Un Amore come il Nostro - Софи Лав 5 стр.


Keira ripensò allo scatenato addio al celibato con cui aveva condiviso il viaggio in aereo e si chiese se nel mese successivo sarebbe mai riuscita a dormire.

“Mi sembra perfetto,” commentò, lanciando uno sguardo all’itinerario. “Ma mi servirà un po’ di tempo ogni giorno per scrivere. Non posso solo divertirmi.”

Shane ghignò. “Sei appena arrivata e già pensi al lavoro?”

“Devo farlo,” spiegò lei. “Per me questo articolo è molto importante. Non voglio fare stupidaggini.”

“E rilassarti un po’ è una stupidaggine?”

Keira non aveva voglia di difendere le sue scelte di vita. Le bastava già doverlo fare con Zach e con sua madre.

“Significa solo che mi prenderò un po’ di tempo per scrivere tutti i giorni,” ribadì, con un’aria piuttosto seccata.

L’espressione di Shane rimase una specie di ghigno divertito. Prese una languida sorsata dalla sua pinta. “Sei una di quei tipi tutti seriosi, vero?” ribatté. “Tutta lavoro e niente divertimento.”

Keira gli scoccò un’occhiata fredda. “Non so come tu possa fare supposizioni su di me,” rispose. “Mi conosci da neanche cinque minuti.”

Shane continuò a ghignare. Non replicò, come se la discussione fosse stata già risolta.

Keira si irrigidì. Era attraente, certo, ma se avesse continuato in quella maniera avrebbe finito per infastidirla. Non sapeva se sarebbe riuscita a sopportare trenta giorni di provocazioni e bevute senza avere lo spazio per scrivere.

Forse l’incarico sarebbe stato più difficile del previsto.

*

Alla fine intorno a mezzanotte Keira riuscì a congedarsi. Aveva perso il conto del numero di Guinness che Orin e Shane avevano ingollato, ma per fortuna avevano smesso di cercare di convincerla a unirsi a loro. E ugualmente le girava la testa mentre saliva le scale fino alla sua camera.

Chiuse la porta, ma il rimbombo della musica e della festa al piano di sotto non si affievolì. Keira si sentiva fragile, come un elastico troppo teso. Controllò il telefono, ma non vi trovò nessun messaggio da parte di Zach. Ormai aveva avuto tutto il tempo di leggere i suoi. Che significava che le stava tenendo il muso. Molto maturo, pensò Keira.

Almeno aveva ricevuto le risposte di Nina e Bryn, che le facevano una miriade di domande. Scrisse a Nina, che si sarebbe occupata dell’editing dell’articolo, per dirle che aveva un itinerario molto impegnativo e di non aspettarsi niente da parte sua per un po’. A Bryn mandò una rapida descrizione delle caratteristiche fisiche di Shane e alcune emoji di fiamme.

Ma è un rompiscatole. Uno di quegli uomini arroganti che crede sia adorabile prenderti in giro.

La risposta di Bryn arrivò rapidamente. In effetti È adorabile.

Keira scoppiò a ridere e mise via il cellulare. La musica proveniente dal piano di sotto l’avrebbe tenuta sveglia per qualche ora ancora, quindi tanto valeva passare un po’ di tempo al computer. Lo prese dalla borsa e iniziò a scrivere una mail a Elliot con alcune delle sue idee iniziali per impostare l’articolo. Grazie a tutta quella Guinness, si ritrovò in grado di assumere un tono persino più sarcastico di quanto avesse anticipato.

Se vi siete mai chiesti che odore hanno decadi di birra stantia assorbita in un tappeto, allora il St. Paddy’s Inn a Lisdoonvarna, nel County Clare, è il posto che fa per voi. La mia esotica presenza americana ha già scatenato un torrente di soffocante ospitalità irlandese. Dico soffocante, perché rifiutare le offerte di copiosi quantitativi d’alcool semplicemente non è un’opzione accettabile, e da ciò deriva il summenzionato odore di Guinness stantia che permea ogni centimetro di questo buco buio e poco pulito. In effetti, il locale è tanto saturato dalla Guinness che i tappeti, le tende e la carta da parati sono appiccicosi sotto le dita. Diciamo solo che non sarò sorpresa se l’acqua della mia doccia mattutina (nel minuscolo e antiquato bagno privato) uscirà nera e spumosa…

Proseguì con lo stesso tono sarcastico. Sapeva che era meschino stroncare il Bed & Breakfast e la gente amichevole che aveva incontrato fino a quel momento, ma non riuscì a trattenersi.

