La Figlia Dell’Acqua - Glarey Rebecca 2 стр.


Poi le leggi della gravità ripresero il sopravvento. Il Lupo di mare si abbatté con rumore sui ciottoli, mettendo a dura prova le sospensioni e togliendo il fiato ai due amici. Delle stelle danzarono davanti agli occhi di Naëli.

Quando riprese i sensi, sentì un urlo soffocato dietro di lei. Era il veicolo-dinosauro che aveva dovuto girare per schivarli e non aveva potuto evitare di scontrarsi contro un grande edificio in vetro. Quest’ultimo si sfracellò al suo passaggio. Naëli osservò poi con stupore un cerchione rimbalzare, una placca della carrozzeria staccarsi prima che il veicolo sfuggisse di mano e andasse a incastrarsi in una torre vacillante.

Alzò le spalle.

Peggio per loro.

Avevano ricevuto quello che meritavano, giocando con il fuoco.

Era stupefatta dal proprio distacco. Normalmente, era una persona molto emotiva. Ma non poteva preoccuparsi per ogni partecipante. Era una competizione dopo tutto.

E ci dovevano per forza essere dei perdenti

. . .

Il grande viale si allargava ancora. Naëli aveva appreso da suo padre che si chiamava Via Reale, perché era percorsa da tutti i dignitari in visita a Ys affinché scoprissero la città. Una facciata per riempirsi gli occhi prima di entrare nel vivo delle negoziazioni. Portava direttamente al porto d’Ys, dall’altra parte dell’isola, decorato con quel tappeto rosso che non finiva più.

Un altro due ruote li seguiva da vicino e prese un po’ di velocità per portarsi alla loro altezza. Assomigliava in tutto e per tutto al Lupo di mare, ma era un po’ più grosso, e con un’effigie di una pantera sul davanti.

Era l’Oncia di Ebano che completava la squadra di Joan e Naëli.

-E’ andato tutto bene, gridò loro Joan cercando di coprire i rumori dei motori.

I due personaggi seduti sul bolide inclinarono la testa. La ragazza seduta davanti sorrise attraverso le sue mèches rosso fuoco e sollevò il pollice.

-Senza problemi!

Poi scoppiò a ridere e spinse sull’acceleratore, evitando per poco di ribaltare il suo povero compagno.

Naëli credette di sentire Joan lamentarsi e si mise a ridere, liberata dalla pressione dell’inizio della prova. Il sole brillava alto nel cielo, tutto andava bene.

Ora la corsa poteva veramente cominciare!

3

Tra le città più belle del mondo, si può citare La Gantja, su Hoz, la celebre Midellan de Sarmajor, città dell’arte e degli sport, Okelekey nel cuore di Kelebetokey, e sicuramente Ys l’eterna, gioiello tra i gioielli, che illumina i Sette Principati con il suo bagliore fantastico. Ricca, ma costruita con gusto, è la gemma dell’architettura moderna che riesce a mettere insieme la modernità dell’industrializzazione e la tradizione della sua estetica.

Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione

La prima tappa della Coppa era lunga. Si trattava di attraversare prima Ys in lungo e in largo, poi di navigare attraverso il Golfo del crepuscolo verso ovest per raggiungere l’isola di Sarkoth alla sera.

Cosa non facile, perché se il mare del Golfo del crepuscolo fosse stato calmo, la lotta tra i partecipanti sarebbe stata ancora più violenta. Dunque era meglio tenersi lontani dagli altri durante la traversata.

Insomma, questa tappa era metà terrena e metà marittima, cosa che la rendeva straordinaria dato che non ne esistevano altre così miste.

Il Lupo di mare e L’Oncia di Ebano arrivarono in vista delle banchine, tallonando da vicino i primi concorrenti. Il porto d’Ys era il più grande dei Sette Principati e i pontili di legno sembravano accumularsi all’infinito. Joan deviò a sinistra in direzione del bacino da diporto, eccezionalmente lasciato libero dai suoi occupanti per lasciare posto alle imbarcazioni dei partecipanti alla Coppa. Dall’altra parte, il porto commerciale lavorava a pieno ritmo come al solito, vera e propria piattaforma di scambio tra Sarkoth e gli altri arcipelaghi. Immense navi cargo andavano e venivano nervosamente secondo il volere della sirena d’ingresso.

