“Ti ha detto che cos’è successo?”
Brayden diede un’occhiata ai drappeggi. “No. Tutto ciò che so è che deve mantenere un profilo basso per un po’”.
“Dimmi dov’è”.
“Non lo so. AntiAmerica gli ha offerto un nascondiglio dopo averlo avvisato che le persone a lui care erano in pericolo”.
“Perché lo stanno aiutando?”
Fece spallucce dopo aver esalato. “Non ne ho idea. Parlo di loro tutto il tempo. Non ero a conoscenza del fatto che lui avesse qualcosa a che fare con loro fino a poco tempo fa”.
“Quelli della Crimini Informatici credono che sia collegato ad AntiAmerica”.
La sua voce mutò in uno strillo. “Hai parlato con la Crimini Informatici?”
“Pensavano che anche io fossi collegata con AntiAmerica”.
Brayden ridacchiò coprendosi la bocca con la mano. “Ha! Tu—e AntiAmerica? Gli hai detto che sono pazzi?”
“AntiAmerica è la ragione per la quale stavano sorvegliando l’appartamento di Javier. I Federali hanno chiesto di loro e di Javier”.
Il ragazzo guardò la canna fra le sue dita. “Ti hanno chiesto aiuto per trovarlo?”
“Mi stai chiedendo se sono una spia?”
“AntiAmerica sostiene che tu lo sia”.
“E tu ci credi”.
Brayden sollevò le braccia ossute in aria. “Beh, sei stata beccata a fare irruzione a casa di Javier. E adesso sei una donna libera e mi chiedi di lui”.
“Non sono la loro talpa. Ti ho fatto venire qui perché li sto raggirando”.
Le gambe di Brayden presero a tremare quando soppesò le parole di lei.
Non l’aveva ancora convinto. “Voglio parlare con Javier. I Federali sostengono che lui e Paul facciano parte di AntiAmerica”.
“Che cosa glielo fa pensare?”
“AntiAmerica ha utilizzato un exploit su cui hanno lavorato entrambi. Quando i Federali sono andati all’appartamento di Paul hanno trovato Terry assassinato”.
Brayden sgranò gli occhi. “Oh mio dio. Dici sul serio?”
“Paul è un sospetto. Sai in che merda è coinvolto. Lui e Javier che scompaiono nello stesso momento fa sembrare che stiano lavorando insieme”.
“Forse è una buona cosa che Javier sia scappato” borbottò Brayden.
“Non si può nascondere dai Federali. Sai quanto si fida facilmente delle persone. Paul potrebbe approfittarsi di lui. Hai parlato con Paul?”
Scosse il capo. “No. Tu?”
“Non risponde al telefono. Devo parlare con Javier per sentire anche la sua versione della storia”.
“Stai perdendo tempo. Non vuole parlare. Né con te né con nessun altro”.
“Ti prego Brayden” la sua voce si ruppe. “Sono preoccupata per lui. Mi ha mandato un messaggio dicendo che era in pericolo”.
“Javier ti ha scritto?”
“Dal suo cellulare. Ha detto che avrei dovuto trovarlo”.
Brayden si grattò la mascella con l’indice. “Javier ha lasciato il telefonino all’appartamento. Temeva che qualcuno potesse localizzarlo tramite il GPS. Sta usando un cellulare usa e getta—come te”. Alanna non aveva visto il telefono quando aveva cercato all’appartamento. “Sei sicuro?”
“L’ho visto con i miei occhi. E poi non ha contattato nessun altro a parte me e la sua famiglia. Non poteva essere lui”.
“Okay. È inquietante. Brayden, lascia che gli parli. Per favore. Dobbiamo cercarlo”.
Brayden le rivolse un’occhiata. “Ci sto già pensando io”.
Alanna si voltò fino a quando non si trovò direttamente di fronte a lui. “Ascoltami. Non farei mai la spia su Javier. Sto cercando di proteggerlo”.
“Proteggilo a modo tuo. Io lo proteggo a modo mio”. S’interruppe prima di abbassare lo sguardo sul tavolo laminato nero. “Lo chiamo. Ad una condizione. Fai ciò che ti chiede AntiAmerica. Promettimi che starai lontano”.
Sul volto di Alanna apparve una smorfia arrabbiata. “Sei dalla loro parte”.