Concluse e premette Invio. Elliot rispose quasi immediatamente con una email di elogi.

Continua così, Keira. È perfetto!

Proprio in quel momento le squillò il telefono. Era Bryn. Keira sospirò, capendo che quella notte non sarebbe riuscita più a lavorare. Richiuse il portatile e rispose alla chiamata, infilandosi a letto allo stesso tempo.

“Che succede?” chiese alla sorella.

“Ho appena avuto un appuntamento orribile,” comunicò Bryn. “Quindi ho pensato di chiamarti per farti il terzo grado su quel fusto della tua guida turistica.”

Keira rise. “Beh, ha troppi capelli. E il suo senso della moda fa schifo. Ma con una ripulita non sarebbe niente male.”

“Credo che dovresti provarci con lui,” disse Bryn.

Keira sussultò, sorpresa dall’audacia della sorella, esagerata persino per i suoi standard. “E Zach?” chiese con un risolino.

“E lui che c’entra?” rispose sprezzante Bryn.

Keira mugugnò. “È il mio fidanzato,” ricordò alla sorella. “E anche se Shane si tagliasse i capelli e comprasse un guardaroba tutto nuovo, non riuscirei a passare più di cinque minuti in sua compagnia senza strangolarlo.”

Bryn rise. “Questo renderà le prossime settimane un po’ complicate, no?”

“Già, e anche il fatto che la mia camera sia sopra un pub che non sembra avere un orario di chiusura e un gruppo folk che suona dal vivo ventiquattro su ventiquattro.”

“Sembra fantastico,” replicò Bryn. “Accidenti, Keira, sei così concentrata sul lavoro che non riesci nemmeno a vedere la situazione favolosa in cui ti trovi! Ti sei appena lamentata di una festa che non finisce mai.”

“Mi sembra di parlare con Shane,” rispose Keira. “Se non voglio bere, ballare e divertirmi allora non sono costretta a farlo!”

Lei e Bryn conclusero la loro conversazione, e Keira scoprì che nonostante il rumore proveniente dal piano di sotto, faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Quindi si accomodò sotto le coperte sottili e appoggiò la testa sul cuscino bitorzoluto. Ancora non aveva ricevuto nessuna risposta da parte di Zach ai suoi messaggini divertenti. Provò a chiamarlo, ma il telefono squillò e squillò senza fine.

Andò su Instagram e vide le sue foto al matrimonio di Ruth. Era affascinante nel suo abito elegante, ma aveva un’espressione tanto sola. Sembrava a disagio senza nessuno al suo fianco, e lei si sentì in colpa di non essere lì con lui. Forse sua madre non aveva avuto tutti i torti. Andare ai matrimoni da soli era davvero imbarazzante.

Mentre scivolava nel sonno, Keira iniziò a sognare di essere al matrimonio insieme a Zach. Solo che non era Zach, era Shane, rasato e vestito elegante. Aveva un aspetto ancora più attraente di quanto non avesse creduto.

Keira si svegliò di scatto. La faccenda era già abbastanza complicata senza che lei si facesse venire una cotta per la sua guida!

Allontanò tutti quei pensieri dalla mente e alla fine cadde in un sonno profondo.

CAPITOLO QUATTRO

“Hai dormito bene?” chiese Orin non appena Keira scese dalle scale il mattino presto seguente, entrando nella parte adibita a pub del Bed & Breakfast.

La ragazza si strofinò gli occhi annebbiati. “Sì, grazie,” mentì con facilità. Era molto meglio fingere di adorare il suo letto sgangherato, la coperta lisa e i cuscini pieni di bitorzoli, piuttosto che lamentarsene e dover subire le premure di Orin. Avrebbe potuto scriverne in seguito, dopo tutto, e sfogarsi in maniera catartica.

“Accomodati e fai colazione,” disse Orin, conducendola a un tavolo e mettendole davanti un caffè. Dopodiché apparve una ciotola di porridge. L’uomo si sedette davanti a lei. “L’ho preparato all’irlandese, spero che ti piaccia.”

