“In questo caso dovremmo farlo,” acconsentì Emily. Adorava i giri in barca anche lei, e qualsiasi occasione di vedere l’isola era la benvenuta, considerando che il tempo poteva cambiare da un momento all’altro. Sembrava davvero un bel colpo di fortuna che se ne fosse presentata l’opportunità. Emily sarebbe stata sciocca a non coglierla!
Arrivarono alla scuola, parcheggiarono e smontarono dal furgoncino. Un attimo dopo le porte si spalancarono e i bambini si precipitarono giù dal porticato. Apparve Chantelle, che scrutava con lo sguardo il parcheggio in cerca della macchina di Emily. Ma invece trovò il pick-up e, a giudicare dalla sua espressione, era chiaro che era elettrizzata di vedere che il padre inaspettatamente era venuto a prenderla. Corse nella loro direzione.
“Papà,” esclamò Chantelle sfrecciando tra le sue braccia aperte. “Che cosa ci fai qui?”
“Porto la mia speciale ragazza in gita in barca all’isola, ecco cosa,” disse Daniel. “Che ne dici? Ti va un giro in barca?”
“SÌ!” esclamò Chantelle saltando su e giù.
Tornò di corsa al cortile per salutare gli amici prima di fuggire di nuovo verso il furgoncino e montar su.
“Wow, sei stata veloce,” commentò Emily. Si diede una pacca sulla pancia. “Mi manca poter correre così!”
“Povera mamma,” disse Chantelle. “Ma ormai non manca molto. Arriverà prima di Natale. Oh, adesso che ci penso. Hai chiesto a nonno Roy di venire per Natale?”
Emily provò una scossa di angoscia al petto. Qual era la cosa migliore da dire alla bambina? Non voleva che si preoccupasse inutilmente.
“Gli ho mandato un’email,” le disse Emily. “Ma perché non cerchiamo di chiamarlo quando siamo sull’isola?”
Chantelle annuì e si sistemò per il resto del viaggio fino al porto.
Quando furono arrivati era tutto molto tranquillo. Nonostante il tempo mite, la maggior parte della gente aveva già stipato le barche per l’inverno. Era solo per la ristrutturazione dell’isola che la barca di Daniel era ancora fuori. Era stato un colpo di fortuna, o c’era dietro lo zampino del destino, se potevano navigare con tanta regolarità.
Daniel montò in barca per primo, prima di aiutare a salire Chantelle ed Emily. Poi partirono, tagliando l’acqua luccicante in direzione dell’isola.
“Chantelle,” disse Emily rivolgendosi alla ragazzina. “Come ti sentiresti se io e papà facessimo un viaggio di un weekend da soli?”
Chantelle esitò, storcendo le labbra di lato in riflessione.
“Puoi essere sincera,” aggiunse Daniel. “Vogliamo sapere come ti senti davvero. Perché ci sono stati momenti in passato in cui hai detto bene, ma poi in realtà la cosa ti ha resa molto triste.”
Emily pensò alle sue crisi precedenti. Sperava che Chantelle non si sentisse attaccata dai commenti di Daniel e che capisse che venivano da preoccupazione e amore.
“Immagino che dipenda da chi mi fa da babysitter,” disse Chantelle pensosamente.
“Tu chi vorresti?” chiese Emily.
“Sono contentissima quando dormo dai miei amici,” spiegò, con aria più matura che mai. “Con Bailey e Toby. E preferisco anche che duri poco. Dopo due notti comincio a preoccuparmi.”
“Okay,” disse Emily con un cenno di assenso, contenta di quanto brava fosse stata Chantelle ad articolare i suoi sentimenti e i suoi bisogni in quel momento. “Allora posso vedere se riesco a organizzarmi per farti dormire da Yvonne o Suzanna? E se stiamo via solo per il weekend?”
“Penso che andrebbe bene,” disse Chantelle con un cenno del capo.
Con gran divertimento di Emily, Chantelle allungò una mano per stringere quella di Emily. Emily prese la mano e gliela strinse di cuore.
“D’accordo!”
