Il Ritorno - Морган Райс 2 стр.


“Chloe…” tentò di dire Kevin, ma a quanto pareva Chloe non aveva finito.

“No, Kevin,” disse. “Se sta dicendo che avrebbero potuto fare di più, che avrebbero potuto batterli prima che arrivassero sulla Terra, allora avrebbero potuto risparmiarci tutto questo. Avrebbero potuto salvarci.”

“Non siamo neanche riusciti a salvare noi stessi,” disse il generale s’Lara, ora con tono addolorato. “Non abbiamo i mezzi per fermare l’Alveare. Possiamo ucciderli, abbiamo la tecnologia necessaria per distruggere le loro navicelle, eppure loro continuano ad attaccare.” Parve ascoltare ancora qualche cosa. “No, lo so. Ad ogni modo siamo qui.”

Indicò una serie di porte. Kevin e Chloe vi passarono attraverso e si trovarono in un ampio spazio pieno di gente. Come con i corridoi, le immagini si dipanavano sulle pareti, ma queste sembravano più astratte e Kevin poté distinguervi degli schemi. In qualche modo capì che si trattava delle Intelligenze Artificiali che comunicavano tra loro.

Ro si trovava in piedi su un cerchio vuoto del pavimento, sopraelevato rispetto al resto. Kevin corse dall’alieno per assicurarsi che stesse bene, mentre Chloe fu ancora più veloce e andò ad abbracciarlo. La gente presente li fissò. Kevin ne vide tantissimi, sia Ilari che altri alieni che avevano trovato rifugio tra loro. Erano talmente numerosi che era difficile distinguere dei singoli volti. Lo stesso, aveva la consapevolezza che stavano fissando loro tre senza distogliere lo sguardo, tentando di decidere il da farsi.

“Ro, stai bene?” gli chiese. L’amico non sembrava ferito, ma era comunque scosso.

“Non lo so,” ammise l’alieno. “Sto provando così tante emozioni. Colpa, e paura, e… come fa la gente a gestirle?”

Kevin gli posò una mano sulla spalla. Chloe gli mise un braccio attorno alle spalle.

“Lo facciamo,” gli promise. “E continuiamo a farlo.”

“Questi tre individui sono stati salvati da una navicella alla deriva,” disse il generale s’Lara, ovviamente rivolgendosi all’assemblea. “Potete vedere che uno di loro è un ‘Puro’ dell’Alveare. Degli altri due, uno e il ragazzo che li ha aiutati ad accedere al nostro mondo, mentre la ragazza è stata modificata diventando una delle loro creazioni.”

Kevin odiava la sensazione che gli dava quella descrizione di sé e dei suoi amici. La parte peggiore, però, era che non poteva negare ciò che stavano dicendo di loro.

“Ci stiamo dirigendo verso un altro avamposto,” disse il generale s’Lara. “La nave mi dice che la nostra flotta è inseguita, quindi dobbiamo decidere cosa vogliamo fare con i nostri nuovi ospiti. Possiamo correre il rischio di tenerli a bordo? Siamo in maggiore pericolo avendoli qui? Sono quello che sembrano? C’è qualcuno che vuole parlare del primo di loro? La ragazza?”

Vi fu un vorticare di immagini e lettere sulle pareti mentre le Intelligenze Artificiali comunicavano tra loro. Se si concentrava, Kevin aveva la sensazione di poter cogliere il senso della conversazione, dato che i segnali emessi venivano trasformati per lui attraverso lo stesso talento che gli aveva permesso di tradurre tutti gli altri messaggi.

… non colpevole…

… una vittima, non un avversario…

… però il dispositivo sul braccio…

Due individui si alzarono in piedi.

“Si è deciso che parlerò io per lei,” disse un uomo. “Ci pare ovvio che è stata una prigioniera dell’Alveare, una loro vittima e non una di loro. Dovremmo concederle protezione in qualità di rifugiata.”

L’altra a prendere la parola era donna. “Si è deciso che io prenderò posizione contro di lei,” disse. “Anche se siamo comprensivi nei confronti della sua difficile situazione, non sappiamo cosa le abbiano fatto gli alieni. L’oggetto che ha al braccio potrebbe essere un rischio, perché l’Alveare non progetta nulla di sicuro. Dovremmo rinchiuderla o distruggerla, per la sicurezza degli altri.”