Aveva sul volto un sorriso molto ampio.

“Come è il modo irlandese?” mormorò sospettosa Keira.

Prese un sorso del caffè e rimase sorpresa da quanto fosse delizioso. Quale fosse il modo irlandese, era ottimo! Poi si mise in bocca una cucchiaiata di porridge e quasi pianse per la felicità. Non aveva mai assaggiato niente di tanto cremoso, di tanto incredibilmente buono.

“Wow, come fai a farlo tanto buono?” chiese Keira, mentre mandava giù un’altra cucchiaiata di porridge. “Date erba biologica alle mucche e delle vergini le mungono a mani nude?” scherzò.

Il sorriso di Orin divenne ancora più ampio. “Baileys nel caffè. E un po’ di whiskey nel latte.”

Keira rimase sconvolta. “Liquori alle otto del mattino?” sussultò. “È una buona idea?”

Orin le fece un occhiolino. “Il miglior modo per iniziare la giornata. Quello e una camminata veloce. Che farai non appena ti accompagnerò al tuo incontro con William Barry, il capo del festival.”

Keira si rese contro che Orin era già pronto a uscire dal Bed & Breakfast. Indossava stivali che gli arrivavano a metà polpaccio come in previsione di pozzanghere. O fango. In ogni caso, Keira non aveva voglia di camminare.

“Non è necessario,” disse. “Ho il navigatore satellitare nell’auto, quindi non mi perderò.”

Orin indicò il suo caffè. “Non è per quello che lo faccio.”

La parte cinica del cervello di Keira si chiese se Orin non le avesse fatto appositamente bere alcolici per accertarsi che non potesse rifiutare la sua offerta di una passeggiata. Ma sapeva che era un’idea folle. Orin era solo un signore anziano e gentile, orgoglioso della sua città. Voleva mostrarla alla cinica newyorkese che gli era stata affibbiata.

“Andiamo,” continuò Orin. “Sei qui per goderti l’autentica Irlanda! Per vivere come una di noi! Non saprai mai come sono veramente le nostre vite se non fai un miglio nelle nostre scarpe!”

La tirò scherzosamente per un braccio, incoraggiandola a unirsi a lui. Il suo entusiasmo si stava trasformando in un’esortazione, e Keira si rese conto che non sarebbe riuscita a resistergli. Orin l’avrebbe fatta camminare fino all’incontro, qualunque cosa avesse detto! Non poteva rifiutarsi.

Arrendendosi, mandò giù il resto del suo caffè corretto, sentendone gli effetti non appena si alzò. Lei e Orin lasciarono il buio Bed & Breakfast ed emersero nella brillante luce del primo mattino. Anche se il cielo era di un tenue color grigio, Keira strizzò gli occhi per il riverbero.

“Fammi strada,” disse a Orin, lanciando uno sguardo all’unico percorso, una tortuosa stradina di campagna che scendeva lungo il lato della collina. Era punteggiata da edifici su entrambi i lati, ma per la maggior parte era circondata da campi verde acceso pieni di pecore.

“È una camminata di due miglia fino al municipio, se prendiamo la strada,” spiegò Orin. “Ma se tagliamo per i campi, sarà lunga la metà. Ovviamente, il contadino avrebbe ogni diritto di spararci dato che avremmo sconfinato, ma da queste parti tutti conoscono tutti, quindi non ci saranno problemi.”

Keira deglutì. “Perché non facciamo la strada panoramica?” propose.

“Se preferisci,” rispose noncurante Orin, senza cogliere le sue paure.

Iniziarono a camminare lungo la via. Nonostante fosse molto presto, tutte le persone che superavano sembravano allegre e amichevoli. Raggiunta la strada principale (se così poteva essere chiamata) trovarono persino una piccola troupe di musicisti che suonava violini e fisarmoniche, e intonava vecchie canzoni folk. La gente ballava e cantava insieme a loro. Keira non riusciva a credere ai suoi occhi. Come poteva quel posto essere così collettivamente felice? Forse aveva avuto torto a dare dei giudizi tanto severi e lapidari.