Proprio allora raggiunsero l’isola, ed Emily vide il peschereccio di cui aveva parlato Daniel attraccato al meraviglioso nuovo molo. Anche se non era passato moltissimo dall’ultima volta che erano stati lì, Emily era comunque molto elettrizzata di vedere i progressi alle capanne. Le strutture principali adesso erano complete, ed erano cominciati persino alcuni dei lavori di architettura del paesaggio. Era davvero emozionante vedere tutto quanto giungere a compimento. E anche un sollievo, dato che le loro entrate al momento si basavano sull’isola! Stu, Clyde ed Evan avevano davvero superato le sue aspettativa e l’azienda che Daniel aveva assunto per gestire il progetto era davvero fantastica.
“Farei meglio ad andare a sentire i ragazzi,” disse Daniel guardando in direzione del rumore delle seghe e dei martelli. “Per vedere com’è andata oggi con quel nuovo fornitore edile. Torno subito.”
Partì alla volta delle capanne.
Emily e Chantelle si sistemarono sulle rocce a guardare il mare. L’acqua oggi era calma, e il panorama della costa del Maine era bellissimo. Era un momento tranquillo, una fetta di pace in una vita altrimenti movimentata.
“Possiamo chiamare adesso nonno Roy?” chiese Chantelle dopo un attimo. “Lo sai che ormai non lo sentiamo da tre giorni.”
Allora Chantelle l’aveva notato, si accorse Emily. Certo che lo aveva notato. Quella bambina era un’osservatrice incredibile, e il fatto che le telefonate quotidiane sue e del padre fossero cessate non era passato inosservato.
“Pensi che stia bene?” chiese Chantelle.
Emily provò un peso sulle spalle.
“Penso di sì,” disse a Chantelle. “Penso che sia ricaduto nella sua vecchia abitudine.”
Anche se Roy aveva promesso di farsi sentire, Emily sapeva che le vecchie abitudini faticavano a morire, e c’erano ancora delle volte in cui gli sforzi di lei si scontravano col silenzio di lui. La cosa la colpiva adesso proprio come quando era più giovane, quando il suo lungo e lento distacco dalla famiglia aveva preso il via a seguito della morte di Charlotte. Si era allontanato da lei a poco a poco e lei, una bambina confusa e spaventata, aveva lasciato che accadesse. Non più. Aveva diritti su suo padre, aveva diritto di chiedergli di stare nella sua vita, di condividere con lui la propria vita e di aspettarsi di sentire lo stesso da lui.
Prese il cellulare e selezionò il suo numero. Lo ascoltò suonare e suonare. Non ci fu risposta. Provò ancora, consapevole che Chantelle la stava guardando in tralice pensierosa. Ogni nuovo tentativo che faceva di mettersi in contatto con lui le rivoltava lo stomaco dall’ansia. Al quinto tentativo si lasciò cadere il telefono in grembo.
“Perché non risponde?” chiese Chantelle con voce triste e spaventata.
Emily sapeva di dover esibire un viso coraggioso per la bambina, ma era davvero dura. “Dorme molto,” disse debolmente.
“Non per tre giorni di seguito,” rispose Chantelle. “Dovrebbe controllare il telefono quando si sveglia, per vedere se l’hai chiamato.”
“Potrebbe non averci pensato,” le disse Emily, tentando un sorriso rassicurante. “Lo sai com’è con la tecnologia.”
Ma Chantelle era troppo intelligente per le scuse di Emily, e non si risollevò davanti alla sua flebile battuta. La sua espressione rimase seria e tetra.
“Pensi che sia morto?” chiese.
“No!” esclamò Emily sentendo la rabbia prendere il posto della preoccupazione. “Perché dici una cosa così brutta?”
Chantelle parve sorpresa dallo scoppio di Emily. Aveva gli occhi sgranati dallo shock.
“Perché è molto malato,” disse docilmente. “Volevo solo dire…” Le svanì la voce.
Emily fece un respiro profondo per calmarsi. “Scusa, Chantelle. Non volevo scattare così. Mi preoccupo molto quando non sento nonno Roy da un po’, e quello che hai detto è il mio incubo peggiore in questi casi.”
Roy. Solo. Morto nel letto senza nessuno accanto. Fece una smorfia al pensiero, il cuore serrato.
Chantelle la guardò con esitazione. Sembrava insicura di se stessa, come se camminasse sulle uova temendo che Emily le avrebbe risposto male di nuovo.
“Ma non c’è modo in cui possiamo saperlo, vero? Se è ancora vivo?”