Il generale s’Lara fece cenno a Chloe. “Hai niente da dire?”

“Cosa volete che dica?” rispose seccata Chloe. Kevin poteva vedere che era sull’orlo di perdere la pazienza, e probabilmente questo era principalmente dovuto alla paura che stava provando.

“Allora parlo io,” disse il generale. “Non siamo soliti uccidere perché potrebbe esserci una minaccia. La qui presente Chloe è praticamente una come noi, o come uno qualsiasi di quelli che sono venuti dagli Ilari in cerca di aiuto. Credo che dovrebbe essere la benvenuta tra noi, e forse nel tempo saremo in grado di annullare ciò che le è stato fatto. C’è qualcun altro che desidera parlare? No? Allora discutiamo degli altri.”

Kevin sentì lo sguardo del generale posarsi su di lui e poi su Ro.

“Le discussioni che riguardano gli altri sono più complesse,” disse. “Uno ci ha avvisato dell’attacco, ci ha aiutato, ma è anche lo stesso che ha eliminato i nostri scudi. L’altro è uno dei Puri dell’Alveare, e quindi un nostro avversario. So che il nostro popolo è pacifico, ma ho difficoltà a provare qualcosa di diverso dalla rabbia di fronte a questa situazione.”

Kevin guardò le pareti, vedendo che ora le scritte vi apparivano sopra meno simili a lucciole, ma più come api furiose. Le discussioni sembravano molto più complesse e il suo talento per la traduzione gli consentiva di cogliere solo qualche brandello del discorso, che era quindi impossibile da seguire in toto.

… dove inizia la responsabilità…

… dove finisce…

… se è uno di loro, è uno di loro…

… distrutto un mondo intero!

Kevin era così occupato a lasciare che quelle discussioni lo travolgessero che quasi non sentì la prima persona alzarsi in piedi.

“Parlo io in difesa del ragazzo,” disse una donna con tono gentile. “Sento che sebbene abbia creato grosso danni, l’abbia fatto solo perché controllato dall’Alveare. Una volta libero, ha cercato di aiutarci. Ci ha avvertiti. Si è liberato e non dovremmo ricompensarlo nuocendogli. Dovremmo accoglierlo come abbiamo fatto con la sua amica.”

“Io mi oppongo,” disse un uomo. “Qualsiasi sia la verità, lui era uno dell’Alveare. Sono un popolo che ha massacrato più individui di quanti potremmo riuscire a contarne con le nostre Intelligenze Artificiali, e lui li ha aiutati. Dovrei guardarlo mentre se ne va in giro liberamente, mentre i nostri cari non possono farlo perché sono già morti? Ora ci mettiamo a perdonare l’imperdonabile?”

“Io parlo per il Puro,” disse un uomo più anziano. “Loro sono parte di un intero, dal quale lui si è staccato. È stato contorto dalla sua precedente identità, ma ora non è più quella creatura. Se ha avuto il coraggio di liberarsi da loro, dovremmo festeggiare questo evento, non denunciarlo.”

“Nessuno si libera,” disse con tono secco e deciso un altro degli Ilari, e la rabbia era palpabile nella sua voce. “È ovvio che è una specie di trucco. Hanno già tentato di ingannarci in passato. Sono passati attraverso i nostri scudi. Hanno assassinato la nostra gente. Hanno distrutto il nostro mondo. Questa cosa è stata una parte di ciò, entrambi lo sono stati! Dovremmo distruggerlo prima che ci faccia dell’altro male!”

Kevin poteva sentire l’emozione nelle sue parole, una cosa completamente diversa da come si era sentito nell’Alveare. Loro avrebbero preso decisioni puramente razionali, mentre questo… questo era in qualche modo più reale.

“Volete dire qualcosa?” chiese il generale s’Lara guardando lui e Ro.

Kevin sapeva che avrebbe dovuto, ma non era sicuro di cosa dire. La colpa che provava sembrava ancora pervadere tutto, seppellendo ogni parola. Sapeva di dover provare, ma la verità era che non voleva provarci in quel momento.

“Non voglio dire niente a mia discolpa,” disse, scuotendo la testa. “Non me lo merito, e la verità è che… comunque sto morendo. Non importa cosa mi farete, fintanto che gli altri siano salvi.” Gli parve quasi uno shock dire una cosa del genere, ma era la verità. Era più importante che fossero salvi Chloe e Ro piuttosto che lui. “Ho dato un contributo per distruggere un mondo. Non merito… non merito niente. Ma Ro si è liberato dell’Alveare. Questo dovrebbe contare qualcosa.”

