Se lei sapesse - Блейк Пирс 5 стр.


«È bello vederti, Kate» le disse piano all’orecchio mentre si abbracciavano.

«Anche per me» disse lei. Il cuore le si gonfiò e lentamente, quasi fastidiosamente, capì che a prescindere da come provasse a raccontarsela quella parte della sua vita nell’ultimo anno le era mancata moltissimo.

Quando l’abbraccio si sciolse, presero entrambi goffamente posto di fronte a Duran. Durante il tempo che avevano trascorso insieme come partner, erano stati seduti in quello stesso posto numerose volte. Ma mai per questioni disciplinari.

Vince Duran fece un respiro molto profondo ed esalò in un sospiro. Kate non riusciva ancora a capire quanto fosse arrabbiato.

«Dunque, non meniamo il can per l’aia» disse Duran. «Kate, lo sai perché sei qui. E ho assicurato al capo Budd che avrei gestito la situazione in modo molto efficiente. Lui è parso d’accordo con la cosa e io sono alquanto certo che tutta la disavventura in cui hai lanciato un sospetto dal suo porticato d’ingresso verrà messa sotto al tappeto. Quello che vorrei sapere, però, è come sei arrivata sul portico di quel poveretto.»

Kate sapeva che la conversazione severa che si era aspettata non ci sarebbe stata. Duran era un mostro di uomo, grossomodo centootto chili di cui la maggior parte non erano che muscoli. Aveva trascorso del tempo in Afghanistan quando aveva vent’anni e anche se lei non aveva mai saputo tutto quello che aveva fatto lì, i pettegolezzi dilagavano. Aveva visto e fatto cose brutte, e spesso ne mostrava le rughe in viso. Però oggi pareva di buon umore. Si chiese se non fosse perché non le stava più parlando come a una persona che lavorava sotto di lui. Sembrava più che stesse rivedendo una vecchia amica.

Ciò le rese facile dirgli dell’assassinio di Julie Hicks – la figlia della sua buona amica Deb Meade. Spiegò nei dettagli della visita alla casa dei Meade e di quanto i coniugi fossero sembrati sicuri. Poi ripeté la scena sul portico di Neilbolt, spiegando come avesse cominciato con il difendersi per poi in verità aver spinto le cose forse un po’ troppo in là.

In qualche occasione ottenne una risatina da Logan. Duran, nel frattempo, rimaneva più che altro privo di espressione. Quando ebbe finito aspettò la sua reazione, e rimase confusa quando tutto ciò che ottenne da lui fu una stretta di spalle.

«Senti… per quanto mi riguarda» disse, «non è un problema. Per quanto tu potresti aver ficcato il naso in affari che non ti riguardavano, quel tizio non aveva ragione di metterti le mani addosso – soprattutto dopo che gli hai detto di essere un’ex agente dell’FBI. È stato stupido da parte sua. L’unica cosa per cui solleverei un sopracciglio è il fatto che gli hai messo le manette.»

«Come ho detto… mi sono fatta un po’ prendere.»

«Tu?» chiese Logan con finta sorpresa. «No!»

«Che cosa sai del caso?» chiese Duran.

«Solo che è stata uccisa a casa sua mentre il marito era via per lavoro. L’ex fidanzato era l’unica vera pista e i poliziotti lo hanno rilasciato in un modo piuttosto rapido. Dopo però ho scoperto che ha un alibi di ferro.»

«Nient’altro?» chiese Duran.

«Niente di cui abbia sentito.»

Duran fece un cenno di assenso e poi riuscì a esibire un sorriso cordiale. «Allora, oltre a lanciare uomini fatti giù dai portici come va con la pensione?»

«È un inferno» ammise. «Le prime settimane sono state bellissime, però mi sono stancata presto. Mi manca il lavoro. Sono finita col leggere una quantità esorbitante di libri su crimini veri. Guardo fin troppi programmi gialli su Biography Channel.»

«Rimarresti sorpresa da quanto spesso lo sento dire da agenti nei primi sei-dodici mesi dalla pensione. Alcuni chiamano implorando per avere un qualche tipo di lavoro. Qualsiasi cosa abbiamo. Persino scartoffie di schifose intercettazioni.»

Kate non disse nulla ma annuì per indicare che riusciva a identificarsi.