Quest’abbondanza di attività evocava una fabbrica colossale risuonante di un’ attività continua.

Sotto gli occhiali da moto, Naëli sgranò gli occhi. Erano arrivati il giorno prima ed erano sbarcati in fretta in una piccola insenatura a nord dell’isola prima di raggiungere i loro quartieri, senza aver avuto il tempo di vedere altro. Erano comunque troppo concentrati sulla corsa per prendersi il tempo di passeggiare. Scoprire la città sotto questo angolo, e in questo contesto era terribilmente eccitante. Niente a che vedere con Elione, la sua isola natale a Sarmajor, dove non riusciva a immaginare la vita quotidiana di una grande metropoli.

Davanti a lei, gli altri partecipanti raggiungevano uno ad uno le loro navi, sotto lo sguardo corrucciato di Joan che cercava con gli occhi la loro imbarcazione.

-Che la peste colpisca gli organizzatori! Cosa ci hanno ricavato dal metterci così lontano?

Effettivamente, il loro veliero sguazzava tranquillamente in fondo al porto, e il cammino per raggiungerlo era il più lungo. Era ingiusto, i concorrenti piazzati direttamente in fondo alla Via Reale potevano raggiungere le loro navi più velocemente, ma era così. I posti migliori per i concorrenti migliori dell’anno passato.

Poco importava.

Naëli aveva fiducia. Le loro performances avrebbero assicurato loro di prendere rapidamente una posizione vantaggiosa. Anche se sapeva che Joan era costantemente cosciente della situazione, gli ricordò comunque:

-Sai bene che non siamo una squadra conosciuta. Siamo dei novellini, e non danno i posti migliori ai novellini. Dai, ci siamo quasi, aggiunse per distenderlo, piena di entusiasmo.

Il ragazzo borbottò una frase della quale non recepì neanche una parola e rallentò mentre si avvicinavano al loro vascello.

Era una splendida barca di una decina di metri, fatta per la velocità ma che offriva comunque un corretto confort. Modesta, ma efficace. La sua prua si incurvava elegantemente per lasciar apparire la testa di uno storione saggiamente scolpito. Il colore blu notte che ricopriva l’insieme del veliero era punteggiato da una miriade di paillettes argentate, che evocavano con una somiglianza inquietante le centinaia di costellazioni che componevano il cielo durante le notti più chiare. Il corpo dell’imbarcazione si allargava leggermente prima di restringersi di nuovo a poppa, che si elevava fino a una piccola piattaforma dove si trovava il timone.

Da lassù, Molly faceva dei grandi segni incitandoli a sbrigarsi. Era il timoniere, il quinto e ultimo membro della squadra degli Esploratori. Joan sollevò con un balzo il Lupo di mare sul pontile di accesso e fermò i motori una volta sul ponte della nave. L’Oncia di ebano, che li seguiva da vicino, si fermò giusto dietro di loro.

Naëli mise piede a terra e si tolse i suoi occhiali con sollievo.

-Benvenuti a bordo dello Storione! Esclamò Molly. Non è il momento di prendere fiato! Ai vostri posti, ciurma!

Naëli trattenne le risate. La donna anziana si comportava sempre in modo autoritario, come se conducesse la squadra, ma, in realtà, lo faceva per stimolare la loro motivazione. E una figura autoritaria non poteva che rinforzare l’efficacia a bordo.

Così, si affrettò a raggiungerla sul retro della nave.

Naëli si era inserita nel gruppo grazie ai solidi legami di amicizia che aveva con Joan, ma anche perché possedeva un dono prezioso nel contesto della corsa: poteva padroneggiare l’acqua in tutte le sue forme, usando un’antica magia in via di estinzione. Ignorava completamente l’origine di questo potere; sentiva solamente una potente affinità con l’elemento acquoso e aveva sviluppato da sola delle capacità sovrannaturali stupefacenti.

Si rivelava quindi una preziosa risorsa in acqua.