“Sono dalla parte di Javier. Credo che lo terranno al sicuro”.
“Non ti fidi di me. Per questo mi hai tenuto nascosto alcune cose riguardo a Javier”.
Le accuse non lo turbarono minimamente. “Abbiamo avuto entrambi dei segreti. Me lo prometti o no?”.
Alanna sospirò. “Te lo prometto”.
“Lo riferirò a Javier. Ti scrivo se accetta di parlare”.
La ragazza si allungò per prenderli la mano destra. “Digli tutto ciò che ti ho detto sui Federali e su Paul”.
“Lo prometto” gli tremò il mento. “Mi spiace se non ti ho detto di Javier. Non volevo avere segreti con te. Ma mi ha convinto che fosse più sicuro per tutti”.
“Lo sto solo proteggendo, lo giuro”.
“Non devi convincere me. So che non riesci a pensare razionalmente quando si tratta di lui. Quindi aiuterai i Federali ad annientare AntiAmerica?”
“Dì loro che non lo farò. A patto che tengano Javier al sicuro. Se lo fregheranno li vedrò andare tutti quanti in prigione”.
“Riferisco”.
Il suo sguardo si spostò sull’aura viola delle luci sopra di loro. “È l’ultima volta in cui ti potrò vedere per un po’. Non voglio far sì che i Federali arrivino a te”.
“Nemmeno io. Non mi sarei mai presentato se avessi saputo che ti tenevano al guinzaglio”. Brayden sorrise quando lei gli fece il dito medio. Poi prese un altro tiro ed esalò. Alanna imitò il suo gesto. Si sistemarono sul divano senza aggiungere altro. Come le aveva detto una volta: non esistono silenzi imbarazzanti quando sei fatto. Fortunatamente per lei. Era chiaro che il suo amico non si fidava più di lei. E infrangere la promessa che aveva appena fatto non avrebbe fatto altro che aggravare la situazione.
4
Clonazione
Alanna venne svegliata dal suono del suo iPhone. Sentì che il collo era rigido quando sollevò la testa dal cuscino del divano. Che cosa stupida. Cadere vittima del torpore indotto dalla droga non faceva parte del piano. Quando il dispositivo smise di suonare Alanna diede un’occhiata a Brayden, trovandolo faccia in giù sulla sua parte di divano. Si riprese e prelevò il telefonino dalla sua borsetta sul pavimento. Quando se lo portò al viso notò che chi aveva telefonato aveva lasciato un messaggio in segreteria.
L’Agente Palmer. L’aveva contattata per rassicurarla del fatto che nonostante l’interesse della sua squadra per Javier, la sicurezza di Alanna era la priorità. L’avvisò che gli AntiAmerica erano fanatici antigovernativi in grado di ricorrere alla violenza al fine di raggiungere i loro obiettivi. Alla fine del messaggio l’Agente affermava che se si fosse sentita in pericolo avrebbe dovuto chiamarlo, in qualsiasi momento.
Alanna si alzò dal divano con il telefono in mano. Palmer sembrava gentile. Non come quell’oca fascista. Ma anche i delinquenti risultavano gentili. Fino a quando non volevano qualcosa. Poi si preoccupavano unicamente del loro benessere rispetto a quello altrui. Sarebbe stata solo una questione di tempo prima che le persone sarebbero diventate mezzi per i loro fini. Il lato sgradevole della natura umana. Quello che tutti reprimevano, ma che prima o poi faceva capolino.
Una notifica dal suo iPhone. Le era arrivato un messaggio. Sussultò quando vide il numero di telefono di Javier sullo schermo. Poiché i Federali erano in grado di leggere i suoi messaggi doveva fare attenzione a non fornire informazioni compromettenti in merito a sé stessa e Javier. Premette velocemente sullo schermo per leggere il testo: “Alanna. Ho un segreto da condividere con te. Ti prego vieni a cercarmi. Ti dirò tutto”.
Tre messaggi in tre giorni. Javier non le aveva mai mandato dei messaggi così criptici. Se non era in possesso del suo telefono allora chi le stava scrivendo? L’Agente McBride ed i Federali? Il primo messaggio sarebbe potuto essere pensato come un metodo per attrare Alanna e farla diventare un’informatrice. Forse le stavano mandando altri messaggi per darle la motivazione necessaria per trovare Javier. Di chiunque si trattava, doveva capire che Alanna non si sarebbe fatta prendere in giro.