«Eppure tu non hai chiamato» disse Duran. «A essere sincero, mi aspettavo che lo facessi. Non pensavo che riuscissi a mollare tutto così facilmente. E questo piccolo incidente mi dà ragione.»

«Con tutto il dovuto rispetto» disse Kate, «mi hai fatto venire qui per darmi un buffetto sulla guancia o per sbattermi in faccia che non riesco a superare il mio vecchio lavoro?»

«Nessuna delle due» disse Duran. «Ieri stavo esaminando i tuoi documenti dopo la telefonata da Richmond. Ho notato che ti è stato chiesto di testimoniare a un’udienza per la condizionale. Giusto?»

«Sì. Per il caso Mueller. Duplice omicidio.»

«È la prima volta che vieni contattata per il lavoro da quando sei andata in pensione?»

«No» disse, piuttosto sicura che lui la risposta la conoscesse già. «Un paio di mesi dopo la pensione mi ha chiamata l’assistente di un agente per farmi delle domande su un caso irrisolto al quale l’ultima volta ho lavorato nel 2005. E alcuni degli analisti mi hanno contattata qualche volta per la metodologia che ho seguito in casi più vecchi.»

Duran annuì e si posò un po’ contro lo schienale della sedia. «Dovresti anche sapere che alcuni dei nostri istruttori all’accademia stanno usando alcuni dei tuoi studi dei primi casi come esempio nei programmi di studio. Hai lasciato un segno qui all’agenzia, agente Wise. E, onestamente, io speravo che saresti stata uno degli agenti che si mettono a chiamare per vedere che cosa possono fare per aiutare anche dopo la pensione.»

«Stai dicendo che vuoi che mi metta a dare la mia assistenza in alcuni casi, allora?» chiese Kate. Fece del suo meglio per non lasciar trasparire dalla voce il tono speranzoso.

«Be’, non è definitivo. Stavamo pensando magari di mettere uno o due agenti con un’esperienza lavorativa eccezionale al lavoro su casi irrisolti. Nulla che sia a lungo termine né a tempo pieno, attenzione. E quando ne abbiamo discusso, il tuo nome è stato l’unico che continuava a tornare all’unisono. Ora, prima che ti entusiasmi troppo, ti prego di sapere che non si tratta di una cosa immediata. Vogliamo ancora che ti riposi. Prenditi un po’ di pausa. Una vera pausa.»

«Lo posso fare» disse Kate. «Grazie.»

«Non mi ringraziare, ancora» disse Duran. «Potrebbero volerci dei mesi. E temo che dovrò ritirare l’offerta se ti metti a picchiare uomini molto più giovani di te sui loro portici.»

«Penso di potermi trattenere» disse Kate.

Di nuovo, Logan non poté fare a meno di lasciar andare una risatina soffocata, lì accanto a lei.

Duran pareva altrettanto divertito quando si mise in piedi.

«Ora… se ci darai davvero assistenza, temo che dovremo rivedere una delle parti meno spettacolari del lavoro.»

Presumendo che stesse parlando di scartoffie, Kate sospirò. «Moduli? Documenti?»

«Oh no, niente del genere» disse Duran. «Ho organizzato una riunione per sistemare questa cosa. Ho immaginato che sarebbe stato il modo migliore per tenere aggiornati tutti i canali.»

«Ah, odio le riunioni.»

«Oh, lo so» disse Duran. «Me lo ricordo. Però, dai… che modo migliore c’è di darti il benvenuto?»

Logan ridacchiava accanto a lei mentre si alzavano in piedi e seguivano Duran fuori dall’ufficio. A Kate sembrava tutto stranamente familiare.

***

In realtà non ne venne neanche fuori una brutta riunione. C’erano solo altre tre persone ad aspettarli nella piccola sala conferenze in fondo al corridoio. Due erano agenti, uno un uomo e l’altra una donna. Per quanto ne sapeva Kate non li aveva mai incontrati. Il terzo era un uomo che sembrava vagamente familiare; era piuttosto sicura che di cognome facesse Dunn. Quando Duran chiuse la porta alle loro spalle, uno degli agenti si mise in piedi e allungò istantaneamente la mano.

«Agente Wise, sono davvero felice di conoscerla» disse.

Lei gli prese la mano in imbarazzo, e gliela strinse. Nel frattempo l’agente parve capire di aver dato un po’ di spettacolo.