Joan era sempre stato impressionato dai suoi poteri, e quando aveva annunciato la sua intenzione a partecipare alla corsa, le aveva chiesto il suo aiuto. Troppo lusingata per rifiutare, glielo aveva offerto di buon cuore, anche se era lontana dall’ immaginarsi quello che la aspettava. Comunque, amava troppo Joan per lasciargli vivere questa avventura senza di lei.

-Sayan, metti in moto! Gridò Molly alla ragazza dalla pelle di ebano che era saltata velocemente giù dall’ Oncia di ebano. Lei corse immediatamente nella cabina a poppa della nave per raggiungere la caldaia, dove un ingegnoso dispositivo creato dalle sue dita fatate permetteva di accendere i motori dell’imbarcazione.

Qualche secondo dopo, lo Storione stellato si metteva in moto mentre Joan ritirava il ponte di accesso.

-Yadriel, che visibilità? Chiese l’anziana.

Il passeggero dell’Oncia di ebano si piazzò a poppa e le rispose:

-Due grandi navi a tribordo lasciano il porto nel nostro stesso momento, ma nessuno a babordo!

Sarebbe stato stupefacente che altri concorrenti fossero a babordo. Erano piazzati talmente lontano dal porto che non rimanevano che due barche dietro di loro, e i loro occupanti non erano ancora arrivati.

Naëli posò lo sguardo sul ponte dello Storione.

Joan, Sayan, Yadriel e Molly.

Con lei, formavano la squadra degli Esploratori. La squadra numero ventisette. Sentì il suo cuore gonfiarsi con fierezza.

Tutti loro eccellevano nel proprio campo, e lei non si preoccupava del seguito della corsa. Insieme, sarebbero andati lontano.

Una grande barca triangolare simile a una razza di acqua dolce avanzava a tribordo, fianco a fianco con un grande galeone riccamente decorato. Erano così vicini che la collisione era inevitabile. Ma di colpo, la nave-razza sprofondò sotto la superficie dell’acqua e scomparve dal loro campo visivo, completamente immersa.

-Maledetto, disse Molly con un’aria impressionata. La Razza che danza è sempre attenta. Durante le corse precedenti, ha sempre realizzato un buon punteggio. Naëli soffocò un sospiro sollevato.

Un attimo dopo, ricominciò ad angosciarsi.

Una giunca piuttosto imponente a babordo li raggiungeva a grande velocità. Era partita proprio dopo di loro, e contava su una maggiore potenza meccanica.

Molly soffocò un’imprecazione e strizzò gli occhi verso l’ingresso del porto.

-Motori a tutta, Sayan! Urlò a pieni polmoni.

Joan si precipitò sotto la piattaforma di comando e le gridò:

-Sei impazzita? Bisogna rallentare, la pagoda va molto più veloce di noi, saremo schiacciati tra lei e il galeone a tribordo!

Molly sputò da sopra e si piegò sul timone senza degnarsi di rispondergli. La loro nave si trovava tra le due imbarcazioni, in un piccolo spazio che si restringeva a vista d’occhio…

Bisognava assolutamente lasciarli passare, sennò si sarebbero ritrovati schiacciati come delle sardine. E Naëli non avrebbe scommesso molto sulla loro barca, se si fosse trovata tra di loro.

Il panico si impadronì del suo corpo mentre realizzava che era troppo tardi per evitare l’impatto. Sarebbero finiti sconfitti in quel modo?

Che abbandono ridicolo.

-Sei sicura di quello che fai? Chiese con voce ansiosa a Molly, lo sguardo fisso sui flutti.

-Assolutamente no! Le rispose lei scoppiando a ridere.

Naëli scosse la testa.

Questa vecchia somara era folle. Joan aveva appena posato piede sulla piattaforma, dopo aver salito gli scalini che portavano lassù quattro a quattro. Lei gli lanciò uno sguardo disperato.

-Così basta, Molly, Fermati o moriremo tutti!

-E’ troppo tardi comunque! Gridò lei con aria da pazza.

Erano incollati al fianco del galeone, e la giunca non era che a qualche metro. In una manciata di secondi, la loro barca sarebbe stata distrutta brutalmente sotto la pressione congiunta esercitata dai due concorrenti, che non avrebbero esitato ad eliminarli.

Naëli chiuse gli occhi.