“Eccoci qui,” disse Orin, una volta che furono arrivati alla loro destinazione.

Come tutti gli edifici a Lisdoonvarna, anche quello era verniciato di un colore brillante, un arancio bruciato in quel caso, che aggiungeva una sfumatura in più alla strada arcobaleno. Un cartello sopra la parta proclamava: La Casa del Sensale di Matrimoni. La porta era ricoperta di immagini di Cupidi.

Keira alzò un sopracciglio davanti alle decorazioni volgari, e poi seguì Orin all’interno. Un anziano gentiluomo si alzò dalla scrivania e si fece avanti.

“William Barry,” si presentò, tendendole la mano. “Lei deve essere la giornalista americana.”

Keira gli strinse la mano. “Sono una scrittrice di viaggio, non una reporter.”

“Quindi questo articolo non è per il New York Times?” domandò accigliato William.

Keira lanciò uno sguardo sconvolto a Orin. William credeva che lei lavorasse per una grossa società? E se Heather avesse manipolato leggermente la verità organizzando quell’evento, sapendo che Josh sarebbe stato disposto a mentire e a adulare quegli sconosciuti per ottenere ciò che voleva?

All’improvviso, Orin scoppiò a ridere. Keira si voltò per guardare William. Anche lui era piegato dalle risate.

“Avresti dovuto vedere l’espressione sulla tua faccia!” esclamò, diventando tutto rossi in faccia.

Keira non riusciva a vedere il lato buffo della cosa. Per lei la posta in gioco era troppo alta, dato che era il suo primo incarico vero e proprio e le prese in giro non erano esattamente le benvenute.

“Accomodati, accomodati,” disse William smettendo poco alla volta di ridacchiare.

Keira obbedì, avvicinando una sedia di legno e sedendosi alla scrivania. Orin si sedette accanto a lei. William si accomodò e in quel momento una donna dai capelli rosso acceso entrò portando un vassoio con una teiera, alcune tazze e una lattiera.

“Questa è la mia segretaria, Maeve,” la presentò William mentre lei appoggiava il vassoio. “Grazie, cara.”

Lei svanì fuori dalla stanza, lasciando William a versare le tazze di tè. Non faceva differenza che Keira non fosse una gran bevitrice di tè, si sentiva impossibilitata a rifiutare, e quindi accettò senza protestare la tazza piena della bevanda fumante.

William giunse le mani sopra il tavolo. “Devo dire che siamo molto emozionati ad averti qui, Keira. Visto il modo in cui sta cambiando il mondo e tutti questi siti di appuntamenti su Internet, sta diventando sempre più difficile trovare dei clienti. Spero che il tuo articolo riaccenda l’interesse.”

Keira coprì la sua espressione colpevole con la tazza. Si sentì male sapendo che doveva scrivere un pezzo sprezzante. William e Orin sembravano persone gentili e genuine, e l’avevano trattata con molta ospitalità. Ma aveva il suo incarico, e le sue istruzioni. Si disse che stroncare uno sciocco festival dall’altra parte del mondo in una rivista che non era nemmeno importata in Irlanda non poteva creare danni al loro giro d’affari.

“Conosci la storia del festival?” continuò William.

“Ho fatto qualche ricerca prima di arrivare,” disse Keira, annuendo.

Ma quando il sensale si lanciò nel suo monologo sul festival, chiuse la bocca. Chiaramente si sarebbe dovuta sorbire la narrazione orale della sua storia, che lo volesse o meno.

“Era l’attività di mio padre e quella di suo padre prima di lui. In effetti, i Barry sono sensali da tempo immemorabile. Tanto tempo fa combinavano gli incontri tra i nobili che venivano a visitare per le acque e qualche bella ragazza locale. Le ragazze irlandesi erano considerate madri molto fertili, sai, che era il principale punto di forza dei sensali.”

Keira fece fatica a nascondere il disgusto che le affiorò sul volto. William comunque non lo notò, e continuò con la sua storia.

“Di solito succedeva dopo il raccolto, quando le ragazze erano più floride e i loro seni particolarmente pieni. Un buon sensale doveva accertarsi che fossero sposate e portate via prima dell’arrivo dell’inverno, dato che c’erano buone possibilità che prendessero la polmonite e morissero per il freddo.”

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