Ro scosse la testa. “Ho… ho paura, lo ammetto, ma non scapperò da quello che ho fatto. Ho commesso un orrore dopo l’altro. Ho fatto cose malvage. Una volta ero un Puro, ma ora non sono neanche quello. Sono impuro. È Kevin che dovreste salvare. Lo abbiamo reso uno di noi contro la sua volontà. Non aveva altra scelta.”

“C’è sempre una scelta!” disse l’uomo che si era scagliato contro Ro, parlando a voce alta da qualche parte in fondo alla stanza.

Kevin non sapeva cosa dire. Sembrava però che Chloe lo sapesse, perché gridò per farsi sentire da tutti, guardando dritto in faccia l’uomo che aveva appena parlato.

“Pensi che Kevin abbia scelto di essere preso dagli alieni?” chiese con tono che sarebbe bastato di per sé a far indietreggiare chiunque. “Pensi che ne avesse il controllo? Gli hanno fatto accettare che mi venisse fatto del male in ogni genere di modo, e lo stesso io non lo biasimo, perché non è stato lui. Era un lui senza emozioni, senza nessuna compassione. E se non hai compassione, non sei certo meglio dell’Alveare!”

Si prese un momento per guardarsi attorno e osservare gli alieni, e per un attimo Kevin pensò che avesse finito, ma poi continuò la sua tirata, puntando il dito contro tutta la gente che li circondava.

“Siete tutti lì in piedi a prendere decisioni su di noi, ma non avete neanche provato a cercare di capirci. Kevin… ha attraversato il nostro paese tentando di salvare il nostro mondo. È andato nello spazio perché stava cercando di fermare l’Alveare. Lo hanno preso solo perché stava tentando di fermarli. Per quanto riguarda Ro, ha lottato contro le uniche cose che ha sempre conosciuto. È un segno che il controllo dell’Alveare può essere spezzato, e voi volete… cosa, ucciderlo? Dovrete uccidere me se volete farlo!”

Stava lì in piedi guardandoli furente, quindi il generale s’Lara alzò una mano per richiamare l’ordine.

“Non parlerò di questo,” disse. “I miei pensieri sono troppo in conflitto. La logica richiede una cosa, l’emozione un’altra. Ma mi chiedo, siamo esseri di pura logica? Siamo come loro? Non lo so. È ora che ci dividiamo.”

Abbassò la testa e tra loro Kevin vide delle luci danzanti che baluginavano intorno, come se le Intelligenze Artificiali parlassero e discutessero, probabilmente cercando un equilibrio tra le emozioni degli Ilari e le necessità dettate dalla logica. Agli occhi di Kevin sembravano sciami di api arrabbiate che volavano attorno, spostandosi e dividendosi, poi ricombinandosi in diversi gruppi man mano che il dibattito tra loro proseguiva.

Da dove si trovava, Kevin non riusciva a capire esattamente in che modo stesse andando la discussione. Poteva coglierne dei pezzetti qua e là se ci provava, ma c’erano così tanti diversi frammenti che era impossibile anche solo iniziare a tentare di capire la direzione del tutto.

Alla fine parve che stesse succedendo qualcosa. Kevin ebbe la sensazione che le Intelligenze Artificiali si stessero spostando, disponendosi in formazioni, creando gruppi man mano che prendevano le loro decisioni. Sulla superficie delle pareti attorno alla stanza apparvero due blocchi, uno rosso e uno blu. I gruppi sembravano vicini, così vicini che Kevin non poteva contarli, e neanche capire quale fosse più grande. Poteva vedere che alcune Intelligenze Artificiali vibravano ancora svolazzando in giro, rivedendo i fatti o discutendone con coloro a cui erano connessi. Lentamente, però, i gruppi si stabilizzarono.

Neanche allora, però, Kevin riuscì capire quale potesse essere il risultato.

CAPITOLO DUE

Kevin guardava fuori da una delle finestre della navicella mentre lo spazio scorreva veloce, senza poter distinguere nulla, allungato e piegato per permettere al velivolo di passarvi attraverso con il potere dei suoi scudi. Lui, Ro e Chloe erano seduti insieme in una stanza che era aperta e ariosa, e quasi vuota. Con sua sorpresa, anche il generale s’Lara era lì.