-Sayan, a te! Urlò l’anziana vicino a lei.

I motori ruggirono in un vortice di acqua salata, e Naëli fu proiettata al suolo.

Aprì gli occhi per vedere Joan sdraiato a pancia in giù, il viso pallido. Molly era stata spinta sul timone.

Naëli si rialzò prontamente e gettò un colpo d’occhio a tribordo. La giunca era qualche metro dietro, molto vicino al galeone che le aveva fatto così paura.

Fuori portata.

Molly scoppiò a ridere oltrepassando le torri di ingresso del porto sotto gli applausi della folla ammassata in alto negli edifici.

-Questa è quella che chiamo audacia!

Joan si rimise in piedi e le gettò uno sguardo torvo.

-Ci avevi nascosto questo piccolo trucco del passa-passa di Sayan, sbottò, frustrato di essere caduto nel momento fatidico. Cos’è, un rinforzo della nostra potenza motrice?

-Non ne so niente, ma è dannatamente efficace! Si stupì Molly.

-Vuoi dire che non l’avevi mai testato prima? Chiese Naëli, sempre preoccupata.

-Perché avrei dovuto farlo? Rispose lei, divertita. L’importante è che funzioni!

La ragazza scosse la testa con fatalità. Molly era una specialista di quei trucchi. Di certo non sarebbe cambiata oggi. La vecchia donna era completamente matta. Ma dovette riconoscere che aveva fatto risparmiare loro un grave ritardo!

La sua ansia scomparve quando portò lo sguardo sulla distesa di acqua piatta che si stendeva all’infinito davanti ai suoi occhi.

Il mare porgeva loro le braccia.

Ora era il suo turno di giocare.

4

L’acqua mi affascina. È bella, astuta e dolce. Ma furba. Mi incanta, mostrandosi febbrilmente davanti ai miei occhi, dedicandosi ad una danza seducente per cercare di attirarmi nella sua rete. Ogni giorno, i suoi riflessi mi tentano, sornioni. Già molta gente ha ceduto. Traditrice fluida, mi catturerai?

Mallaé Fusillaine, Autoritratto

Naëli si attaccò alla sbarra e si sporse dal parapetto, gli occhi sulle acque turbinanti che si agitavano a poppa della nave. Avevano appena lasciato il porto d’Ys, abbandonando la concorrenza ad una battaglia feroce.

Osservò la schiuma ribollire e le gocce roteare, come milioni di sfere che riflettevano il mondo tingendolo di paillette luminose, cercando di sollevarsi verso il cielo tramite le agitazioni delle onde.

Naëli era di nuovo affascinata. Che fragilità e che forza allo stesso tempo… L’acqua era il suo elemento preferito. Mutava, si scindeva, scivolava nelle asperità prima di riemergere in un rombo di tuono per schiacciare senza pietà tutto quello che ostacolava il suo passaggio.

Le gocce fini che danzavano davanti ai suoi occhi la ipnotizzavano. Si sentì cadere in avanti, la testa nelle onde indiavolate, dove si impregnò dell’elemento acquatico fino a diventare un tutt’uno con lui. Le sue braccia, le sue gambe svanivano, trasportate dall’acqua.

Accolse la sensazione ormai così familiare con diletto. Sapeva che il suo corpo era sempre lassù, piegato nel vuoto sul ponte della nave, con aria assente.

Ma lei non era più sul ponte.

Era nelle acque, sdraiata su centinaia di metri. La sua percezione ed i suoi punti di riferimento erano completamente stravolti.

Era libera!

Libera dai limiti materiali che limitavano i suoi movimenti, libera di solcare l’oceano senza preoccuparsi, libera di trasformarsi in un’onda profonda! Niente aveva più presa su di lei. Non doveva fare altro che lasciarsi trasportare…

No.

La Coppa.

Gli Esploratori.

Concentrazione.

Non doveva lasciare la presa.

La sua euforia aveva rischiato di farle perdere di vista il suo obiettivo. Era il rischio di utilizzare questo potere. Era così inebriata dalla sensazione che ogni tanto se ne dimenticava, e bisognava svegliarla a colpi di schiaffi, sennò rimaneva indefinitamente persa nell’immensità blu…

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