Emily si costrinse a essere l’adulta che Chantelle aveva bisogno che fosse, anche se ogni domanda la colpiva come se una vecchia ferita le venisse lavata. “Sappiamo che è vivo perché se ne sta occupando Vladi. E se Vladi non ha chiamato, non c’è niente che non va. Era questo l’accordo, ti ricordi?”
Fece affiorare alla mente il viso abbronzato e segnato dal sole di Vladi, il pescatore greco con cui suo padre aveva stretto amicizia. Vladi aveva promesso di tenerla informata sulle condizioni di Roy, anche se Roy invece voleva che i suoi peggioramenti le venissero tenuti nascosti. Che Vladi stesse mantenendo la promessa era un’altra questione, però. A chi sarebbe poi stato più fedele: a lei, una giovane donna che aveva visto per pochi giorni, o al suo amico di una vita Roy?
“Mamma,” disse dolcemente Chantelle. “Stai piangendo.”
Emily si toccò la guancia e scoprì di averla bagnata di lacrime. Se le asciugò con la manica.
“Ho paura,” disse a Chantelle. “Per questo piango. Nonno Roy mi manca tantissimo. Vorrei solo che riuscissimo a convincerlo a venire a stare qui da noi.”
“Anch’io,” disse Chantelle. “Voglio che lui e nonna Patty vivano alla locanda. È triste che siano così lontani.”
Emily avvolse un braccio attorno a sua figlia e la tenne stretta. Riusciva a udire il delicato singhiozzare di Chantelle, e si sentiva malissimo per il ruolo che aveva nell’infelicità della bambina. Piangere davanti a lei non era mai stato il suo piano. Ma da un certo punto di vista si chiedeva se non aiutasse Chantelle vedere le emozioni della madre, vedere che a volte si poteva anche essere deboli, spaventati e preoccupati. La bambina aveva trascorso tanti anni della sua vita dovendo essere forte e coraggiosa, e forse vedere sua madre piangere le avrebbe mostrato che a volte si poteva anche perdere il controllo.
“Perché le persone devono morire?” disse allora Chantelle, la voce soffocata perché teneva il viso schiacciato contro al petto di Emily.
“Perché...” cominciò Emily prima di fermarsi e pensarci molto seriamente. “Credo perché la loro anima deve andare da un’altra parte.”
“Vuoi dire in Paradiso?” chiese Chantelle.
“Potrebbe essere il Paradiso. Potrebbe essere un posto completamente diverso.”
“Papà non ci crede,” disse Chantelle. “Dice che nessuno sa se dopo la morte si va da qualche parte, e che nella religione ebraica sta a Dio decidere se avrai una vita nell’aldilà oppure no.”
“Questo è quello che crede papà,” le disse Emily. “Ma tu puoi credere a qualsiasi cosa tu voglia. Io credo in qualcosa di diverso. E va bene anche così.”
Chantelle batté le palpebre dalle ciglia bagnate, i grandi occhi azzurri su Emily. “Tu in che cosa credi?”
Emily fece una pausa e si prese un lungo momento per formulare la risposta. Alla fine parlò. “Io credo che ci sia un luogo in cui andiamo dopo la morte, non nei nostri corpi, loro rimangono qui sulla terra, ma le nostre anime si sollevano e vanno nel luogo seguente. Quando nonno Roy ci arriverà sarà molto, molto felice.” Sorrise, confortata dalla sua fede. “Non ci sarà più dolore per lui, mai più.”
“Nessun dolore?” disse la voce dolce di Chantelle. “Ma come sarà?”
Emily ponderò la domanda. “Penso che sarà come quel momento in cui dai un morso al tuo piatto preferito, per sempre.”
Chantelle la guardò attraverso le ciglia macchiate di lacrime e ridacchiò. Emily proseguì.
“Come mangiare torta al cioccolato per sempre, ma senza mai star male. Ogni fetta fantastica come la precedente. O come la sensazione che hai quando hai finito un lavoro durato mesi e vedi ciò che hai realizzato e capisci che l’hai fatto tu.”
“Come il mio orologio?” chiese la ragazzina.
Emily annuì. “Esattamente. Ed è il calore di un’atmosfera perfetta, come quando si sta nella jacuzzi della spa.”
“C’è profumo di lavanda come alla spa?”
“Sì! E ci sono gli arcobaleni.”