«Scusi» disse sottovoce tornando rapidamente al suo posto.

«Va tutto bene, agente Rose» disse Duran prendendo posto a capotavola. «Non sei l’unico che si lascia sbalordire dalla presenza della quasi leggendaria agente Kate Wise.» Lo disse con un po’ di sarcasmo e rivolse un sottile sorriso in direzione di Kate.

L’uomo che pensava si chiamasse Dunn si alzò tra gli altri due – entrambi chiaramente agenti più giovani. Era una specie di supervisore; era chiaro dall’espressione stoica al completo stirato finemente.

«Agente Wise» disse Duran, «loro sono l’agente Rose e l’agente DeMarco. Sono partner da circa sette mesi, ma solo perché io e l’assistente direttore Dunn abbiamo avuto problemi a trovar loro un posto. Sono arrivati entrambi con il loro personale set di forze uniche. E se finirai con il prendere la guida di questo caso di Richmond, uno di loro probabilmente verrà assegnato al lavoro con te.»

L’agente Rose sembrava ancora in imbarazzo, ma rifiutò di spezzare la sua concentrazione. Kate non riusciva a ricordare l’ultima volta che qualcuno era stato così visibilmente scosso nell’incontrarla. Era accaduto più o meno nel penultimo anno della sua carriera, quando qualcuno di Quantico era finito a lavorare con lei per una giornata nei laboratori. Era umiliante ma anche un po’ scoraggiante.

«Dovrei aggiungere» disse l’assistente direttore Dunn, «che io e il vicedirettore Duran siamo quelli che hanno spinto perché questo programma accogliesse agenti appena andati in pensione. Non so se gliel’ha già detto, ma il suo nome è stato il primo a saltar fuori.»

«Sì» disse Duran. «Inutile dirlo, apprezzeremmo molto che tenessi la cosa taciuta per il momento. E, ovviamente, che facessi davvero del tuo meglio.»

«Lo farò» disse Kate. Stava cominciando a capire che adesso si stava facendo un po’ di pressione. Non che le importasse, in realtà. Di solito operava meglio sotto pressione.

«Fantastico» disse Duran. «Per adesso, vuoi entrare nei dettagli del caso per come li conosci?»

Kate annuì e istantaneamente tornò nel suo vecchio ruolo. Era come se non avesse mai perso un giorno, figurarsi un anno. Mentre li aggiornava su cosa stava accadendo a Richmond e su come fosse stata coinvolta, l’agente Rose e l’agente DeMarco tennero fisso il contatto visivo con lei, forse studiandola per vedere come potevano lavorare al suo fianco.

Ma lei non si lasciò distrarre. Mentre passava in rassegna i dettagli del caso, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo.

Un tempo decisamente migliore rispetto al presente che aveva vissuto.

CAPITOLO SETTE

Tre ore dopo Kate e Logan sedevano a un tavolino all’aperto sotto una tettoia in un ristorantino italiano. Logan mangiava un panino di carne mentre Kate mangiava insalata di pasta e si godeva un calice di bianco. Non beveva spesso e quasi mai prima delle cinque, ma quella era un’occasione speciale. Anche la sola idea di una realtà in cui potesse tornare ancora una volta attiva al bureau era fonte di celebrazioni per quanto la riguardava.

«Allora, su che tipo di casi lavori adesso?» chiese Kate.

«Tutte cose che ti annoierebbero, ne sono sicuro» disse lui. Ma lei sapeva che gliel’avrebbe detto; gliel’avrebbe detto perché adorava il lavoro proprio quanto lo adorava lei.

«Sto cercando di beccare dei truffatori che manomettono ATM, più che altro. Praticamente lavoro in partnership con alcuni altri agenti in quello che potrebbe essere un piccolo giro di prostituzione di Georgetown, ma è tutto.»

«Accidenti» disse Kate.

«Te l’ho detto. Roba noiosa.»

«Tutta un’altra cosa quindi rispetto ai vecchi casi irrisolti di cui ha parlato Duran? Che cosa ne sai, comunque? Da quanto tempo cuoce quel progettino secondario?»

«Da un po’, penso. Sono stato fatto entrare nel giro solo due settimane fa. Duran e altri tipi da porte chiuse stavano facendo domande su alcuni dei casi a cui ho lavorato io che non sono mai stati risolti. Non guardavano alla metodologia né ad altro del genere; chiedevano solo dettagli e documenti.»

