo passarci una giornata, no?”

“Può venire anche nonna Patty?” chiese Chantelle.

Emily scosse la testa. “Parte oggi,” disse.

L’espressione di Chantelle si fece abbattuta. Emily odiava vederla triste.

“Perché non glielo chiedi tu?” suggerì.

Patricia di recente l’aveva sorpresa. Magari sarebbe rimasta se le avessero detto di volerla con loro.

Chantelle si precipitò fuori dalla sala da ballo giù per il corridoio fino a raggiungere Patricia, che si stava rilassando in soggiorno.

“Nonna Patty!” esclamò Chantelle, la voce abbastanza forte da arrivare fino a Emily, che camminando a papera cercava di raggiungerla. “Puoi venire con noi a prendere l’albero di Natale domani?”

Emily entrò nella stanza proprio mentre Patricia scuoteva la testa.

“Ho prenotato un volo per casa,” disse Patricia. “Parte stasera.”

“Per piacere,” disse Chantelle. Montò sul divano accanto a Patricia e le avvolse le braccia attorno al collo. “Voglio davvero, davvero che tu rimanga.”

Patricia sembrava sconvolta dalla manifestazione di affetto. Diede una pacca sul braccio a Chantelle e alzò lo sguardo su Emily, che stava sulla soglia. Emily sorrise, toccata dalla scena dolce, da quanto amore Chantelle aveva da dare, anche a chi si era comportato in modi che avrebbero dovuto precluderlo. La capacità che aveva di perdonare e dimostrare gentilezza la ispirava sempre.

“Be’, non voglio stare tra i piedi,” disse Patricia parlando a Chantelle ma rivolgendo le sue parole a Emily.

“Non stai tra i piedi,” disse Emily. “Ci ha fatto molto piacere averti qui. E la locanda al momento non è certo piena. È il momento perfetto per rimanere. Se vuoi.”

“Per piacere!” la implorò Chantelle.

Alla fine Patricia sorrise. “Okay. Resterò e vi aiuterò a scegliere l’albero.”

Emily capì che Patricia era commossa di essere stata invitata a restare, di essere la benvenuta dopo il suo comportamento cattivo e le terribili litigate che avevano fatto. Emily provò una soverchiante sensazione di gratitudine capendo che la vita poteva sempre volgere al meglio. Sembrava che non fosse mai troppo tardi per provare la gioia natalizia per la prima volta!

CAPITOLO DUE

Chantelle era felicissima quando Emily e Daniel vennero a prenderla a scuola il giorno dopo, con Patricia seduta pazientemente sul sedile posteriore. Sembrava molto fuori posto nel furgoncino col suo due pezzi e la giacca, ma Chantelle non parve notarlo. Balzò sul sedile, raggiante, le guance rosse per via dell’aria fredda.

“L’albero di Natale!” dichiarò.

Daniel guidava. Il tempo non era ancora cambiato del tutto, anche se faceva molto più fresco di prima. Non c’era neanche ghiaccio, il che era normale in quel periodo dell’anno. Emily era grata che il tempo avesse retto finora. Voleva dire che Evan, Clyde e Stu erano stati in grado di lavorare all’isola spediti.

Il vivaio di alberi di Natale era piuttosto fuori da Sunset Harbor. Potevano, certo, andare semplicemente al deposito di Ellsworth, ma quella sarebbe stata difficilmente un’esperienza magica per Chantelle! Perciò andarono ancora più in là, a quello di Taunton Bay.

Mentre percorrevano la stradina accidentata e piena di buche che conduceva al vivaio, Emily vide che era valsa la pena di fare quel viaggio extra. Il vivaio era enorme, e grazie al versante spiovente che correva giù dalla strada fino al lago avevano un panorama fantastico degli alberi.

“È come un’intera foresta di Natale,” disse Chantelle, meravigliata.

Daniel posteggiò nel parcheggio arrangiato, che in realtà era solo un appezzamento di terra raso coperto di fieno perché non si formasse il fango. C’era una piccola casa in pannelli di legno da un lato, con un cartello fatto a mano che proclamava: alberi di Natale!

Emily guardò Patricia sul sedile posteriore, accanto a Chantelle. Aveva addosso la sua solita espressione altezzosa, e scrutava fuori dal finestrino con un’espressione spaventata in vista del terreno sul quale stava per mettere piede. Ma teneva a freno la lingua, ed Emily sorrise tra sé. Quella, di per se stessa, era una piccola vittoria.

Smontarono tutti dal pick-up, proprio nello stesso momento in cui si aprì la porta della casa. Ne uscì un uomo, che li salutò con la mano. Sembrava molto allegro, con una pancia rotonda. Emily si chiese se non avesse mai preso in considerazione l’idea di fare Babbo Natale; sicuramente ne aveva l’aria.

“Salve, gente!” disse sorridendo apertamente. “Io sono Terry. Siete venuti per prendervi un albero?”

“Certo che sì,” disse Daniel.

Chantelle corse dall’uomo. “A dire il vero ce ne servono cinque. Abbiamo una locanda, sai, e un ristorante e una spa, e a tutti serve un albero. Così come alla sala da ballo.”

“E se cominciassimo con uno solo?” propose Emily pensando al fatto che non c’erano ospiti alla locanda in quel momento che avrebbero potuto godersi gli alberi. “Poi, se ce ne serviranno altri, potremmo tornare qui a fare un altro giro.”

La cosa parve piacere a Chantelle, che annuì.

Terry mostrò loro gli strumenti di cui avrebbero avuto bisogno, poi lo salutarono e si inoltrarono nella foresta di alberi. Emily pensò al vivaio che avevano visitato l’anno precedente, che era molto pieno, gestito più come un parco divertimenti, con giri in trattore e cioccolata calda in vendita. Le piaceva di più questa esperienza essenziale, soprattutto dato che nel momento in cui entrarono nella foresta tutto si fece molto tranquillo.

“È come se fossimo le uniche persone al mondo,” disse, le mani a cullare protettivamente il pancione.

Si guardò indietro per vedere come se la stesse cavando Patricia. Nonostante camminasse sulle punte e avesse un’espressione leggermente sparuta, non si lamentava per nulla. Emily si chiese se magari non si stesse divertendo, pur essendo troppo orgogliosa per ammetterlo.

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