“E animali?” chiese Chantelle. “Non sarebbe divertente per niente se non ci fossero animali da coccolare e con cui giocare.”
“Se pensi che dovrebbero esserci degli animali,” le disse Emily, “Allora ci sono animali.”
Chantelle annuì. Ma il sorriso presto svanì e tornò alla sua espressione pensosa. “Ma queste sono solo cose finte. In realtà non lo sappiamo.”
Emily la abbracciò forte. “No. Non lo sa nessuno. Non può saperlo nessuno. Tutto ciò che abbiamo è ciò in cui crediamo. Ciò in cui scegliamo di credere. E io credo che sia questo che aspetta nonno Roy. E che sia anche ciò che ha tua zia Charlotte. E lei ci guarda dall’alto quando vuole, e ci manda piccoli segnali in modo che sappiamo che sta pensando a noi. Nonno Roy farà lo stesso, quando arriverà il momento.”
“Mi mancherà,” disse Chantelle. “Anche se andrà davvero in un posto caldo e felice, mi mancherà quando era qui.”
Nonostante tutte le rassicurazioni avanzate sull’aldilà, Emily non poteva bloccare ciò che provava nel profondo. Che sarebbe stata di nuovo lasciata sola, che avrebbe dovuto trascorrere la sua vita senza di lui. Lui l’avrebbe lasciata per sempre, e anche se per lui sarebbe stato un meraviglioso passo nell’ignoto, per lei avrebbe significato dolore e solitudine e infelicità.
Strinse forte Chantelle.
“Mancherà anche a me.”
CAPITOLO QUATTRO
Le luci del municipio si propagavano sulle scale mentre Emily le saliva. Persino da lì udiva le molte voci che venivano da dentro. Sembrava che tutta la città fosse venuta a sentire la decisione del consiglio urbanistico sulla Locanda di Raven. Non sarebbe dovuta rimanere sorpresa che ogni abitante del posto fosse venuto. Persino con l’annuncio pubblico tardo e la data così vicina al Ringraziamento, alla gente di Sunset Harbor importava così tanto della propria cittadina da trovare il tempo di presentarsi a ogni riunione.
Aprì la porta e vide che ogni posto disponibile era stato occupato. Raven Kingsley era davanti, a chiacchierare con il sindaco Hansen e la sua assistente, Marcella. Non presagiva nulla di buono, pensò tra sé Emily. Se Raven li aveva tirati dalla sua parte sarebbe stata solo una questione di tempo prima che si guadagnasse anche il resto della città.
Si sentì tirare un braccio, si voltò e vide Amy e Harry.
“Sono contentissima che tu sia venuta,” disse Amy. “Ci sono avvisaglie che dicono che Raven oggi avrà il via libera. Il consiglio urbanistico non ha intenzione di controbattere al fatto che demolisca la vecchia casa in favore di qualcosa di più moderno. Pare che alla fine starà ai residenti.”
“Dobbiamo fermarla,” disse Harry. “Un hotel potrebbe essere disastroso per la locanda, e per il mio ristorante. Chi vorrà avventurarsi fin da noi, dall’altra parte del porto, quando ci sarà un posto più nuovo e meno caro in una zona più centrale? Con vista sull’oceano? Pensa a tutte le prenotazioni per affari vari che abbiamo al momento. Perderemo tutta quella clientela, ne sono sicuro.”
Le preoccupazioni di Harry inquietarono Emily ancor più di prima. Non voleva mettersi in mezzo ai piani di Raven, soprattutto dopo che le aveva confidato del suo brutto divorzio. Ma non poteva starsene da parte e basta a farsi distruggere il sostentamento economico a quel modo. Raven, da tutto ciò che aveva sentito, non era tipo da far prigionieri. Aveva la spietata mentalità affaristica di New York – uccidi o fatti uccidere. Emily non era una gran combattente. Adesso le sarebbe proprio servito avere Trevor al suo fianco!
“Non so che cosa dovrei fare,” disse loro. “Non voglio impedirle di fare il suo lavoro solo perché ho paura.”
“Allora fallo per la tua famiglia,” disse Harry. “Per i tuoi amici e per la città. Nessuno vuole un brutto edificio fronte mare, e non vogliamo neanche che la nostra adorata locanda chiuda. Non è un bene per nessuno.”