Kevin tornò con la memoria al momento in cui il generale s’Lara gli aveva messo una mano sulla spalla dopo il processo.

“Abbiamo preso la nostra decisione. Pare che… pare che avrete tutti il permesso di stare tra noi. Verrete portati al nostro mondo di avamposto, e insieme cercheremo un modo per fermare l’Alveare. Spero solo che troveremo un modo per farlo.”

Kevin non poteva credere quanto fossero andati vicini alla morte. Si risvegliò dai suoi pensieri e si guardò attorno.

“Non avete bisogno di… non so,” disse, “di controllare la navicella?”

“Come se la mia navicella mi permettesse di dirle cosa fare,” rispose lei. “Noi lavoriamo con le nostre Intelligenze Artificiali. Non le soggioghiamo. Quello è un pensiero da Alveare.”

“Kevin e Ro non sono l’Alveare,” disse Chloe con tono accalorato, forse un po’ troppo.

“Non ho mai detto questo,” rispose il generale s’Lara. Però sembrava che li stesse osservando con attenzione.

Kevin pensava di poter capire. “Sta cercando di capire di più dell’Alveare, vero?”

Il generale esitò, ascoltando in quel modo che diceva che si trovava ancora in comunicazione con la sua Intelligenza Artificiale.

“Sì,” ammise. “Tu e il Puro… scusate, Ro, ne siete stati parte. Avete avuto accesso alla sua struttura ed essenza. Potete aiutarci a comprenderlo meglio. Potreste veramente essere in grado di aiutarci a batterli.”

“Non sono sicuro che si possano battere,” disse Ro. “Mi spiace, mi sento… senza speranze.”

“Ma sei riuscito a liberarti,” disse il generale s’Lara.

“Con l’aiuto di Chloe,” rispose Ro.

Kevin annuì. Senza Chloe, nessuno di loro sarebbe stato in grado di scappare.

“Voglio comunque sapere tutto quello che sarete in grado di dirci,” disse il generale. “Com’è essere parte dell’Alveare?”

Kevin non era certo di avere le parole per spiegarlo. Lo stesso voleva provare. “È come… c’è questa rete di connessioni, e ciascuna di esse è una cosa viva. È come essere parte di qualcosa di più grande, con la sensazione che niente conti se non l’intero.”

“È bellissimo,” aggiunse Ro. “Ma non abbiamo alcun modo per sentire quella bellezza. Non sentiamo nulla. Nessuna coscienza, nessuna felicità. L’Alveare è tutto.”

“Bene, questo significa che la negoziazione è esclusa,” disse il generale s’Lara. “Però ci potrebbe comunque essere qualcosa. Molto presto saremo arrivati.”

“Dove?” chiese Kevin. Non aveva idea di dove fossero diretti, e non aveva neppure considerato che stessero andando da qualche parte.

Lei fece un cenno e una delle pareti mutò, fornendo l’immagine di un pianeta. Sembrava piccolo sullo schermo, ma era un punto di colore luminoso in una veduta dello spazio altrimenti in bianco e nero. Era per lo più verde, in un modo che appariva strano se messo a confronto con il blu della Terra.

“Questo è Xarath,” disse il generale come spiegazione. “La maggior parte della sua acqua è sottoterra, ma la vita delle piante sboccia in superficie. Abbiamo una piccola base lì. Non abbiamo mai pensato che diventasse una casa per tutti noi, ma dovremo adattarci. Dicono che sia bellissimo.”

“Quanto ci vorrà per raggiungerlo?” chiese Kevin. Non aveva una reale comprensione di quanto velocemente si stesse muovendo la navicella. Era veloce come i velivoli dell’Alveare? Di più?

“Ancora qualche minuto. Abbiamo piegato lo spazio per avvicinarci, ma la maggior parte del ritardo è dovuto al tentativo di seminare le forze dell’Alveare che ci stanno inseguendo. Avremo bisogno di arrivare tra i primi sulla superficie. Venite con me, dovremmo andare a uno dei dispositivi di atterraggio.”

Per la seconda volta, il generale fece loro strada attraverso gli spazi interni della navicella. La gente si girava a fissarli mentre passavano, e mentre qualcuno sembrava essere in attesa di ordini da parte del generale, altri stavano decisamente guardando Kevin, Chloe e Ro. Non sembravano tutti amichevoli.

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