Digitò una risposta. “Provami che sei Javier. Che cosa mi hai comprato per il mio compleanno l’anno scorso?”
Trascorsero cinque minuti prima di ricevere una risposta. Il messaggio non conteneva parole. Solo un allegato JPEG. L’immagine ritraeva sé stessa con addosso il suo bikini nero. Le si accapponò la pelle. Era un’informazione che conosceva solamente Javier. Poco dopo le arrivò un altro messaggio: “Sono Javier. Se vuoi posso condividere altri tuoi segreti. Vieni a cercarmi. O sarò io a cercare te”.
L’Agente McBride non avrebbe avuto nulla da guadagnare mandandole quella foto. Poteva essere stata rubata da tre possibili fonti: Javier, i Federali o l’hard disk di Alanna. In ogni caso questo tizio era un hacker esperto. Doveva essere un ragazzo. La foto in bikini lo tradiva. Il dark web era pieno di pervertiti come lui che postavano foto di nudo ricavate da hard disk e webcam infetti.
Per persone come lui il voyeurismo era come i preliminari. L’umiliazione era invece l’obiettivo finale. Senza dubbio quel cretino si sarebbe divertito se lei avesse dato qualsiasi segno di sofferenza o impotenza. S’infilò il telefono in tasca. Una risposta contrariata gli avrebbe fatto credere di esserle entrato in testa. Spostò lo sguardo verso la porta, dove v’immaginò far irruzione Bogdan, i Federali ed il tizio che le scriveva i messaggi. S’allungò verso la sacca da cui estrasse il computer di riserva.
In attesa che si avviasse disattivò il GPS sul suo iPhone prima di eliminare la cache della localizzazione. Non poteva permettere a quel pazzoide di osservare ogni sua mossa. La foto portava con sé un virus. Ne era certa. Ma i messaggi ed il GPS disattivato avrebbero attirato l’attenzione dei Federali. Prima doveva occuparsi di Brayden, e solo dopo se ne sarebbe potuta andare.
Era ancora coricato sul divano con la testa nei pressi del bordo. Dopo aver avviato l’exploit kit sul computer, si avvicinò furtivamente al ragazzo. Aveva lasciato il telefonino sul cuscino accanto alla sua mano sinistra. Nell’allungarsi verso il dispositivo si accertò che Brayden avesse ancora gli occhi chiusi. Quando afferrò il telefono si diresse in punta di piedi al computer e digitò un messaggio al fine di far avere il numero di telefono di Brayden.
Quando cliccò il link contenuto nel messaggio trasmesso al telefono di Brayden, il malware venne trasferito sullo stesso. La configurazione del piano B era stata completata. Eliminò il messaggio dal dispositivo. Quello più recente proveniva da un numero sconosciuto. La sua curiosità prese il sopravvento. Brayden schiuse sonoramente le labbra. Alanna si affrettò nel riporre il computer ed il telefono usa e getta prima di ritornare dal lato del divano del ragazzo.
Quando lo scosse all’altezza della spalla Brayden si mise a sedere con gli occhi mezzi chiusi. “Che stai facendo?”
Le forzò il telefonino in mano. “Dobbiamo andarcene”.
“Perché? Cos’è successo?”
“Non abbiamo tempo. Ti spiego quando siamo fuori”.
Brayden imprecò quando Alanna insistette affinché si alzasse in piedi. Lo afferrò per il braccio e lo sollevò fino a quando il ragazzo fu su due piedi. Gli sostenne la scapola con la mano nel trascinarlo lungo il corridoio. Passarono accanto al bancone, ed Alanna notò Natalya che stava realizzando un cocktail, con il labiale le disse “scusami”.
Alanna si guardò attorno nella sezione principale del locale. La musica trance irrompeva dagli altoparlanti. La folla era un mix internazionale di nuove generazioni alla moda; indossavano abiti che lasciavano intendere che potessero permettersi dei cocktail costosi. Tutti i posti a sedere erano occupati, e la metà delle persone erano costrette a restare in piedi. La caligine nel locale era molto più importante rispetto a quando erano arrivati. Allontanò l’aroma del suo narghilè preferito che le raggiunse le narici.