«E non ti hanno dato una ragione?»

«No. E… aspetta, perché sembri sospettosa? Pensavo che avresti colto l’opportunità al volo.»

«Oh, lo farò. Però mi viene da chiedermi se c’è un caso irrisolto in particolare al quale sono più interessati. Deve averli spronati qualcosa a questo improvviso interesse per i casi irrisolti. Dubito seriamente che si tratti solo di Duran che cerca un modo per farmi tornare.»

«Non lo so» disse Logan. «Ne saresti sorpresa. Abbiamo sentito la tua mancanza, qui. Alcuni degli agenti più nuovi parlano ancora di te come se tu fossi una specie di personaggio mitologico.»

Ignorò il complimento, ancora presa dal corso dei suoi pensieri. «E poi perché chiamarmi lì solo per rimandarmi via dicendomi di volere che mi prenda una pausa prima di cominciare? Mi viene da chiedermi se, qualsiasi sia la vera ragione dietro tutto questo, questa non possa ancora essere approfondita.»

«Be’, lo sai» disse Logan. «Sulla base del modo in cui stai rimuginando su tutta questa cosa, forse ha ragione lui. Rilassati, Kate. Come ha detto… ci sono tonnellate di agenti in pensione che morirebbero per quest’occasione. Perciò okay, torna a casa. Rilassati. Non fare assolutamente niente.»

«Mi conosci abbastanza bene da sapere che non sono fatta così» disse. Bevve un sorso di vino, pensando che forse aveva ragione lui. Forse avrebbe dovuto solo festeggiare la gioia di tornare a lavorare… o più o meno.

«La pensione non ha cambiato quel lato di te, eh?» chiese Logan.

«No. Al massimo l’ha peggiorato. Non ci riesco a starmene seduta a far niente. Odio la mente pigra. Le parole crociate e il lavoro a maglia non sono tagliati per me. Forse nel profondo Duran sapeva che sono troppo giovane per essere mandata al pascolo.»

Logan sorrise e scosse la testa. «Sì, ma l’erba di quei pascoli è molto lussureggiante e verde.»

«Già, e c’è merda di mucca ovunque.»

Logan sospirò e diede l’ultimo morso al suo pranzo. «Okay» disse. «C’è gente qui che deve tornare al lavoro.»

«Questo è un colpo basso» disse lei bevendo l’ultimo sorso di vino.

«Che farai, allora?» chiese. «Torni a casa?»

Onestamente, non ne era sicura. Una parte di lei voleva rimanere a Washington D.C. tanto per fare. Magari avrebbe fatto un po’ di shopping o sarebbe andata nel suo luogo preferito al National Mall per sedersi a riflettere. Sicuramente era una giornata meravigliosa per farlo.

Però, ancora una volta, voleva anche tornare a casa. Anche se era stata estromessa dalla faccenda Brian Neilbolt, rimaneva il fatto che qualcuno aveva ucciso Julie Meade. E pareva che la polizia per il momento fosse persa.

«Non ne sono sicura» disse. «Potrei rimanere in città per un po’ ma probabilmente tornerò a casa prima del crepuscolo.»

«Se cambi idea fammi uno squillo. È stato davvero un piacere vederti, Kate.»

Pagarono il conto e lasciarono il tavolo dopo un breve abbraccio. Ancor prima di essersene andata, con la mente Kate parve impigliarsi su un particolare pensiero, un pensiero che era venuto dal nulla, pareva.

Julie è stata uccisa a casa sua, mentre il marito era fuori città. Se c’è stato scassinamento, nessuno me ne ha parlato. Né la polizia quando mi hanno ripresa, né Debbie o Jim. Se ci fosse stato scassinamento, viene da pensare che la cosa sarebbe stata menzionata.

Le venne da chiedersi… l’assassino era entrato in casa perché invitato? O magari, al massimo, sapeva dove veniva tenuta nascosta una chiave di riserva?

Quelle domande si fecero sentire. Una volta che ebbe dato al bicchiere di vino abbastanza tempo da fare il suo corso, stava guidando in direzione Richmond. Aveva promesso all’assistente direttore Duran che non avrebbe più picchiato nessuno.

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