Sul volto di Brayden si allargò un ghigno, ed il ragazzo prese ad agitare i fianchi al ritmo della musica. Alanna gli rivolse un’occhiataccia prima di ordinargli all’orecchio di uscire dall’ingresso principale, lei se la sarebbe svignata dalla porta di servizio. Il ragazzo annuì, e poi avanzò con fare circospetto verso la folla riunita al centro del locale. Perse l’equilibrio quando una cliente lo sfiorò.
Brayden cadde sul divano di pelle accanto ad un elegante europeo dell’est e la sua accompagnatrice. Prese poi a ridacchiare. Alanna diede un’occhiata a Natalya, la quale si accigliò e le indicò con un cenno del capo di sistemare la situazione. L’europeo barbuto di un metro e ottanta si alzò in piedi stringendo i pugni. Brayden sorrise raggiante, ma Alanna si affrettò al fianco di lui. Lo tirò a sé dal braccio e si scusò con l’europeo, il quale rivolse un’occhiataccia ai due.
Alanna cinse il fianco di Brayden con il braccio e lo condusse verso l’ingresso principale. Il ragazzo ridacchiò mentre avanzarono nel locale gremito. Avevano quasi raggiunto la porta quando il buttafuori apparve sul loro cammino. Sembrava adirato. Alanna si scusò per Brayden, e spiegò che se ne stavano andando. Il buttafuori ordinò con veemenza ai due di andarsene subito.
Alanna annuì ripetutamente prima di spingere Brayden verso la porta con il buttafuori al seguito. Tutti gli sguardi erano su di loro. Il buttafuori tenne la porta aperta per i due, ed inveì contro Brayden di non mettere mai più piede nel suo locale. Una volta usciti, Alanna adagiò Brayden contro al muro prima di mettere la testa fuori. Spostò lo sguardo dagli sbandati all’esterno del locale alle persone che avanzavano lungo il marciapiede.
Brayden le tirò la manica destra da dietro di lei. “Dimmi che cosa sta succedendo”.
Quando Alanna si accertò dell’assenza di minacce nascoste, indicò lo Starbucks in fondo alla strada. “Dopo. Aspettami là dentro”.
“Hai intenzione di—”
Grugnì e lo sollevò dal braccio. Quando il ragazzo si trovò completamente in piedi, lo spinse da dietro. “Ti seguo”.
Brayden oscillava ma avanzò senza bisogno che Alanna lo sostenesse. La ragazza non aveva a disposizione delle ottime opzioni. O avrebbe rischiato di essere vista dai Federali. O avrebbe lasciato solo un amico fatto. Sorvegliò Brayden per cinque minuti facendo attenzione che nessuno la spiasse. Un paio di ragazzi dell’università la stavano guardando con fare interessato. Quando i due si pavoneggiarono davanti a lei, Alanna evitò il contatto visivo.
Quasi tutti i tavoli dello Starbucks erano occupati. Individuò Brayden, si era accomodato su uno degli sgabelli di legno accanto alla finestra. Il suo gomito destro era issato sul tavolo allungato, e con la mano sosteneva interamente il peso della testa. Le persone attorno a lui erano troppo occupate con i loro caffè e computer per far caso al ragazzo.
Alanna attirò la sua attenzione toccandogli la spalla. “Dammi il tuo telefono”.
Quando Alanna lo sollecitò con un gesto delle dita, Brayden estrasse il dispositivo dalla tasca anteriore dei suoi pantaloni. “Che cosa ci vuoi fare?”
Glielo sottrasse velocemente e prese a cercare fra le sue applicazioni. “Ti chiamo un Uber”.
“Posso guidare—”
“Non riesci nemmeno a camminare dritto senza inciampare e cadere addosso agli sconosciuti”.
Brayden sollevò la mano destra nella direzione di Alanna. “È colpa tua. Perché diavolo mi hai spinto fuori dalla porta?”
“Ho ricevuto un messaggio minatorio dal cellulare di Javier”.
“Che cos’ha detto?”
Alanna inserì l’indirizzo di dove si trovavano senza nemmeno considerare la domanda di lui.
Le labbra di Brayden s’incurvarono in un ghigno quando si sostenne sul tavolo. “C’è una differenza fra l’essere misteriosi ed essere maleducati”.